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Italia connessa, ma a quale costo?


Internet of Things: il futuro è già qui, ma siamo pronti a essere sempre connessi?

 

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Nel 2024 il mercato italiano dell’Internet of Things ha toccato i 9,7 miliardi di euro, segnando una crescita del +9% rispetto al 2023. Questo dato arriva dalla nuova ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, presentata lo scorso aprile 2025 durante il convegno “IoT Will Rock You: sempre più pervasivo, sempre più intelligente“.

Nel 2024 il mercato italiano dell’Internet of Things ha toccato i 9,7 miliardi di euro, segnando una crescita del +9%Nel 2024 il mercato italiano dell’Internet of Things ha toccato i 9,7 miliardi di euro, segnando una crescita del +9%
fonte Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano

Lo studio offre una panoramica aggiornata e completa su un settore in pieno fermento, capace di trasformare il nostro modo di abitare, produrre, muoverci e persino curarci.

Eppure, eventi recenti come il blackout che ha colpito la Spagna lo scorso 28 aprile aprono una riflessione urgente: è davvero sostenibile essere sempre connessi? E a quale prezzo umano, sociale ed etico?

Cos’è l’Internet of Things e perché ci riguarda tutti

L’Internet of Things (IoT) – in italiano “Internet delle Cose” – è un ecosistema di oggetti fisici connessi a Internet, in grado di raccogliere, trasmettere ed elaborare dati. Dai contatori intelligenti alle automobili, dalle serrature smart agli elettrodomestici connessi, l’IoT sta cambiando ogni aspetto della nostra quotidianità.

Il suo obiettivo è rendere i sistemi più efficienti, sicuri e sostenibili, creando valore sia per i cittadini che per le imprese. Ma non si tratta solo di tecnologia: è una trasformazione culturale e sistemica, che coinvolge industria, pubbliche amministrazioni, infrastrutture e vite private.

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L’Internet of Things rappresenta ormai una tecnologia radicata nel tessuto economico e sociale del Paese”, afferma Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio IoT. “Negli ultimi anni, l’adozione delle tecnologie smart ha visto un’accelerazione costante, sostenuta da una crescente consapevolezza dei benefici legati all’automazione, all’ottimizzazione dei processi e all’integrazione tra dispositivi connessi”.

I numeri: l’Italia verso la piena digitalizzazione?

Nel 2024 in Italia sono attivi 155 milioni di oggetti connessi, pari a 2,6 per abitante. Secondo i dati dell’Osservatorio, le aree che registrano i maggiori investimenti sono: Smart Car (1,66 miliardi di euro, +7%); Smart Metering e Utility (1,59 miliardi, +15%); Smart Building (1,37 miliardi, +6%); Smart Factory (1,04 miliardi, +15%) e Smart City (1,03 miliardi, +8%).

Anche la Smart Home segna un’espansione significativa: 900 milioni di euro di valore nel 2024 (+11%), con forte crescita nel comparto della sicurezza domestica. Tuttavia, proprio nel segmento consumer emergono alcune criticità, in particolare sul fronte dell’integrazione con l’intelligenza artificiale.

Il mercato IoT in Italia nel 2024: l’evoluzione degli ambiti applicativiIl mercato IoT in Italia nel 2024: l’evoluzione degli ambiti applicativi

Il connubio tra IoT e AI sta iniziando a giocare un ruolo fondamentale e lo farà sempre di più in futuro”, spiega Angela Tumino, Direttrice dell’Osservatorio. “Mentre il settore industriale beneficia già dell’AI, il mercato consumer potrebbe richiedere più tempo per una diffusione su larga scala”.

Solo il 25% dei consumatori italiani dichiara di essere interessato a sistemi integrati con intelligenza artificiale nella propria abitazione. Le differenze generazionali sono marcate: il 38% dei millennial è favorevole, mentre tra i baby boomer la percentuale scende drasticamente all’8%.

Il grande assente: il Piano Transizione 5.0

Sul fronte industriale, l’adozione dell’IoT è molto più capillare: l’80% delle grandi aziende manifatturiere italiane ha implementato almeno un progetto IoT. Ma il Piano Transizione 5.0, promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy per incentivare la transizione digitale ed ecologica, non ha ancora preso slancio.

A fine marzo 2025, secondo i dati dell’Osservatorio, i crediti d’imposta prenotati ammontavano a poco più di 560 milioni di euro, pari a solo il 9% delle risorse complessive disponibili. Il Governo ha quindi deciso di riallocare metà del fondo iniziale (3 miliardi su 6,3 totali) verso misure alternative ritenute più efficaci.

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L’obiettivo di allocare tutti i 6,3 miliardi di euro entro fine 2025 risulta irrealistico”, sottolinea ancora Salvadori. “Una decisione sicuramente pragmatica, ma che porta con sé un’occasione persa”.

Secondo lo studio, una più ampia adesione al Piano 5.0 avrebbe potuto generare una riduzione delle emissioni industriali del 2,6% in termini di CO₂ equivalente, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi climatici europei.

Il blackout in Spagna: quando tutto connesso significa tutto fragile

Il 28 aprile 2025, un blackout massivo ha investito la Spagna, lasciando milioni di cittadini senza elettricità e connessione. Secondo quanto riportato da Reuters, il guasto è partito da due sottostazioni elettriche nel sud-ovest della penisola iberica, un’area ad alta concentrazione di impianti solari. Il blackout ha causato almeno cinque vittime, tra cui una donna deceduta per la mancanza di ossigeno artificiale, come riporta anche The Sun.

L’interruzione, che ha portato a una perdita del 60% della domanda elettrica nazionale, ha sollevato un campanello d’allarme: quanto sono resilienti le nostre infrastrutture digitali e connesse? E cosa succede se queste smettono di funzionare improvvisamente?

Siamo pronti per l’iperconnessione?

Il mondo IoT è, per sua natura, un sistema interdipendente. Ogni oggetto smart si affida a una rete, a un flusso continuo di energia e di dati. Ma questa interconnessione, se non governata, può trasformarsi da punto di forza in vulnerabilità critica.

Il riflettore è puntato verso le potenzialità del 5G per supportare le applicazioni IoT”, ricorda Antonio Capone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio. “La Release 19 del 3GPP, prevista entro fine 2025, rappresenta un importante step nell’evoluzione del 5G Advanced e porrà le basi per la transizione verso il 6G”.

Tecnologia e connettività, da sole, non bastano. Servono strategie di sicurezza, ridondanze infrastrutturali, cultura del dato e alfabetizzazione digitale. Ma soprattutto, serve una riflessione collettiva: quanto controllo siamo disposti a cedere in cambio della comodità digitale?

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