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A Tuttofood, sostenibilità agroalimentare: la nuova leva competitiva


 

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Nel comparto agroalimentare, la sostenibilità non rappresenta più soltanto un obbligo normativo o una scelta etica opzionale, ma una leva strategica fondamentale per aumentare la competitività e la resilienza aziendale. Adottare pratiche sostenibili permette infatti di conseguire significativi risparmi operativi, facilita l’accesso ai finanziamenti e migliora il posizionamento competitivo, rispondendo contemporaneamente alle aspettative sempre più stringenti dei consumatori e delle istituzioni finanziarie.

Tuttofood, l’importanza della rendicontazione secondo Crédit Agricole

Questi aspetti sono stati ampiamente analizzati durante il convegno “Sostenibilità in azione”, organizzato da ESGnews nell’ambito di Tuttofood Milano presso Rho fiera dal 5 all’8 maggio 2025. Elisa Dellarosa, Head of Corporate Governance and Sustainability di Crédit Agricole Italia, ha sottolineato che “la sostenibilità è una leva di creazione di valore”, rappresentando un elemento chiave per ridurre i rischi aziendali e migliorare il merito di credito. Secondo Dellarosa “un’impresa forte in ambito ESG è più solvibile, più profittevole e più resiliente” rispetto alla media del mercato.

I tre pilastri dell’ESG: ambiente, società e governance

L’acronimo ESG identifica tre pilastri fondamentali della sostenibilità aziendale: Environmental, Social e Governance. La “E” si riferisce agli impatti ambientali delle attività produttive: dalle emissioni climalteranti al consumo di risorse naturali, fino alla gestione dei rifiuti. In ambito agroalimentare, questo implica promuovere pratiche agricole sostenibili, ridurre l’uso di pesticidi, migliorare l’efficienza energetica e valorizzare le energie rinnovabili. La “S” riguarda invece la sfera sociale, ovvero le condizioni di lavoro, la salute e sicurezza dei dipendenti, la parità di genere e l’impatto delle imprese sulle comunità locali. È un aspetto particolarmente critico in un settore come l’agroalimentare, che si fonda su una filiera profondamente “umana” e spesso frammentata. Infine, la “G” indica la Governance, cioè la qualità della gestione aziendale: trasparenza, etica, controllo dei rischi e coinvolgimento degli stakeholder sono fattori sempre più decisivi per l’affidabilità e la sostenibilità di lungo periodo.

Il ruolo delle PMI e il pacchetto Omnibus

Valeria Brambilla, Amministratore Delegato di Deloitte & Touche, ha presentato una recente ricerca che rivela come la rendicontazione ESG stia ridefinendo il ruolo dei Chief Financial Officer (CFO), integrando sempre più profondamente i parametri ambientali e sociali nelle decisioni strategiche e finanziarie delle imprese. Brambilla ha evidenziato inoltre che il pacchetto Omnibus, che semplifica temporaneamente gli obblighi di reporting ESG per le PMI, dovrebbe essere considerato come una preziosa occasione per prepararsi meglio alle richieste future del mercato e degli investitori. “Il pacchetto Omnibus non annulla la necessità di attrezzarsi, ma ridefinisce i tempi di una transizione inevitabile”, ha spiegato Brambilla, sottolineando che questa fase permette di rafforzare la governance e sviluppare una sostenibilità autenticamente integrata nel business.

Lo studio del Santa Chiara Lab e il sistema EQUIPLANET

Angelo Riccaboni, Professore di Economia Aziendale e Presidente del Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, ha illustrato i risultati di una vasta analisi su oltre 3000 aziende agroalimentari italiane, mostrando un significativo ritardo delle PMI rispetto alle grandi imprese su diversi fronti cruciali, come l’efficienza energetica, la gestione idrica e gli investimenti in energie rinnovabili. Riccaboni ha affermato che “la sostenibilità crea valore ed è necessaria perché permette un migliore controllo dei rischi”, rimarcando l’importanza strategica delle certificazioni ESG. Ha inoltre presentato il sistema EQUIPLANET, sviluppato da Santa Chiara Next e Valoritalia, come strumento per guidare le imprese agroalimentari nel percorso verso la sostenibilità, facilitando l’allineamento con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030.

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Il caso Petra Molino Quaglia e il progetto Neogranìa

Un esempio emblematico dell’integrazione della sostenibilità nella strategia aziendale è stato illustrato da Piero Gabrieli, Direttore Marketing di Petra Molino Quaglia. L’azienda ha scelto di differenziarsi puntando sulla trasparenza della filiera, investendo in tecnologie innovative come un mulino ad alta tecnologia e il progetto Neogranìa, dedicato alla protezione della biodiversità tramite una filiera partecipativa. Neogranìa rappresenta un modello alternativo di filiera: si basa sulla coltivazione evolutiva partecipativa, un metodo che prevede la semina di miscugli di grani lasciati liberi di adattarsi nel tempo alle condizioni climatiche e ambientali, favorendo la biodiversità genetica e la resilienza dei raccolti.

Questo approccio, promosso dal genetista agrario Salvatore Ceccarelli, ha il merito di unire scienza, cultura e territorio. Il progetto coinvolge attivamente agricoltori, custodi dei semi, mugnai e panificatori, creando una rete coesa in cui ogni attore ha un ruolo chiave nella costruzione del valore. Ogni anno, durante la “festa del raccolto”, questa comunità si ritrova, consolidando un legame identitario tra prodotto, territorio e persone. Gabrieli ha sottolineato che l’obiettivo di Petra non è semplicemente competere sul prezzo, ma “costruire un’economia in cui ogni anello della filiera riceva un margine equo”, assicurando così innovazione, qualità e sostenibilità nel lungo periodo.

Un divario da colmare e una responsabilità condivisa

Ulteriori dati presentati da Riccaboni evidenziano che mentre il 74% delle grandi aziende ha già effettuato investimenti in energie rinnovabili, solo il 50% delle PMI è riuscito a fare lo stesso, principalmente per motivi economici e difficoltà di accesso agli incentivi. Questo gap rende urgente una strategia di supporto mirata, in cui anche le grandi imprese possano giocare un ruolo cruciale nella valutazione e nell’incoraggiamento dei propri fornitori a intraprendere percorsi ESG strutturati.

Conclusione: sostenibilità come vantaggio competitivo duraturo

In sintesi, nel settore agroalimentare, la sostenibilità – intesa nella sua triplice dimensione ESG – emerge come requisito imprescindibile per affrontare efficacemente le sfide poste dal cambiamento climatico, dalla crescente regolamentazione e dalle nuove aspettative dei consumatori. Le aziende capaci di integrare e comunicare efficacemente le proprie politiche ambientali, sociali e di governance potranno non solo mitigare i rischi, ma anche posizionarsi strategicamente nel mercato globale, assicurandosi vantaggi competitivi duraturi.

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