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Data center, i pilastri dell’economia digitale


I data center sono molto più che semplici “scatole piene di server”: renderli sostenibili, sicuri ed efficienti non è più solo un vantaggio competitivo, ma una necessità. Parliamo di un’infrastruttura ibrida – metà immobile, metà tecnologia pura – che in Italia sta conoscendo una crescita di mercato senza precedenti. Nel biennio 2023-2024, gli investimenti, secondo le stime dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, hanno raggiunto i 5 miliardi di euro. E nei prossimi cinque anni l’iniezione di capitali potrebbe raddoppiare, arrivando a 10 miliardi.

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«Molti progetti che seguiamo nascono da investimenti internazionali. Il nostro Paese è ancora lontano dal raggiungere una “saturazione infrastrutturale”; nonostante alcune criticità strutturali, viene considerato strategico per la sua posizione geografica, in particolare nell’area metropolitana di Milano» – conferma Stefano Canali, Italy sales director presso Mitsubishi Electric. Tra le criticità principali, spicca il costo elevato dell’energia elettrica: «L’Italia è uno dei più grandi importatori netti di energia in Europa, insieme alla Germania», – prosegue Canali – ,«Questo comporta un prezzo del kilowatt tra i più alti del continente e incide inevitabilmente sulla competitività dei data center. Tuttavia, la forte domanda e la centralità del nostro Paese nel contesto europeo stanno spingendo molte aziende a investire comunque, cercando soluzioni di efficienza per compensare i costi».

«In questi ambienti, mantenere una temperatura costante, 365 giorni l’anno, è cruciale per la salvaguardia dei server e dei dati. Questo vale soprattutto per le server room e i rack più sensibili, anche se le esigenze possono variare a seconda del tipo di hardware» – puntualizza Canali – «Grazie a software di supervisione personalizzabili, possiamo monitorare i consumi, rilevare anomalie e ottimizzare l’utilizzo delle risorse energetiche. Questo consente un risparmio economico, una riduzione delle emissioni e anche un aumento della durata utile degli impianti stessi».

I problemi di consumo e approvvigionamento dei data center si complicano quando si tratta di scegliere da dove prendere tutta questa energia. In un mondo dominato dai combustibili fossili, come possono gli operatori del settore e l’intero ecosistema sviluppare strategie efficaci per sfruttare l’intelligenza artificiale e favorire la crescita digitale, senza compromettere gli obiettivi di sostenibilità fissati dai governi e dagli enti regolatori per contrastare i cambiamenti climatici?

L’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) prevede che la richiesta globale di elettricità dei data center raddoppierà entro il 2026, passando da 460 terawattora (TWh) a 1.000 TWh. In particolare, si stima che il consumo di energia dei data center in Europa – Italia compresa – crescerà da 62 TWh nel 2023 a oltre 150 TWh entro il 2030. Questo aumento è principalmente dovuto ai sistemi di intelligenza artificiale generativa, che richiedono una quantità di energia significativamente maggiore rispetto alle tradizionali operazioni di elaborazione dei dati. Ad esempio, una singola query di AI consuma circa 2,9 wattora (Wh), cioè circa dieci volte più energia di una normale ricerca su Google.

Considerando la rapidità con cui queste applicazioni si stanno affermando, è quindi ancora più urgente che la crescente domanda di energia elettrica sia soddisfatta da fonti rinnovabili, e non da combustibili fossili. Se alcune aree geografiche hanno fatto notevoli progressi nell’adozione di energia pulita, altre sono ancora indietro, creando disparità che ostacolano gli obiettivi globali di sostenibilità. Anche il nuovo obiettivo vincolante fissato dalla direttiva sull’energia dell’Unione Europea, che prevede l’utilizzo di almeno il 42,5% di energia da fonti rinnovabili entro il 2050, non è sufficiente a coprire l’impennata della domanda energetica dell’era digitale.

 

Ristrutturazione dei debiti

procedure di sovraindebitamento

 

Un altro punto chiave riguarda la continuità operativa. I data center non possono permettersi interruzioni, nemmeno temporanee. «È fondamentale che gli impianti siano progettati con sistemi ridondanti. Se un’unità di raffreddamento si guasta, un’altra deve subentrare automaticamente. Lo stesso vale per l’alimentazione: devono essere previsti generatori autonomi dalla rete capaci di sostenere l’intero carico in caso di blackout, come quelli avvenuti recentemente in Spagna e Portogallo. A fine aprile di quest’anno, la penisola iberica ha subito il peggior blackout mai registrato in Europa: circa 55 milioni di persone sono state colpite e l’interruzione è durata più di mezza giornata. Sul banco degli imputati le energie rinnovabili e gli obiettivi di emissioni zero, dato che entrambi i Paesi vantano livelli elevati di energia eolica e solare nella loro rete elettrica e sono all’avanguardia in Europa in questo settore tecnologico. Ma è stato davvero così? In realtà, i blackout possono verificarsi indipendentemente dal tipo di energia che alimenta la rete. Nel 2003, si è verificato un grave blackout a Londra, quando la rete era alimentata principalmente da combustibili fossili: la causa fu un trasformatore guasto e un relè di protezione installato male».

«Il nostro coinvolgimento nella costruzione di nuovi data center inizia solitamente nella fase di sviluppo del progetto», – torna a raccontare Canali –, «I nostri principali interlocutori sono i General Contractors, ovvero le società incaricate della costruzione dei data center ma soprattutto gli studi di progettazione: sono loro a definire, sulla base delle specifiche ricevute dai committenti (quasi sempre multinazionali che forniscono servizi internet a livello globale), le soluzioni tecniche più adatte. Noi entriamo in gioco fornendo apparati e servizi di climatizzazione avanzata, sistemi per l’automazione e l’ottimizzazione energetica».

Una parte minoritaria delle richieste riguarda invece data center esistenti: «Siamo anche quotidianamente coinvolti», – prosegue Canali, – «per aggiornamenti tecnologici di strutture già esistenti, ma gli interventi più importanti sono concentrati su impianti nuovi. Questo perché il settore è ancora in piena espansione in Italia, a differenza di altri Paesi del Nord Europa, come il Regno Unito, dove si è già raggiunta la saturazione della capacità installata, anche per via dei limiti infrastrutturali e della disponibilità energetica».

Le coordinate per le aziende

INVESTIMENTI IN ITALIA

Biennio 2023–2024: 5 miliardi di euro nello sviluppo di data center in Italia.
Biennio 2025–2026: previsti 10,1 miliardi di euro

Potenza installata: 513 MW IT  (+17% su 2023)

Milano: principale polo nazionale con 238 MW IT (+34% su 2023)
e circa il 46% della capacità totale italiana

Mercato di colocation(*): 765 milioni di euro nel 2024 +17% rispetto su 2023

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

(*) contratti in cui le aziende collocano server o apparecchiature hardware all’interno
di un data center di terzi



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