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intervista a Massimo e Sara Doris


Non è la prima volta che Business People incontra Massimo e Sara Doris. E ogni volta, l’approccio delle dichiarazioni dell’a.d. di Banca Mediolanum e della sua vicepresidente, nonché presidente della Fondazione Banca Mediolanum e della Fondazione Ennio Doris, è quello di battere insistentemente su un concetto, quello dei valori, che il padre Ennio Doris ha voluto trasmettere loro attraverso l’educazione e l’esempio, in quanto figli, e a Banca Mediolanum, in quanto sua “creatura”.

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E anche se il fondatore dell’azienda è scomparso quasi quattro anni fa, la sua eredità continua la corsa, perché chi ne ha assunto la gestione al suo posto la sta interpretando seguendo i tempi, con l’intenzione addirittura di anticiparli: ovviamente in termini di servizi alla clientela, famiglie o imprese che siano. È quanto approfondiscono i due top manager in questa intervista, dove parlano di autenticità del modello relazionale, di appartenenza a una comunità, di potere generativo della memoria

Concetti importanti in un Paese come l’Italia che è al primo posto in Europa per quota di persone che si affidano ai consulenti finanziari per le proprie decisioni di investimento. Le risposte a queste esigenze, Banca Mediolanum le ha ufficializzate in occasione della recente convention aziendale di Torino, durante la quale sono state anticipate ai 6.400 family banker le novità in termini di potenziamento dell’infrastruttura tecnologica, nonché le nuove soluzioni di investimento e una serie di iniziative volte a promuovere una sempre maggiore sinergia tra le diverse componenti della Banca.

Ma vediamo quello che i “fratelli Doris” hanno raccontato a BP a proposito del loro modo di intendere il presente e il futuro di Banca Mediolanum, senza però trascurarne il passato, al quale hanno pensato bene di dedicare peraltro la recente ristrutturazione e riapertura dell’omonimo museo d’impresa.

Sono trascorsi quasi quattro anni dalla scomparsa del fondatore Ennio Doris. In che modo la Banca Mediolanum ha orientato la sua evoluzione strategica? E in particolare, come si è trasformato l’approccio alla comunicazione?
Massimo Doris: Essendo Banca Mediolanum fondata su un modello di business e valori che da sempre la distinguono nel panorama bancario, parlerei più che di un cambiamento radicale, di un’evoluzione naturale, coerente con il nostro Dna. Abbiamo puntato su un percorso di ampliamento dell’offerta, di consolidamento delle nostre competenze distintive e di rafforzamento della relazione con i clienti. In questo senso, la convention nazionale di Torino dello scorso maggio ha rappresentato un momento chiave. È stata l’occasione per condividere importanti novità, tra cui il potenziamento dell’infrastruttura tecnologica al servizio dei family banker, nuove soluzioni di investimento e una serie di iniziative volte a promuovere una sempre maggiore sinergia tra le diverse componenti della Banca. Sul fronte della comunicazione, abbiamo avviato un percorso che pone ancora di più al centro l’autenticità del nostro modello relazionale. La nuova campagna pubblicitaria, diretta da Paolo Genovese, incarna perfettamente questa visione: protagonisti sono clienti reali, i loro family banker e dipendenti della Banca. Abbiamo scelto di raccontare storie vere per trasmettere in modo genuino e diretto i valori che ci guidano: fiducia, trasparenza e condivisione. È una narrazione che riflette l’identità profonda di Mediolanum e rafforza il senso di appartenenza alla nostra comunità.

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Dopo esperienze in Ubs, in Merrill Lynch e in Credit Suisse Financial Product, Massimo Doris ha iniziato a lavorare in azienda nel 1999 come promotore finanziario. Prima di assumere il ruolo di a.d. e direttore generale di Banca Mediolanum nel 2008, ha guidato il Banco de Finanzas e Inversiones (ora Banco Mediolanum S.A.)

È recente la riapertura del vostro museo d’impresa dopo la ristrutturazione. Che valore ha per voi la storia nell’interpretare l’attualità?
Sara Doris: È indubbio che la storia di nostro padre Ennio Doris e quella della nostra famiglia sia strettamente legata a quella dall’azienda; tuttavia, siamo consapevoli che l’azienda è anche, e soprattutto, la storia di un’intera comunità fatta di persone che hanno creduto in quella visione e l’hanno scelta come visione condivisa adoperandosi giorno dopo giorno per renderla concreta, solida, affidabile, di successo. Il nostro museo, oggi, non intende celebrare il passato in maniera statica ma, tenendo le radici ben piantate nella solidità dei valori fondanti, vuole diventare uno strumento per affrontare con consapevolezza il cambiamento. Per questo abbiamo progettato uno spazio capace di essere vivo, vivibile e aperto al dialogo, dove la memoria possa rinnovarsi e proiettarsi nel domani. Volevamo che fosse uno spazio interattivo, che parlasse a tutti, in tutte le lingue del tempo: quella della memoria, della tecnologia, dell’umanità con al centro di tutto, i valori che da sempre guidano l’istituto, come la centralità della persona, l’innovazione sostenibile, la fiducia condivisa. E volevamo che fosse collocato nel nostro Campus, dove quotidianamente viviamo e lavoriamo, dove possiamo trovare, veramente a pochi passi dalle nostre scrivanie, i simboli della nostra storia, i valori sia per coloro che l’hanno fatta, sia per le generazioni future che la porteranno avanti nel tempo (per prenotare una visita o ottenere maggiori informazioni è possibile scrivere a museo@mediolanum.it, ndr).

E la memoria che ruolo gioca? Perché avete dedicato a vostro padre anche un libro e un film…
SD: Nostro padre, citando Victor Hugo, diceva sempre di fare come gli alberi, di cambiare le foglie e conservare le radici; cambiare le idee ma conservare i principi. Ecco, è sulla scorta di questo insegnamento di vita che, sia il mio libro con Piemme sia il film diretto da Giacomo Campiotti, a lui dedicati, devono essere contestualizzati: sono la codificazione delle radici concrete cui attingeranno le nuove foglie per germogliare, sono i principi che permetteranno all’azienda del futuro di generare nuove idee. Ecco, noi crediamo molto nel potere generativo della memoria, e la stimoliamo sempre in questa direzione.

Sara e Massimo Doris con la madre, Lina Tombolato, all’inaugurazione del museo d’impresa di Banca Mediolanum

Attraverso i vostri 6.400 family banker godete di un puntuale monitoraggio della società. Quali sono i timori maggiori delle famiglie in questa fase di guerre armate, di dazi minacciati e reali, di crescenti costi dell’energia? In breve, come rispondete al senso di incertezza e al bisogno di sicurezza che l’attualità sta alimentando?
MD: Da ottimista pragmatico quale io sono, posso dire che la restituzione è decisamente confortante. Certo, una certa preoccupazione dei clienti – ma più in generale dell’intera società – nei confronti degli scenari geopolitici sempre più complessi è naturale, tuttavia non da compromettere la propensione all’investimento. L’andamento delle Borse e la raccolta ne sono la prova. Oltretutto, l’Italia è il primo Paese in Europa per quota di persone che si affidano ai consulenti finanziari per le proprie decisioni di investimento. A differenza della Francia, dove il dato si attesta al 49%, e a quello della Germania dove la percentuale è pari al 42%, nel nostro Paese è il 57% a scegliere la consulenza. Stiamo parlando di un settore che negli ultimi dodici anni, ha raccolto e favorito investimenti per 452 miliardi di euro, contribuendo a rafforzare il mercato finanziario nazionale e a consolidare la fiducia dei risparmiatori. In Italia, le reti sono capaci di coinvolgere grandi quantità di risparmio ponendosi ai vertici europei, grazie a un modello che integra innovazione, digitalizzazione e formazione avanzata. Dunque, l’esperienza italiana dimostra come un sistema basato su competenza e affidabilità possa svolgere un ruolo di primo piano, creando valore nel lungo periodo e contribuendo alla competitività del Paese. In Banca Mediolanum, da sempre, supportiamo i nostri clienti attraverso una relazione costante fatta di conoscenza approfondita e fiducia, questo permette di ragionare in ottica di lungo periodo e per obiettivi di vita, e di conseguenza di gestire al meglio le paure contingenti e razionalizzare le incertezze del momento.

Ritenete che Fondazioni come la vostra possano contribuire in simili fasi di crisi?
SD: Fondazione Mediolanum è nata con una vocazione precisa, supportare l’infanzia in condizioni di disagio ovunque esso si manifesti, e in qualunque tipo di crisi si trovi. Di conseguenza ci troviamo a dare risposte in casi di bisogni primari come cibo, protezione e cure mediche, ma anche a richieste di istruzione e apprendimento di un mestiere che possa garantire un futuro dignitoso e autonomo. Negli anni – siamo nati nel 2001 – restando fedeli alla nostra vocazione e potendo contare sulla spontanea collaborazione dei nostri volontari – dipendenti e family banker che si adoperano in ogni occasione utile a raccogliere fondi – abbiamo finanziato 1.557 progetti in 56 Paesi nel mondo, Italia compresa, donando più di 46 milioni di euro e aiutando più di 281 mila bambini. Il nostro obiettivo è di arrivare entro il 2030 ad averne aiutati 300 mila.

Banca Mediolanum: a Basiglio un museo per tramandare visione e valori

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Su quali progetti sociali si sta muovendo in questa fase la Fondazione Ennio Doris?
SD: Nostro padre ha sempre creduto nel diritto dovere dell’individuo di mettere a frutto i propri talenti e di essere sostenuto in un eventuale momento di difficoltà. Lui stesso fu sostenuto negli studi da uno zio benestante. È sulla scorta di questa convinzione che abbiamo avviato nel 2022, la fondazione a lui dedicata, con lo scopo di aiutare – non solo economicamente attraverso le borse di studio, ma con una fitta attività di mentoring – giovani talentuosi provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati. Il principale obiettivo per noi è creare una comunità di giovani curiosi, desiderosi di sviluppare le proprie competenze. Ci impegniamo a fornire loro gli strumenti necessari per lavorare sulle proprie abilità affiancandoli a professionisti che possano orientarli e ispirarli. Per questo organizziamo incontri formativi volti a ispirare gli studenti su tematiche rilevanti per la loro preparazione, non solo tecniche, ma anche per incoraggiarli a sviluppare fiducia in sé stessi e a credere nelle proprie potenzialità come base per costruire il proprio futuro professionale.

Qual è lo stato di salute del risparmio? C’è un progetto europeo che intende scongelare 10 mila miliardi di euro giacenti sui conti correnti per costruire strumenti finanziari per le imprese.
MD: Gli oltre 1.500 miliardi di euro di risparmio (2 mila miliardi considerando anche le imprese), che secondo i dati Eurostat le famiglie italiane tengono accantonati sul conto corrente, sono una mole di liquidità che negli ultimi dieci anni ha perso circa il 15% in termini di potere di acquisto. Già questo dato dovrebbe bastare a sollevare nei risparmiatori il dubbio che questo bacino di ricchezza dovrebbe essere valorizzato meglio, mettendolo al servizio del sistema Paese. In un contesto simile è di fondamentale importanza che la consulenza finanziaria si vada a confermare sempre più come elemento chiave per la tutela e la valorizzazione del risparmio delle famiglie. È significativo comunque evidenziare come, negli ultimi 12 anni, il settore abbia raccolto e favorito investimenti per oltre 450 miliardi di euro, contribuendo a rafforzare il mercato finanziario nazionale oltre che a consolidare la fiducia dei risparmiatori. A livello culturale, e parlo in termini generali, è sempre più urgente agire sui processi di educazione finanziaria dei risparmiatori, e anche delle nuove generazioni, affinché abbiano gli strumenti per essere presto consapevoli che avere miliardi di liquidità inattivi è uno spreco per sé stessi e per il Paese.

Come intendete “declinare” l’AI all’interno dei vostri servizi? Come abbinarla all’intelligenza emotiva che invece sono portati a esercitare i family banker nella relazione con i loro clienti?
MD: Potremmo definire l’innovazione un elemento intrinseco alla nostra azienda, il cui asset principale è tuttavia la relazione diretta tra family banker e famiglie clienti. Detto ciò, in Banca Mediolanum guardiamo all’intelligenza artificiale come a uno scossone positivo, simile a quanto accaduto in tutte le grandi rivoluzioni tecnologiche degli ultimi decenni: porterà scompiglio all’inizio, ma poi aiuterà il mondo ad andare più veloce. Nello specifico del nostro settore, è oramai assodato che l’AI cambierà il volto dei servizi finanziari, partendo dalle attività meno visibili e tuttavia importanti. Credo che si tratti di un’opportunità unica per ridurre errori, velocizzare processi e valorizzare le relazioni. Sono questi, a mio parere, i tre pilastri su cui si innesteranno le applicazioni dell’AI, a partire dalla revisione e dall’aggiornamento della documentazione bancaria e assicurativa – pensiamo alle migliaia di pagine e decine di siti da correggere a ogni variazione normativa – fino al supporto operativo ai family banker. In sostanza, si concretizzerà come un vero motore di efficienza interna. Credo anche che l’AI possa diventare uno strumento di personalizzazione per il cliente: dall’assistenza nella ricerca dei dati alla generazione automatizzata di asset allocation tarate su rischio, orizzonte temporale e obiettivi. Tutte attività che oggi possiamo già fare, sia chiaro, ma che richiedono molti più passaggi. Resta comunque ferma la centralità della relazione umana che è e sarà sempre l’elemento imprescindibile per chi tratta il denaro, i risparmi e i patrimoni, cioè le prospettive e i progetti di vita delle persone.

Diecimila tra dipendenti e family banker, 1,9 milioni di clienti, 140 miliardi di risparmi gestiti. Quali sono i vostri numeri destinati a cambiare?
MD: Anche se il contesto è ancora segnato da molteplici incertezze globali, per Banca Mediolanum il 2025 si sta configurando sempre più come portatore di risultati solidi: abbiamo chiuso un primo trimestre molto, molto positivo con un utile netto in crescita del 10% (243 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma soprattutto stiamo registrando risultati commerciali robusti con raccolte addirittura superiori a quelle dell’anno scorso. Dati che riflettono la forza di un modello di business fondato su basi robuste, costruito con coerenza e visione di lungo periodo. Quindi, sulla scorta di questi risultati, non posso che sentirmi confidente nel guardare con fiducia e ottimismo al proseguimento dell’anno.

In cosa pensate si traduca oggi la diversità di Banca Mediolanum, che già agli esordi ha scardinato il modello tipico di banca fisica?
MD: Banca Mediolanum ha il primato di avere creato nel nostro Paese la prima banca “a distanza”, cioè raggiungibile attraverso il telefono e il teletext di casa, e, allo stesso tempo, “vicina” grazie a una rete capillare di consulenti finanziari a supporto del singolo cliente. Un modello che, visti i risultati di crescita registrati, ha un riscontro che lo posiziona ancora oggi tra quelli estremamente attuali. Negli anni a venire intendiamo mantenere la rotta con la coerenza di sempre: investendo molto in tecnologia, perché come, dicevo prima, è un driver fondamentale, ma soprattutto investendo moltissimo nelle persone. Come più volte mi sono trovato a dire, crediamo che il fattore determinante nello sviluppo del nostro business siano le persone. La tecnologia, in tutte le sue applicazioni, nel nostro comparto porta un vantaggio reale, ma è solo una consulenza basata sulla conoscenza profonda della dimensione di vita del cliente che può dare i frutti giusti. E non esiste conoscenza approfondita se non con una costante e attenta gestione della relazione umana. Non è un caso che molti dei nostri progetti mirino proprio all’incremento qualificato dei nostri family banker. Guardiamo con particolare attenzione alle nuove generazioni alle quali è rivolto Next, un programma che oltre a un’eccellente formazione offre un affiancamento personalizzato pluriennale in ottica di cogestione del portafoglio. Sono convinto che occorrano percorsi sinergici di questa caratura non solo per garantire la stessa capacità di costruire relazioni dirette e durature su tutto il territorio, ma anche per mantenerla negli anni a venire, nell’ottica di costante divenire della vita stessa.


Sara Doris – Strettamente personale

Membro del Consiglio di amministrazione dal 2015 e vicepresidente di Banca Mediolanum dal 2021, Sara Doris è anche presidente esecutivo di Fondazione Mediolanum e, dal 2022, presidente della Fondazione Ennio Doris

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Lavorate insieme, quindi vi incontrate in azienda… E nella vita privata?
Se c’è una cosa che non mi stanco mai di ripetere è che mio fratello Massimo è il regalo più bello che i miei genitori mi abbiano fatto. Sin da subito è stato con me e per me il punto di riferimento. Sempre presente, disponibile e affettuoso, mi ha fatto sentire protetta e amata in tutte le fasi della mia vita. Da ragazzi ci scambiavano per fidanzati tanto eravamo sempre insieme e affiatati. Quindi cerchiamo il più possibile, anche se non è facile combinare le cose, il modo da passare insieme quanto più tempo libero possibile.

Andate ancora a sciare insieme?
Se a sciare me la cavo discretamente è grazie all’esempio di Massimo, io ero un po’ più pigra, ma l’entusiasmo che fin da bambino ha dimostrato per questo sport mi ha coinvolta. Ancora adesso, quando riesco a sciare con lui, la giornata ha un altro sapore! Abbiamo poi scoperto il piacere di pedalare insieme, da diverso tempo oramai condividiamo la passione per la bicicletta, che poi è una passione di famiglia visto l’amore incondizionato che nostro padre ha sempre nutrito per il ciclismo, non a caso sponsorizziamo il Giro d’Italia da 23 anni.

In che cosa pensate di essere completamente diversi e in quale aspetto ritenete di essere invece uguali?
Mi sono già dichiarata come sorella innamorata del proprio fratello maggiore, difficilmente potrei riconoscergli difetti. Di sicuro abbiamo tratti diversi, e per fortuna, perché in azienda come nella dimensione personale questo ci permette di essere complementari. Massimo è solido e il suo approccio è sempre pragmatico e ottimista, si adopera subito a cercare le soluzioni agli eventuali problemi con lo spirito di chi ha piena fiducia nelle capacità umane. Io ho un carattere espansivo e accudente, da madre di cinque figli ho potuto contare anche su una certa propensione all’ascolto e alla mediazione. Siamo uguali nel senso di gratitudine che nutriamo nei confronti della vita e nel bisogno autentico di adoperarci per il prossimo.

C’è un’attività che vi siete ripromessi di fare insieme, presto o tardi?
In genere cerchiamo di concretizzare i nostri progetti a stretto giro. Poi abbiamo la solida abitudine di fare ogni anno la nostra vacanza in barca insieme ai nostri amici di sempre.


Questa intervista è stata pubblicata su Business People di luglio-agosto 2025, scarica il numero o abbonati qui



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