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Aree interne: altro che malati terminali! L’Alta Sabina indica la via per la rigenerazione


MARCETELLI (RI) – Le aree interne non sono malati terminali. E l’obiettivo è ripopolare del 5% entro il 2035 l’Alta Sabina, una zona che oggi sconta uno spopolamento endemico a causa della carenza di servizi essenziali e della distanza dai centri economici: I dati degli ultimi censimenti evidenziano infatti, tra un censimento e l’altro, un calo di popolazione residente del 4.2% a fronte di un calo di popolazione nazionale dello 0,3% nello stesso periodo. Per questo, i dieci paesi dell’area (Rocca Sinibalda, Belmonte in Sabina, Colle di Tora, Longone Sabino, Marcetelli, Torricella in Sabina, Monteleone Sabino, Poggio Moiano, Poggio S. Lorenzo, Varco Sabino), che contano in totale 3500 abitanti, sostenuti da esperti di rigenerazione, Università, istituzioni scientifiche e imprese nazionali e del territorio, hanno unito le forze per realizzare i 15 ambiti del progetto ‘IN. Alta Sabina’, dove IN sta per intelligenza naturale.

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Sabato 12 luglio a Marcetelli, il più piccolo comune del Lazio, si celebra in una festa popolare dai caratteri allo stesso tempo arcaici e innovativi, il battesimo di un’Alta Sabina tutta nuova, cominciando dalla firma del Preambolo di un Contratto tra i sindaci delle 10 comunità che segna la fase finale di un grande progetto di rigenerazione. Grazie ai 3 milioni di euro del progetto Green Communities, infatti, sono partiti piani per la produzione delle rinnovabili, la valorizzazione dei beni naturali, il turismo lento, e addirittura una moneta virtuale locale basata sullo scambio di servizi ecosistemici e azioni volontarie.

Di tutto questo si parlerà nella cornice di una grande festa con musica, mercati, stand enogastronomici e un ballo collettivo delle Pantasime, pupazze in legno e cartapesta tradizionali dei paesi della zona, che, per la prima volta, si incontrano nel piccolo paese dell’Alta Sabina per ballare insieme in un rito collettivo e propiziatorio.

“Diciamo no all’accompagnamento al fine vita per le aree interne”, dice Stefano Micheli, sindaco di Rocca Sinibalda, comune capofila del progetto, e componente del Consiglio Nazionale di Ali Lega delle Autonomie e della Consulta Piccoli Comuni di Anci Lazio. “Vi è un’assenza totale di visione concreta e coerente di sostegno e rilancio delle aree fragili da parte del Governo. I Comuni che soffrono di spopolamento non sono malati terminali da accompagnare alla morte come dichiarato dal Ministro Foti”. Per Micheli, l’azione prioritaria per le aree interne e fragili è quella di “ricucire i territori e trasformare il Piano Strategico Nazionale per le Aree interne (Psnai) in politica strutturale, con finanziamenti stabili e governance semplificata, investire su infrastrutture e servizi essenziali come scuola, sanità e mobilità; rafforzare l’autogoverno locale e la capacità amministrativa dei piccoli Comuni, con personale stabile e formazione continua; attivare una fiscalità di vantaggio e nuove leve per l’imprenditorialità giovanile e la green economy. Abbiamo la necessità – aggiunge il sindaco- di integrare il Psnai con i fondi europei, il Pnrr e la programmazione regionale, coinvolgendo cittadini, imprese e terzo settore in una programmazione fondata su reti territoriali e obiettivi misurabili nonché di introdurre una valutazione d’impatto sociale e demografico delle politiche nei territori”.

Anticipando questi indirizzi, il progetto IN. Alta Sabina ha previsto la creazione di una comunità energetica rinnovabile e un impianto di gassificazione da biomassa; lo sviluppo di un turismo equo, inclusivo e sostenibile, a partire dalla messa a sistema, già in parte organizzata, delle rete di cammini che mette in comunicazione tra loro tutti i comuni e che rappresenta un forte elemento di sviluppo per il turismo; la gestione sostenibile del patrimonio edilizio e delle infrastrutture; il rafforzamento della mobilità elettrica con stazioni di ricarica; il rilancio dell’agricoltura locale in collaborazione con il biodistretto e attraverso interventi di recupero degli incolti.

Alla base del progetto ci sono le tante risorse naturali di cui l’Alta Sabina è ricca, che sono state mappate dal Cursa (Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente) per individuare, certificare e dare valore economico ai servizi ecosistemici, per creare economia, sviluppo, nuova agricoltura, turismo responsabile, edilizia sostenibile, mobilità pulita. Tra l’altro il bacino idrico dei fiumi e dei laghi del Turano e del Salto è tra i più grandi e importanti d’Europa e fornisce da sempre gran parte dell’acqua alla città di Roma: risorse che devono essere individuate, quantificate, certificate e messe a sistema.

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“Il lavoro che si sta facendo – dice Davide Marino, professore di Economia e politica agroalimentare e di Contabilità ambientale e servizi ecostistemici, all’Università del Molise – è sia quello di trasformare queste risorse naturali in servizi a beneficio della popolazione, sia quello di immetterle sul mercato, non certo per mercificarle ma per valorizzarle e gestirle in modo che rappresentino un valore effettivo per la collettività. La novità è che, grazie al patto tra i comuni, l’intero territorio dell’Alta Sabina ragionerà non più in modo frammentato ma come un unico soggetto, con una forza, e un’organizzazione molto diversa da come è stato fino ad oggi”.

“Infatti – dice Elena Battaglini sociologa territoriale, designer del progetto – tra i principali obiettivi c’è quello di facilitare un cambio di paradigma nell’Alta Sabina, passando da una logica individualistica e competitiva a una di collaborazione e auto organizzazione tra comuni, imprese e comunità”. Il punto di partenza di questa nuova visione è il patrimonio naturale che trova però una sponda importante nell’innovazione. “La tecnologia avrà un ruolo centrale – spiega Battaglini – ma sarà al servizio della comunità e delle risorse naturali del territorio”.

Tra i punti più innovativi del progetto, che ha alla base il marchio europeo di design sistemico, Social Resonance, c’è infatti quello della creazione di una piattaforma di smart contract in blockchain, e di una app mobile (entrambe a cura dell’azienda tech TeamDev) ad essa collegata che daranno vita a un portafoglio digitale per lo scambio di servizi tra cittadini, amministratori e imprese, attraverso una moneta locale virtuale chiamata MAS, la Moneta dell’Alta Sabina. Così, attività svolte a beneficio della collettività (offrire passaggi in macchina, piantare e mettere a disposizione di tutti erbe officinali, portare la spesa a persone anziane o malate, e così via) genereranno accumulo di Mas, con cui sarà possibile acquistare altri servizi e, allo stesso tempo alimentare un circolo virtuoso di azioni che avranno ricadute positive sulla popolazione e sul territorio. La vera novità sta nel fatto che è la stessa comunità di cittadini, amministratori e imprese ad assegnare valore in termini economici ai diversi servizi messi a disposizione sulla piattaforma, in un’ottica di condivisione e partecipazione.

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