Ne ha fatta di strada la Multiutility della Toscana, da quando è sbocciata la prima volta nel 2023: il suo valore (rappresentato in termini di equity value) è passato da poco più di 1 miliardo a 1,2 miliardi di euro, ed entro il 2029 prevede di raggiungere 1,8 miliardi attraverso ricadute concrete sui territori che serve gestendo il servizio idrico, l’energia, i rifiuti. Servizi pubblici locali in cui la transizione ecologica si misura in base alle risposte concrete che è in grado di dare per migliorare la vita di persone e imprese.
Il nuovo Piano industriale al 2029 della Multiutility che da gennaio si chiamerà ufficialmente Plures, presentato oggi a Firenze e già approvato dai cda di Alia e Estra, prevede investimenti da 2,5 miliardi di euro in cinque anni, che saranno finanziati integralmente attraverso flussi di cassa propri e al ricorso all’indebitamento, come del resto è stato fatto anche in passato. Niente quotazione in Borsa, dunque.
«Il Piano 2025-2029 risponde appieno al raggiungimento degli obiettivi indicati dai Comuni soci e rappresenta una ambiziosa svolta industriale che consolida la nostra capacità di essere protagonisti nella transizione ecologica – spiega l’ad di Alia Multiutility, Alberto Irace – È la dimostrazione concreta che la Multiutility può essere leva strategica per lo sviluppo sostenibile e competitivo della Toscana e del Centro Italia».
Alta l’attenzione al territorio, con interventi per la razionalizzazione della risorsa idrica e investimenti mirati al miglioramento dell’equilibrio idrogeologico, come nel progetto della ‘città spugna’. Dopo avere già messo a terra investimenti nel settore ambiente per circa 500 milioni di euro negli ultimi anni, i nuovi investimenti saranno ripartiti in modo mirato tra le tre Business Unit operative, con una prevalenza per i settori dell’energia e dell’idrico.
Circa 1,1 miliardi di euro saranno destinati alla Business Unit Energia con focus sullo sviluppo di impianti di produzione di energia rinnovabile, la vendita di energia elettrica e gas, la distribuzione e le smart cities; 0,9 miliardi alla Business Unit Idrico per reti, impianti e resilienza climatica; 500 milioni di euro alla Business Unit Ambiente, per l’ammodernamento degli impianti, l’estensione della raccolta meccanizzata, l’introduzione sempre più estesa di sistemi di misurazione puntuali per il passaggio alla tariffa corrispettiva e la progressiva integrazione delle attività di trattamento e recupero rifiuti.
«Non parliamo solo di aggregazione industriale, ma della nascita di un soggetto capace di guidare il cambiamento, mobilitare investimenti, generare impatto e garantire stabilità – argomenta Francesco Macrì, presidente esecutivo di Estra – Con questo piano, mettiamo nero su bianco un approccio chiaro e condiviso: è nostra responsabilità fare in modo che le imprese, le famiglie del nostro territorio non subiscano il cambiamento, ma lo vivano come un’occasione concreta di crescita e sicurezza».
Per quanto riguarda la gestione rifiuti, in arco di Piano si attende un incremento di oltre il 300% delle materie rigenerate immesse sul mercato, col revamping tecnologico degli impianti per il trattamento meccanico biologico e il riciclo così da aumentare l’autosufficienza nel trattamento dei rifiuti indifferenziati; potenziamento della capacità di estrazione di materia dai rifiuti; sviluppo del trattamento e del recupero dei rifiuti speciali (es. Raee, tessile, rifiuti liquidi), e nuovi impianti di produzione di materiali rigenerati e decarbonizzati in collaborazione con Revet.
Sul fronte della transizione energetica, l’impegno è arrivare 520 MW installati per produrre 785mila MWh/anno di energia verde e – soprattutto – di mettere a disposizione del territorio quest’energia, che sarà in parte destinata alla vendita diretta attraverso contratti di lungo termine (Ppa), permettendo a chiunque di poter scegliere il consumo di energia pulita, con accesso diretto al fotovoltaico anche per chi non ha spazi nella propria abitazione. «Con oltre 500 megawatt di nuova capacità fotovoltaica entro il 2029 vogliamo accelerare la decarbonizzazione e offrire energia pulita anche a chi oggi non ha accesso diretto a un impianto», conferma nel merito l’ad di Estra, Nicola Ciolini.
Di ampia portata anche il fronte interventi su ogni aspetto del servizio idrico: si va dalla realizzazione di nuovi impianti di trattamento avanzato per la rimozione di sostanze inquinanti dalle acque potabili, tra cui i composti perfluoroalchilici (Pfas) – oggi sotto osservazione a livello europeo per il loro impatto sulla salute – spaziando alla costruzione di un impianto per l’essiccamento dei fanghi da depurazione (in grado di migliorarne la gestione e ridurre i volumi da smaltire), passando dall’adeguamento degli impianti di depurazione alla direttiva Ue sulle acque reflue urbane, fino a studi e investimenti per migliorare l’equilibrio idrogeologico di un territorio provato dai cambiamenti climatici, che rendono necessario rivedere il sistema di gestione delle acque.
Tutto questo per i cittadini significa poter avere un unico interlocutore, minori costi, un unico riferimento commerciale: un’offerta completa per la sostenibilità, pensata per massimizzare i benefici della transizione ecologica e generare valore lungo tutta la catena dei servizi pubblici locali.
«Al centro ci sono le persone, le imprese, i territori – conclude nel merito Lorenzo Perra, presidente di Alia Multiutility – investiamo per offrire servizi sostenibili non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale. È un piano pensato per accompagnare la transizione, tutelando la qualità della vita e il lavoro, grazie alla valorizzazione del personale interno, all’internalizzazione di competenze strategiche e all’utilizzo di tecnologie sempre più sicure. Alia è un’azienda pubblica che guarda avanti, ma che non dimentica le proprie radici».
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