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Iran, a che punto è il suo programma nucleare? E perché Israele lo teme? – alanews


Nella notte tra il 12 e il 13 giugno 2025, Israele ha lanciato un massiccio attacco contro l’Iran, colpendo obiettivi chiave del programma nucleare e missilistico della Repubblica Islamica. Il blitz ha incluso raid aerei mirati, atti di sabotaggio e operazioni clandestine, diretti contro l’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz, gli scienziati coinvolti nello sviluppo di un’arma atomica e le infrastrutture del programma balistico di Teheran. L’attacco, definito da Israele come “preventivo”, è stato descritto dal primo ministro Benjamin Netanyahu come un’azione rivolta a colpire “il cuore del programma nucleare iraniano”.

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Le motivazioni di Israele

Secondo quanto riferito dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF), l’azione militare si è resa necessaria per contrastare “l’accelerazione del programma nucleare iraniano negli ultimi mesi”. Stando a una valutazione dell’intelligence israeliana, Teheran si troverebbe “a pochi giorni dal possedere materiale fissile sufficiente alla produzione di 15 bombe nucleari”.

Negli ultimi mesi, sempre secondo fonti israeliane, l’Iran avrebbe condotto test segreti per assemblare armi nucleari e sarebbe in possesso di migliaia di missili balistici, con piani per triplicarne il numero entro il prossimo anno. Tale scenario rappresenterebbe, secondo Israele, “una minaccia esistenziale”. Netanyahu ha dichiarato che Teheran ha già accumulato abbastanza uranio arricchito per nove ordigni nucleari e che possiede vettori in grado di raggiungere qualsiasi punto del territorio israeliano.

Le denunce dell’AIEA all’Iran

L’attacco israeliano è arrivato poco dopo che l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) aveva espresso preoccupazione per i progressi dell’Iran nel processo di arricchimento dell’uranio. La stessa agenzia ha approvato, nei giorni immediatamente precedenti al blitz, una risoluzione di condanna contro Teheran per “mancata conformità” agli obblighi previsti dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP).

Secondo il rapporto AIEA pubblicato a maggio 2025, l’Iran possiede una scorta di 9.247,6 kg di uranio arricchito, pari a circa 45 volte il limite consentito dall’accordo JCPOA del 2015. Di questa quantità, 408,6 kg sono arricchiti al 60%, una percentuale molto vicina al 90% richiesto per impieghi militari.

Il programma nucleare dell’Iran

L’Iran continua a sostenere che il suo programma nucleare ha scopi esclusivamente civili. Tuttavia, dal 2018 — anno del ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal JCPOA — Teheran ha aumentato progressivamente le attività di arricchimento. Il superamento delle soglie fissate dall’accordo ha riacceso i timori di un passaggio da un programma civile a uno militare.

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Secondo le autorità iraniane, l’arricchimento dell’uranio rappresenta un diritto sovrano non negoziabile. Dall’altra parte, Israele, gli Stati Uniti e diversi Paesi occidentali vedono nelle attività iraniane un chiaro tentativo di avvicinarsi alla capacità di costruire un’arma atomica.

I principali siti del programma nucleare dell’Iran

Natanz

Situato nel centro del Paese, è l’impianto più noto del programma nucleare iraniano. Composto da strutture sia sotterranee che di superficie, ospita oltre 10.000 centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Già colpito da un sabotaggio nel 2021, attribuito ai servizi segreti israeliani, il sito è stato uno degli obiettivi principali dell’attacco del 13 giugno. Netanyahu ha parlato di un’operazione che ha centrato «il cuore del programma di arricchimento nucleare».

Fordow

Costruito clandestinamente e rivelato all’AIEA nel 2009, Fordow si trova in un’area montuosa tra Teheran e Qom, nei pressi di una base militare. È considerato un sito strategico per l’arricchimento dell’uranio ad alto tasso, con la capacità di ospitare 3.000 centrifughe. Nel 2023, l’AIEA ha rilevato particelle di uranio arricchito all’83,7%. L’Iran ha spiegato il rilevamento come il risultato di «fluttuazioni involontarie» nel processo.

Isfahan

Lo stabilimento di conversione dell’uranio di Isfahan è operativo dal 2004 e trasforma il yellowcake (uranio concentrato) in esafluoruro di uranio (UF6), impiegato nelle centrifughe. A Isfahan è anche attivo un laboratorio per la produzione di combustibile a basso arricchimento e, dal 2024, sono iniziati i lavori per la costruzione di un nuovo reattore di ricerca.

Arak / Khondab

Il reattore ad acqua pesante di Arak (ora denominato Khondab) era originariamente destinato a produrre plutonio, ma è stato riconfigurato dopo l’accordo di Vienna del 2015. Il cuore del reattore è stato rimosso e reso inutilizzabile. Secondo l’Iran, il nuovo impianto dovrebbe entrare in funzione nel 2026. Il sito include anche uno stabilimento per la produzione di acqua pesante.

Teheran

Il centro di ricerca nucleare della capitale iraniana ospita un reattore fornito dagli Stati Uniti nel 1967, utilizzato principalmente per la produzione di isotopi a scopo medico.

Le centrali nucleari operative e in costruzione in Iran

Bouchehr

Costruita con assistenza russa, è entrata in funzione nel 2011 ed è collegata alla rete elettrica dal 2012. È l’unica centrale nucleare iraniana attualmente operativa.

Darkhovin

Situata nel sud-ovest del Paese, la centrale da 300 megawatt è in costruzione dal 2022. Si tratta del primo impianto progettato interamente in Iran.

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Sirik

Nel 2024 sono iniziati i lavori per la costruzione di un grande complesso nucleare a Sirik, sullo stretto di Hormuz. L’impianto prevede la realizzazione di quattro reattori per una capacità totale di 5.000 megawatt.

I negoziati con tra l’Iran e gli Stati Uniti

L’attacco israeliano ha avuto luogo in un contesto diplomatico delicato. Proprio in quei giorni, era previsto un nuovo ciclo di negoziati indiretti tra Iran e Stati Uniti in Oman, con l’obiettivo di rilanciare il dialogo sul nucleare. Tuttavia, l’AIEA ha denunciato la mancanza di collaborazione da parte iraniana, sottolineando che Teheran ha interrotto le ispezioni e rimosso telecamere e sigilli dalle installazioni sensibili.

L’Iran insiste sul fatto che l’arricchimento dell’uranio non è oggetto di negoziazione. Gli Stati Uniti, invece, lo considerano una linea rossa, ritenendo che il programma attuale offra a Teheran una capacità tecnica ormai prossima alla soglia militare.

Le possibili conseguenze degli attacchi israeliani in Iran

L’attacco israeliano del 13 giugno 2025 rappresenta un punto di svolta nella lunga e complessa crisi nucleare iraniana. Per Israele, l’azione militare è stata necessaria per rallentare — se non interrompere — il percorso verso la bomba atomica di Teheran. Per l’Iran, si è trattato di un’aggressione che mette a rischio la propria sovranità e il diritto a sviluppare energia nucleare per scopi civili. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere se la crisi potrà evolvere in un nuovo ciclo negoziale o se si avvicina a una fase di escalation ancora più pericolosa per la regione e il mondo.





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