Il Consorzio Friuli Energia (CFE), nato nel 2000 sotto l’egida di Confindustria Udine, ha celebrato oggi, venerdì 13 giugno, un importante traguardo: venticinque anni al fianco delle aziende, con soluzioni concrete per ottimizzare costi energetici e affrontare un mercato in continua evoluzione.
Dalla consulenza contrattuale alla fornitura di energia elettrica e gas attraverso le convenzioni di gruppo fino al monitoraggio dei mercati, il Consorzio si è confermato in questo quarto di secolo un partner strategico per la crescita sostenibile del territorio friulano.
L’evento celebrativo tenutosi questa mattina a palazzo Torriani, sede di Confindustria Udine, ha offerto quindi l’occasione per fare il punto sul percorso compiuto e rilanciare lo sguardo verso le nuove sfide dell’energia e dell’innovazione. L’incontro è stato aperto dai saluti istituzionali di Marco Bruseschi, presidente del Consorzio Friuli Energia, Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine, Sergio Emidio Bini, assessore regionale alle Attività Produttive e (in videomessaggio) Vannia Gava, viceministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica.
Nel ringraziare i presenti “per aver voluto condividere oggi con me e con tutto il Consiglio il 25° anno di fondazione del CFE”, Marco Bruseschi ha rimarcato come il “tema energia sia molto complesso, con la criticità dei suoi prezzi e delle sue varianti tecnologiche, e vada legato ad argomenti di fondo che in Italia, ma anche in Europa sono attualmente in discussione”. Bruseschi, a tale riguardo, ha ricordato come, “dopo le elezioni del nuovo Parlamento europeo e il lavoro egregio del nostro ex presidente Mario Draghi, che richiamava un mercato unico e un’indagine indipendente sul funzionamento dei mercati energetici, il 26 febbraio scorso Ursula von der Leyen, sollecitata da tutte le nazioni europee a cambiare verso una politica pratica e meno ideologica, ha lanciato il Clean Industrial Deal per dare una risposta ai troppi ostacoli che frenano le aziende europee: dagli alti prezzi dell’energia agli eccessivi oneri normativi. Assieme a questo, è stato presentato anche l’Affordable Energy Plan, per garantire prezzi dell’energia accessibili sia alle aziende ad alta intensità energetica che alle applicazioni delle tecnologie pulite”.
“Le aziende elettrivore – ha ribadito il presidente del CFE – necessitano di un sostegno urgente per decarbonizzare ed elettrificare, dovendo far fronte a costi elevati, concorrenza globale sleale e normative complesse. L’auspicio è che già quest’anno si possa vedere qualche cambiamento oltre ai primi interventi finanziari già introdotti, come i 100 miliardi di euro già annunciati dall’Unione Europea per sviluppare l’industria pulita e l’energia rinnovabile”.
Il presidente Pozzo ha aperto il suo intervento elogiando il “lavoro egregio” in questi 25 anni del Consorzio, “una visione lungimirante, grazie all’azione dei presidenti, Giuseppe Morandini, prima, e Marco Bruseschi, poi, veri fulcri del progetto, che ha portato stabilità nel settore energetico e ingenti risparmi di costi per i consorziati”.
“I costi dell’energia – ha poi sottolineato Luigino Pozzo – rappresentano una questione cruciale per il presente e il futuro della nostra economia. Il motore di sviluppo delle nostre imprese rischia di rallentare, se non di fermarsi, di fronte a un’impennata dei prezzi che erode margini e capacità di investimento. I numeri parlano chiaro: nel 2024, con 108 €/MWh, l’Italia registra valori ben superiori a Francia (58 €/MWh), Spagna (63 €/MWh) e Germania (78 €/MWh) e la differenza di prezzo tra l’Italia e gli Altri Paesi è in crescita rispetto ai dati dell’anno precedente. L’elettricità costa ancora troppo, a causa della forte dipendenza dal gas naturale, che incide per oltre il 40% sul mix energetico nazionale. Ciò comporta costi aggiuntivi fino a milioni di euro annui per le grandi imprese energivore, con pesanti ricadute su competitività, occupazione e rischio di tenuta delle filiere”.
I relatori
Pozzo ha quindi elencato i problemi – la dipendenza dell’Italia dalle importazioni di gas naturale, un mix energetico sbilanciato verso la molecola gas, gli oneri di sistema, le tassazioni elevate e la burocrazia –, ma anche le possibili soluzioni. “Serve – ha ribadito il presidente di Confindustria Udine – un intervento strutturale e urgente: diversificare le fonti, semplificare le autorizzazioni per nuovi impianti e infrastrutture, sostenere le imprese con meccanismi come l’Energy e la Gas Release, rafforzare il Piano Transizione 5.0, costruire un mercato energetico europeo equo, incentivare la ricerca su nuove tecnologie, accedere ed investire nel nucleare di quarta e quinta generazione”.
“L’industria italiana non chiede assistenza – ha concluso Pozzo -, ma condizioni per competere ad armi pari. Serve un patto europeo per l’energia, che metta al centro l’interesse comune dell’economia comunitaria”.
Da parte sua, l’assessore Bini (sue dichiarazioni via Agenzia Regione Cronache) ha consegnato al presidente Bruseschi una targa della Regione quale riconoscimento dell’attività svolta in questi 25 anni dal CFE a beneficio delle imprese e del territorio.
Anche il viceministro Gava si è complimentato con il Consorzio per aver tagliato “un traguardo così importante, a testimonianza della visione e capacità di questo territorio di fare dell’energia una leva di sviluppo, di innovazione e di sostenibilità”. “Celebriamo questo anniversario – ha aggiunto Gava – in una fase cruciale per l’Europa e per l’Italia. Il Clean Industrial Deal rappresenta bene questo momento di passaggio. Si tratta di un nuovo approccio che punta a integrare decarbonizzazione e competitività industriale, valorizzando anche quelli che sono i modelli cooperativi e consortili, come il Consorzio Friuli Energia, che possono così diventare riferimento per la costruzione di filiere energetiche più pulite e resilienti. Il recente blackout in Spagna ci ha ricordato quanto sia fondamentale garantire la sicurezza dei sistemi energetici. Non ci può essere transizione senza infrastrutture solide, né uno sviluppo industriale senza reti affidabili e un mix energetico equilibrato”.
Il viceministro ha riassunto poi l’impegno del Governo lungo tre direttrici chiare: rafforzamento della rete energetica, accelerazione sulle rinnovabili e costruzione di un’autonomia energetica sostenibile e aperta alle nuove tecnologie per decarbonizzare, incluso il nucleare, con i Consorzi che possono recitare un ruolo da protagonisti. Il CFE – ha concluso – va in questa direzione ed è un esempio concreto di come l’aggregazione tra imprese possa generare un valore condiviso in grado di affrontare con successo le sfide della transizione”.
A seguire, una tavola rotonda sul tema “Il ruolo dei consorzi nel nuovo paradigma dei mercati dell’energia, obiettivi ambientali 2050 e Clean Industrial Deal”, moderata dalla giornalista Maura Delle Case. A prendervi parte sono stati Massimo Beccarello, professore associato di Economia applicata dell’Università di Milano, e Daniele Bianchi, presidente nazionale del Coordinamento Consorzi Energia. Al centro della discussione il ruolo strategico dei Consorzi, le criticità del contesto attuale e la necessità di una visione più ampia e concreta sul futuro industriale del Paese.
Beccarello ha proposto una riflessione sul ruolo dei Consorzi come motore di innovazione, che hanno anticipato il concetto di prosumer, ovvero di consumatore consapevole e attivo. La loro funzione, oggi più che mai, non si esaurisce nella sola leva aggregativa sul prezzo dell’energia, ma si estende a una preziosa opera quotidiana di riduzione delle asimmetrie informative e di supporto alla comprensione dei meccanismi di mercato.
L’analisi si è poi concentrata sull’inadeguatezza dell’attuale approccio nazionale al Clean Industrial Act. Mentre Francia e Germania stanno già delineando strategie chiare per sostenere la competitività industriale, l’Italia infatti appare ancora priva di una proposta concreta nei documenti in discussione. A tal riguardo, Beccarello ha evidenziato come sia fondamentale inserirsi attivamente nel processo di ridefinizione delle regole europee, anche attraverso strumenti come l’Affordable Energy Act, per garantire al tessuto produttivo nazionale le condizioni necessarie a competere e crescere in un mercato che cambia.
Particolare attenzione è stata rivolta anche al legame tra politica industriale e funzionamento del mercato: la sfida non può ridursi al solo contenimento dei costi energetici, ma deve estendersi alla creazione di un sistema che premi la produzione di beni decarbonizzati. Se il mercato non riconosce e valorizza i prodotti green, molte imprese — pur disponibili a investire in sostenibilità — si troveranno nell’impossibilità di chiudere il cerchio virtuoso della transizione. Il rischio è che la politica industriale, pur percepita come urgente, rimanga priva di contenuti concreti e strumenti operativi.
A completare il quadro, l’approfondimento tecnico affidato a Bianchi, che si è concentrato sulle distorsioni del mercato unico dell’energia e sulle evidenti differenze di prezzo tra i Paesi membri, a ulteriore conferma dell’urgenza di una risposta coordinata e strategica. Entrambi gli interventi hanno inteso stimolare una presa di posizione chiara da parte dell’Italia, finora assente nel dibattito europeo. Ma il Clean Industrial Act rappresenta una cornice aperta, che può ancora essere modellata: è dunque fondamentale avanzare proposte coerenti, capaci di trasformare anche a livello nazionale le opportunità offerte dalle nuove politiche europee.
La cerimonia si è conclusa con il ricordo della fondazione del Consorzio Friuli Energia e la consegna dei premi ai soci fondatori. Sono state premiate le aziende presenti nel Consorzio fin dalla costituzione del 2000: ovvero, AMB, Calligaris, Acquedotto Poiana, Cromo Friuli, Danieli & C, Modine Manufacturing Company, F.A.R. Fonderie Acciaierie Roiale, Giuliane, I.F.A.P., Lombardo, Mangiarotti, Dynamic Technologies, Rif, Stark e Tonutti Tecniche Grafiche.
A seguire sono state consegnate le pergamene a quattro persone che hanno rappresentato, in questi anni, un punto di riferimento per il CFE: i fondatori, Giuseppe Morandini, past president, e Giordano Rinaldi, ex componente del Consiglio direttivo, Ezio Lugnani, ex direttore di Confindustria Udine che partecipò alla fondazione, e Ruggero Baggio, commercialista del CFE dal 2000. Pergamene sono state poi consegnate anche ai componenti del Cda attuale del CFE: e cioè, ai consiglieri Stefano Tapparelli (KEMIRA ITALY), Paolo Cescutti (AMB), Alessandro Mattiussi (Gruppo Fantoni) e Roberto Plati (Gruppo Modine), al vicepresidente Roberto Menegon (Stark) e, infine, al presidente Marco Bruseschi (COSEF).
Il pubblico
Foto anteprima: Marco Bruseschi (COSEF), Sergio Emidio Bini, assessore regionale alle Attività Produttive, Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine, durante la consegna della targa Regione
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