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Isopensione, come andare in pensione anticipata

L’isopensione (o esodo dei lavoratori anziati) è una misura pensata per accompagnare i lavoratori del settore privato verso la pensione, che può essere richiesta dalle imprese dopo averla concordata con i sindacati, e che consente ai lavoratori di lasciare anticipatamente il lavoro, senza tuttavia interrompere il versamento dei contributi. Si tratta, in sostanza, di un “ponte” economico, garantito dal datore di lavoro, che copre il periodo che separa il lavoratore dall’età pensionabile.

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L’obiettivo? Favorire il ricambio generazionale o affrontare gli esuberi aziendali in modo meno traumatico, evitando licenziamenti.

Introdotta dalla cosiddetta Legge Fornero (Legge 92/2012), l’isopensione è una misura a cui si può accedere solo a determinate condizioni, ma rappresenta oggi uno degli strumenti più rilevanti tra gli scivoli pensionistici previsti dall’ordinamento italiano.

In particolare, l’isopensione permette di anticipare il momento in cui si va in pensione fino a un massimo di quattro anni, periodo che è stato temporaneamente esteso a sette anni per gli accessi alla misura tra il 1° gennaio 2018 ed entro il 31 dicembre 2026.

A partire dal 1° gennaio 2027, infatti, salvo modifiche future l’anticipo massimo possibile tornerà a essere di quattro anni, come previsto inizialmente dalla normativa.

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Come funziona lo scivolo pensionistico

L’isopensione è uno scivolo pensionistico che si rivolge esclusivamente ai lavoratori subordinati del settore privato e può essere usato soltanto da imprese che occupano mediamente più di 15 dipendenti. Non si tratta, quindi, di una possibilità aperta a tutti, né di una scelta individuale, ma di un processo che coinvolge attivamente l’azienda, i sindacati e l’Inps.

Infatti, a richiedere l’accesso all’isopensione non sono i singoli lavoratori, ma le imprese, che devono concludere un accordo con le rappresentanze sindacali (c.d. accordo di esodo). Questo accordo deve poi ottenere il via libera dell’INPS, che verifica il rispetto delle condizioni previste dalla normativa.

A questo punto l’azienda presenta all’INPS le domande individuali di accesso alla prestazione e i lavoratori coinvolti possono aderire su base volontaria.

Isopensione, chi la paga

Una volta completato l’iter autorizzativo, a farsi carico del costo del trattamento economico e contributivo è l’azienda. In pratica, l’azienda versa all’INPS:

1. la prestazione di esodo, cioè l’assegno di isopensione al lavoratore, il cui importo è pari a quello che spetterebbe all’età pensionabile in base alle norme vigenti, esclusa la parte di contributi che resta ancora da versare all’Inps per gli anni che ancora mancano per giungere alla pensione vera e propria;

2. i contributi previdenziali fino al raggiungimento dell’età pensionabile effettiva.

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Tutela per i lavoratori e responsabilità dell’azienda

Il sistema dell’isopensione prevede una serie di tutele precise per i lavoratori che vi aderiscono. Prima fra tutte, l’erogazione dell’assegno avviene tramite l’INPS, anche se a finanziarlo è il datore di lavoro. Questo garantisce una maggiore affidabilità nella ricezione dei pagamenti.

Inoltre, gli importi dovuti dal datore di lavoro (assegno di esodo e contributi) sono garantiti da fideiussione bancaria. Pertanto, qualora l’azienda non dovesse versare le quote dell’isopensione, l’INPS si rivolgerà al garante per recuperare gli importi. Se il mancato versamento dovesse protrarsi per più di 180 giornil’INPS può richiedere l’intero importo della garanzia prestata e usarlo per pagare al lavoratore quanto dovuto. Tuttavia, se anche il garante è inadempiente e non paga la fideiussione, l’INPS blocca tutti i pagamenti, sia relativi all’isopensione che alla contribuzione figurativa correlata.

Un altro elemento importante riguarda la libertà lavorativa del soggetto che beneficia della misura. La circolare INPS n. 119 del 2013 ha chiarito che non esiste alcun vincolo in tal senso: chi percepisce l’isopensione può intraprendere una nuova attività lavorativa, senza che questo comporti penalizzazioni sull’assegno ricevuto. Si può dunque avviare una partita IVA, accettare incarichi come dipendente o svolgere prestazioni occasionali, mantenendo il pieno diritto all’indennità mensile.

Caratteristiche economiche dell’assegno

L’assegno mensile erogato dall’INPS durante il periodo di isopensione ha un importo fisso, che non subisce variazioni nel tempo. Non essendo soggetto ad adeguamenti Istat, rimane invariato anche in caso di rivalutazioni generali delle pensioni, fino al termine del periodo di esodo.

Inoltre, all’isopensione non si applicano i trattamenti di famiglia, quindi l’importo non può essere incrementato per carichi familiari.

L’indennità viene corrisposta per tredici mensilità all’anno, seguendo il calendario di pagamento delle pensioni ordinarie.

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Sul piano fiscale, l’assegno di esodo è assoggettato alla tassazione ordinaria prevista per i redditi da pensione, applicata direttamente dall’INPS e visibile ogni mese nel cedolino pensione consultabile online dal lavoratore.

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Dal trattamento di esodo alla pensione ordinaria

Una volta giunti all’età pensionabile prevista dalla normativa vigente, il lavoratore cessa di percepire l’assegno di isopensione e passa alla pensione ordinaria.

A questo punto, i contributi versati dall’azienda durante il periodo di isopensione, insieme a eventuali contributi maturati tramite altri lavori svolti nel frattempo, verranno conteggiati per il calcolo della pensione definitiva.

Un aspetto da non trascurare è che l’importo dell’assegno di isopensione non coincide perfettamente con quello della futura pensione: è spesso leggermente inferiore, perché calcolato sulla base della situazione contributiva al momento dell’uscita dal lavoro.

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Va infine ricordato che l’assegno di isopensione non è reversibile: in caso di decesso del beneficiario prima del passaggio alla pensione vera e propria, i superstiti non avranno diritto a ricevere alcuna prestazione.

Uno strumento per aziende in trasformazione

L’isopensione, oltre a rappresentare un’opportunità per i lavoratori, è anche un valido strumento per le imprese che affrontano processi di ristrutturazione, fusione o trasformazione tecnologica. In questi contesti, può infatti agevolare la riduzione graduale dell’organico, con un approccio negoziale e socialmente sostenibile.

Non va dimenticato che questo scivolo pensionistico consente alle aziende di abbassare l’età media della forza lavoro, senza provocare rotture traumatiche, incentivando il passaggio di competenze tra generazioni. L’impresa può pianificare uscite mirate, magari nei ruoli più anziani o soggetti a maggiori trasformazioni digitali, e al tempo stesso programmare nuove assunzioni, anche con contratti agevolati.

In conclusione, l’isopensione è sì uno strumento di flessibilità in uscita, ma anche una leva strategica per governare il cambiamento nelle organizzazioni. E se ben gestita, può trasformarsi in un’opportunità condivisa: per chi entra nel mondo del lavoro e per chi, con dignità e sicurezza, se lo lascia alle spalle.



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