Un contributo per ridurre il problema dei rifiuti in plastica abbandonati e un incentivo al riciclo di qualità. Il report Il deposito cauzionale, questo sconosciuto, realizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e dalla campagna “A buon rendere – molto più di un vuoto” e presentato nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025 spiega i vantaggi ambientali ed economici dell’adozione di un sistema di deposito su cauzione (Deposit return system in inglese).
“Il DRS, oltre a essere coerente con gli obiettivi delle legislazioni europee sui rifiuti previste anche dal nuovo Regolamento UE sugli Imballaggi ed i rifiuti da imballaggio, può rappresentare un’importante leva per il raggiungimento di diversi Obiettivi di sviluppo sostenibile. Insieme ai benefici ambientali, i sistemi di deposito cauzionale hanno dimostrato di poter ridurre i costi di gestione dei rifiuti a carico delle comunità e di stimolare la crescita occupazionale, creando nuovi posti di lavoro nella gestione, raccolta e trattamento dei materiali” ha affermato Enrico Giovannini, Direttore scientifico dell’ASviS.
Come funziona il deposito su cauzione e perché fa bene al riciclo
Il sistema di deposito cauzionale prevede di pagare una piccola somma (nei Paesi europei si aggira tra i 10 e i 25 centesimi di euro) che viene restituita quando il consumatore riporta il contenitore vuoto presso un punto di raccolta. Gli imballaggi vengono quindi prelevati e inviati presso un centro di smistamento per essere successivamente riciclati e trasformati in materia prima seconda.
Un meccanismo che “non solo incoraggia la raccolta differenziata e il riciclo, ma garantisce anche un’effettiva economia circolare che ‘chiude il cerchio’ con un riciclo di elevata qualità, da ‘bottiglia a bottiglia’ e da ‘lattina a lattina’” si legge nel documento. Raccogliere gli imballaggi in questo modo consente di tenere in vita i materiali più a lungo possibile, riciclandoli, e col più alto valore possibile, perché non mescola gli imballaggi più preziosi, quelli realizzati per entrare a contatto con gli alimenti, con altri contenitori che ne abbasserebbero le performance e il valore. Consentendo così di ricavare dalle bottiglie in plastica e dalla lattine materia prima seconda per produrre altre bottiglie e altre lattine: quello che si chiama riciclo closed loop, il riciclo più virtuoso proprio perché non abbassa qualità e valore dei materiali. Come ricorda il report, infatti, il Regolamento imballaggi “afferma che è stato dimostrato che sistemi di deposito cauzionale e restituzione ben funzionanti garantiscono un tasso di raccolta molto elevato e un riciclaggio di alta qualità, in particolare per le bottiglie e le lattine per bevande”.
Non a caso organizzazioni del settore del beverage come Natural Mineral Waters Europe (NMWE), UNESDA Soft Drinks Europe e European Fruit Juice Association “hanno manifestato sostegno ai sistemi cauzionali, chiedendo alla Commissione europea di riconoscerne il ruolo chiave nel facilitare la transizione verso un’economia circolare”. Secondo ASviS e A buon rendere, dunque, il sistema di deposito cauzionale è “la via obbligata” qualora l’industria delle bevande voglia raggiungere gli obiettivi di materia prima riciclata nei nuovi imballaggi indicati dal legislatore europeo.
Leggi anche: Economia circolare, CEN-ENEA: Italia mantiene il primato, ma pesa l’import dei materiali
Contrasto del littering
Riduzione dell’abbandono dei rifiuti, abbiamo detto. “Nelle regioni europee in cui questo sistema è attivo – spiegano ASviS e A buon rendere – il fenomeno dell’abbandono nell’ambiente (littering) dei contenitori per bevande è inferiore del 66% rispetto ad altre aree europee”. Una riduzione che fa bene all’ambiente e alle nostre tasche: “Questo sistema permette alle amministrazioni locali di risparmiare, diminuendo i costi legati alla pulizia e alla gestione dei rifiuti: in Europa il costo totale della bonifica dei rifiuti sulla sola terraferma è stimato tra i 10 e i 13 miliardi di euro all’anno”.
Attualmente sono attivi globalmente 57 sistemi di deposito cauzionale, che coinvolgono 357 milioni di persone. Il report spiega che l’Europa rappresenta “una forza trainante di questa tendenza”: tra i primi Paesi a introdurre una forma di deposito ci sono la Svezia (1984), la Finlandia (1996) e la Norvegia (1999); più recentemente il sistema è stato adottato dalla Romania (2023), dall’Ungheria e dall’Irlanda (2024).
I risultati raggiunti sono notevoli: “La Germania (2003) ha il più grande sistema di deposito al mondo, con oltre 130mila punti di raccolta (uno ogni 640 abitanti) e un tasso di restituzione stimato (quante bottiglie o lattine vengono rese sul totale di quelle messe in commercio) al 98%. Perché allora non adottarlo anche in Italia?”
“Mentre un numero crescente di Paesi hanno adottato il deposito cauzionale, o hanno già ufficialmente definito il calendario di una sua prossima introduzione, fino a qualche tempo fa in Italia il dibattito in merito pareva ancora inesistente o confuso – ha detto Enzo Favoino, coordinamento scientifico della campagna A buon rendere -: una clamorosa contraddizione non solo con i risultati che il DRS ha mostrato di potere conseguire in termini di circolarità delle risorse, di diminuzione drastica del littering, di riduzione dei costi conseguenti, ma anche con gli obiettivi legalmente vincolanti fissati nella Direttiva sulle Plastiche Monouso, peraltro già recepita nell’ordinamento nazionale, e poi confermati e consolidati nel Regolamento UE sugli Imballaggi ed i Rifiuti da Imballaggio (PPWR)”. Continua Favoino: “Fortunatamente, la nostra campagna, grazie al supporto di tutte le maggiori ONG ambientaliste, di quelle attente al consumo responsabile ed ai diritti dei consumatori, e di un numero crescente di amministrazioni locali, pare avere smosso le acque, generando discussioni ed iniziative in merito, anche in ambito parlamentare”.
Leggi anche lo speciale AI e circolarità
“Perché non adottarlo anche in Italia?”
Se “l’Italia si conferma tra i primi in Europa in termini di circolarità”, come ha raccontato di recente il Rapporto 2025 sull’economia circolare di Circular Economy Network ed ENEA, ASviS e A buon rendere sottolineano che “un sistema di deposito cauzionale potrebbe consolidare il ruolo dell’Italia come modello europeo nell’economia circolare e accelerare il raggiungimento degli obiettivi europei”.
“L’Italia ha buoni indicatori sull’economia circolare, ma il nuovo regolamento europeo ci chiede di fare di più, riducendo drasticamente i rifiuti. Il nostro documento dimostra che possiamo integrare nuove buone pratiche e valorizzare i comportamenti dei consumatori, generando vantaggi economici e ambientali” ha aggiunto Giovannini.
E la messa in campo di un DRS non troverebbe resistenze: “La popolazione italiana è pronta per questo cambiamento: secondo un sondaggio commissionato dalla campagna A buon rendere – molto più di un vuoto nel 2022, l’83% degli italiani si augura una prossima introduzione di un sistema di deposito cauzionale anche nel nostro Paese”.
I vantaggi non riguarderebbero solo la gestione dei rifiuti. “L’Europa importa il 60% di materie prime da altri continenti: un dato che ha ispirato la creazione dell’Agenda Ue sull’economia circolare. Ogni anno l’Italia non avvia a riciclo otto miliardi di contenitori di bevande. Il 92% di queste bottiglie non viene poi ritrasformato in bottiglie. L’introduzione del Drs in Italia avrebbe un impatto immediato su diversi fronti: permetterebbe di ridurre significativamente la dispersione dei rifiuti plastici, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi europei e garantendo una maggiore disponibilità di risorse. Ciò significa anche meno dipendenza dalle importazioni e più competitività per l’industria“, sottolinea Favoino
Leggi anche: Urge un mercato unico europeo per i materiali recuperati dai rifiuti
© Riproduzione riservata
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link