Le sperimentazioni di imballaggi ricaricabili per la vendita sfusa condotte nei supermercati del Regno Unito da Aldi e Ocado e promosse dalla Refill Coalition guidata da GoUnpackaged hanno raggiunto tassi di ricarica in negozio fino al 57%, mentre l’86% dei contenitori è stato restituito anche in assenza dell’incentivo della cauzione, con performance ambientali superiori agli imballaggi monouso già dopo soli due cicli di riutilizzo.
Secondo i risultati, la percentuale di prodotti venduti tramite modalità “refill” è stata in media del 30%, con picchi del 57%. I prodotti riutilizzabili venduti online hanno toccato un massimo del 43% della quota di vendite settimanali, con una media del 16%. La soddisfazione dei consumatori è risultata elevata: il 97% ha giudicato il sistema di ricarica igienico e l’89% lo ha trovato facile da usare.
Sono questi i dati diffusi nel corso del webinar “The Refill Coalition trials. Key Learnings from Industry” a cui ha partecipato EconomiaCircolare.com. Refill Coalition è un’iniziativa che mira a ridurre i rifiuti di plastica monouso offrendo ai consumatori la possibilità di riempire i propri contenitori riutilizzabili con prodotti alimentari e per la casa. Vi fanno parte catene di supermercati come Aldi UK, rivenditori online come Ocado Retail, e aziende di imballaggi come Chep e GoUnpackaged.
Nel corso del webinar, oltre a presentare i dati delle sperimentazioni, i relatori – Luke Emery di Aldi, Laura Fernandez di Ocado, Michael Archer dei Chep, Simon Hann di Eunomia Resarch & Consulting, Catherine Conway e Ron Spencer di GoUnpackaged – hanno discusso delle opportunità, delle sfide e degli ostacoli dei modelli alternativi che si basano sulla vendita dei prodotti sfusi.
“Siamo estremamente orgogliosi – è stato il commento della Refill Coalition – del nostro lavoro collettivo per progettare e lanciare questi nuovi sistemi di ricarica e riutilizzo, che rappresentano una parte fondamentale della soluzione per affrontare la crisi della plastica monouso. La sperimentazione dimostra l’efficienza operativa, i chiari vantaggi ambientali e la scalabilità delle soluzioni, che rappresentano passi fondamentali verso la trasformazione del settore”, afferma la Refill Coalition.
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I test di vendita sfusa nei supermercati inglesi
Il progetto Refill Coalition ha sperimentato due nuove soluzioni standardizzate per la catena di approvvigionamento per la ricarica in negozio e per i prodotti restituibili online. L’obiettivo del progetto era dimostrare che i sistemi di ricarica e riutilizzo sono validi e scalabili su diverse categorie di prodotto e formati di vendita al dettaglio, se supportati da una catena di approvvigionamento efficiente, e che esiste una sufficiente domanda da parte dei consumatori per la ricarica e il riutilizzo: “Non possiamo continuare a trattare il refill come una sperimentazione marginale. Deve essere integrato nel cuore della strategia aziendale se vogliamo che abbia successo su larga scala”, ha commentato Catherine Conway di GoUnpackaged.
“Il refill in negozio non è una novità”, ha esordito Ron Spencer, direttore di GoUnpackaged. “La novità è che, invece di avere tutti i contenitori che vengono riempiti e gestiti manualmente in un punto vendita, riempiamo alla fonte della catena di approvvigionamento questi contenitori, successivamente sigillati e spostati come qualsiasi altro prodotto e facilissimi da installare in un negozio”. Ogni contenitore riutilizzabile sostituisce 24 confezioni monouso di riso da 500 grammi. “Questo rende il processo molto rapido ed efficiente per la vendita al dettaglio. Dopodiché vengono lavati e nuovamente riempiti”, conclude Spencer.
Le stazioni di ricarica in negozio sono state testate nei punti vendita Aldi di Solihull e Leamington Spa per un periodo di sedici mesi. “Rispetto ad altre soluzioni di refill in negozio, lo spreco è basso, a dimostrazione del fatto che il sistema è ben progettato e i prodotti sono ben prezzati, evitando sorprese alla cassa da parte dei clienti”, ha commentato Luke Emery, di Aldi UK: “La soluzione in negozio da Aldi è risultata semplice ed efficiente e il personale ha riferito che il rifornimento delle stazioni di ricarica era facile e veloce, come del resto il sistema di tara e pesatura”, ha concluso.
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Una soluzione valida anche per lo shopping online
Allo stesso modo, non esisteva una soluzione praticabile per i “consumer returnables” (resi per i consumatori) per il commercio al dettaglio online, ovvero un formato di imballaggio riutilizzabile, riempito dal fornitore, consegnato a casa del cliente, utilizzato e restituito vuoto. Pertanto, Ocado è diventata fin dall’inizio un membro chiave della Refill Coalition e si è impegnata a sviluppare un formato di imballaggio a rendere standard per il settore per le vendite online, di dimensioni adatte ai consumatori, che potesse essere utilizzato da più rivenditori.
Il “consumer returnables” online viene pre-riempito con il prodotto e spedito ai clienti, per poi essere restituito al corriere Ocado una volta vuoto. Successivamente sono lavati e riempiti nuovamente dai fornitori. Ogni contenitore sostituisce fino a 5 confezioni di plastica monouso (per una confezione di riso da 500 grammi) ed è progettato per essere utilizzato più di 60 volte.
Il 100% degli utenti Ocado ha dichiarato che gli imballaggi ricevuti erano puliti. I prodotti hanno ottenuto valutazioni costanti di 4.8 e 4.9 stelle, e il 96% dei consumatori ha affermato che riacquisterebbe l’imballaggio. La sperimentazione ha riguardato confezioni di riso basmati, pasta asciutta, detersivi e ammorbidenti. Ocado afferma che se ogni famiglia nel Regno Unito riutilizzasse anche solo un articolo a settimana, si potrebbero eliminare oltre 1,4 miliardi di imballaggi monouso all’anno.
“La standardizzazione è la chiave per rendere il sistema scalabile e, lavorando insieme, possiamo raggiungere risultati concreti a livello ambientale, commerciale e operativo. Ma non possiamo dimenticare i clienti – ha commentato Laura Fernandez di Ocado Retail –: anche il miglior sistema di riuso fallisce se l’esperienza d’acquisto non è semplice e immediata. Per questo non abbiamo applicato alcun deposito: i clienti possono restituire i contenitori direttamente al corriere con l’ordine successivo. Non potevamo renderlo più facile”.
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L’analisi del ciclo di vita della sperimentazione della Refill Coalition
Secondo la Refill Coalition, i dati sulle vendite e sulle ricariche confermano “l’interesse concreto dei consumatori verso il riutilizzo come parte integrante della spesa abituale” e che esistono sistemi di riutilizzo scalabili e commercialmente sostenibili, pronti a entrare nel mercato, e invita perciò supermercati e rivenditori online a continuare a investire e collaborare per ridurre ulteriormente i costi di queste modalità di vendita: “Un approccio su scala industriale porterà a un sistema di riutilizzo che funziona per tutti gli attori della filiera e renderà più facile per i consumatori adottare il riutilizzo attraverso la spesa online”, ha commentato Rob Spencer.
Un’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Analysis) indipendente, commissionata alla società Eunomia Research & Consulting, ha confermato che i contenitori riutilizzabili offrono prestazioni ambientali migliori rispetto agli imballaggi monouso già dopo soli due cicli di riutilizzo, riducendo sia i rifiuti da imballaggio che l’impronta di carbonio, senza impatti negativi sulle operazioni. “Il sistema di refill funziona perché in sostanza sposta l’impatto ambientale dai materiali al consumo di energia, riuscendo però a trovare un equilibrio positivo”, è la conclusione di Simon Hann, di Eunomia Research & Consulting.
“Si riduce l’utilizzo di materiali – ha spiegato Hann nel dettaglio – perché si consumano meno risorse, e di conseguenza diminuiscono gli impatti legati all’estrazione di materie prime, ai processi produttivi e alle operazioni legate all’imballaggio. Allo stesso tempo, però, aumenta l’impatto energetico, soprattutto per il lavaggio e la gestione dei contenitori riutilizzabili. Tuttavia, è molto più semplice decarbonizzare la componente energetica del sistema, grazie all’uso di fonti rinnovabili, che ridurre l’impatto legato ai materiali, spesso provenienti dall’estero e difficili da tracciare. Per questo il refill rappresenta un’opportunità concreta di decarbonizzazione”, ha concluso il ricercatori di Eunomia Research & Consulting.
Quali ostacoli restano per la diffusione del Refill
Pur riconoscendo che tali sperimentazioni sono una prova dell‘efficienza operativa, dei benefici ambientali e della scalabilità” del sistema, la Refill Coalition cita la “scarsa adozione da parte di altri rivenditori” come motivo principale dell’impossibilità di estendere ulteriormente la soluzione nei punti vendita. Altri possibili miglioramenti citati dalla Refill Coalition sono tecnologici, come la necessità di una maggiore automazione del riempimento che renda più veloce il processo e l’utilizzo di un tag RFID integrato nei contenitori, che consenta di tracciarli e localizzarli in tempi rapidi. Oltre, naturalmente, una legislazione che incentivi il riuso e il sostegno da parte dei governi a queste soluzioni.
Paul Davidson, direttore della Smart Sustainable Plastic Packaging Challenge dell’UK Research and Innovation, ha descritto la Refill Coalition come “un progetto altamente ambizioso”, ma ha lamentato che “il momento è stato sfortunato, poiché la crisi del costo della vita ha comprensibilmente spinto i rivenditori a concentrarsi su altre priorità”. Tuttavia ritiene che il progetto “sia comunque riuscito a gettare solide basi per lo sviluppo futuro del riutilizzo e della ricarica, anche se un maggiore coinvolgimento da parte di rivenditori e consumatori avrebbe certamente giovato”.
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