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Rdc, assegno unico e permessi 104: nel 2024 scoperte frodi per 4 miliardi di euro


Sfiorano i 4 miliardi di euro, per la precisione 3 miliardi e 773 milioni di euro, l’importo delle frodi intercettate nel corso del 2024 dall’Inps. L’istituto, come riporta la Relazione annuale presentata oggi alla Camera dal presidente Gabriele Fava in cui si fotografa lo stato attuale della nostra previdenza, le dinamiche del lavoro e l’attività dell’Istituto soprattutto sul fronte della digitalizzazione, partendo dai cosiddetti «scenari di rischio», ovvero quei complessi insiemi di parametri che mirano a identificare casistiche di rischio non agevolmente individuabili tramite i soli controlli di tipo formale e a quantificarne l’impatto, sia in termini numerici che finanziari, ha effettuato una serie di controlli sia sul fronte delle misure per l’inclusione sociale sia nel campo delle prestazioni previdenziali verificando i requisiti previsti per l’accesso alla varie di misure di sostegno economico, spesso oggetto di autocertificazione.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Controlli aggiuntivi

Definite le varie casistiche, l’Inps in stretto contatto con le forse dell’ordine a partire dal Guardia di Finanza, ha quindi predisposto controlli aggiuntivi rispetto a quelli già assicurati dalle procedure gestionali, in modo da presidiare, in maniera continuativa, i processi lavorativi ritenuti più a rischio.

Nel corso del 2024, i controlli antifrode sono stati introdotti sulle nuove prestazioni di contrasto alla povertà come l’Assegno di Inclusione (Adi) ed il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl). «Questi controlli, svolti sia all’atto della presentazione della domanda che in occasione di ogni pagamento mensile, hanno permesso di intercettare, rispettivamente, 334.750 domande di Adi e 40.876 domande di Sfl prive di requisiti, evitandone l’erogazione indebita» segnala la Relazione annuale dell’Inps. Sull’Adi, inoltre, è stata svolta un’attività di verifica dell’effettivo stato di disabilità dichiarato per almeno uno dei componenti del nucleo familiare nelle Dichiarazioni sostitutive uniche (Dsu) presentate ai fini Isee impattando, in tal modo, sul diritto o sulla misura del beneficio. Tale controllo è stato svolto in modalità automatizzata, valorizzando il patrimonio informativo presente nelle banche dati dell’Istituto, relativamente all’invalidità civile e ai trattamenti pensionistici previdenziali correlati all’invalidità. Al termine delle verifiche è emersa la mancanza del requisito autodichiarato in 9.585 domande, che sono pertanto state revocate. Altri controlli hanno poi riguardato specificatamente le Dsu, quali presupposto per il rilascio dell’attestazione Isee, che come è noto costituisce sempre di più lo strumento principale per l’individuazione del cosiddetto stato di bisogno, requisito per l’erogazione delle prestazioni assistenziali-La prima attività ha mirato ad intercettare potenziali dichiarazioni mendaci riguardanti la situazione reddituale e patrimoniale del nucleo familiare, rese nelle Dsu per il rilascio di Isee corrente. In particolare, sono state valorizzate le informazioni relative ai trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari erogati dall’Istituto. La seconda attività si è concentrata ad intercettare l’irregolarità nelle Dsu presentate da nuclei monoparentali consistenti nell’omessa indicazione, nel nucleo familiare del dichiarante, della componente cosiddetta «attratta» o «aggiuntiva» (es. il genitore non convivente). Il risultato di questo insieme di controlli ha portato ad individuare importi indebiti per un totale di 3,671 miliardi di euro riferiti ad un totale di 674.474 posizioni. In dettaglio: 413.699 percettori del Reddito di cittadinanza, per un totale di 2,664 miliardi di importi indebiti; 50.684 percettori di Adi (377,7 milioni di importi indebiti) e 210.911 destinatari dell’Assegno unico di inclusione per un controvalore pari ad altri 670 milioni di euro.

Dichiarazioni aziendali

Nell’ambito delle attività di controllo collegate al soggetto contribuente, invece, l’attenzione si è focalizzata sull’abuso delle esternalizzazioni, «che -viene spiegato – sovente causano fenomeni distorsivi del mercato del lavoro e quindi possono risultare fortemente lesive dei diritti dei lavoratori». Grazie all’uso della piattaforma del Sistema di Business Intelligence per la legalità e la lotta agli abusi (SIBILLA), l’attività si è concentrata sulle imprese che, al fine di ridurre i costi del lavoro e dei connessi oneri sociali, evitano di assumere direttamente il personale dipendente di cui necessitano per lo svolgimento delle attività aziendali, richiedendone la somministrazione da parte di imprese terze (non legalmente autorizzate), in violazione della legge e a danno dei diritti dei lavoratori. «Si tratta di un’interposizione fittizia di manodopera che spesso avviene celando la fornitura di personale sotto la forma di un contratto diverso (es. appalto) – sottolinea l’Inps – incidendo negativamente sulla concorrenza fra imprese e ricorrendo a schemi elusivi degli obblighi fiscali e contributivi, che compromettono i diritti dei lavoratori, meno tutelati dal punto di vista della retribuzione e della relativa contribuzione, della sicurezza, dei diritti sindacali e della stabilità contrattuale, rispetto a quello che spetterebbe loro se fossero assunti direttamente dall’utilizzatore». In proposito, sono emersi circa 26 mila lavoratori potenzialmente coinvolti, loro malgrado, in fenomeni di interposizione fittizia di manodopera.

Prestazioni previdenziali

L’ulteriore ambito di interesse dell’attività antifrode svolta nel corso del 2024 dall’Inps ha riguardato le prestazioni di sostegno al reddito: sono state verificate14 tipologie di prestazioni, tra le quali la maternità, il congedo parentale, la Naspi, compresa la sua erogazione anticipata in un’unica soluzione, i permessi relativi alla legge 104 sull’assistenza agli invalidi ed i Bonus Covid-19. La prima parte delle attività ha portato ad individuare 102,5 milioni di euro di importi indebiti riferiti a circa 40 mila posizioni: 28.037 riguardavano la legge 104 per un controvalore di 31 milioni di euro, 5.590 l’anticipazione della Naspi (65 milioni di euro) e 5.979 il Bonus Covid per altri 4,6 milioni di contributi indebitamente richiesti.

Obiettivo equità

«L’attività svolta dall’Inps in questo ambito risponde ad una logica di continua ricerca delle difformità tra quanto dichiarato nelle istanze e le informazioni già nella disponibilità delle Pubbliche amministrazioni, nel presupposto che solo una uniforme, generalizzata e costante applicazione delle norme che governano il sistema di previdenza e di assistenza sociale possa, in ultima analisi, assicurare l’equità sociale che l’Istituto è chiamato a garantire» è scritto nella Relazione annuale, posto che «è di tutta evidenza, infatti, come un soggetto che beneficia di un sussidio a cui non ha diritto per legge, o che non rispetta gli obblighi contributivi cui è tenuto, alteri la fisiologica ed equa distribuzione delle risorse pubbliche stanziate per la spesa sociale».

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