Quest’anno le società quotate su Euronext Growth Milan (EGM) saranno 218, con una capitalizzazione di 8,8 miliardi di euro e una raccolta di circa 165 milioni di euro. Lo prevede l’Osservatorio ECM (Equity Capital Markets) Euronext Growth Milan, realizzato da IRTop Consulting e presentato oggi dalla ceo Anna Lambiase (in foto) presso Borsa Italiana.
UNA FOTOGRAFIA DI EURONEXT GROWTH MILAN
Secondo i dati di IRTop, dal 2008 a oggi sono avvenute: 331 quotazioni su EGM; 42 opa; 50 delisting e 6 fusioni. Inoltre, 29 società quotate su EGM hanno effettuato il translisting sui segmenti EXM (Euronext Milan) / Star, con una capitalizzazione più che raddoppiata. Il 79% delle società quotate su EGM ha un fatturato di meno di 50 milioni di euro. Grazie alle quotazioni su EGM, le società hanno raccolto 6,1 miliardi di euro dal 2009 a oggi con le quotazioni. Nel 2025 le quotazioni sono state sette.
Quelle avvenute nel periodo 2017-2025, hanno avuto mediamente: una capitalizzazione di 34 milioni di euro; un flottante del 25%; una raccolta di 8,2 milioni. A livello di settori, il più presente su EGM è la tecnologia (23%), mentre a livello geografico Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna sono le regioni più rappresentate.
Aumentano gli investitori istituzionali da 119 a 133, mentre quelli esteri sono in leggera salita da 89 a 92. I maggiori investitori istituzionali esteri provengono da Francia, Svizzera e Germania. I primi investitori istituzionali sono Algebris Investments, Bper Banca (tramite Arca Fondi sgr), First Capital, Banca Mediolanum e Azimut Holding.
Al 30 maggio 2025 c’erano 409 società quotate in Borsa, di cui 205 su EGM e il resto sul mercato principale. Ma EGM rappresenta solo l’1% del mercato in termini di capitalizzazione. Inoltre, le valutazioni delle società quotate in Borsa Italiana sono basse, in particolare quelle su EGM. “Quest’ultimo registra un P/E 2025 pari a 11,8x, a sconto del 43%, mentre le Small Cap del mercato regolamentato evidenziano un P/E 2025 pari a 12,6x, a sconto del 18%”, evidenzia Lambiase.
Le 147 società quotate su Egm hanno realizzato 339 acquisizioni, soprattutto di società italiane, volte a creare poli industriali. Ad esempio, Mare Group intende lanciare il polo dell’ingegneria digitale; Tecno (quotata in borsa da oggi) il polo europeo della sostenibilità e Patern il polo della progettazione di lusso.
IL NODO DELLA GOVERNANCE
Per quanto concerne la governance delle imprese quotate su EGM, secondo i dati di IRTop nei Cda nel 34% dei casi non sono presenti le donne. Nei collegi sindacali, nel 49% dei casi le donne sono assenti. In proposito Gianluigi Serafini, equity partner di Grimaldi Alliance, ha osservato che la maggioranza delle società quotate su Egm applica il regolamento sui consiglieri indipendenti nella misura minima, tenendone uno solo. Secondo Serafini, bisognerebbe anche verificare la qualità dei Cda, considerando anche la diversità in termini di età, cultura e formazione. “I Cda spesso sono luoghi burocratici che formalizzano decisioni già prese altrove con un verbale. Occorre sforzarsi affinché persone diverse creino valore per le aziende per cui fanno i consiglieri e bisognerebbe anche incrementare le loro remunerazioni. Le governance ad oggi sono ancora molto familiari. Le imprese devono capire che devono investire nella struttura di governance, perché senza quella non si crea valore nell’azienda”, ha esortato Serafini.
A suo avviso, l’assenza di un codice etico nella maggioranza delle aziende quotate su EGM è preoccupante perché l’impresa se non tramanda la sua cultura aziendale rischia di non sopravvivere e di finire in mano ai fondi o di andare incontro alle ristrutturazioni. “In tal senso, il Fnsi (Fondo nazionale strategico indiretto) è un metodo di politica industriale per il paese”, ha chiosato l’avvocato di Grimaldi Alliance.
IL NODO DELLA LIQUIDITA’ DI EGM
Nel periodo gennaio – maggio 2025 il controvalore medio giornaliero si attesta a 42 migliaia di euro (in diminuzione rispetto al dato medio del 2024, pari a 44 migliaia di euro), mentre i giorni con scambi sono pari al 72%, dato superiore alla media del 2024, pari al 69%. Nello stesso periodo il controvalore totale è stato di 729 milioni di euro (inferiore rispetto al dato 2024 dello stesso quadrimestre, pari a 1.067 milioni di euro).
Analizzando la distribuzione delle società per numero di equity research emerge che il 51% del mercato ha una sola copertura. Analizzando la distribuzione delle società per classi di flottante emerge che il 57% del mercato ha un flottante inferiore o uguale al 30%. Solo il 19% delle società ha un flottante superiore al 50%.
La distribuzione delle società per controvalore medio giornaliero da ipo mostra che il 64% del mercato scambia in media un valore pari o inferiore a 50 migliaia di euro, mentre il 23% scambia un valore compreso tra 50 migliaia di euro e 100 migliaia di euro. Le prime 3 società EGM per controvalore medio giornaliero (CMG) da ipo sono: Innovatec, che scambia 445 migliaia di euro; Sciuker Frames (401 migliaia di euro) e Redelfi (300 migliaia di euro).
IMPRESA | CMG DA IPO | CMG 2025 | CMG 2024 | CMG 2023 |
Innovatec | 445 | 170 | 267 | 433 |
Sciuker Frames | 401 | 50 | 115 | 278 |
Redelfi | 300 | 396 | 319 | 432 |
Expert.ai | 238 | 261 | 469 | 147 |
Solid World Group | 220 | 112 | 192 | 365 |
Haiki + | 190 | 190 | ||
Portobello | 189 | 39 | 123 | 226 |
Italian Wine Brands | 168 | 207 | 133 | 130 |
Neosperience | 161 | 28 | 122 | 162 |
Eles Semiconductor Equipment | 150 | 87 | 169 | 54 |
Fonte: Osservatorio ECM di IRTOP Consulting su dati Factset al 30/05/2025
Sul tema della liquidità, Davide Ferrazzi, docente a contratto di Corporate & Investment Banking presso l’Università Roma Tre, ha sottolineato che la riduzione degli scambi in borsa è presente in tutti i mercati europei. “Serve proseguire la politica di partnership pubblico-privato, prendendo spunto da altri mercati. Ad esempio, in UK il governo ha siglato un accordo con fondi pensioni, che si sono impegnati a investire in società inglesi quotate e non, a fronte di vantaggi fiscali. I requisiti per investire dei Pir alternativi hanno alti margini di miglioramento, ad esempio intervenendo sul regolamento per consentire di investire anche su società italiane quotate. Inoltre, la classificazione della clientela retail stabilita dalla Mifid è difficile da applicare, per cui a suo avviso bisognerebbe introdurre la nuova categoria di investitori semi-professionali, oltre che migliorare regime di tassazione dei fondi pensione e fiscalità per investitori individuali, premiando chi ha l’holding period più lunghi.
LE ASPETTATIVE SUL FNSI
Giulio Centemero, membro della Commissione Finanze della Camera dei Deputati, ha aperto la conferenza spiegando che il Fnsi, il nuovo Fondo nazionale strategico indiretto, nato per favorire gli investimenti nelle pmi, “darà i primi risultati a settembre. Non è solo un mero esercizio di investimento, ma servirà a creare nuova classe di investitori avvezzi a investire nelle pmi”.
Per Lambiase i due nuovi fondi che beneficeranno dei capitali messi a disposizione da Cdp con il Fnsi “investiranno in ipo e sul secondario per aumenti di capitale superiori a 10 milioni di euro rappresentando una importante opportunità per le aziende italiane che potranno utilizzare la quotazione per accrescere le dimensioni in logica acquisitiva, anche con la finalità di creare poli industriali su settori strategici per il Paese”.
Per Andrea Faraggiana, managing partner di Smart Capital, sono cresciute le società quotate su Egm, ma ora c’è un problema di qualità delle aziende sul mercato. “Ci sarà pulizia, selezione e integrazione del listino. Inoltre, Fnsi privilegerà gli investimenti in aziende più grandi, per cui mi aspetto un miglioramento del segmento”.
Scettico invece Angelo Meda, head of equities di Banor sim: “Ci sono difficoltà, per cui l’interesse degli investitori istituzionali verso il Fnsi è basso, per cui il lancio è rinviato a giugno 2026. I Pir sono stati abbandonati. Serve una cabina di regia che gestisca il Fnsi, sennò rischia di fare la fine dei Pir”. Secondo Faraggiana, le banche hanno diminuito la spinta per i Pir perché “l’investitore italiano è restio a detenere a lungo in portafoglio uno strumento, a fronte di un beneficio fiscale simile a quello dei titoli di Stato. Serve un incremento degli incentivi fiscali, ad esempio dirottando gli incentivi alle startup e pmi innovative”.
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