Micăuți, villaggio rurale a poco più di mezz’ora di macchina a nord-est della capitale moldava Chișinău. Una giovane famiglia è orgogliosa della ristrutturazione energetica della propria casa, mentre ascolta con attenzione i responsabili del progetto dell’Unione europea “Energia per la Moldova” (E4M) che illustrano ai giornalisti numeri, dati e fatti.
«È un enorme sollievo. L’inverno scorso abbiamo pagato 300 euro al mese per il riscaldamento a gas, anche se usavamo anche la legna. Ma anche la legna è diventata costosa», spiega Tudor. Il reddito minimo in questo Paese dell’Europa orientale è di poco inferiore ai 270 euro, mentre lo stipendio medio lordo è intorno a 750 euro.
Nell’ambito del progetto “Energia per la Moldova (E4M)”, avviato dal Ministero tedesco per lo Sviluppo, 180 abitazioni verranno ristrutturate grazie ai fondi dell’Ue e della Germania. Il progetto copre il 50 per cento dei costi, lo Stato moldavo contribuisce con il 45 per cento, mentre la famiglia sostiene il restante 5 per cento delle spese di ristrutturazione.
La casa di questa famiglia a basso reddito – e perciò considerata “a rischio energetico” – a Micăuți è stata la prima a essere completata. Grazie ai lavori, si ottiene un risparmio energetico di quasi il 70 per cento. E altri progetti seguiranno.
Niente più elettricità e gas dalla Transnistria
Un grande aiuto in un periodo in cui anche l’elettricità è diventata sensibilmente più cara. La causa degli aumenti di prezzo è la geopolitica. Il gas è aumentato dopo che l’Ue e la Moldavia hanno deciso di rinunciare alle importazioni dalla Russia, mentre vari focolai di crisi nel mondo hanno fatto salire ulteriormente i prezzi. L’elettricità è diventata più costosa perché, per decenni, veniva fornita dalla regione separatista moldava della Transnistria. Il sistema funzionava così: lo Stato russo, per motivi di interesse geostrategico, forniva quasi gratuitamente gas alla regione, situata oltre la linea amministrativa sulla sponda orientale del fiume Dniestr, dove sono stanziati soldati russi.
Lì, in Transnistria, si produceva elettricità utilizzando gas estremamente a buon mercato, che veniva poi venduta verso ovest, nelle altre regioni della Repubblica di Moldavia. Tuttavia, dopo l’invasione russa su larga scala dell’Ucraina, la presidente Maia Sandu si è posta l’obiettivo di ridurre la dipendenza energetica da Mosca fino ad arrivare a zero.
Un passo che nel breve termine è doloroso, ma che a lungo termine viene considerato inevitabile. L’Ue si sta impegnando a fare parte di questo processo pe tamponare gli effetti collaterali. Nel frattempo, i governanti della Transnistria – regione che non è riconosciuta da nessuno Stato a livello internazionale – devono ora fare i conti con un drastico calo delle entrate.
Il sostegno dell’Ue viene accolto positivamente. I vicini si interessano ai progetti, apprezzano l’impegno. Un impegno europeo che si può osservare anche tra i giovani viticoltori o panettieri fortemente motivati e filo-europei, desiderosi già oggi di rispettare le normative dell’Ue, che aspettano con impazienza il possibile ampliamento del mercato interno.
Questo tipo di progetti rafforza la fiducia anche al di là del Dniestr. Tuttavia, Jānis Mažeiks, ambasciatore dell’Ue in Moldavia proveniente dalla Lettonia, racconta anche un episodio tratto da un documentario televisivo girato nella regione di Găgăuzia, favorevole alla Russia. In questa pellicola si mostra come la popolazione sia consapevole del fatto che l’Ue investe molto in scuole e infrastrutture stradali, ma si chieda: «Perché non fa nulla per le persone?»
Disinformazione miliardaria
La disinformazione russa, combinata con l’acquisto di voti, rappresenta un enorme problema, osserva l’ambasciatore Mažeiks. Di recente, ci sono stati oltre 140.000 download dell’app della Promsvyazbank, banca sanzionata dall’Occidente.
«Non esiste un uso legittimo per questa applicazione», afferma Mažeiks, che riferisce di prove concrete relative a compravendite di voti nelle elezioni estremamente combattute per il referendum sull’Ue e le presidenziali del 2024. L’acquisto di voti non avviene in modo isolato, ma è un sistema organizzato a lungo termine, basato su pagamenti mensili e istruzioni trasmesse via Telegram, dove viene spiegato come comportarsi o votare.
Anche in autunno si tornerà a votare in Moldavia: questa volta per eleggere un nuovo Parlamento. La preoccupazione per video falsi generati dall’intelligenza artificiale e per nuovi tentativi di compravendita di voti è alta.
«Secondo le autorità moldave, il Cremlino ha recentemente speso 200 milioni di euro per disinformazione e acquisto di voti in Moldavia», dice l’ambasciatore dell’Ue.
Se confrontata con i circa due miliardi di euro che l’Unione europea ha investito nell’economia moldava, con l’obiettivo dichiarato di raddoppiare il Pil del Paese entro dieci anni, tale somma russa dovrebbe in teoria avere un impatto trascurabile. Ma non è sempre così.
La Moldavia, con i suoi 2,5 milioni di abitanti, ha accolto – in gran parte in abitazioni private – oltre 120.000 rifugiati a seguito dell’invasione russa su larga scala dell’Ucraina, e ha beneficiato in parte anche del conflitto nel vicino stato orientale. Quasi in contemporanea, il Paese ha ottenuto lo status di candidato all’UE, e da giugno 2024 sono in corso i negoziati per l’adesione, che finora hanno seguito un andamento quasi parallelo.
Anche se nessun capitolo negoziale è ancora stato ufficialmente aperto, la Moldavia ha fatto già grandi progressi in 31 dei 33 capitoli.
Pur mancando talvolta di risorse, il Paese fa tutto il possibile per realizzare l’adesione all’Ue. Uno sforzo riconosciuto anche dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dal presidente del Consiglio europeo, António Costa, volati a Chișinău per il primo vertice Ue-Moldavia.
Quando potrebbe entrare la Moldavia nell’Ue?
Secondo l’ambasciatore Ue, nel migliore dei casi entro il 2030. Ma per farlo, il Paese dovrà compiere grandi sforzi soprattutto nei settori della giustizia e dell’ambiente, dove attualmente vi sono ancora carenze significative.
(Fabian Sommavilla da Chișinău, con la collaborazione di András Németh, Mila Corlateanu, György Folk)
L’articolo originale è stato pubblicato su Der Standard.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Federico Baccini di Osservatorio Balcani Caucaso nell’ambito di PULSE, un’iniziativa europea per promuovere la cooperazione giornalistica transnazionale. La traduzione è di Annalisa Magnani
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