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Serena Bianchi: «L’arte è il sensore con cui guardiamo al mondo»


Da sempre l’arte e la cultura sono un pilastro fondamentale per la mission del brand Bper Banca, che sostiene progetti artistici e culturali di portata nazionale, come Arte Fiera a Bologna e il Premio Strega, eventi e iniziative territoriali e mostre d’arte di altissimo livello, con l’intento di restituire alla collettività parte del valore creato. È in questo contesto che agisce La Galleria Bper, realtà culturale corporate del gruppo che amministra la collezione d’arte e l’archivio storico, quale catalizzatore per lo sviluppo collettivo e veicolo per rafforzare la propria vicinanza ai territori e alle comunità. L’arte è considerata un punto di partenza per coinvolgere il pubblico attraverso iniziative pensate per aprire un dialogo su tematiche attuali e dall’alto valore sociale. Ne parla Sabrina Bianchi, responsabile del Patrimonio Culturale di Bper Banca. 

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In che modo La Galleria e la collezione riflettono valori e identità di Bper Banca?
Da sempre La Galleria si propone di amplificare e concretizzare i valori del brand Bper come la sostenibilità, l’inclusività e la responsabilità. Tutte le iniziative e attività che la corporate collection realizza partono dalla volontà di portare al pubblico progetti scientifici di qualità, ma che possano anche andare oltre le nozioni storiche o storico-artistiche, stimolando riflessioni, confronti e ragionamenti legati a temi significativi nel contesto attuale. 

L’investimento in arte può avere un ritorno tangibile per l’azienda, oltre che simbolico o reputazionale?
I risultati degli investimenti in cultura di Bper Banca sono inseriti nella rendicontazione del Bilancio di Sostenibilità, in modo da valorizzare l’impatto delle attività legate ad arte e cultura sull’obiettivo Social di Esg. Per una realtà come La Galleria il ritorno in termini di reputazione resta quello maggiormente misurabile. Stiamo effettuando delle ricerche per trovare strumenti che traducano in numeri l’impatto che l’investimento in arte genera, sia per la Banca sia per la comunità. 

Qual è il ruolo dell’arte nel vostro dialogo con il territorio e le comunità locali?
È un ruolo centrale. La Galleria Bper Banca si propone come un «attivatore di cultura», coinvolgendo il pubblico con iniziative di qualità e dall’alto valore sociale, che hanno significative ricadute sui territori, attraverso mostre, eventi e programmi collaterali diversificati, agendo come un «museo diffuso» che raggiunge un vasto pubblico attivando le sue sedi dislocate sul territorio nazionale, ma anche partecipando all’agenda culturale del Paese con presiti, partnership e altre tipologie di collaborazioni. L’arte è vista come un mezzo per portare alla luce non solo le opere, ma anche i temi sociali e culturali a esse legati, contribuendo attivamente all’impegno sociale della Banca. Ne sono un esempio i nostri ARTalk, appuntamenti dal vivo e trasmessi in streaming per approfondire i temi delle mostre e i capolavori della collezione. Gli ARTalk nascono a Modena, ma è un format che abbiamo reso itinerante (a Venezia ad esempio). Importanti sono anche i canali digitali, come il sito web lagalleriabper.it, il profilo Instagram e la newsletter, che ci aiutano a parlare a pubblici più ampi e a diverse generazioni.

Come nasce e come si è strutturata la collezione de La Galleria Bper Banca?
Ebbe inizio dalla Banca Popolare di Modena a fine anni Cinquanta con l’acquisto di opere d’arte per l’arredo degli spazi di rappresentanza. Successivamente, si concretizzò la volontà di creare una raccolta di opere d’arte dal ’400 al ’700 di ambito emiliano-romagnolo. Nel tempo, con l’incorporazione di altri istituti di credito, il patrimonio artistico di Bper si è ampliato, includendo diversi nuclei collezionistici (emiliano-romagnolo, abruzzese, campano, ferrarese, lombardo e sardo), raggiungendo dimensioni nazionali. La consapevolezza di questa ricchezza ha portato, nel 2017, alla nascita de La Galleria Bper, con l’obiettivo di gestire in modo più maturo e consapevole il patrimonio culturale. La gestione si basa su quattro pilastri: verifica, analisi e valutazione delle opere (con digitalizzazione del database), valorizzazione attraverso progetti con curatori esperti, fruizione pubblica del patrimonio e impegno sociale della Banca.

Quali progetti avete in programma per ampliare o rileggere la collezione?
Quest’anno stiamo portando avanti un programma di esposizioni nelle sedi di Modena, Milano, Brescia e Genova, con calendari di iniziative collaterali diversificati per territorio. Apriremo nuovi spazi espositivi a Ferrara e L’Aquila. Questo permetterà di riconsegnare alle città parte del loro nucleo collezionistico, affiancato da mostre temporanee e public program, per moltiplicare le occasioni di incontro e scambio e fornire sempre nuovi stimoli alle comunità locali. Stiamo anche lavorando alla digitalizzazione della collezione, effettuando importanti ricerche d’archivio soprattutto su alcuni nuclei collezionisti provenienti da banche incorporate. Questo ci permette una revisione di ciò che già abbiamo e conosciamo, aprendo anche nuove strade di approfondimento, ricerca e studio.

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Avete collaborazioni attive con musei, università o altre realtà culturali?
Una rete di istituzioni, culturali e non, è fondamentale per La Galleria, per il suo obiettivo di presenza e dialogo con il territorio. Le collaborazioni con musei, scuole, associazioni culturali, gallerie e istituzioni pubbliche e private sono alla base di iniziative che possano avere un impatto concreto sulle comunità. A Modena la sinergia con l’Università di Modena e Reggio Emilia si è fortemente consolidata e insieme stiamo digitalizzando il patrimonio archivistico e artistico della Banca, la Fondazione Collegio San Carlo ci ha messo in contatto con studenti e studentesse che seguono percorsi formativi legati alle mostre de La Galleria. A Brescia la Fondazione Brescia Musei è un partner importante, come sono importanti le realtà d’associazione come Museimpresa, il Gruppo Cultura di Abi o Anai per la sezione archivistica.

State esplorando nuovi linguaggi artistici e collaborate con artisti contemporanei?
Da un paio di anni La Galleria propone mostre di arte contemporanea nella sede di Bper Banca Private Cesare Ponti a Milano, in particolare abbiamo ospitato le personali di Fabrizio Dusi e Alessandro Sambini. Entrambe le esposizioni hanno portato in spazi di lavoro della Banca opere site specific su temi d’attualità. Con «All that glitters is not gold» di Dusi abbiamo ragionato sulla comunicazione, sulle relazioni tra le persone attraverso l’ascolto e la parola. Con la mostra «Human Image Recognition», invece, abbiamo affrontato l’utilizzo di software di AI per la creazione di opere d’arte, attraverso l’arte fotografica di Sambini, che lavora con le nuove tecnologie, ma con un approccio legato all’artigianalità del mezzo. La Galleria ha poi acquisito opere da entrambi gli artisti, per arricchire una sezione dedicata al contemporaneo. La mostra «Ferine creature» a Modena ha presentato un’opera di Wainer Vaccari poi entrata in collezione. Inoltre, da due anni La Galleria Bper Banca ha istituito il Bper Prize ad Arte Fiera a Bologna che premia, acquisendole, opere basate sull’empowerment femminile: nel 2024 abbiamo acquistato L’isola delle femmine di Stefania Galegati e nel 2025 Lettere di Sabrina Mezzaqui, accanto a due lavori di Arianna Zama, premiata con una menzione speciale. Ampliare gli orizzonti, anche dei linguaggi artistici, permette di comprendere al meglio l’evoluzione dei nostri tempi di cui l’arte è sempre un riflesso e principale sensore.

Quali strumenti digitali utilizzate per rendere più accessibile la collezione?
È stata adottata una piattaforma gestionale per digitalizzare il database della documentazione delle opere d’arte e organizzare tutte le informazioni. La Banca è un «museo diffuso» anche sui canali digitali, come Instagram (@lagalleriabper), utilizzati per amplificare i messaggi delle iniziative e raggiungere pubblici diversi. Fondamentale il sito, lagalleriabper.it, che porta online tutto ciò che La Galleria realizza e anche di più, permette di vivere la corporate collection in modo nuovo e amplificare l’esperienza fisica che si può vivere nei nostri spazi espositivi.

Mostre e programmi futuri?
Stiamo lavorando alla programmazione del secondo semestre del 2025 che ci vedrà protagonisti a Modena con una mostra che inaugurerà in occasione di festivalfilosofia, dal tema «paideia». È la parola chiave che ha fatto nascere «Il tempo della scrittura. Immagini della conoscenza dal Rinascimento a oggi», a cura di Stefania de Vincentis e ideata da Francesca Cappelletti. A Brescia una mostra torna ad animare gli spazi di Palazzo Martinengo di Villagana, una raccolta di opere limitata, ma densa di significato: le opere di Fabrizio Dusi completano la proposta espositiva de La Galleria, che si propone di indagare i vari aspetti della trasmissione della conoscenza e del sapere attraverso l’arte e come questa trasmissione viene interpretata oggi. 

Come è cambiato il collezionismo corporate negli ultimi 10 anni e quanto è importante per sostenere il sistema dell’arte nel nostro Paese?
Si è passati da una pratica spesso legata al prestigio e all’investimento a un approccio più strategico e integrato. L’arte è vista come elemento fondamentale dell’immagine e dell’identità del brand, e permette di amplificare i valori aziendali. Questo si traduce in un rafforzamento degli obiettivi di Csr (Corporate Social Responsability). La gestione delle corporate collection è oggi più professionalizzata. Penso all’inserimento in azienda di figure specializzate nel management del patrimonio artistico e archivistico, a corsi di formazione universitari che indirizzano studenti e studentesse a questo settore. Si nota sicuramente una maggiore consapevolezza nella gestione, anche se c’è ancora molto margine di sviluppo. Consideriamo inoltre che la gestione di una corporate collection comporta l’attivazione di un ecosistema dell’arte, che include tutte le professioni e figure del settore, dagli artisti ai galleristi, dai curatori a consulenti ed esperti, restauratori, conservatori e così via. Il collezionismo corporate contribuisce e, anzi, è parte essenziale del sistema dell’arte italiano, fornendo un supporto economico e di visibilità fondamentale, e agendo da catalizzatore per l’innovazione e la promozione culturale.



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