La tua casa è in procedura esecutiva?

sospendi la procedura con la legge sul sovraindebitamento

 

L’indice di sostenibilità non è dato dai report


Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

report esg s&p
Immagine da Depositphotos

Un tempo gli aspetti critici della sostenibilità in ambito aziendale erano considerati strategia e reporting. A questi, si potrebbe aggiungerne un terzo: l’innovazione… ma oggi è necessario andare oltre il report di sostenibilità

Il reporting di sostenibilità sta guidando un vero cambiamento o sta diventando un peso che sottrae energie all’innovazione e alla strategia per la sostenibilità, perpetuando la sostenibilità-as-usual?

L’eccesso di attenzione attorno alla Csrd potrebbe essere un segno che stiamo andando nella direzione sbagliata. È ora di smettere di fingere che il reporting sia la soluzione e iniziare a creare normative che promuovano un vero cambiamento.

La crescente enfasi sul reporting sembra non solo produrre scarsi o nessun risultato, ma anche diventare un ostacolo al progresso, con così tante energie e risorse investite in esso. Eppure, alle aziende viene chiesto di impegnarsi sempre di più.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Dieci anni fa erano stati identificati due aspetti critici della sostenibilità in ambito aziendale: strategia e reporting. A questi, aggiungerei un terzo: l’innovazione. Negli ultimi anni, il reporting è diventato sempre più dominante in termini di energia, risorse e attenzione che richiede alle aziende, spesso a scapito degli altri due elementi.

Una recente ricerca Ibm, condotta su 5.000 dirigenti di alto livello, ha rilevato che la spesa per il reporting di sostenibilità supera del 43% quella per l’innovazione in materia di sostenibilità.

Molte organizzazioni stanno affrontando la sostenibilità come un esercizio di contabilità o reporting piuttosto che come un processo di trasformazione.

Molto probabilmente è per questo motivo che la Ue ha spinto per una semplificazione dell’attuale direttiva 2022/2464, proponendo il decreto Omnibus per dare più spazio alle esigenze e tornare a concentrarsi sulla sostanza rispetto alla contabilità.

Gli obblighi normativi, sia attuali che futuri, hanno portato i dipartimenti di sostenibilità aziendale a concentrarsi sul reporting e sulla rendicontazione, spesso distogliendo l’attenzione dal lavoro effettivo di miglioramento dell’impatto di un’azienda sulla sostenibilità.

La teoria del cambiamento tramite il reporting di sostenibilità è fallita

Il reporting di sostenibilità ha lo scopo di aiutare le aziende a comprendere, gestire e comunicare meglio le informazioni sulla sostenibilità agli stakeholder, in particolare agli investitori.

La teoria del cambiamento si basa sull’assioma che si gestisce ciò che si misura. Tutte le organizzazioni si basano sui dati. Identificando, misurando e, soprattutto, rendicontando i temi Esg più rilevanti, questi problemi saranno gestiti e le performance miglioreranno.

L’obiettivo era creare un circolo virtuoso di feedback e far evolvere la sostenibilità nelle aziende: gli investitori utilizzano queste informazioni per allocare meglio gli investimenti verso le aziende con buone performance in termini di sostenibilità, fornendo alle aziende maggiori incentivi a impegnarsi maggiormente in questo ambito.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Non funziona. Uno degli indicatori più chiari di ciò è che la grande maggioranza delle aziende oggi rendiconta sulla sostenibilità, eppure mostra ancora scarsi risultati nella riduzione delle proprie emissioni di carbonio.

Il 96% delle aziende del G250 rendiconta sulla sostenibilità e il 95% di esse pubblica obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio. Allo stesso tempo, i report che valutano l’azione delle aziende per il clima mostrano ripetutamente che le aziende sono ben lontane da quanto necessario per raggiungere il net zero.

La transizione verso l’azzeramento delle emissioni nette non è sulla buona strada e il mondo rischia di rimanere ancora più indietro. Gli attuali tassi di riduzione delle emissioni dimostrano che sono ancora necessari progressi sostanziali rispetto a dove i settori devono essere oggi per raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050.

I progressi sono troppo lenti, scarsi e, sempre più stanno regredendo, sia emettendo di più (Google e Microsoft) sia riducendo gli obiettivi climatici e di sostenibilità (Unilever, Jbs e Coca-Cola).

Un reporting migliore e più solido cambierà la situazione? Direi di no. Il motivo è che la riluttanza delle aziende a adottare misure più coraggiose sul clima e l’inefficacia del reporting di sostenibilità sono due facce della stessa medaglia, sintomi di una sostenibilità di routine, in cui gli sforzi sono ancora condizionati da una mentalità da capitalismo azionario.

In sostanza, le aziende si impegnano in iniziative di sostenibilità purché siano sostanzialmente in linea con il primato della massimizzazione del profitto e non se ne discostino in modo significativo, ovvero affrontano ciò che ritengono opportuno piuttosto che ciò che è necessario.

Il reporting di sostenibilità spinge la sostenibilità-as-usual

Per rendere il reporting di sostenibilità considerevolmente più efficace sarà necessario affrontare la sostenibilità-as-usual e il modello mentale su cui si basa.

La tua casa è in procedura esecutiva?

sospendi la procedura con la legge sul sovraindebitamento

 

Ci sono due ragioni per cui il reporting sta guidando la sostenibilità-as-usual:

  1. contribuisce a creare un miraggio di progresso, scambiando erroneamente il fermento attorno al reporting per l’adozione di misure e il conseguimento di progressi in materia di clima e sostenibilità. Con i report di sostenibilità in continua crescita per numero di pagine, il lettore è sommerso con tonnellate di informazioni trasmettendo l’idea di un approccio serio alla sostenibilità, mentre la realtà è spesso ben lontana dall’esserlo
  2. sottrae energie e risorse alle attività che effettivamente promuovono il progresso, come l’innovazione di prodotti e modelli di business, la creazione di ecosistemi, il supporto dei clienti al passaggio a stili di vita a basse emissioni di carbonio e il coinvolgimento dei fornitori per aiutarli ad adottare pratiche a basse emissioni di carbonio. Circa il 40% dei professionisti della sostenibilità dedica annualmente il 25-50% del proprio tempo esclusivamente a reporting e divulgazione. C’è persino una piccola selezione di aziende che dedica oltre il 75% del proprio tempo a questa attività durante tutto l’anno

Con così tanto tempo e risorse dedicati al reporting, è ragionevole affermare che questa sproporzionata attenzione diluisca la capacità dei professionisti di supportare, promuovere e impegnarsi in azioni sostenibili significative.

Se i professionisti della sostenibilità vengono concepiti come attivatori all’interno della propria attività, c’è il rischio che l’allocazione di tempo e risorse li trasformi in contabili.

Non tutti i mali vengono per nuocere: decreto Omnibus

Voglio essere chiaro sul fatto che il reporting è necessario ed è una risorsa preziosa. Tuttavia, continuiamo a credere che una migliore rendicontazione possa contribuire a ripulire l’acqua in cui nuotano le aziende.

L’affidamento dell’Ue e di altre entità alla rendicontazione di sostenibilità come Bibbia per affrontare le condizioni di mercato e gli incentivi in ​​cui le imprese nuotano non solo non funziona, ma perpetua proprio le condizioni che cerca di risolvere, mantenendo l’acqua sporca.

Per questo motivo, ritengo che il decreto Omnibus sia stato disegnato per svincolare le aziende dall’eccesso di compliance e dar loro tempo e fondi da investire in innovazione e strategia, che sono i veri assenti ingiustificati in ogni valutazione aziendale.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Il focus della Csrd mira a garantire che gli investitori e gli altri stakeholder abbiano accesso alle informazioni necessarie per valutare l’impatto delle aziende sulle persone e sull’ambiente e che gli investitori possano valutare i rischi e le opportunità finanziarie derivanti dai cambiamenti climatici e da altre questioni di sostenibilità.

Ma senza azioni pianificate attraverso innovazione tecnologica e una attenta strategia basata sulla business innovation, le valutazioni di molti data point restano monche, private dell’analisi completa che solo applicando leve tecnologiche è possibile inserire per valutare del tutto.

Molti Ceo e investitori ignorano i rischi e le opportunità legati al clima, abbiamo bisogno di una regolamentazione che imponga loro di agire su questi rischi e opportunità con obiettivi chiari, non di obblighi che impongono loro semplicemente di divulgarli.

Le aziende dovranno comunque rendicontare, ma cosa succederebbe se i loro report di sostenibilità fossero lunghi venti pagine e con un numero limitato di data point? I Vsme sono una risposta a tale bisogno, ma dobbiamo ancora capire per quale tipologia di aziende potranno essere applicati.

Se tutto ciò portasse a un cambiamento di approccio, focalizzato sulla regolamentazione degli impatti piuttosto che sulla loro rendicontazione, potrebbe aiutare le aziende ad abbandonare la mentalità della sostenibilità-as-usual.

Se prendiamo sul serio la sostenibilità, è ora di smettere di fingere che la rendicontazione sia la risposta e iniziare a creare normative che richiedano un cambiamento reale.

Crediti immagine: Depositphotos

Contabilità

Buste paga

 

» Leggi tutti gli articoli di Sustainability Change Maker (#esg)

Christian SansoniChristian SansoniChristian Sansoni: astrofisico per la sostenibilità, cerca di unire It ed Esg per aiutare le aziende a misurare, secondo le norme Iso, i loro impatti sul Pianeta. Collabora con GreenPlanner per rendere gli ambiti Esg alla portata di tutti | Linkedin





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

 

Ristrutturazione dei debiti

procedure di sovraindebitamento