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Italia in ritardo sull’innovazione – Purple

L’industria sta vivendo una rivoluzione grazie alla visione artificiale e all’automazione, con un mercato che crescerà del 18% annuo fino al 2032. Tuttavia, il vero ostacolo non è la tecnologia, ma la mancanza di competenze: il 76% degli imprenditori fatica a trovare i profili necessari e tre aziende su quattro, a livello globale, segnalano la carenza più alta degli ultimi 16 anni. Si rischia così di frenare l’innovazione. Il cosiddetto skill shortage coinvolge anche l’Italia: il 43% delle aziende ha carenze di competenze all’interno della propria forza lavoro; percentuale che sale all’87% se dilatiamo l’arco temporale fino ai prossimi cinque anni. Tra i settori più colpiti anche quello dell’automazione industriale, la scarsità riguarda sviluppatori software, specialisti in analisti di dati, ingegneri del machine learning e formati in tema di Ia-Intelligenza artificiale. Nel tessuto industriale italiano è causata dall’insufficiente aggiornamento formativo, dalla fuga di talenti e dalla limitata collaborazione tra scuole e aziende.

Mentre solo il 9% dei progetti riguardanti l’Ia si basa su una visione realmente integrata e i giusti investimenti trasformazionali. Il dato emerge dalla seconda edizione di Enterprise AI Maturity Index, l’ultimo studio ServiceNow, la piattaforma Ia per la business transformation, condotto in collaborazione con Oxford Economics. La ricerca rivela che le aziende faticano a tenere il passo con un’innovazione rapida e molte trovano difficile trasformare le ambizioni dell’intelligenza artificiale in un’esecuzione scalabile ed efficace. Nell’area Europa e Medio Oriente, Italia compresa, si registra una tendenza sorprendente. Nonostante gli investimenti nell’intelligenza artificiale continuino a crescere, il punteggio medio di maturità dell’intelligenza artificiale è diminuito di dieci punti rispetto allo scorso anno, passando da 44 a 34. L’Italia si ferma a 33, perdendo 11 punti rispetto ai 44 di partenza. L’AI Maturity Index esamina cinque componenti chiave: strategia e leadership dell’Ia, integrazione dei workflow, talenti e forza lavoro, governance dell’Ia e investimenti nell’Ia.

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La ricerca dimostra che le tecnologie all’avanguardia come l’Ia stanno alimentando la sperimentazione e alzando i profitti in tutta l’area europea e mediorientale. Tuttavia, il ritmo del cambiamento si sta muovendo più velocemente della capacità delle organizzazioni di scalare l’Ia in modo strutturato. «In Europa e Medio Oriente le organizzazioni stanno accelerando i progetti di Ia, ma molte sono ancora nelle fasi iniziali del loro percorso. È importante, però, che riconoscano il potenziale di questa tecnologia e gettino le basi per far funzionare i dati al meglio, fornendo al personale le competenze per utilizzare l’Ia in tutta sicurezza.
Secondo Idc, la spesa in Europa per l’Ia raggiungerà i 144,6 miliardi di dollari nel 2028 . L’opportunità è enorme ed è il momento di sfruttare questa nuova energia partendo dalle basi giuste», spiega Cathy Mauzaize, president Emea di ServiceNow.

Lo studio delinea tre tendenze principali che plasmano il percorso di adozione dell’Ia e ciò che è necessario per trasformare il successo iniziale in una trasformazione duratura. La ricerca sottolinea che il desiderio di innovare è chiaro, con il 40% delle organizzazioni in Italia che ha lanciato oltre 100 casi d’uso legati all’Ia nell’ultimo anno. Questo riflette il crescente interesse per la sperimentazione su larga scala. Tuttavia, la maggior parte dei progetti rimane nelle prime fasi di implementazione, come si evince dal punteggio complessivo di maturità dell’Ia. Le organizzazioni si focalizzano sulla sperimentazione e sull’espansione e solo il 9% dei progetti raggiunge la fase di augmentation, che è la fase più avanzata nella quale si riesce a innovare grazie a una visione realmente integrata dell’Ia e ai corretti investimenti trasformazionali. L’Ia agentica agisce in modo autonomo ed è pensata per rimodellare l’automazione aziendale. Tuttavia, la consapevolezza varia ampiamente. Mentre il 15% delle organizzazioni in Europa e Medio Oriente sta già utilizzando l’Agentic Ia e il 42% prevede di implementarla entro 12 mesi, la familiarità è ancora agli inizi. Solo un’organizzazione su cinque è a suo agio con l’Ia agentica e ne riconosce il potenziale e questo rivela un significativo divario di conoscenze. Le opportunità legate all’Ia sono in ogni caso significative e la metà degli early adopter in Europa e Medio Oriente segnala margini lordi incrementati (58%), maggiore efficienza e produttività (59%) ed esperienze migliori (60%). L’aumento dell’adozione comporta un rischio crescente. L’intelligenza artificiale su larga scala introduce sfide critiche in termini di sicurezza informatica, privacy e conformità normativa.

Tuttavia, i progressi in materia di governance sono in fase di stallo in Europa e in Medio Oriente con una perdita del 3% anno su anno in capacità di gestione. In Italia, si registra però una controtendenza, con il numero di organizzazioni che hanno dimostrato capacità di governance dei dati Ia che è passato dal 39% al 45% rispetto all’anno precedente. Parallelamente, le aziende che riescono a scomporre dati e silos operativi sono diminuite, passando dal 37% al 30%. Anche la sicurezza dei dati è una tra le principali preoccupazioni in Italia e viene identificata come un ostacolo chiave alla scalabilità dell’Ia. Per scalare l’Ia in modo sicuro ed efficace, la governance è fondamentale. Ciò significa incorporare politiche, supervisione e responsabilità nelle piattaforme fin dall’inizio e avvicinarsi alle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale con una strategia concreta.

Oggi, le aziende per rimanere competitive e migliorare i propri processi produttivi, si trovano di fronte a una sfida cruciale: l’automazione. La ricerca di soluzioni in grado di automatizzare i processi è sempre più frequente, quello che una volta era considerato il regno esclusivo dell’industria automotive, l’automazione industriale di alto livello, è ora alla portata anche delle imprese di altri settori. Un chiaro indicatore di questa trasformazione è il mercato della visione artificiale, che sta crescendo rapidamente. Secondo i dati di Gmi-Global Market Insights, il mercato della visione artificiale industriale valeva circa 3,9 miliardi di dollari a fine 2022. Ed previsto un incremento annuale di circa il 18% entro il 2032, arrivando a oltre 20 miliardi e mezzo di dollari.

Se in passato, la visione artificiale era limitata a processi ad alto valore aggiunto, oggi è una componente essenziale in ogni applicazione di automazione. Questa tecnologia permette di automatizzare attività che solo pochi anni fa erano svolte esclusivamente dall’essere umano. In particolare, permette alle aziende di trasformare processi gravosi e di monitorare il processo produttivo al fine di rilevare tempestivamente eventuali derive e porne rimedio in modo automatizzato ed in tempo reale, aiutando a mantenere elevati standard qualitativi e consentendo alle aziende di rimanere competitive sul mercato.

E proprio grazie alla continua ricerca di soluzioni innovative che Purple, società specializzata nel campo dei sistemi di visione artificiale 3D, 2D e nello sviluppo di software per l’automazione industriale, riesce a dare un concreto aiuto e una spinta allo sviluppo delle aziende, migliorando i loro processi produttivi e rendendoli più efficienti. «La visione artificiale rappresenta una vera rivoluzione per l’industria moderna, adottarla significa non solo ottimizzare i processi ma migliorare l’efficienza produttiva in molteplici settori, dalle società di packaging alle farmaceutiche, dalle aziende di elettronica a quelle automotive. Una tecnologia fondamentale per l’industria la quale può rivoluzionare l’intero processo produttivo, riducendo i costi operativi e migliorando la competitività delle aziende sul mercato», sottolinea Marco Castano, ceo di Purple.

Confindustria: prorogare Transizione 5.0

«L’Italia è tra i primi Paesi al mondo per robot industriali, avanti su cloud e gestionali, ma ancora indietro su Ia e cybersecurity. Gli investimenti in tecnologie 4.0 hanno migliorato produttività e fatturato ora però le risorse destinate al 4.0 sono esaurite. Il Piano Transizione 5.0, grazie alle semplificazioni introdotte, è uno strumento utile, ma limitato nel tempo: serve sicuramente una proroga oltre il 2025». Lo dichiara Marco Nocivelli, vicepresidente di Confindustria per le Politiche Industriali e il Made in Italy. In alternativa «è necessario finanziare con risorse nazionali una misura di supporto agli investimenti». Occorre poi «rafforzare il credito d’imposta per ricerca e sviluppo. Le imprese hanno bisogno di certezze per pianificare. Senza continuità il rischio è frenare la loro trasformazione digitale. Le pmi, cuore delle nostre filiere, devono essere messe in condizione di innovare: da loro dipende la competitività dell’intero sistema produttivo».

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Mentre è stato siglato un nuovo accordo quadriennale tra Confindustria e Intesa Sanpaolo per la crescita delle imprese italiane: il programma nazionale congiunto mette a disposizione 200 miliardi di euro fino al 2028; di questi 14 miliardi sono dedicati alle imprese del Lazio, per rilanciare lo sviluppo del sistema produttivo e cogliere le opportunità di Transizione 5.0 e Ia, integrando così le risorse già stanziate dalla Banca per la realizzazione degli obiettivi del Pnrr.

Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, e Stefano Barrese, responsabile divisione banca dei territori di Intesa Sanpaolo, hanno evidenziato le peculiarità delle nuove misure messe in campo e si sono confrontati con gli imprenditori laziali su robotica, digitalizzazione e intelligenza artificiale quale leva di stimolo per la crescita in termini di connettività e competitività del tessuto economico. Sono state presentate inoltre misure ad hoc per favorire il supporto a nuovi insediamenti produttivi, all’ampliamento e ammodernamento di quelli esistenti e agli investimenti nel settore energetico, sostenendo così l’attrattività dei territori italiani con posizione strategica per le rotte e gli interscambi internazionali.

Il protocollo nazionale «consolida e rinnova la collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Confindustria avviata nel 2009 che, grazie a un volume di crediti erogati al sistema produttivo italiano pari a 450 miliardi di euro in quindici anni, ha contribuito a evolvere il rapporto tra banca e impresa accompagnando i bisogni delle pmi e delle industrie mature anche nelle fasi più complesse. Tale supporto è sato declinato in numerose iniziative congiunte che, anche attraverso le garanzie governative attivate nelle fasi critiche, hanno consentito di sostenere con nuovo credito decine di migliaia di imprese e prevalentemente pmi, struttura portante del made in Italy nel mondo», si legge in una nota.

Smau Milano assume 30 giovani talenti

In vista della prossima edizione di Smau Milano, in programma il 5 e 6 novembre 2025 presso l’Allianz MiCo, l’azienda – punto di riferimento per l’ecosistema dell’innovazione italiano e aggregatore di opportunità a livello internazionale – apre la selezione di 30 giovani talenti invitando universitari, neolaureati e appassionati di innovazione a candidarsi per entrare da protagonisti in uno degli eventi più rilevanti del panorama dell’innovazione in Europa. I candidati selezionati avranno un ruolo attivo durante gli Startup Safari: percorsi guidati costruiti su misura per accompagnare manager, investitori e imprenditori tra le startup e le soluzioni più innovative presenti all’evento. Un viaggio concreto nell’innovazione, che permette di facilitare incontri, approfondire trend emergenti e attivare momenti di networking con i protagonisti dell’ecosistema. L’esperienza prevede un rimborso spese, l’accesso gratuito a tutti i contenuti di aggiornamento professionale della Smau Academy e, laddove previsto, anche il riconoscimento di crediti formativi universitari. Una formula che unisce istruzione, orientamento e networking, pensata per offrire ai giovani un’opportunità concreta di crescita e avvicinamento al mondo del lavoro, vivere Smau dall’interno, incontrare professionisti, esplorare le nuove tendenze del mercato e costruire relazioni con aziende, incubatori, enti di ricerca e stakeholder dell’ecosistema innovazione.
In un contesto in cui l’occupazione giovanile rimane una sfida, con un tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni che si attesta al 21,6% a maggio 2025 (fonte: Istat), iniziative come questa rappresentano un’opportunità significativa per ampliare le prospettive professionali dei giovani, offrendo strumenti concreti per affrontare il futuro con maggiore consapevolezza e preparazione. Le candidature sono aperte e disponibili al seguente link: www.smau.it/milano/partecipa/staff.





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