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BRICS Pay: la nuova infrastruttura finanziaria del mondo multipolare?


Tra i 126 punti della dichiarazione finale del vertice BRICS, conclusosi la scorsa settimana a Rio de Janeiro, spicca quello dedicato allo sviluppo di un sistema di pagamenti alternativo. Nella narrazione giornalistica, questa iniziativa è spesso ridotta alla ricerca di una valuta che possa sostituire il dollaro nelle transazioni internazionali. Ma è davvero così? Un’analisi più approfondita mostra che BRICS Pay, il nome del sistema elaborato dai Paesi del blocco, è in realtà qualcosa di diverso.

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BRICS Pay è un sistema di pagamenti transfrontalieri che consente ai Paesi membri di effettuare transazioni in valute locali, riducendo, se non eliminando, la dipendenza dal dollaro statunitense e dal sistema SWIFT, storicamente sotto influenza occidentale. A differenza di una moneta unica o di una criptovaluta comune, BRICS Pay non punta a sostituire le valute nazionali, ma a creare un’infrastruttura interoperabile che permetta a banche centrali e commerciali di regolare i pagamenti in modo diretto, sicuro ed efficiente.

Tecnicamente si tratta di una rete digitale decentralizzata, composta da ‘nodi’ – ovvero enti o istituzioni finanziarie nazionali – in grado di gestire e verificare le transazioni. Ogni nodo è in grado di autenticare, verificare e instradare le operazioni di pagamento tramite protocolli condivisi, ma senza un’autorità centrale. Questo approccio rende il sistema più resistente a interferenze esterne e consente, almeno in teoria, anche a Paesi sottoposti a sanzioni, come Russia o Iran, di continuare a condurre scambi commerciali senza dover passare dalle istituzioni finanziarie occidentali.

Le origini del progetto

L’idea di BRICS Pay risale al periodo tra il 2015 e il 2018, quando le prime tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e le sanzioni imposte alla Russia dopo l’annessione della Crimea spinsero alcuni membri del gruppo a immaginare alternative al sistema bancario occidentale. Fu la Cina a proporre per prima un sistema di pagamento indipendente, e nel 2019 i cinque Paesi fondatori crearono una task force tecnica incaricata di studiare una rete comune.

Nel 2020 venne presentato un primo progetto pilota, promosso dalla Nuova Banca di Sviluppo (NDB) e basato sull’integrazione dei sistemi di pagamento domestici. Tuttavia, la pandemia da Covid-19 e le divergenze tra i membri ne rallentarono l’avanzamento.

L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 e l’inasprimento delle sanzioni occidentali rappresentarono un nuovo punto di svolta. Esclusa dallo SWIFT, Mosca accelerò lo sviluppo di canali alternativi con i partner BRICS. Nel 2023, i ministri delle Finanze del gruppo riconobbero formalmente la necessità di sviluppare «un meccanismo integrato per i pagamenti in valute locali tra i membri BRICS».

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Dal concetto alla struttura: la svolta del 2024

Il vero passo avanti è arrivato nel 2024, grazie alla spinta congiunta di Cina, Russia e Brasile. Al vertice di Johannesburg è stato presentato un rapporto tecnico sul sistema di pagamento interoperabile dei BRICS, che stabilisce standard comuni per lo scambio elettronico di dati finanziari, criteri di sicurezza, meccanismi di riconversione automatica tra valute e protocolli contro il riciclaggio.

Nel frattempo, il progetto è stato ribattezzato informalmente BRICS Pay, con il sostegno della NDB, della People’s Bank of China e del Banco Central do Brasil. Nella seconda metà del 2024 sono stati avviati test pilota tra alcune banche commerciali russe e brasiliane, mentre l’India ha sviluppato una versione sperimentale che collega il proprio sistema UPI all’equivalente sudafricano.

Rio de Janeiro 2025: la consacrazione politica

Il vertice dei BRICS svoltosi a Rio de Janeiro nel luglio 2025 ha segnato la consacrazione politica del progetto. Nella dichiarazione finale, i leader hanno incaricato i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali di «proseguire nello sviluppo e nell’adozione di meccanismi di pagamento interoperabili, con l’obiettivo di facilitare le transazioni in valute locali tra i Paesi BRICS».

Durante il summit, il presidente Lula ha dichiarato: «Il mondo ha bisogno di un sistema in cui i nostri scambi commerciali non debbano necessariamente passare per il dollaro». Una posizione condivisa da Russia e Cina, mentre l’India ha ribadito il proprio sostegno alla graduale adozione di sistemi alternativi, pur continuando a collaborare con le istituzioni finanziarie internazionali.

Anche l’Iran, entrato di recente nel gruppo, ha accolto con entusiasmo il progetto. Colpita da dure sanzioni internazionali, Teheran vede in BRICS Pay uno strumento fondamentale per garantire la propria sopravvivenza economica e tornare a far parte dei circuiti commerciali globali.

Ostacoli e prospettive future

Nonostante i progressi, BRICS Pay deve ancora superare ostacoli significativi. Sul piano tecnologico, l’interoperabilità tra sistemi bancari diversi resta una sfida complessa. A livello politico, le divergenze tra i Paesi membri e le loro priorità economiche rischiano di rallentare il processo. Sul piano geopolitico, infine, l’espansione del sistema potrebbe attirare pressioni da parte di Stati Uniti e alleati, soprattutto sui membri più vulnerabili del blocco.

Resta poi il nodo della fiducia: in assenza di una valuta ancora o di un sistema centralizzato di compensazione, i meccanismi di scambio devono poggiare su banche centrali che dispongono di riserve limitate e operano in contesti di cambio spesso instabili.

Eppure, l’obiettivo di BRICS Pay non è – almeno per ora – quello di sostituire il dollaro come valuta globale, ma di costruire un sistema parallelo, più autonomo, inclusivo e resistente agli shock politici ed economici. Come ha dichiarato il ministro russo Siluanov: «BRICS Pay non è contro qualcuno: è per una finanza più democratica».

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BRICS Pay è oggi il progetto più ambizioso per creare una rete finanziaria alternativa a quella dominata dall’Occidente. Nato come visione marginale, si è trasformato in una piattaforma strutturata che riflette le tensioni geopolitiche degli ultimi anni e la crescente volontà dei Paesi emergenti di giocare un ruolo attivo nella definizione delle regole del commercio globale. Il suo successo dipenderà non solo dalla tecnologia, ma dalla determinazione politica dei Paesi BRICS nel costruire – passo dopo passo – un’architettura finanziaria davvero multipolare.



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