Il 13 luglio 2021, con la Decisione di esecuzione del Consiglio dell’UE, nasceva ufficialmente il Pnrr italiano: 191,5 miliardi di euro per ricostruire il Paese dopo la pandemia, all’interno del quadro europeo di Next Generation EU. Oggi, a quattro anni esatti da quell’approvazione, il Piano celebra un compleanno simbolico. E quale momento migliore per fare il punto su chi ha trasformato obiettivi astratti in cantieri, servizi e impatti tangibili? I Comuni italiani.
I numeri parlano chiaro. Secondo l’elaborazione Anci sui dati Regis, aggiornati al 31 marzo 2025, il 92% dei progetti comunali è in fase di attuazione o conclusione; il 56% è già vicino al collaudo; la performance dei Comuni supera la media nazionale (89%).
Contenute le disparità territoriali: 96% di progetti attivi o conclusivi al Nord; 89,8% al Centro; 87,7% al Sud.
Nei piccoli centri sotto i 5.000 abitanti, il 61% dei progetti ha già raggiunto la fase conclusiva. Un segnale significativo: anche l’Italia “minore” ha saputo dimostrare efficienza, visione e capacità amministrativa.
Grazie al Pnrr sono già realtà: 253 km di nuove piste ciclabili urbane (su un obiettivo di 365 km entro il 2026); 4,6 milioni di alberi piantati grazie alle Città Metropolitane; 825 nuovi autobus ecologici (su 3.000 previsti entro il 2026); 1.300 interventi per la valorizzazione di borghi e siti culturali; oltre 150 mila posti di asilo nido attivati o in fase di attivazione.
Numeri questi che raccontano un ‘modello’ da non archiviare. L’efficacia del Pnrr nasce da una formula tanto semplice quanto innovativa: risorse dirette ai Comuni, senza intermediazioni istituzionali; obiettivi chiari e traguardi misurabili, in luogo dei formalismi burocratici; semplificazioni procedurali in ogni fase; supporto tecnico strategico, come la collaborazione tra Anci e Invitalia, che ha attivato 1.682 prestazioni di progettazione e lavori grazie agli Accordi Quadro.
Naturalmente, non sono mancati gli ostacoli. I maggiori rallentamenti si sono concentrati sui ritardi nei trasferimenti dai Ministeri, sulle procedure autorizzative troppo complesse e sulla mancanza di risorse correnti per attivare e gestire servizi come asili nido, spazi culturali e trasporti.
In questo quadro anche il Comune di Campobasso si rivela un modello di attuazione concreta.
«In perfetto allineamento con il trend nazionale – afferma la sindaca Marialuisa Forte, vicepresidente Anci con delega al Mezzogiorno e alle Politiche di coesione – Campobasso sta declinando il Pnrr in una trama di interventi che spaziano dal sociale all’ambiente, dalla scuola alla digitalizzazione. La progettazione puntuale e il coinvolgimento di professionisti e imprese locali stanno permettendo alla città di realizzare iniziative ambiziose, con scadenze chiare e obiettivi misurabili”.
Il cuore degli investimenti è l’inclusione sociale, con un’attenzione particolare alle famiglie fragili, agli anziani e alle persone con disabilità. Già concluso l’intervento sul sostegno alle capacità genitoriali, che ha coinvolto 30 nuclei familiari. In parallelo proseguono i progetti per l’autonomia degli anziani, supportati da servizi domiciliari e dispositivi ICT, mentre le persone con disabilità partecipano a percorsi individualizzati con strumenti tecnologici e formazione digitale.
Ma il Comune di Campobasso guarda anche allo spazio urbano, con il quartiere San Giovanni al centro di una profonda trasformazione, grazie a un importante progetto di riqualificazione del patrimonio di edilizia sociale, ma non solo. Un finanziamento di 15 milioni (PinQua-Pnrr) per 10 interventi che riguardano tra l’altro 117 unità abitative e più di 21.000 mq di spazi pubblici.
Grande attesa per il nuovo terminal bus, strategico intervento da 3,8 milioni di euro, ormai nella fase finale, e per il Parco Scarafone, destinato a diventare un polo verde dedicato alla mobilità sostenibile.
Il mondo della scuola non è rimasto escluso. Entro il 2026 saranno conclusi lavori per la demolizione e ricostruzione di tre asili nido, due dei quali in via De Gasperi, pronti già dal prossimo anno scolastico.
In parallelo, sono in corso interventi per dotare le scuole Colozza, Jovine e Petrone di nuovi spazi mensa.
Con un finanziamento di 18 milioni (Rigenerazione urbana – Pnrr) in via di realizzazione o quasi ultimati altri interventi importanti: il nuovo polo scolastico Montini; ristrutturazione dell’ex Mattatoio; realizzazione della nuova scuola D’Ovidio compresi i parcheggi; miglioramento dell’accessibilità e della qualità della sosta; riqualificazione dell’immobile di Santa Cristina nel centro storico.
Sul versante della mobilità elettrica, sei autobus a emissioni zero sono entrati in servizio, affiancati da otto infrastrutture per la ricarica.
Nel campo dell’ambiente e della raccolta differenziata, sono già operativi le prime eco-isole e i cestini intelligenti.
A completare il quadro, gli investimenti in cybersecurity e piattaforme digitali consolidano le infrastrutture informatiche del Comune, garantendo una pubblica amministrazione più efficace e sicura.
L’anima culturale della città non è da meno: il Cinema Alphaville ha riaperto dopo lavori di efficientamento energetico, mentre la storica Villa de Capua, con i suoi corridoi ecologici e il patrimonio botanico, sta vivendo una seconda giovinezza.
Il calendario è serrato: quasi tutti gli interventi sono in fase di attuazione, altri sono in corso e i cantieri fervono in vista della scadenza dell’anno prossimo. Campobasso, in questo scenario, si candida ad essere esempio virtuoso di attuazione locale, mostrando come il Pnrr possa trasformare profondamente il volto delle città italiane.
Una rivoluzione silenziosa, ma concreata fatta di bandi, gare, collaudi, traguardi che non fanno rumore, ma cambiano la vita quotidiana.
I Comuni ora guardano oltre il Pnrr. Nel dibattito europeo su nuove politiche di coesione, Anci ha presentato un’Agenda per Comuni e Città, con l’obiettivo di consolidare il ruolo degli enti locali negli investimenti futuri. Queste alcune proposte avanzate: maggiore quota di risorse direttamente assegnate; monitoraggi basati sulla performance; governance condivisa tra Stato e Comuni; programmazione stabile e semplificazioni durature.
Quattro anni dopo, il Pnrr non è solo una pagina da girare. È una svolta nella cultura amministrativa, un laboratorio di innovazione diffusa, e soprattutto, la prova che i Comuni italiani sono capaci di agire, se messi nelle giuste condizioni.
sl
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