Ha presentato due ipotesi progettuali per ciascuno dei beni per i quali aveva ricevuto l’incarico della progettazione partecipata la società “Stratosferica”. Ipotesi, quelle relative all’ex collegio navale “Tommaseo” ed all’isola di Sant’Andrea, opere finanziate con fondi Cis, consegnate all’amministrazione nello scorso mese di aprile e delle quali fino ad oggi, fino ad una recentissima conferenza dei capigruppo, nulla si era saputo. Ma che, come sottolineato dal sindaco Giuseppe Marchionna nello scorso mese di maggio, erano state condivise con Invitalia, «alla quale pensiamo di rivolgerci come agenzia di assistenza pubblica non solo per la definizione delle procedure di gara ma anche con l’intento di individuare partner privati per accompagnarci in questo viaggio. Perché i soldi servono per mettere a posto le strutture ma poi bisogna gestirle», aveva aggiunto.
L’ipotesi vincente per il Tommaseo
Entrambi gli interventi sono finanziato tramite il Contratto istituzionale di sviluppo. Per il Tommaseo ci sono 30 milioni di euro mentre per l’isola di Sant’Andrea, trattandosi solo di un primo stralcio, 5 milioni. Due, come detto, gli scenari immaginati da Stratosferica per l’ex collegio navale. Il primo, denominato “A landmark of quality tourism & hospitality education”, prevede lo sviluppo di un complesso polifunzionale a destinazione turistico-ricettiva, con spazi significativi dedicati a wellness ed engastronomia, aperti e disponibili anche per un’utenza non solo alberghiera. In sostanza, alla luce delle dimensioni di circa 8mila metri quadri e dei parametri normalmente previsti dal settore della ricettività, si può immaginare la realizzazione di un hotel a 4 o 5 stelle con circa 120-150 camere, un’area food & beverage con roof-top bar vista mare all’aperto all’ultimo piano, un’area convegni con circa 150-200 posti a sedere, una zona dedicata a spa, wellness e fitness, piscina scoperta e solarium. Un progetto che potrebbe essere ulteriormente arricchito da una scuola di alta formazione alberghiera-enogastronomica di livello universitario, “sulla falsariga di alcuni modelli internazionali particolarmente noti nel campo dell’hotellerie, come ad esempio quello di Les Roches, attivo in Svizzera e Spagna”. In questo caso, naturalmente, “le dimensioni dell’hotel e dei relativi spazi accessori dovrebbe ridursi di circa il 50% per lasciare spazio alle funzioni didattico-educative”, si legge nella relazione di Stratosferica. Il secondo immobile, quello affacciato sulla strada un tempo di competenza della Forestale, “potrebbe essere destinato a struttura residenziale, in parte al servizio dei dipendenti dell’hotel (nella zona meno pregiata fronte strada) ed in parte valorizzata con lo sviluppo di una decina di mini appartamenti (con affaccio verso il parco”. Ma potrebbe ospitare anche un pensionato per gli eventuali studenti, con circa 70-80 posti.
L’idea scartata
La seconda ipotesi, denominata “The marine hub for energy & innovation”, prevede la realizzazione di un centro di innovazione e di ricerca, “un luogo di incontro tra imprese, università e investitori finanziari”. In particolare, alla luce del tessuto imprenditoriale locale, Stratosferica propone come materie l’innovazione digitale, la transizione energetia, le energie rinnovabili ma anche i settori aeronautici e navali. Un centro dotato di aree comuni come receptio, caffetteria, bookshop, zona coworking, area eventi e workshop e co-living. Un’idea, quest’ultima, che richiederebbe “un forte coinvolgimento di grandi gruppi imprenditoriali e fondazioni private”. Alla fine, tuttavia, dopo l’analisi “swot”, basata su punti di forza, punti di debolezza, opportunità e minacce, l’ipotesi preferita è quelle alberghiera, ritenuta “più coerente con il pregio della location e la qualità dell’immobile”. In particolare, la tipologia ricettiva ritenuta più adatta è “un mix tra una struttura di tipo leisure, rivolta in prevalenza a turisti in transito a Brindisi, ed una di tipo business, dedicata al mondo delle professioni, cche fa leva sulla prossimità e sulla convegnistica”. Infine, per quanto riguarda la gestione, “potrebbe essere prevista una specifica premialità per gli operatori che dovessero presentarsi in cordata con istituzioni accademiche, private o pubbliche, interessate a promuovere una scuola di alta formazione alberghiera-enogastronomica specialistica di livello universitario”.
Isola di Sant’Andrea turistico-residenziale
Due le ipotesi elaborate da Stratosferica anche per quanto riguarda l’isola di Sant’Andrea. La prima, denominata “The waterfront for nautical leisure & remote living” prevede uno scenario di sviluppo residenziale turistico-ricettivo, in stretta connessione con la riqualificazione del waterfront limitrofo ed il programma di ampliamento del “Marina di Brindisi”. Sono previsti spazi immobiliari residenziali, anche sotto forma di “glamping”, ovvero un soggiorno in tenda “lussuoso”, spazi dedicati al food & beverage, spazi per il divertimento e lo sport con un focus particolare sulla vela e sugli sport acquatici, spazi per fiere ed esposizioni, un grande parco ed edifici da adibire a residenze turistico ricettive e strutture per il tempo libero.
Il secondo scenario: il più fattibile
In questo caso, invece, è il secondo scenario ad essere quello ritenuto maggiormente fattibile e, soprattutto, con un ritorno economico e sociale più concreto per il territorio. L’ipotesi si chiama “An island to experience arts, history & the sea” e prevede una duplice anima: da un lato l’offerta di servizi e spazi dedicati all’edutainment (l’intrattenimento educativo) basato sulla storia della città, recuperando alcuni immobili ritenuti di particolare pregio e fascino come la ex batteria Pisacane, “che potrebbe ad esempio diventare mostra di archeologia subacquea”. Dall’altro, una location dedicata alla ricerca applicata, “ideale per sperimentazioni e test in mare, con uffici, laboratori e foresteria per i ricercatori che potrebbero essere collocati negli edifici esistenti, una volta riqualificati”. Uno scenario, secondo Stratosferica, “sinergico e complementare con le attività del Cetma, la Cittadella della ricerca di Brindisi e con le iniziative di Faros, l’acceleratore Blue economy di Cassa depositi e prestiti, con hub a Taranto”. Per rendere possibile questo tipo di progetto, oltre ai 5 milioni già a disposizione, “occorrono ulteriori finanziamenti pubblici, in linea con quanto già stimato dal Comune di Brindisi, per la riqualificazione degli immobili esistenti e del compendio nel suo complesso”. Il progetto comprenderebbe laboratori di ricerca e spazi per start-up, Edutainment experience anfiteatro (da 2.500 metri quadri), uffici e coworking, co-living e asilo, food & beverage, caffetteria e bookshop. All’interno di questo scenario, tra l’altro, si inserirebbe anche la possibilità di ospitare il Centro ricerche e formazione sull’Ambiente marino (Crifam), in linea con la proposta già avanzata al Comune dall’istituto di Napoli “Stazione zoologica Anton Dohrn”.
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