I fondi multilaterali per il clima hanno investito 7,8 miliardi di dollari nell’energia pulita tra il 2015 e il 2024, con Asia e Africa in testa. Ma solo una parte di questi finanziamenti è concessa a condizioni favorevoli.
I fondi multilaterali per il clima (Multilateral Climate Funds, MCF) hanno erogato tra il 2015 e il 2024 circa 7,8 miliardi di dollari per sostenere la transizione energetica nei Paesi emergenti e in via di sviluppo. È quanto emerge dall’analisi dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), che sottolinea come il 95% delle risorse sia stato destinato a queste aree, con una forte concentrazione in Asia e Africa.
Sebbene la maggior parte dei finanziamenti sia andata a progetti per la generazione elettrica da fonti pulite, cresce il sostegno anche all’uso finale dell’energia nei settori dell’edilizia, dei trasporti e dell’industria.
Strumenti finanziari, approccio e limiti dei fondi multilaterali per il clima
I fondi multilaterali per il clima si caratterizzano per una quota più elevata di sovvenzioni (18%) e capitale di rischio (6%) rispetto ad altri finanziatori pubblici internazionali. Tuttavia, il ricorso al debito rimane prevalente. Il Climate Investment Funds (CIF) ha fornito quasi l’85% delle risorse sotto forma di prestiti, mentre il Green Climate Fund (GCF) ha destinato il 76% dei suoi finanziamenti a debito, il 16% a equity e l’8% a sovvenzioni.
Il diverso mix riflette i mandati specifici dei singoli fondi. L’Adaptation Fund e il Global Environment Facility, ad esempio, impiegano quasi esclusivamente sovvenzioni, rivolgendosi a progetti di piccola scala in aree particolarmente vulnerabili. GCF e CIF, invece, mirano a mobilitare capitali privati su larga scala, anche attraverso strumenti di finanza agevolata come prestiti concessionali ed equity di primo rischio.
Africa, Asia e America Latina: a chi vanno i fondi multilaterali per il clima
Tra il 2015 e il 2024, l’Africa ha ricevuto il 25% del totale dei finanziamenti MCF per l’energia pulita, superando l’Asia sud-orientale (10%) e l’America Latina (12%). Tuttavia, solo il 56% del supporto all’Africa è stato concesso a condizioni favorevoli, contro l’84% per il Sud-Est asiatico e il 72% per l’America Latina. Questo squilibrio è legato ai maggiori premi di rischio e alla debolezza dei mercati dei capitali africani, che fanno lievitare il costo del capitale e ostacolano la bancabilità dei progetti.
Per colmare questo gap, l’IEA sottolinea l’importanza di aumentare i fondi agevolati, rafforzare la progettazione locale e costruire pipeline di progetti guidati dai Paesi stessi. Il caso del programma Desert to Power G5 Sahel Facility, realizzato in collaborazione con la Banca Africana di Sviluppo, mostra come sia possibile intervenire su reti e stoccaggio con 200 milioni di dollari in prestiti e sovvenzioni, attraendo ulteriori 20 milioni dal settore privato.
Dove vanno gli investimenti: generazione, ma anche trasporti e usi finali
La maggior parte dei fondi multilaterali per il clima si concentra ancora sulla generazione elettrica da fonti rinnovabili. Tuttavia, si registra una crescita costante del supporto anche ad altri settori. Il trasporto, ad esempio, ha beneficiato di numerose iniziative per lo sviluppo dell’infrastruttura per veicoli elettrici, come l’India E-Mobility Financing Program del GCF e i progetti di mobilità sostenibile promossi dal GEF.
Restano invece sottodimensionati gli investimenti in reti e stoccaggio, che nel 2024 hanno rappresentato solo il 3% del totale. Un segmento che necessita di maggiore supporto per garantire transizioni energetiche affidabili e resilienti.
L’effetto leva dei fondi multilaterali per il clima
Uno degli obiettivi principali dei fondi multilaterali per il clima è quello di mobilitare capitali privati. Il programma Climate Investor One promosso dalla banca olandese FMO con 100 milioni di dollari del GCF ha raccolto, entro la fine del 2023, circa 930 milioni da fonti pubbliche e private, con l’obiettivo di arrivare a 2,5 miliardi e generare 1,7 GW di nuova capacità rinnovabile. Il Clean Technology Fund, invece, ha stimato un effetto leva pari a 2,5: ogni dollaro pubblico ne mobilita altri 2,5 dal settore privato.
Tuttavia, l’efficienza di questo modello rimane limitata: secondo l’OCSE, solo 0,30 dollari privati sono stati mobilitati per ogni dollaro pubblico nel decennio. Un valore distante dalle necessità per raggiungere gli obiettivi climatici globali.
Verso un maggiore impatto: semplificazione, coordinamento e accessibilità
I quattro principali fondi multilaterali per il clima (GCF, CIF, GEF e AF) hanno sottoscritto a COP28 una dichiarazione congiunta per migliorare l’accesso e l’efficacia dei propri strumenti. Tra le priorità: armonizzare le procedure di preparazione e approvazione dei progetti, allineare gli indicatori di impatto e ridurre i tempi di erogazione dei fondi.
In parallelo, la promozione della finanza blended, del credito in valuta locale e dello sviluppo dei mercati finanziari nazionali rimane cruciale. Iniziative come il fondo per l’equità a rischio per tecnologie emergenti o i programmi di leasing per la mobilità elettrica mirano a rafforzare l’ecosistema di investimenti nei Paesi in via di sviluppo.
Quali sono i principali fondi multilaterali per il clima?
- GCF – Green Climate Fund
È il più grande fondo multilaterale per il clima. Istituito nel 2010 nell’ambito della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici, il GCF finanzia progetti di mitigazione e adattamento nei Paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione a quelli più vulnerabili. Utilizza una combinazione di prestiti, sovvenzioni ed equity per attrarre investimenti privati. - CIF – Climate Investment Funds
Lanciato nel 2008, il CIF è composto da due strumenti principali: il Clean Technology Fund (CTF) e lo Strategic Climate Fund (SCF). Lavora attraverso banche multilaterali di sviluppo per finanziare tecnologie a basse emissioni e progetti resilienti al clima in Paesi emergenti. - GEF – Global Environment Facility
Nato nel 1991, il GEF è uno dei meccanismi finanziari della Convenzione ONU sul clima. Fornisce principalmente sovvenzioni a fondo perduto per piccoli progetti ambientali, inclusi quelli per l’energia pulita, la biodiversità e l’uso sostenibile delle risorse. - AF – Adaptation Fund
Creato per supportare l’adattamento ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo, l’AF finanzia progetti su piccola scala tramite sovvenzioni. È finanziato in parte da una quota delle transazioni del mercato del carbonio del Protocollo di Kyoto.
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