In una sala gremita di professionisti dell’innovazione, Laura Rovizzi ha delineato con decisione il futuro delle infrastrutture digitali: cloud, data center e intelligenza artificiale formano oggi un blocco inscindibile, capace di traghettare interi settori produttivi in una nuova era di efficienza e competitività. La sua analisi, rivolta al pubblico dell’evento romano dedicato al cloud in Italia ed Europa, non ha lasciato spazio a equivoci.
Il cloud come nodo strategico della trasformazione digitale
Il primo cardine toccato dalla Ceo di Open Gate riguarda il ruolo abilitante del cloud in settori ormai fondamentali per la crescita del Paese. Trasporti intelligenti, servizi bancari evoluti, reti energetiche e smart grid si affidano a un’infrastruttura capace di scalare con rapidità e di assicurare resilienza. Allontanare il cloud dal cuore di questi processi significherebbe rallentare la modernizzazione di interi comparti produttivi, con ricadute dirette sulla competitività europea. Chi confonde cloud e telecomunicazioni, ha sottolineato Rovizzi, trascura infatti che senza questa tecnologia non sarebbe possibile far dialogare in maniera efficace le altre innovazioni oggi sul tavolo.
A colpire è la visione sistemica che la manager propone: data center, intelligenza artificiale e cloud non sono entità autonome, ma parti di un mosaico che richiede coordinamento costante. L’adozione di nuove tecnologie non può avvenire in modo isolato. È la sinergia fra questi elementi che consente ai settori tradizionali di reinventarsi, ottimizzare i costi, ridurre le emissioni e rispondere a un mercato sempre più esigente. Senza una strategia complessiva, la trasformazione rischia di restare frammentaria e, di conseguenza, poco incisiva.
Connettività e infrastrutture energetiche: un binomio inseparabile
Nel suo intervento, Rovizzi ha poi evidenziato un aspetto spesso sottovalutato: la convergenza fra connettività evoluta e grid elettrica. Oggi i grandi poli di calcolo non possono prescindere da un’alimentazione stabile, sostenibile e in grado di supportare picchi di domanda sempre più elevati. Ciò significa che il paese dovrà affrontare in parallelo la modernizzazione delle reti dati e di quelle energetiche, evitando che lo sviluppo di una lasci indietro l’altra. I due ambiti, del resto, condividono la necessità di investimenti a lungo termine e la gestione di ingenti risorse infrastrutturali.
La questione assume particolare rilievo se si considera la crescente diffusione di applicazioni che dipendono da processi in tempo reale: dall’elaborazione di flussi video alla gestione remota di impianti industriali complessi. Una connettività carente o un sistema elettrico fragile sarebbero un freno insostenibile per chi investe nell’innovazione. Di qui la richiesta, chiara, di mettere a punto piani coordinati che tengano insieme tutti gli attori: operatori di rete, fornitori di energia, pubblica amministrazione e aziende utilizzatrici.
Regolamentare senza frenare: la sfida europea e nazionale
Il secondo perno del ragionamento di Rovizzi riguarda la regolamentazione. Servono regole chiare, ha spiegato, ma capaci di stimolare – non imbrigliare – la crescita. La recente consultazione dell’Agcom sulle Content Delivery Network rientra in questa filosofia proattiva, così come i procedimenti aperti in Commissione Europea relativi al Development Act e al Digital Network Act, entrambi ispirati al Libro Bianco e al report Draghi. La sfida è produrre norme che non si limitino alla compliance, ma incentivino investimenti e innovazione industriale.
Il rischio, sottolinea la Ceo, è l’iper-regolamentazione sovrapposta: troppe norme, spesso non coordinate, possono confondere il mercato e allungare i tempi di adozione delle tecnologie. Quando il quadro diventa eccessivamente complesso, piccole e grandi imprese spostano altrove i propri capitali, rendendo l’Europa meno attraente rispetto ad altre aree del mondo. Da qui l’appello a consolidare un impianto regolatorio coerente, in cui le competenze delle diverse autorità si integrino e non si accavallino inutilmente.
Piccole e medie imprese tra opportunità e rischi di iper-normazione
Un passaggio cruciale dell’intervento ha riguardato le PMI, spina dorsale dell’economia italiana. Grazie a cloud e artificial intelligence, anche le realtà con budget limitati possono accedere a piattaforme che, fino a pochi anni fa, richiedevano investimenti irraggiungibili. La regolamentazione, se ben disegnata, può fungere da leva per democratizzare l’innovazione, garantendo a queste imprese un ingresso sicuro e graduale nel nuovo scenario competitivo. Al contrario, norme troppo onerose rischiano di trasformarsi in una barriera di ingresso, accentuando la distanza fra chi può permettersi consulenza legale e chi no.
Di fronte a questo bivio, la raccomandazione è chiara: il legislatore deve preservare un equilibrio delicato. Occorre fissare paletti essenziali in materia di sicurezza, privacy e interoperabilità, senza appesantire gli adempimenti con procedure ridondanti. Solo così il cloud potrà restare un alleato strategico di crescita e non un costo difficile da sostenere. L’obiettivo dichiarato di Rovizzi è garantire che la disciplina di settore diventi una solida piattaforma di partenza per l’espansione delle PMI.
Collaborazione con il regolatore: un invito all’azione
In chiusura, Laura Rovizzi ha lanciato un appello diretto agli operatori del comparto tecnologico: partecipare attivamente ai tavoli di confronto, condividere esperienze concrete e chiarire quali risultati il mercato intende raggiungere. Solo così i regolatori nazionali ed europei, già sensibili al tema, potranno plasmare un ecosistema normativo che risponda alle esigenze reali e non a visioni teoriche scollegate dal business quotidiano. L’ascolto, ha ribadito, è reciproco: chi rimane in silenzio rischia di subire decisioni che avrebbe potuto orientare.
La creazione di un “ecosistema abilitante” – per usare le parole della manager – passa dunque da un confronto costante fra istituzioni, aziende di ogni dimensione e associazioni di categoria. La trasformazione digitale non è un destino scritto, ma il risultato di scelte condivise, investimenti mirati e regole che sappiano evolvere di pari passo con l’innovazione. In questo quadro, i protagonisti del mercato hanno non solo l’opportunità, ma la responsabilità di far sentire la propria voce, contribuendo a costruire un ambiente favorevole in cui idee e tecnologia possano prosperare.
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