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Von der Leyen: serve un riequilibrio nelle relazioni tra UE e Cina


A due settimane dal vertice UE-Cina che prenderà il via il 24 luglio a Pechino, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha delineato alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo la posizione dell’Unione nei confronti di Pechino, tra richieste di “riequilibrio economico”, difesa dell’“indipendenza europea” e apertura a una “cooperazione costruttiva” sul clima.

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Il dibattito in plenaria arriva in occasione del cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Bruxelles e Pechino, un passaggio che von der Leyen ha definito “storico”, ma che impone oggi una valutazione “lucida” della nuova realtà cinese.

“Negli ultimi cinquant’anni la Cina è passata da Paese agricolo a gigante industriale e potenza mondiale”, ha affermato la presidente, ricordando che “oltre 800 milioni di persone sono uscite dalla povertà” e che il PIL del Paese “è cresciuto di oltre dieci volte”.

Ma se la Cina è cambiata, anche il rapporto con l’UE deve cambiare. Von der Leyen ha parlato di una relazione “determinante per il resto del secolo”, sottolineando tuttavia la necessità di un “autentico riequilibrio”: “La Cina sta registrando il più grande surplus commerciale nella storia dell’umanità. Solo lo scorso anno il suo surplus con l’Unione ha superato i 300 miliardi di euro. E questo mentre per le aziende europee diventa sempre più difficile fare affari in Cina”.

Al centro delle critiche della Commissione vi è il sistema degli appalti pubblici cinesi, fortemente sbilanciato a favore dei prodotti nazionali: “Con la politica ‘Buy China’, beni e servizi cinesi ottengono automaticamente un vantaggio di prezzo del 20% – ha spiegato von der Leyen –. Questo sistema è palesemente truccato”. L’UE ha già reagito, ha ricordato, con misure mirate nel settore dei dispositivi medici, ma resta “la necessità di progressi tangibili sulle richieste di accesso al mercato” avanzate da tempo.

Von der Leyen ha ribadito la preoccupazione per la sovrapproduzione cinese sostenuta da sussidi statali, in particolare nei settori strategici come l’auto elettrica: “Non possiamo permettere che la sovraccapacità cinese venga semplicemente scaricata sui mercati globali. Questo è il messaggio chiaro alla base della nostra indagine sui veicoli elettrici”. Una dinamica che, secondo la presidente, rischia di “soffocare la concorrenza internazionale”.

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Pur riconoscendo che a Pechino è in corso “un serio dibattito” sulle distorsioni di mercato, von der Leyen ha chiesto una risposta strutturale: “Se vogliamo che la nostra partnership vada avanti, serve un accesso equo e reciproco per le imprese europee in Cina”.

Derisking e il nodo della posizione ambigua di Pechino sull’Ucraina

La presidente ha ribadito l’approccio dell’UE al “derisking”, ovvero la riduzione delle dipendenze strategiche, senza arrivare a un vero e proprio disaccoppiamento economico: “Non crediamo che il disaccoppiamento sia nel nostro interesse. Sarebbe inefficiente e inefficace. Ma continueremo a ridurre i rischi, perché abbiamo imparato quanto le dipendenze siano vulnerabilità”.

Un esempio emblematico è il dominio cinese sulle terre rare e i magneti permanenti, ritenuti potenziali strumenti di pressione economica: “Per questo stiamo sviluppando fonti alternative di approvvigionamento, in collaborazione con partner internazionali”, ha detto.

Altro nodo strategico, il sostegno cinese alla Russia. Von der Leyen ha lanciato un monito chiaro: “La Cina sta di fatto favorendo l’economia di guerra russa. Non possiamo accettarlo. Il modo in cui Pechino continuerà a interagire con la guerra di Putin sarà un fattore determinante per le future relazioni UE-Cina”.

La presidente ha invitato Pechino a schierarsi in difesa dell’ordine internazionale basato sulle regole e a condannare la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Anche sul fronte commerciale, ha aggiunto, la Cina deve “rispettare le regole e i principi dell’OMC”.

Von der Leyen ha chiuso il suo intervento evidenziando le potenzialità della cooperazione sul clima: “La Cina è il maggior emettitore al mondo, ma ha anche investito oltre 900 miliardi di dollari in tecnologie pulite”. L’obiettivo, ha detto, è “competere in modo più efficace, ma anche cooperare più strettamente” in settori come la cattura del carbonio, il mercato delle emissioni e l’economia circolare.

Un vertice con poche aspettative

Guardando al vertice di Pechino, la presidente ha ribadito la disponibilità europea a costruire una relazione “più stabile ed equilibrata” con la Cina: “Difenderemo sempre i nostri interessi. Ridurremo i rischi delle nostre economie. Ma non vogliamo disaccoppiarci. Siamo pronti a scrivere un nuovo capitolo in questa relazione fondamentale”.

Il vertice UE-Cina si tiene nel pieno della guerra tariffaria lanciata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, contro i principali partner commerciali. Lunedì, Trump ha inviato lettere ai leader di diversi Paesi per informarli delle nuove politiche di dazi, firmando allo stesso tempo un provvedimento esecutivo per prorogare al primo agosto la data di applicazione di tutti i dazi “reciproci”, ad eccezione della Cina.

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Martedì la Cina ha messo in guardia l’amministrazione Trump dal riaccendere le tensioni commerciali ripristinando i dazi sui suoi prodotti il ​​mese prossimo, e ha minacciato di ritorsioni contro i Paesi che stipulano accordi con gli Stati Uniti per escludere la Cina dalle catene di approvvigionamento.

Washington e Pechino hanno concordato un accordo commerciale a giugno che ha ripristinato una fragile tregua, ma con molti dettagli ancora poco chiari. La Cina, inizialmente colpita da Trump con dazi superiori al 100%, ha tempo fino al 12 agosto per raggiungere un accordo con la Casa Bianca per impedire a Trump di ripristinare le ulteriori restrizioni alle importazioni imposte durante gli scambi tariffari “tit-for-tat” di aprile e maggio.

Dopo l’accordo di Londra del mese scorso, la Cina ha gestito con cautela i rapporti commerciali con gli Stati Uniti, ma i dazi statunitensi, come quelli imposti al Vietnam la scorsa settimana, suggeriscono che la Cina sia un obiettivo indiretto.

Nel frattempo, l’incertezza offusca i rapporti tra Cina e UE. Secondo diversi osservatori, anche il recente tour europeo del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, dal 30 giugno al 5 luglio, non sarebbe riuscito ad appianare le divergenze a meno di tre settimane dal vertice di Pechino.

Domenica, in risposta alle restrizioni imposte dall’UE per limitare gli appalti pubblici di dispositivi medici cinesi, Pechino ha annunciato che le aziende con sede nell’UE sono state escluse da alcuni contratti governativi cinesi per la fornitura di dispositivi medici.

La Cina ha anche annunciato dazi fino al 34,9% sui produttori di brandy dell’UE, che saranno in vigore per cinque anni a partire da sabato. La mossa è vista come una risposta ai dazi UE sui veicoli elettrici di produzione cinese.

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