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il cambiamento necessario per il futuro


Rendere sostenibile la sanità è un obiettivo sempre più urgente, poiché il settore sanitario contribuisce in modo significativo alle emissioni di gas serra e al degrado ambientale.

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In questo contesto, è necessario un cambiamento radicale nel modo in cui i sistemi sanitari operano, integrando pratiche ecologiche e giustizia sociale nella cura delle persone. Un approccio olistico e integrato è essenziale per affrontare le sfide ambientali e sanitarie globali.

Il problema ambientale della sanità moderna

Se la sanità fosse una nazione, sarebbe tra le maggiori inquinatrici al mondo. In un anno Stati Uniti, Canada, Australia e Inghilterra emettono complessivamente 748 milioni di tonnellate di CO₂ solo attraverso i propri sistemi sanitari.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto già nel 2014 che le organizzazioni sanitarie contribuiscono in modo significativo alla produzione di rifiuti patologici, farmaceutici, chimici e radioattivi, rappresentando un fattore critico per il raggiungimento dell’SDG 3.9 (mortalità da inquinamento ambientale).

All’interno dei sistemi sanitari dei Paesi OCSE, gli ospedali rappresentano la quota maggiore di emissioni legate al cambiamento climatico, pari al 28,6% del totale, rispetto al 18% dei servizi ambulatoriali. Nei modelli sanitari fortemente ospedalocentrici, come quello statunitense, questa percentuale può arrivare fino al 36%. Questi dati sottolineano l’urgenza di ripensare il ruolo del sistema sanitario non solo come luogo di cura, ma anche come attore chiave nella transizione ecologica.

Sanità e sostenibilità: il modello della triple bottom line

Oggi parlare di sostenibilità significa assumere una prospettiva più ampia e strutturale, capace di abbracciare non solo l’efficienza economica, ma anche la giustizia intergenerazionale, la tutela ambientale e il benessere collettivo. Le radici concettuali risalgono al Rapporto Brundtland del 1987, che definiva lo sviluppo sostenibile come quella forma di progresso in grado di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.

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È da quella visione che ha preso corpo il modello della “triple bottom line” che oggi guida non solo le imprese private ma anche le organizzazioni pubbliche. Applicare questo modello alla sanità significa promuovere pratiche che migliorano la salute delle persone riducendo al contempo l’impatto ecologico dei sistemi sanitari e utilizzando con efficienza le risorse.  

Il legame tra ambiente e salute: le evidenze scientifiche

Numerose evidenze scientifiche hanno ormai dimostrato il forte legame tra ambiente e salute. Cambiamenti climatici, inquinamento atmosferico e degrado degli ecosistemi producono un impatto diretto sull’aumento delle patologie respiratorie, cardiovascolari e infettive. L’OMS stima che, tra il 2030 e il 2050, i fattori ambientali causeranno fino a 250.000 decessi in più ogni anno. A questo si aggiunge il consumo intensivo di risorse naturali e l’uso massiccio di sostanze chimiche pericolose – come mercurio, cloruro di polivinile e ritardanti di fiamma – che rendono il comparto sanitario, paradossalmente, una minaccia per l’ambiente e per la salute stessa.

One Health: un approccio integrato per la salute sostenibile

Di fronte a questo scenario, l’approccio tradizionale alla salute mostra i suoi limiti. Occorrono politiche integrate capaci di intervenire su più livelli, in modo sinergico uscendo dall’autoreferenzialità e dal focalizzarsi su solo uno dei tre lati della sostenibilità. In questo contesto emerge con forza il paradigma di One Health, che riconosce l’interconnessione sistemica tra salute umana, animale e ambientale. One Health non è solo un framework teorico, ma una strategia operativa che invita governi, istituzioni sanitarie, enti locali e comunità scientifica a collaborare in modo trasversale. È ormai certo che i sistemi sanitari debbano assumere un ruolo di leadership nella tutela della salute planetaria, integrando la sostenibilità nelle loro pratiche. Parliamo di strutture energeticamente efficienti, riduzione dei rifiuti, uso di fonti rinnovabili, ma anche di un ripensamento dei modelli di cura e delle politiche di accesso. In quest’ottica, la sostenibilità non è solo uno strumento di mitigazione ambientale, ma un moltiplicatore di salute pubblica e coesione sociale. Un sistema sanitario sostenibile è infatti anche un sistema più giusto, più resiliente e in grado di rispondere alle sfide di lungo periodo.

Il caso UK – NHS: leadership globale nella sanità sostenibile

Il National Health Service (NHS) del Regno Unito è stato il primo sistema sanitario nazionale al mondo ad annunciare un piano dettagliato per raggiungere la neutralità climatica, ponendosi come avanguardia globale nel collegare transizione ecologica e salute pubblica. Nel 2020, infatti, è stato varato il programma “Greener NHS”, un piano integrato che coniuga strategie ambientali, innovazione organizzativa e partecipazione diffusa, descritto nel documento guida “Delivering a Net Zero NHS”. L’NHS ha definito così due traiettorie complementari:

  • Net Zero per le emissioni dirette (NHS Carbon Footprint): azzeramento entro il 2040, con una riduzione dell’80% tra il 2028 e il 2032;
  • Net Zero per le emissioni indirette (NHS Carbon Footprint Plus): azzeramento entro il 2045, con taglio dell’80% tra il 2036 e il 2039.

Questa distinzione permette di affrontare in modo realistico tanto le fonti dirette (es. trasporti, strutture, consumi) quanto quelle indirette, legate ad esempio alla supply chain farmaceutica e tecnologica. I medicinali da soli generano il 25% delle emissioni complessive del sistema, con un impatto particolarmente elevato da parte di gas anestetici e inalatori pressurizzati: è qui che si concentrano le prime linee di intervento, con l’introduzione di farmaci equivalenti a minore impatto (es. polveri secche DPI).

Il portale “Greener NHS – What’s already happening” racconta centinaia di progetti locali già attivi in Inghilterra, dimostrando che la transizione non è solo un documento strategico ma una pratica quotidiana. Ecco alcuni esempi emblematici:

  • Riduzione dei gas anestetici dannosi: presso il University Hospitals Bristol NHS Foundation Trust, la sostituzione del desflurane ha comportato una riduzione di 30.000 kg di CO₂ al mese. Il gas più ecologico, sevoflurane, è ora utilizzato come standard;
  • Taglio degli sprechi e uso razionale dei presidi: il Charing Cross Hospital ha ridotto del 25% le cannulazioni non necessarie, risparmiando oltre 95.000 sterline e evitando l’emissione di 19.000 kg di CO₂ all’anno;
  • Mobilità sostenibile: il Sussex Community NHS Trust ha adottato un sistema di consegne con courier in e-bike, mentre a Oxford un’iniziativa simile ha tagliato oltre 2 tonnellate di CO₂ in pochi mesi;
  • Illuminazione e risparmio energetico: la sostituzione massiva delle lampadine con LED intelligenti sta generando benefici tangibili come meno consumi, maggior comfort per i pazienti e 3 miliardi di sterline di risparmio previsti nei prossimi 30 anni;
  • Ospedali Net Zero: il piano nazionale prevede la costruzione di 40 nuovi ospedali a zero emissioni, con un nuovo standard architettonico e impiantistico, integrato nel Health Infrastructure Plan del governo britannico;
  • Digitalizzazione e comportamenti green: l’Imperial College Healthcare Trust ha ridotto significativamente i consumi elettrici automatizzando lo spegnimento di PC e attrezzature non in uso, mentre campagne comportamentali come “Operation TLC” – per spegnere luci, chiudere porte, controllare gli sprechi – hanno ridotto oltre 2.200 tonnellate di CO₂ in un solo anno in sei ospedali.

L’NHS ha ben chiaro che nessuna transizione sarà possibile senza una mobilitazione culturale di sistema. Il programma Greener NHS chiama all’azione tutti i 1,3 milioni di dipendenti: dal fisioterapista che può promuovere l’attività fisica e la mobilità sostenibile, allo psicologo che privilegia strumenti di telemedicina, fino allo chef ospedaliero che sceglie ingredienti locali. Ogni azione individuale, se ben orchestrata, può contribuire a un impatto collettivo misurabile.

Il piano è accompagnato da un robusto impianto di monitoraggio in quanto ogni anno vengono pubblicati report sull’avanzamento, con indicatori dettagliati validati dal UK Committee on Climate Change, e benchmark di riferimento per strutture e fornitori. Le aziende sanitarie sono incoraggiate a pubblicare piani locali di decarbonizzazione e a rendere conto delle proprie performance ambientali al pari di quelle cliniche.

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Una roadmap per la transizione sostenibile in sanità: il ruolo delle pratiche manageriali

La sostenibilità, dunque, nel contesto sanitario non può essere trattata come una policy aggiuntiva o come una funzione a sé stante. È necessario un cambio di passo, fondato su una prospettiva di strategy as practice, che pone al centro le azioni quotidiane, i comportamenti diffusi, la cultura organizzativa. È in questo “vissuto operativo” che si giocano le possibilità di trasformazione reale. Questa visione riconosce il valore delle pratiche consolidate (che assicurano continuità e stabilità), ma sottolinea l’importanza di pratiche adattive e innovative per affrontare la complessità delle transizioni sostenibili. Il risultato è una roadmap in tre fasi che guida il cambiamento in modo strutturato, ma flessibile e che permette di riconoscere il ruolo strategico della sostenibilità:

Fase iniziale: costruire le fondamenta

La trasformazione parte da tre azioni chiave:

  • Comunicare il senso del cambiamento: sensibilizzare tutto il personale e gli stakeholder esterni (pazienti, fornitori, comunità) sul valore della sostenibilità, costruendo fiducia e motivazione condivisa;
  • Mappare risorse e inefficienze: analizzare in modo critico l’uso di energia, materiali e tempo nei processi clinici e amministrativi, per identificare sprechi e riallineare le attività ai nuovi obiettivi;
  • Definire governance e standard etici: introdurre già da subito presidi chiari di responsabilità, sistemi di rendicontazione ESG e codici di condotta che rendano il cambiamento misurabile e rendicontabile.

Fase intermedia: gestire il cambiamento e scalare le azioni

Una volta poste le basi, è essenziale:

  • Superare le resistenze al cambiamento: attraverso formazione mirata, co-progettazione e coinvolgimento dei professionisti sanitari;
  • Monitorare e rendicontare: dotarsi di indicatori ESG, audit periodici, e report trasparenti che rafforzino la credibilità verso gli stakeholder;
  • Condividere conoscenza e soluzioni: creare piattaforme interne di scambio buone pratiche, favorire la contaminazione tra strutture, stimolare la circolazione di idee e strumenti replicabili;
  • Estendere approcci lean e inclusivi: adottare principi di efficienza e semplificazione, coinvolgendo attivamente operatori, pazienti, caregiver e cittadini;
  • Coltivare leadership etica: chi guida il cambiamento deve farlo con trasparenza, coerenza e responsabilità diffusa.

Fase avanzata: innovare e ottimizzare su scala

Nella fase più matura, la sostenibilità diventa parte integrante dell’identità e delle routine organizzative:

  • Ottimizzare e ridurre gli sprechi a sistema: implementare logiche di economia circolare, gestione avanzata delle risorse, revisione dei processi clinico-amministrativi;
  • Monitorare in tempo reale e adattarsi: utilizzare strumenti di analisi ESG evoluti per intercettare problemi e opportunità in modo proattivo;
  • Rendere la sostenibilità un principio guida: allineare obiettivi ESG con quelli istituzionali, promuovendo miglioramento continuo, apprendimento organizzativo e feedback strutturato.

La roadmap proposta (Nevi et al., 2025) suggerisce un approccio operativo che valorizza tanto la stabilità quanto l’innovazione e offre un modello replicabile per tutti quegli enti sanitari – pubblici e privati – che vogliono trasformare le sfide ambientali e sociali in leve strategiche di cambiamento e valore condiviso rispettando al contempo le specificità di ciascuna realtà.

Ad esempio un recente studio canadese mette in luce come, anche in assenza di obblighi normativi o standard di accreditamento, numerosi ospedali stiano attivando green team e uffici per la sostenibilità per promuovere pratiche sanitarie più ecologiche. Si tratta di iniziative nate dal basso, spesso sostenute dall’impegno diretto del personale sanitario, che si fa carico di un ruolo attivo nella transizione ecologica del settore.

Casi italiani di sanità sostenibile: Asl Caserta e Usl Toscana

Un esempio interessante di transizione sostenibile in sanità, ispirato al modello “strategy as practice”, è rappresentato dall’iniziativa dell’ASL di Caserta. L’Azienda Sanitaria, come si evince dal PIAO 2025–2027, ha avviato un progetto con la startup universitaria ERMES Srl, spin-off della Sapienza Università di Roma, per promuovere un processo strutturato di integrazione dei criteri ESG all’interno dell’organizzazione.

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Il progetto si fonda sull’idea che la sostenibilità non debba essere solo un obiettivo astratto, ma una pratica organizzativa vissuta nel quotidiano. Il percorso si articola in fasi coerenti con la roadmap per la transizione sostenibile proposta in precedenza e mostra come il paradigma dinamico e ricorsivo della “strategy as practice” – in cui le pratiche stabilizzanti e quelle trasformative coesistono – possa guidare efficacemente il cambiamento culturale e operativo all’interno di un’organizzazione sanitaria pubblica.

Inoltre, la collaborazione con il mondo universitario e con una startup società benefit dimostra come l’ibridazione tra saperi scientifici, manageriali e territoriali possa accelerare la co-creazione di valore sostenibile, promuovendo soluzioni capaci di rispondere simultaneamente alle esigenze ambientali, sociali e di governance.

Anche l’Azienda USL Toscana Centro si è mossa con decisione nella direzione della sostenibilità, rinnovando già da alcuni anni la propria adesione all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nel PIAO ha delineato un quadro strutturato di azioni programmate e misurabili, che spaziano dall’adozione di modelli aziendali sostenibili e certificazioni ambientali alla promozione dell’economia circolare, fino alla gestione integrata dei rischi, alla digitalizzazione e alla trasparenza.

Un’attenzione esplicita è stata riservata all’integrazione delle tematiche ESG come leva trasversale per migliorare efficienza, competitività e impatto sociale. In particolare, l’azienda ha identificato una serie di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile particolarmente significativi per una realtà sanitaria: dalla salute e benessere per tutti (SDG 3), all’innovazione e infrastrutture sostenibili (SDG 9), dalla promozione di comunità inclusive e resilienti (SDG 11) al consumo responsabile (SDG 12), fino all’impegno per il clima (SDG 13), la biodiversità (SDG 15), l’etica istituzionale (SDG 16) e il rafforzamento delle partnership strategiche (SDG 17).

Verso un futuro sanitario sostenibile: sfide e opportunità

La transizione verso una sanità più sostenibile richiede oggi un cambio di passo concreto. Iniziative come One Health, l’integrazione dei criteri ESG nella governance e l’attenzione all’operatività strategica non sono più opzioni auspicabili, ma condizioni abilitanti per un cambiamento reale. In questo percorso, la formazione continua, il coinvolgimento degli operatori e l’adozione di strumenti digitali diventano leve essenziali per tradurre la visione in azione. La leadership, a tutti i livelli, deve farsi catalizzatrice di alleanze, apprendimento e innovazione, promuovendo un approccio condiviso e pragmatico. Perché la sostenibilità, in sanità, è una necessità sistemica che va affrontata con rigore e responsabilità. L’esperienza internazionale dimostra che il cambiamento è possibile. Ora è il momento di agire anche in Italia, con coraggio e determinazione, per costruire un sistema sanitario capace di rispondere alle sfide del presente e di generare valore per le generazioni future.



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