La storia dello studente lucano che ha ottenuto il massimo dei voti alla maturità nel liceo musicale di Venosa. La mamma: «Con la musica riesce a comunicare, grazie ai suoi insegnanti»
«Mio fratello è straniero. Parla poco l’italiano, ma sa cantare. Come quelli che non sanno l’inglese, ma le canzoni le sanno». Le parole di Dylan, 6 anni, sono una sintesi perfetta. Suo fratello Michele ha sempre «parlato» con la musica. Forse perché i suoi genitori, Nicoletta e Rocco, hanno trovato nelle rime e nelle note il modo giusto per comunicare con lui, quand’era piccino.
«Ogni routine per insegnargli l’autonomia, come lavarsi il viso, andare a dormire, vestirsi, era scandita da una canzoncina» dice Nicoletta. Per molto tempo Michele Tufanisco, 21 anni, giovane con autismo che vive a Genzano di Lucania, in provincia di Potenza, non ha saputo esprimersi a voce. Ha imparato a leggere da solo a 4 anni, guardando le insegne e le targhe delle auto e quando ha imparato a usare il pc, scriveva i suoi desideri, per poi leggerli ai genitori.
La festa
Ma quando, finalmente, la sua voce ha avuto il sopravvento, ha dimostrato che era potente e intonata. Una voce da 100 e lode. Lo ha decretato la commissione di maturità del Liceo musicale Flacco-Battaglini di Venosa, dove il giovane si è diplomato la settimana scorsa. La proclamazione è stata una grande festa, con applausi e tifo da stadio dei compagni di classe, davanti ai suoi genitori e ai fratelli, Federico, 15 anni e Dylan. I suoi professori gli hanno fatto una sorpresa: la fascia, il tocco e palloncini azzurri che ha liberato in cielo. Michele ancora oggi preferisce esprimersi cantando, usando frasi di canzoni o film, o scrivendo al pc. Nelle aule del liceo in questi anni ha interpretato brani di Grignani, Ramazzotti, Il Volo. Adora il pop italiano: Giorgia, Laura Pausini. Ma i suoi docenti, Gianni Marino (canto), Antonio Rosa (tecnologie musicali) e Massimo Manieri (sostegno) lo hanno fatto approcciare anche alla lirica.
L’accoglienza
«Sono felice del diploma» ci dice telegrafico in videochiamata Michele e poi si mette a consultare un atlante: ama viaggiare e la geografia lo appassiona. L’autismo non lo ha fermato, ma i gradini da salire sono stati tanti. «Alle primarie ha cambiato 7 insegnanti di sostegno e ognuno aveva una diversa teoria su come rapportarsi a lui», ricorda la mamma. Le medie invece sono state un periodo d’oro «Il suo docente di sostegno, Antonio Velucci, ha preparato sia i compagni che i colleghi ad accoglierlo. Spesso accade che ragazzi come Michele siano portati sempre fuori di classe perché disturbano. Invece fin dal primo momento ha potuto usare il pc e la comunicazione aumentativa. Faceva i lavori di gruppo coi compagni. All’esame di terza media ha sostenuto anche la prova nelle due lingue straniere. A lui piace molto ascoltare i cartoni animati in lingua originale. E i suoi compagni sono diventati amici, che ancora oggi vengono a trovarlo».
Una grande arrampicata
Un grande passo in avanti e poi un brusco stop. Alle superiori Michele si iscrive in un Itis in paese. Una scelta forse di comodità, ma anche per favorirne l’autonomia, permettergli di andare a scuola a piedi. E invece è un disastro. «Lo tenevano fuori dalla classe. Gli insegnanti discutevano tra loro per la sua gestione davanti a lui e lui si innervosiva. Piangeva e non voleva più andare a scuola. Il comportamento peggiorava, usava il turpiloquio per farsi espellere. E pensare che nella nostra famiglia abbiamo sempre insistito moltissimo con l’educazione. Ma per noi la scuola non è un parcheggio e mandarlo perché restasse «parcheggiato» in corridoio aveva poco senso».
Stavano per ritirarlo, ma la svolta arriva quando, tramite la nonna, la famiglia scopre che potrebbe esserci un posto per lui al liceo musicale di Venosa. «La preside, Mimma Carlomagno, mi ha detto che aveva un docente di sostegno scoperto. Così a marzo del terzo anno abbiamo ottenuto il nulla osta e abbiamo trasferito Michele lì. Dove è rinato».
In autobus con la nonna
Non piange più: si alza alle 6 di mattina e prende l’autobus con la nonna che lavora lì per andare al liceo. E quando la nonna va in pensione, la Regione Basilicata mette a disposizione un servizio di trasporto. Il liceo prepara un piano personalizzato perché possa recuperare le materie mai fatte e arrivare al diploma, come i compagni. Come strumenti, sceglie la batteria, che già praticava alle medie, e il canto. «Non osavamo sognare un diploma e figurarsi con 100 e lode. Ci interessava il percorso più del traguardo. Che è stato meraviglioso. Tanti si sono commossi alla proclamazione, quasi più di noi. Ho caricato il video su TikTok e ha avuto migliaia di visualizzazioni, cosa che ci ha molto sorpresi».
Gli strumenti per essere autonomi
E adesso? «Non possiamo iscriverlo in un conservatorio, perché occorrono obiettivi minimi che al momento non ha. Ma continueremo a fargli studiare canto e a riempire le sue giornate con lo sport che è l’altra sua passione». Insieme alla geografia, all’arte, alla politica (gli piacciono i tg). Quanto allo sport: Michele, alto 1 metro e 85 e longilineo, va forte in atletica. E a un campus paraolimpico ha dimostrato una bella mira al tiro con l’arco. «Io penso al “durante noi” e a quello verrà anche il dopo. Bisogna lavorare per la qualità della vita di questi ragazzi, dar loro gli strumenti per essere autonomi, perché al momento c’è troppo poco. Ci sono centri diurni ma le attività sono standardizzate. Sarebbe come tarpargli le ali. Al liceo musicale invece non l’hanno privato di nulla. Ci hanno concesso di accompagnarlo in gita a Barcellona insieme alla classe e lui gioiva perché per lui il traghetto era il Titanic e poteva reinterpretare la scena più famosa sulla prua».
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