Emanuele Orsini, Presidente di Confindustria, in occasione dell’evento “Investimenti, innovazione, credito. Le tecnologie digitali avanzate, i nuovi acceleratori di crescita delle imprese” organizzato da Intesa Sanpaolo e Confindustria è stato intervistato da Il Giornale d’Italia.
Tra conflitti e ambiguità nella politica commerciale degli Stati Uniti. Chiedo cosa preoccupa di più Confindustria e quali sono le vostre richieste al governo, alle istituzioni anche europee?
“Si sta ipotizzando un dazio al 10%e stiamo ricordando un po’ tutti che non è solo un dazio del 10%, ma la svalutazione anche del dollaro, che vale un 13,5% vuol dire che siamo 23,5%, quindi un numero che ci preoccupa. Secondo le nostre stime, questo numero può avere un impatto sulla nostra industria di circa 20 miliardi con 118.000 posti di occupati. Quindi è ovvio che ci preoccupa. Serve ancora negoziare tutti uniti come Europa e noi stiamo dicendo che il negoziato vuole fatto su tre vie perché è fondamentale. Noi sappiamo tutti che l’Europa compra l’80% della difesa e in un momento come questo sappiamo quanto è importante la difesa. Abbiamo un acquisto di energia che è importante che è quello del GNL per esempio degli Stati Uniti sui rigassificatori del nostro continente europeo e l’altro ovviamente è un ragionare sulle big Tech perché sappiamo e siamo consapevoli che sono servizi. Il gap tra Europa e Stati Uniti non è così elevato; io mi auguro che si arrivi velocemente perché il tema dell’incertezza è sempre un problema e quando ci sono incertezze non ci sono spinte sugli investimenti.”
E a proposito di questo gap appunto come può l’Italia colmarlo rispetto agli altri Paesi europei rispetto all’America E cosa fa Confindustria appunto per aiutare le imprese?
In questo momento si sta parlando molto di Mercosur. Serve accelerare tantissimo questo negoziato. Credo che l’Italia avrà un ruolo fondamentale. Siamo fiduciosi su questo. Servirà a trovare delle compensazioni con gli agricoltori che credo che sia il problema oggi che tiene un po’ in stand by l’accordo col Mercosur. Però, visto quello che sta succedendo con il negoziato gli Stati Uniti sappiamo e abbiamo consapevolezza che comunque può generare un incremento di export dei 5- 7 miliardi il potere di diciamo di vendita dei nostri prodotti Italia verso comunque quei Paesi. Oltre questo c’è l’India c’è l’Arabia Saudita, gli Emirati sono tutti i Paesi che oggi i nostri prodotti sono attrattivi quindi su questo dobbiamo lavorare tutti uniti insieme le agenzie governative SACE Simest e ICE che sono fondamentali che accompagnano le nostre imprese però sul Mercosur serve fare veramente veloce perché abbiamo visto che l’Italia in tutti gli accordi fatti verso il mondo ha saputo comunque essere più competitiva anche degli altri Paesi europei.
L’ Amministratore delegato di ENEL ha detto che non è vero che la bolletta energetica in Italia è quattro volte quella europea. Si crea un po’di confusione a dire una cosa del genere?
“Innanzitutto, secondo me, non bisogna mai parlare riferendosi a un singolo dato puntuale. Dobbiamo partire da un dato annuale, perché fare riferimento al valore di un solo giorno è poco significativo.
Oggi, purtroppo, il costo dell’energia rende poco competitive le nostre imprese. Proprio per questo stiamo lavorando anche all’interno di Confindustria, dove, come sapete, convivono sia produttori che consumatori di energia.
Il costo dell’energia in Italia è più alto anche a causa di scelte fatte in passato. Se ci confrontiamo con Paesi come Spagna e Francia, che hanno investito nel nucleare, notiamo che hanno costi più contenuti. Dobbiamo quindi iniziare subito a investire a lungo termine, anche credendo seriamente nell’energia nucleare. Ma è necessario che tutto il Parlamento sia unito nel portare avanti questa scelta strategica, perché il nucleare è fondamentale per le nostre imprese: garantisce una fonte di energia continua e affidabile.
Naturalmente, serve anche potenziare le fonti rinnovabili. Ci sono richieste per circa 150 gigawatt di energia da fonti rinnovabili, ma non possiamo continuare a rimandare perché in alcuni territori i Sindaci o i comitati locali che chiamo “comitati dell’uccellino” sono ancora titubanti nell’autorizzare l’installazione di pannelli solari o pale eoliche. Serve agire con urgenza.
Nel frattempo, però, bisogna anche intervenire sul breve termine. Parliamo ad esempio di disaccoppiamento, cioè della possibilità di rendere l’energia meno legata a dinamiche speculative per aiutare le nostre imprese a restare competitive, soprattutto considerando i fardelli attuali: il costo dell’energia, i dazi, la guerra tra Ucraina e Russia, i conflitti in Medio Oriente.
Una misura immediata potrebbe essere quella di permettere alle imprese di accedere a energia rinnovabile a basso costo anche dopo la fine degli incentivi. Si potrebbe ad esempio sfruttare parte dell’energia idroelettrica, che ha un costo competitivo, o mettere a disposizione l’energia del GSE tramite contratti a lungo termine. Questo sarebbe un grande vantaggio per le imprese. Oggi si parla di un costo di 35-40 euro a megawattora: non è una soluzione definitiva, è un “cerotto”, ma almeno aiuta a togliere qualche sasso dallo zaino.”
L’Italia ha deciso di aumentare la spesa militare fino al 5%. Come valuta questa scelta? Può essere anche un’opportunità per la nostra industria, ad esempio per riconvertire la filiera dell’automotive, molto colpita dai dazi?
“È chiaro che, con quello che sta succedendo oggi, parlare di difesa non è più un tabù. Qualche anno fa era quasi impensabile, ma oggi dobbiamo avere la lucidità di affrontare anche questo tema. Fortunatamente, in Italia abbiamo imprese fortissime nel settore della difesa, come Leonardo, Fincantieri, Ansaldo, e tante altre che operano e sono leader nel mondo. Quindi sì, è giusto pensare di rafforzare il settore della difesa. Tuttavia, come abbiamo detto anche durante la nostra Assemblea del 27 maggio, non possiamo pensare di sforare il Patto di Stabilità solo per la difesa. Serve invece un vero piano industriale per il Paese, con una visione di lungo termine. Abbiamo bisogno di aiutare le nostre imprese in questo momento di incertezza e convincerle a investire. Questo deve avvenire sia in Italia che in Europa. Per aumentare gli investimenti, bisogna sostenere le imprese: è l’unica strada possibile, anche per tornare a parlare di produttività.”
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link