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Conferenza ONU sugli oceani si chiude con “una promessa fragile ma condivisa”


Il bilancio ufficiale della terza  Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani (UNOC),  in corso fino a venerdì scorso a Nizza è, nonostante tutto, positivo, in una fase in cui il multilateralismo viene picconato giorno dopo giorno. Niente di risolutivo però sugli obiettivi più importanti, trattato sull’Alto mare in primis.

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Ospitato da Francia e Costa Rica, l’UNOC3 – che ha portato a Nizza 15.000 partecipanti, tra cui più di 60 capi di Stato e di governo (non quello italiano) – nasce per sostiene l’attuazione dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 14 sulla la vita sott’acqua.

“Chiudiamo questa settimana storica non solo con la speranza, ma con un impegno concreto, una direzione chiara e uno slancio innegabile”, ha dichiarato Li Junhua, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari economici e sociali e segretario generale del vertice. Per Peter Thomson, inviato speciale ONU per gli oceani, Nizza ha segnato un punto di svolta: “Non è tanto quello che succede alla conferenza, quanto quello che succede dopo” ha dichiarato.

Ma le parole che meglio inquadrano l’esito dei lavori di Nizza sono quelle che troviamo in conclusione del resoconto della Conferenza sulla pagina web dell’ONU: “Una promessa fragile ma condivisa”.

Ad esempio per Tom Pickerell, direttore del programma Oceano del World Resources Institute (WRI) “la Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani si conclude con slancio – e occasioni mancate per proteggere l’oceano”.  Secondo Kirsten Schuijt, direttore generale del WWF Internazionale, la conferenza “ha messo il vento in poppa alla conservazione degli oceani, poiché i leader mondiali hanno concentrato un’attenzione senza precedenti sulla conservazione e sull’uso sostenibile degli oceani. A Nizza sono stati presi una serie di impegni apprezzabili, ma il mondo non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi naturalistici e climatici per il 2030 se non si manterrà questo slancio”. 

Li Junhua, Segretario generale UNOC3

Cosa ha prodotto, e cosa no, la conferenza di Nizza sugli Oceani

Conferenze come quella di Nizza sono una costellazione di relazioni, confronti, incontri. Dai quali chi partecipa ha spesso interesse a raccontare di aver portato a casa qualcosa. Vediamo allora cosa viene fuori da Nizza. E cosa invece no.

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PIANO D’AZIONE DI NIZZA. I Paesi presenti all’UNOC3 hanno sottoscritto un documento comune, il Piano d’azione di Nizza per gli oceani, “un quadro in due parti – lo descrive l’ONU – che comprende una dichiarazione politica e oltre 800 impegni volontari assunti da governi, scienziati, agenzie delle Nazioni Unite e società civile”.

La dichiarazione politica (Our ocean, our future: united for urgent action) ribadisce l’obiettivo di proteggere il 30% degli oceani e della terraferma entro il 2030, sostenendo l’Accordo sulla biodiversità di Kunming-Montreal. Quanto agli impegni volontari, ha spiegato Li Junhua: “Si va dalla difesa dei giovani all’alfabetizzazione degli ecosistemi di acque profonde, dal rafforzamento delle capacità scientifiche e di innovazione all’impegno a ratificare i trattati intergovernativi”. Alcuni esempi:

1 miliardo dell’UE: La Commissione europea ha annunciato un investimento di 1 miliardo di euro per sostenere la conservazione degli oceani, la scienza e la pesca sostenibile;

La più grande aree marina del mondo. la Polinesia francese si è impegnata a creare la più grande area marina protetta del mondo, che comprende la sua intera zona economica esclusiva – circa cinque milioni di chilometri quadrati;

100 milioni dalla Germania. La Germania ha lanciato un programma da 100 milioni di euro per rimuovere le munizioni subacquee dal Mar Baltico e dal Mare del Nord;

La governance del Pacifico: La Nuova Zelanda ha impegnato 52 milioni di dollari per rafforzare la governance del Pacifico;

Le nuove aree protette in Spagna. La Spagna ha annunciato cinque nuove aree marine protette;

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Un mare in silenzio. Una coalizione di 37 Paesi, guidata da Panama e Canada, ha lanciato la High Ambition Coalition for a Quiet Ocean per affrontare l’inquinamento acustico sottomarino. Sono state inoltre lanciate le iniziative Ocean Tourism Pact, “un impegno collettivo e un metodo di lavoro per costruire un turismo costiero e marino sostenibile” e la One Ocean Finance Facility, “un nuovo e coraggioso sforzo per sbloccare miliardi di nuovi finanziamenti dalle industrie che dipendono dagli oceani e dai settori dell’economia blu”;

Una finanza per gli oceani. L’Indonesia e la Banca Mondiale hanno introdotto un “Coral Bond” per contribuire a finanziare la conservazione della barriera corallina nel Paese.

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TRATTATO SULL’ALTO MARE. Uno dei principali obiettivi della conferenza è stata l’accelerazione verso il Trattato sull’Alto mare (Agreement on Marine Biological Diversity of Areas beyond National Jurisdiction, BBNJ Agreement) adottato nel 2023 per salvaguardare la vita marina nelle acque internazionali. Il BBNJ affronta un pacchetto di questioni (dalle risorse genetiche marine alle aree marine protette al trasferimento tecnologico fino alla valutazione degli impatti ambientali) ed è la premessa necessaria per raggiungere il cosiddetto “obiettivo 30×30” concordato nel quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal: proteggere entro il 2030 almeno il 30% degli ecosistemi marini nel mondo, inclusi quelli in alto mare. L’Accordo è aperto alla firma di tutti gli Stati dal 20 settembre 2023 al 20 settembre 2025 ed entrerà in vigore 120 giorni dopo la sessantesima ratifica. Durante il vertice di Nizza altri 19 Paesi si sono aggiunti, portando le ratifiche a 51 (50 Paesi più l’UE, Italia non pervenuta) – avvicinandosi alla soglia di 60 necessaria per l’entrata in vigore del Trattato. 

“La Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani si conclude con slancio – e occasioni mancate per proteggere l’oceano”, ha sintetizzato Pickerell del WRI: “Dopo 20 anni, il Trattato sulle acque d’altura è finalmente a portata di mano. Ma la spinta finale non è arrivata a Nizza e ora la pressione è sui governi rimanenti per renderlo legalmente vincolante”. Giulia Prato, responsabile del Programma mare del WWF Italia, si augura “che l’Italia ratifichi quanto prima l’accordo sul Biodiversity Beyond National Jurisdiction (BBNJ), si unisca alla lotta globale per proteggere i fondali oceanici sostenendo una moratoria o pausa precauzionale sul Deep Seabed Mining, e si unisca alla lotta globale contro l’estinzione di squali e razze, assumendo un ruolo attivo nella tutela della biodiversità marina anche oltre i propri confini”. 

 

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TRATTATO SULLA PLASTICA. EconomiaCircolare.com ha raccontato come alla conferenza di Nizza sia stata presentata una dichiarazione congiunta firmata da 95 Paesi in cui viene ribadita l’ambizione di porre fine a quello che viene definito il “flagello dell’inquinamento da plastica”. Dopo il fallimento dei precedenti round negoziali e in attesa dell’appuntamento di Ginevra il prossimo agosto (dal 5 al 14), più di 90 Paesi, guidati dalla Francia, hanno espresso il loro sostegno a un trattato globale legalmente vincolante sull’inquinamento da plastica. “La dichiarazione congiunta, guidata dalla Francia, invia un chiaro segnale: i Paesi di tutto il mondo possono e devono lavorare insieme per porre fine alla crisi della plastica” ha dichiarato Efraim Gomez, direttore globale per l’impatto delle politiche del WWF Internazionale. “Ma siamo chiari: ciò che è stato delineato qui è un buon inizio, ma è il minimo indispensabile per affrontare efficacemente l’inquinamento da plastica”. 

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Foto: Kiara Worth – IISD

 

DEEP SEA MINING. Le estrazioni nelle acque internazionali (deep sea mining) non potevano non entrare tra gli argomenti del vertice sugli oceani, soprattutto dopo che, pur in assenza di un accordo multilaterale, il presidente USA ha autorizzato unilateralmente la The Metals Company ad estrarre minerali in acque internazionali del Pacifico. Ne ha parlato in apertura il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres: “Le profondità marine non possono trasformarsi in un Far West“. A Nizza altri quattro Stati hanno aderito all’appello per una pausa o una moratoria sull’estrazione: oggi siamo a 37 Stati (l’Italia non c’è). “L’estrazione in alto mare è la minaccia emergente più pericolosa per gli oceani” ha affermato Hélène Bourges, ocean campaigner di Greenpeace Francia. È stata al centro di questa conferenza. Tuttavia, non abbiamo ancora visto un numero sufficiente di nuovi Paesi impegnarsi a favore di una moratoria in vista della prossima riunione dell’Autorità internazionale per i fondali marini che si terrà a luglio. La bozza di dichiarazione politica della Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani è debole per quanto riguarda l’interruzione dell’attività estrattiva in alto mare, un chiaro simbolo del fatto che i livelli di ambizione devono essere innalzati negli ultimi giorni della conferenza”.

Leggi anche: L’appello di 95 Paesi per un ambizioso trattato globale sulla plastica

 

PESCA SOSTENIBILE. Come spiega il WWF, più di 100 Paesi hanno ratificato l’accordo sui sussidi alla pesca promosso dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC-WTO) per porre un freno ai sussidi più gravi, come quelli per la pesca illegale, gli stock sovrasfruttati e la pesca d’altura non regolamentata. Con meno di dieci ratifiche necessarie per l’entrata in vigore dell’accordo, il WWF ”incoraggia gli Stati rimanenti a impegnarsi il prima possibile”. Per Tom Pickerell, WRI, “i progressi nella ratifica dell’accordo per ridurre i sussidi dannosi alla pesca rimangono dolorosamente lenti. Per mantenere i nostri oceani sani e la pesca fiorente per il futuro, i governi devono agire con urgenza”.

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Il grande assente

L’inviato speciale della Francia per la conferenza, Olivier Poivre d’Arvor, non poteva non giudicare l’evento come “una vittoria significativa”. Ma ne ha implicitamente sottolineato i limiti, ricordando che “è molto difficile lavorare sull’oceano in questo momento quando gli Stati Uniti sono così poco coinvolti”. Il tema dell’assenza statunitense dai consessi multilaterali è una costante dall’elezione di Donald Trump al secondo mandato presidenziale. Il riferimento dell’inviato francese è all’assenza di una delegazione statunitense di alto livello. “Forse manca un paese – ha detto – ma il 92% dei ‘comproprietari’ era presente oggi a Nizza”.

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