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Scendono i tassi sui mutui e prestiti a famiglie e imprese


Si sta registrando un’importante dinamica: scendono i tassi sui mutui praticati dalle banche italiane. I dati resi noti dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI) confermano un trend discendente che interessa sia il comparto dei mutui per l’acquisto della prima casa sia quello dei finanziamenti alle imprese, mostrando un allentamento delle condizioni di accesso al credito nel mese di maggio.

Segnali positivi dal mercato creditizio: il costo medio del credito in diminuzione

Uno degli indicatori più rilevanti che fotografa la nuova fase è il tasso medio complessivo sui prestiti erogati, che nel mese di maggio si è attestato al 4,07%, in discesa rispetto al 4,14% registrato nel mese precedente. Questo dato, che incorpora l’insieme dei prestiti concessi nel corso degli anni, rappresenta un termometro dell’orientamento del sistema bancario e della sua capacità di rispondere con maggiore flessibilità alle esigenze del mercato.

Microcredito

per le aziende

 

Tale riduzione è frutto di un lento ma costante processo di riassestamento successivo al picco dei tassi raggiunto tra la fine del 2022 e la seconda metà del 2023, quando le politiche monetarie restrittive della Banca Centrale Europea avevano imposto un forte irrigidimento delle condizioni creditizie, con l’obiettivo primario di contenere l’inflazione.

Mutui più accessibili: una boccata d’ossigeno per le famiglie

Un altro dato degno di nota riguarda il mercato immobiliare residenziale. A maggio 2025, il tasso medio applicato ai nuovi mutui per l’acquisto della prima casa è sceso al 3,19%, mostrando una flessione significativa rispetto al 3,27% di aprile e, soprattutto, una contrazione ben più marcata rispetto al 4,42% di dicembre 2023. Il calo, superiore a un punto percentuale su base annua, rappresenta un’evoluzione di rilievo per le famiglie italiane, che tornano a beneficiare di condizioni di finanziamento più favorevoli.

Questo cambiamento può essere interpretato come una risposta del sistema bancario alle mutate condizioni di mercato e alle aspettative più contenute sui futuri rialzi dei tassi da parte della BCE. Allo stesso tempo, contribuisce a ravvivare un settore che negli ultimi due anni ha subito una pesante contrazione, a causa della combinazione tra inflazione elevata e costi di indebitamento crescenti.

La maggiore accessibilità dei mutui si riflette, in prospettiva, anche sulla ripresa della domanda abitativa, soprattutto da parte dei giovani e delle coppie al primo acquisto, che erano stati maggiormente penalizzati dalla stretta creditizia. È possibile che, nei prossimi mesi, si assista a un graduale aumento delle erogazioni, favorito anche dalla rinnovata attenzione delle istituzioni verso misure di sostegno all’acquisto della prima casa.

Imprese più sostenute: tassi in calo anche per il credito produttivo

Non meno rilevante è il quadro che emerge per il credito alle imprese. Secondo i dati diffusi da ABI, il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento destinate alle aziende è sceso al 3,64% nel mese di maggio, in calo rispetto al 3,77% del mese precedente. Si tratta di una tendenza che segue un percorso coerente di discesa, considerando che appena sei mesi prima – a dicembre 2023 – lo stesso tasso si attestava al 5,45%.

 

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La riduzione del costo del denaro rappresenta una leva importante per favorire la competitività del tessuto produttivo, soprattutto per le piccole e medie imprese, che costituiscono il cuore pulsante dell’economia italiana. L’alleggerimento dei costi di finanziamento consente alle aziende di riprendere con maggiore decisione investimenti rimandati e di affrontare con più solidità la fase di transizione digitale ed ecologica in corso.

In particolare, il calo dei tassi potrebbe rappresentare un incentivo a finanziare progetti innovativi e a rilanciare il ciclo economico, in un contesto ancora fragile e privo di una domanda interna sufficientemente dinamica. La disponibilità di credito a condizioni più vantaggiose è un elemento imprescindibile per il rilancio della produttività, soprattutto in un momento in cui molte imprese stanno cercando di recuperare i margini erosi dall’inflazione e dall’aumento dei costi delle materie prime.

Uno scenario più favorevole, ma con prudenza

Nonostante il miglioramento apparente, le prospettive del credito restano condizionate da numerosi fattori esterni. Le tensioni geopolitiche internazionali, le incertezze sulle politiche fiscali europee e il comportamento dell’inflazione nei prossimi trimestri continueranno a influenzare le decisioni della Banca Centrale Europea e, di conseguenza, l’evoluzione del costo del denaro.

Nel corso degli ultimi mesi, infatti, la BCE ha adottato un approccio più attendista, rallentando il ritmo dei rialzi dei tassi d’interesse e lasciando intravedere, per la seconda metà del 2025, la possibilità di un primo ciclo di riduzioni. Tuttavia, l’istituto centrale continua a sottolineare la necessità di cautela, ribadendo che eventuali allentamenti dovranno essere supportati da dati solidi sull’evoluzione dei prezzi al consumo e sulla tenuta del quadro macroeconomico.

In questo contesto, la discesa dei tassi osservata a maggio può essere interpretata come un segnale di fiducia da parte del sistema bancario italiano, ma non come un ritorno definitivo a un’epoca di credito facile. Le banche, pur mostrando maggiore disponibilità, mantengono criteri di valutazione del merito creditizio improntati alla prudenza, specie alla luce dell’aumento delle insolvenze registrato nel 2023.

Le implicazioni sul sistema bancario e sul risparmio

Un ambiente caratterizzato da tassi in calo può avere ricadute differenti anche sul fronte del risparmio. Se da un lato le famiglie beneficiano di mutui meno onerosi, dall’altro i risparmiatori potrebbero assistere a una progressiva riduzione della redditività dei prodotti di deposito e investimento a basso rischio. Un fenomeno che potrebbe indurre una riallocazione degli attivi verso strumenti più dinamici, ma anche più volatili.

Per le banche, infine, il calo dei tassi sui nuovi prestiti implica un margine di interesse più contenuto, e quindi la necessità di diversificare le fonti di redditività. In questa fase, diventa cruciale il consolidamento di modelli di business orientati alla consulenza e all’offerta di servizi a valore aggiunto, in grado di compensare la minore redditività del credito tradizionale.



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