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Verso un nuovo Mercato Unico: la strategia europea per riconquistare competitività


Caffè Lungo Era il 1° gennaio 1993 quando le frontiere interne degli Stati membri dell’Unione Europea venivano abbattute: nasceva il Mercato Unico per garantire la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali. Per rilanciarne la forza originaria, la Commissione europea ha presentato lo scorso 21 maggio una nuova strategia, volta a rimuovere le “barriere senza nome”.

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IL RILANCIO DI SÉJOURNÉ: I ‘TERRIBILI DIECI’ DA ABBATTERE

La nuova strategia per il Mercato Unico si articola in cinque direttrici che mirano a far diventare il cuore economico dell’Unione più integrato e competitivo.
Anzitutto, l’abbattimento delle barriere più dannose, identificate attraverso un’ampia consultazione con imprese e stakeholder, e sintetizzate nella lista dei “terribili dieci”. Si va dalla complessità di avviare un’attività in un altro Stato membro alla lentezza nell’armonizzazione degli standard tecnici, dalla frammentazione normativa sugli imballaggi al mancato riconoscimento delle qualifiche professionali. 
Sono tutte quelle barriere che, seppur “invisibili”, sono in grado di ostacolare la mobilità dei beni, dei servizi e delle persone: non dazi, ma altrettanto pericolose per la concorrenza e l’innovazione. La loro rimozione diventa, allora, prioritaria per liberare il pieno potenziale del Mercato Unico.
Il secondo fronte d’azione riguarda il settore dei servizi. Pur costituendo circa il 70% del PIL europeo, il comparto resta frenato da una stagnazione negli scambi oltre confine. Per rinvigorirlo, la Commissione propone ambiziose riforme legislative settoriali: una nuova legge per i servizi di costruzione, un “Delivery Act” per modernizzare la logistica e i servizi postali, nonché interventi mirati per semplificare l’offerta di servizi correlati all’industria, come installazioni, manutenzione e riparazioni. L’obiettivo è rimuovere le regolamentazioni nazionali ridondanti, sbloccare le professioni regolamentate e facilitare l’accesso dei lavoratori altamente qualificati ai mercati esteri. In parallelo, si rafforzeranno le riforme in settori chiave come energia, telecomunicazioni, trasporti e finanza.
Il terzo pilastro si concentra sul cuore pulsante dell’economia europea: le piccole e medie imprese (PMI). Troppo spesso vittime della burocrazia e scoraggiate dal salto di scala, molte PMI hanno scelto di restare “piccole” pur di evitare la morsa di normative onerose. La Strategia, pertanto, prospetta modifiche legislative volte ad agevolare le small mid-caps (SMCs), ossia le società europee di media grandezza che hanno tra i 250 e i 750 dipendenti.
La scarsa alfabetizzazione digitale richiede il passaggio da un Mercato Unico basato sui documenti a uno fondato sui dati. È qui che entra in gioco il pacchetto Omnibus, riforma resa necessaria dalla disomogeneità dei sistemi digitali europei. L’obiettivo è dunque alleggerire gli oneri amministrativi a carico di PMI e aziende a media capitalizzazione, promuovendo l’interoperabilità tra sistemi informatici e l’utilizzo di soluzioni digitali. Tra queste, il Passaporto Digitale di Prodotto (DPP), che sarà obbligatorio inizialmente per le batterie dal 2027, e poi esteso anche ad altri settori merceologici. Tale strumento consentirà di integrare certificazioni, manuali e dati di sicurezza in un’unica interfaccia digitale. Il futuro del mercato unico, in questa visione, sarà digitale, interconnesso e paperless.
Perché tutto ciò funzioni, serve un rinnovamento anche nella governance. A livello nazionale, ogni Stato membro dovrà nominare uno “Sherpa per il Mercato Unico”, una figura ad alto livello politico incaricata di vigilare sull’applicazione delle regole europee e fungere da raccordo tra autorità nazionali e Commissione. A livello sovranazionale, invece, nascerà una riunione politica annuale con la partecipazione dei ministri competenti, degli sherpa e del Commissario Séjourné, per monitorare l’efficacia delle misure e rilanciare l’azione politica laddove necessario. 
È questo il tentativo di rispondere a un’urgenza evidente: la gran parte delle barriere interne oggi non deriva da mancanze normative, ma da un’applicazione disomogenea e talvolta ostile delle norme già esistenti.

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Fig. 1 – Il Commissario Sejourne’ con la Presidente von der Leyen

IL MERCATO UNICO: UNA POTENZA (IN)COMPIUTA

Il 29 gennaio 2025 la Commissione europea ha pubblicato il nuovo Annual Report on the Single Market and Competitiveness, una disamina della condizione economica dell’UE. il rapporto restituisce l’immagine di un’Europa solida nelle fondamenta, ma rallentata da ingombri strutturali e divari politici. 
Nonostante la stabilità degli investimenti, un ampio bacino di talenti e un primato globale nell’export di servizi, l’economia europea si trova sotto crescente pressione. I costi energetici, la lentezza nella digitalizzazione, il ritardo accumulato nella spesa in ricerca rispetto ai competitor globali e le persistenti barriere interne minano la sua competitività sistemica. Le imprese europee riconoscono nel peso regolatorio un intralcio concreto, spesso insormontabile per le realtà piccole e medie.
La posta in gioco è alta. Lo ha espresso lo stesso Séjourné: “Il nostro successo economico si fonda su un numero semplice ma potente: 450 milioni di consumatori. Il Mercato Unico è il più grande motore – ancora largamente sottoutilizzato – della competitività europea”. L’intento è abbattere le residue barriere tra i 27 Stati membri, trasformando un mosaico normativo in un’unica tela economica coerente.
Ma non è solo la pressione interna a spingere verso il completamento del Mercato Unico. Lo sprone di un cambiamento potrebbe essere una minaccia esterna: i dazi degli Stati Uniti. Quello che nasce come uno strumento punitivo – volto a colpire le economie concorrenti – potrebbe paradossalmente innescare un processo virtuoso di riassestamento interno. Se da un lato, le tariffe d’oltreoceano mettono a nudo la fragilità di un’Europa ancora dipendente da mercati esterni, dall’altro offrono l’occasione – forse irripetibile – di riscoprire il valore della propria domanda interna. 
Una risposta integrata ai dazi potrebbe consistere non tanto in contromisure esterne, quanto in una strategia interna di rafforzamento del Mercato Unico: semplificazione regolatoria, armonizzazione fiscale, fluidificazione degli scambi di servizi e mobilità delle imprese.

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Fig. 2 – Enrico Letta, autore del rapporto sul futuro del Mercato Unico

CONCLUSIONE

Il Mercato Unico è molto più di un costrutto tecnico di normative e procedure. Nella sua essenza più profonda, rappresenta il risvolto economico di un progetto politico: quello di un’Unione capace di superare la frammentazione, generare interdipendenza e competitività e garantire la pace attraverso l’integrazione. Il nuovo impulso della Commissione Europea mira a riattivare questa ambizione originaria, liberando il potenziale inespresso di uno spazio comune che ancora oggi si scontra più con ostacoli interni che con pericoli esterni. L’intuizione del Manifesto di Ventotene rimane attuale: “la federazione europea è l’unica garanzia concepibile” per assicurare relazioni pacifiche tra i popoli del mondo. Oggi, quel disegno passa anche, e soprattutto, dalla piena realizzazione del suo mercato interno.

Filomena Ratto

Photo by wpaczocha is licensed under CC BY-NC-SA



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