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Truffe nelle comunità energetiche: come proteggersi dalle frodi


Negli ultimi anni le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono state celebrate come uno degli strumenti chiave per la transizione energetica. Coinvolgono cittadini, imprese ed enti locali in un modello partecipato di produzione e condivisione di energia da fonti rinnovabili.

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Ma dietro l’entusiasmo e gli incentivi, si nascondono insidie rilevanti, ancora poco considerate: frodi nei meccanismi di consuntivazione dell’energia condivisa, usi strumentali delle configurazioni di rete e un mercato parallelo di proposte “facili” che rischiano di svuotare il senso originario delle CER.

Di cosa parliamo quando parliamo di Comunità Energetiche

Si tratta di gruppi di cittadini, enti pubblici, imprese o altri soggetti giuridici che si uniscono per produrre, consumare e condividere energia da fonti rinnovabili, a livello locale, sfruttando la rete elettrica pubblica. L’idea è semplice, ma rivoluzionaria: non più consumatori passivi, ma “prosumer”, capaci di cooperare per generare benefici ambientali, economici e sociali.

Il quadro normativo europeo fonda le radici sulla Direttiva RED II (2018/2001/UE), recepita in Italia con il D.lgs. 199/2021.

A seguire il decreto attuativo del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica del 7 dicembre 2023 e le regole operative pubblicate dal GSE nel 2024 e le Linee Guida Arera[1], hanno dato piena attuazione al sistema.

Quante sono le comunità energetiche in Italia

Secondo i dati aggiornati del GSE, le comunità energetiche già operative in Italia sono circa 300, ma i progetti in fase di avvio o valutazione superano i 10.000. Un fermento incoraggiante, che tuttavia pone interrogativi crescenti su come garantire trasparenza, equità e reale efficacia.

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La consuntivazione del beneficio economico, sono  il cuore tecnico ed economico ed al tempo stesso il nodo più critico del sistema.

Il rischio di frodi nelle CER

È in questo passaggio — il calcolo dell’energia effettivamente condivisa e dei relativi incentivi — che si concentra il rischio di frodi, abusi o rendite parassitarie.

  • la manipolazione dei dati di misura
  • la simulazione fittizia della condivisione
  • l’utilizzo improprio dello status di soggetto vulnerabile, per l’accesso ai relativi molteplici benefici
  • la distribuzione iniqua dei benefici
  • la gestione opaca tramite società schermo

Tutte queste dinamiche, se non intercettate, possono minare la credibilità dell’intero meccanismo delle comunità energetiche, trasformandole da strumenti virtuosi in nuovi veicoli per l’accaparramento di fondi pubblici e incentivi fiscali.

Casi concreti di truffe e iniziative di difesa

E i casi non sono mancati: l’UNCEM (Unione Nazionale Comuni ed Enti Montani) ha lanciato l’allarme su numerosi casi in cui Comuni vengono avvicinati da soggetti privati che propongono CER “chiavi in mano” senza alcuna trasparenza, promettendo risparmi miracolosi e chiedendo l’uso gratuito di tetti pubblici. Altre segnalazioni arrivano da diocesi e amministrazioni locali, spesso prive delle competenze necessarie per valutare la bontà dei progetti.

Di pari passo si sono registrate le prime iniziative di amministrazioni illuminate per mettere in guardia dal rischio frodi.

 A Siena ad esempio, è stato istituito un servizio di assistenza per aiutare i Comuni a riconoscere e difendersi dalle truffe legate alle CER.

In Veneto, il Centro Veneto Energie, ha lanciato un portale per segnalare e contrastare le truffe nel settore energetico, offrendo strumenti per riconoscere pratiche fraudolente.

A Padova la Diocesi, ha pubblicato un Vademecum informativo per guidare le comunità nell’adesione alle CER e fornire consigli su come evitare truffe.

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I segnali di infiltrazione criminale nelle CER

E la criminalità organizzata? Il rischio di infiltrazione è concreto. Secondo il Rapporto Annuale 2023 Di UIF (Unità di Informazione Finanziaria) alcuni paramenti emersi dall’analisi di operazioni sospette, consentono di estrarre indicatori di infiltrazioni criminali nelle CER:

  • elevate provvigioni a intermediari per l’acquisto di terreni o la realizzazione di impianti.
  • operazioni con controparti opache, ovvero transazioni finanziarie con soggetti o entità difficilmente identificabili o con strutture societarie complesse.
  • coinvolgimento di persone politicamente esposte (PEP), ossia presenza di individui con legami politici o familiari con funzionari pubblici nelle operazioni legate alle CER.
  • utilizzo di contante: preferenza per transazioni in contanti o altri metodi di pagamento non tracciabili.

Anche la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) nel rapporto 2023 ha evidenziato come le organizzazioni mafiose abbiano spostato l’attenzione verso la green economy e le CER, investendo, mediante società di comodo e prestanomi,  in terreni agricoli da destinare ad impianti di agrivoltaico per incamerare gli incentivi previsti da molte regioni. Partecipando a bandi di finanziamento per l’assegnazione di fondi destinati allo sviluppo delle CER e condizionando le amministrazioni locali.

In Sardegna, nel 2024, il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Cagliari ha denunciato il rischio di infiltrazioni nelle energie rinnovabili, inclusi progetti legati a CER.

Tecnologie e governance per prevenire frodi nelle CER

Ma come difendersi? Oltre ai controlli da affidarsi a forze di polizia e magistratura, per rafforzare la credibilità delle CER, è necessario intervenire sul cuore tecnologico del sistema.

I software di consuntivazione dovrebbero essere soggetti a requisiti minimi di affidabilità, certificazione e tracciabilità. In questo senso, la tecnologia blockchain può rappresentare uno strumento utile: la registrazione distribuita dei dati di misura, l’immutabilità delle registrazioni e gli smart contract per la ripartizione automatica dei benefici possono ridurre sensibilmente il rischio di frodi.

È inoltre fondamentale che il GSE e ARERA:

  • fissino standard obbligatori di cybersicurezza ispirati alla Direttiva NIS2,
  • prevedano un albo di fornitori di piattaforme di consuntivazione autorizzati
  • elaborino un piano di verifiche  di audit indipendenti
  • obblighino all’Interoperabilità dei dati per permettere il monitoraggio da parte degli enti locali.

In definitiva le CER hanno senza dubbio, un potenziale trasformativo reale ed importante per gli impatti economici e sociali. Ma proprio per questo devono essere protette. Senza strumenti solidi, senza controlli digitali e senza una governance trasparente, rischiano di diventare l’ennesima filiera esposta a speculazioni, infiltrazioni, abusi e — in ultima analisi — a disillusione pubblica. La transizione energetica non può essere lasciata al caso, né al mercato. Deve essere costruita sulla fiducia, sulla tecnologia e sulla legalità.

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Fonti:

  • GSE – Guida operativa comunità energetiche: https://www.gse.it/servizi-per-te/fonti-rinnovabili/comunita-energetiche
  • UNCEM – Allarme su truffe e false comunità energetiche: https://uncem.it/2024/03/01/allerta-cer/
  • UIF – Relazione annuale 2024: https://uif.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi/documenti/Serata-UIF-31.07.2024.pdf
  • DIA – Relazione semestrale 2024: https://www.interno.gov.it/it/sala-stampa/dossier/dossier-direzione-investigativa-antimafia

Note

[1] Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente. Le prime linee Guida sono state formalizzate con la Delibera 727/2022/R/eel, approvata il 27 dicembre 2022 e pubblicata il 29 dicembre 2022. introducendo il Testo Integrato dell’Autoconsumo Diffuso (TIAD), che disciplina la regolazione economica e le modalità operative per le configurazioni di autoconsumo collettivo, tra cui le CER Con la Delibera 15/2024/R/eel del 30 gennaio 2024 ARERA ha approvato modifiche al TIAD e ha verificato positivamente le Regole Tecniche predisposte dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE).



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