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Samab 2025: le soluzioni per la moda circolare in Italia esistono


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In attesa di ottobre 2025, data in cui dovrebbe essere pubblicato il decreto Epr, in Italia sono nate iniziative che stanno affrontando con modalità diverse la tematica dell’economia circolare nel settore tessile. Vediamole insieme

È atteso per l’autunno il Decreto Legge per l’istituzione del regime di Responsabilità Estesa del Produttore, essendo stata recentemente conclusa la raccolta delle osservazioni da più soggetti interessati dalla normativa.

I rappresentanti di tre dei principali consorzi Giuliano Maddalena (Safe, l’hub che raccoglie Retex.green e Re.crea), Luca Campadello di Erion Textiles e Michele Zilla di Cobat Tessile concordano nell’assegnare proprio al sistema consortile un ruolo che non sia solo economico, ma di coordinamento delle azioni concrete come la raccolta e il riciclo.

Nel frattempo occorre incrementare l’offerta di macchine per la cernita e la preparazione dei rifiuti, ma anche stimolare investimenti, oltre a quelli previsti dal Pnrr, per garantire ai riciclatori flussi costanti e di qualità adeguata.

Preoccupa tutti i relatori il disallineamento tra domanda e offerta di materiali riciclati. Le aziende hanno obbligo di utilizzare per le proprie collezioni fibre riciclate, ma l’offerta è ancora insufficiente – viene raccolto solo il 12% dei rifiuti tessili.

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Di tutto questo ne abbiamo parlato in profondità durante il recente Samab, salone delle tecnologie dedicate al mondo della confezione e della moda, organizzato a Milano attorno a 70 espositori e migliaia i visitatori, con 28 workshop e varie presentazioni aziendali.

Le iniziative italiane, in attesa della politica

Mentre la politica si prende i suoi tempi, sono nate anche in Italia iniziative che affrontano con modalità diverse il problema. Humana People to people nel 2024 ha gestito globalmente 830.000 tonnellate di abiti usati sostenendo i 1.800 progetti che hanno interessato 15 milioni di persone in aree povere del mondo.

In Europa conta 550 negozi 18 dei quali in Italia, una rete di competenze che ha permesso di gestire 100.000 tonnellate di abiti all’anno, la maggior parte dei quali (66%) è commercializzata.

Maeba International recupera e vende eccedenze e tessuti da imprese qualificate e ne valorizza la storia circolare con il logo ReliveTex, un’asserzione autodichiara (Iso 14021), Infine Rifò, ormai un’azienda della moda sostenibile ampiamente conosciuta basata sull’uso di materiale tessile riciclato e sulla trasparenze delle informazioni fornite ai consumatori.

La passerella delle belle storie di moda sostenibile è proseguita nell’evento del 29 maggio dedicato alle tecnologie a sostegno di network per la circolarità. Alla discussione hanno partecipato: Marco Ricchetti, (Blumine), Marco  Vesipa (MagnoLab), Luca Montomoli (Next Technology Tecnotessile), Sara Dell’Orco (Dell’Orco & Villani), Chiara Cressoni (MultiLab- Centrocot) ed Alex Albini (Sustainable Brand Platform).

L’esperienza del progetto SwitchMed promosso da Unido e coordinato da Blumine ha mostrato l’importanza di costruire filiere integrate, coinvolgendo istituzioni locali, produttori, riciclatori, produttori di tecnologie.

Ma anche formatori: le competenze degli operatori sono fondamentali. La pensano così anche i responsabili di MagnoLab, il network di ricerca applicata piemontese (e non solo) nato allo scopo di mettere in campo collaborazioni progettuali e tecniche volte a sperimentare soluzioni circolari.

A proposito di esperienze concrete, non poteva mancare MultiLab, il laboratorio che presso Centrocot consente alle aziende di testare soluzioni di riciclo e stimolare pratiche di simbiosi industriale.

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Sul fronte più prettamente tecnologico, segnaliamo l’intervento di Next Technology Tecnotessile che a Prato ha sviluppato un prototipo di impianto per la separazione dell’elastomero da fibre tessili per consentirne il riciclo e un impianto pilota per la cernita dei materiali.

Nello scenario delle tecnologie per il riciclo si evidenzia la progettualità di Dell’Orco&Villani, impresa che sviluppa impianti, che ha messo a punto una macchina particolarmente efficiente e a ridotti consumi.

Infine, poiché non c’è gestione di processi e filiere sostenibili senza una corretta raccolta e gestione di dati, è stato interessante ascoltare Alex Albini la cui azienda (Sustainable Brand Platform) sta supportando brand e imprese in questa attività fondamentale per la misurazione e la corretta comunicazione dei processi di sostenibilità.

Cosa ci portiamo a casa da Samab?

La filiera tessile circolare si è arricchita di nuovi soggetti (chi recupera, seleziona e ricicla i rifiuti, enti pubblici, no profit per il riuso…) con cui conviene confrontarsi e collaborare.

I rifiuti tessili sono molto complessi e le tecnologie ci sono, ma non sono ancora sufficienti a gestire la transizione circolare: il riciclo meccanico va bene, ma quello chimico non è diffuso in Italia e la cernita è ancora largamente manuale.

I network progettati per stimolare ricerca e innovazione – ma anche simbiosi industriali – sono la novità degli ultimi anni e le loro attività vanno seguite con attenzione. E non è solo iniziativa di startup: sono le imprese più strutturate ad avvertirne la necessità.

Crediti immagine: Depositphotos

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Aurora MagniAurora Magni: una laurea in filosofia e una passione per i materiali e l’innovazione nell’industria tessile e della moda; è presidente e cofondatrice della società di ricerca e consulenza Blumine, insegna Sostenibilità dei sistemi industriali alla Liuc di Castellanza e collabora con università e centri ricerca. Giornalista, ha in attivo studi e pubblicazioni sulla sostenibilità | Linkedin

L’articolo Samab 2025: le soluzioni per la moda circolare in Italia esistono è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.





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