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Perché gli Stati Uniti hanno perso la guerra culturale sul clima


L’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) cancellerà una normativa dell’era Biden sulle centrali elettriche, lasciando la seconda fonte di inquinamento climatico degli USA libera da vincoli almeno fino all’inizio degli anni ’30

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L’ultimo passo indietro sul clima del presidente Donald Trump, nei fatti, rende la cosa ufficiale: gli Stati Uniti stanno rinunciando a cercare di fermare il riscaldamento globale. Per certi versi, l’impegno è appena iniziato. Ad oltre 15 anni dal riconoscimento ufficiale da parte delle autorità federali che l’inquinamento da gas serra “minaccia le generazioni attuali e future”, i loro sforzi più ambiziosi per disinnescare questa minaccia sono stati bloccati dai tribunali e dagli ordini esecutivi di Trump, che tagliano le normative.

L’azione di mercoledì scorso dell’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) estenderà questa serie di misure, cancellando una normativa dell’era Biden sulle centrali elettriche, lasciando la seconda fonte di inquinamento climatico degli USA libera da vincoli almeno fino all’inizio degli anni ’30. Anche le norme volte a ridurre l’inquinamento climatico causato dai trasporti, la fonte principale del Paese, sono sulla lista nera di Trump.

TRUMP VUOLE SMANTELLARE L’INFLATION REDUCTION ACT DI BIDEN

Nel frattempo, il mega-progetto repubblicano che arranca al Senato smantellerebbe l’altra grande iniziativa climatica dell’ex presidente Joe Biden, l’Inflation Reduction Act (IRA), la legge del 2022 che mirava ad utilizzare centinaia di miliardi di dollari in agevolazioni fiscali e altri incentivi per incoraggiare consumatori e imprese a passare all’energia a zero emissioni. Allo stesso tempo, i rappresentanti di Trump hanno passato mesi a bloccare i programmi climatici, licenziando i loro dipendenti e svuotando la ricerca sul problema, rendendo al contempo più difficile per Stati come la California affrontare la questione da soli.

Anni di manovre a zig-zag hanno lasciato Washington senza un approccio coerente su come – o se – affrontare il cambiamento climatico, anche se gli scienziati avvertono che gli anni per evitare danni catastrofici alla società umana sono sempre di meno. Mentre la crescente opposizione del partito repubblicano dell’era Trump alle azioni per il clima è stata una delle ragioni principali della mancanza di consenso, un’ex consigliera democratica ha affermato che il suo partito deve trovare un messaggio che trovi riscontro in ampie fasce dell’elettorato.

FREEMAN (DEMOCRATICI USA): LA STRATEGIA DELLA SINISTRA SUL CLIMA DEVE ESSERE RIPENSATA

“Non c’è modo di aggirarlo: la strategia della sinistra sul clima deve essere ripensata”, ha affermato Jody Freeman, che è stata consigliere per l’energia e i cambiamenti climatici alla Casa Bianca del presidente Barack Obama. “Abbiamo perso la guerra culturale sul clima e dobbiamo trovare un modo per evitare che diventi un movimento di sinistra di nicchia”. È una strategia che Freeman ha ammesso di aver “faticato” ad articolare, ma che include l’utilizzo del gas naturale come “combustibile ponte” per una maggiore energia rinnovabile – un approccio adottato dai Democratici durante l’amministrazione Obama – trovando “un nuovo approccio” per facilitare i permessi per le infrastrutture energetiche e costruire un ampio sostegno politico.

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ZELDIN (EPA): ABBIAMO SCELTO SIA DI PROTEGGERE L’AMBIENTE CHE DI FAR CRESCERE L’ECONOMIA

L’amministratore dell’EPA Lee Zeldin mercoledì scorso ha affermato che le norme dell’era Obama e Biden erano eccessive e troppo costose. “Il pubblico americano lo scorso novembre ha parlato forte e chiaro: voleva assicurarsi che tutte le agenzie fossero consapevoli delle loro preoccupazioni economiche”, ha dichiarato annunciando la revoca della norma presso la sede centrale dell’agenzia. “All’EPA, sotto la presidenza Trump, abbiamo scelto sia di proteggere l’ambiente che di far crescere l’economia”.

La nuova strategia di Trump di abbandonare completamente i limiti ai gas serra “è giuridicamente discutibile”, hanno dichiarato a Politico gli esperti coinvolti nell’elaborazione delle norme sulle centrali elettriche di Obama e Biden, riconoscendo però che l’amministrazione Trump, come minimo, indebolirà significativamente le norme sull’inquinamento climatico delle centrali elettriche, in un momento in cui le tendenze stanno andando nella direzione sbagliata.

GLI OBIETTIVI DI BIDEN SUL CLIMA OGGI SEMBRANO IRRAGGIUNGIBILI

Secondo la società di ricerca Rhodium Group, le emissioni di gas serra degli USA sono rimaste praticamente invariate lo scorso anno, con un calo di appena lo 0,2%, dopo essere diminuite del 20% dal 2005. Tale produzione dovrebbe diminuire del 7,6% annuo fino al 2030 per raggiungere gli obiettivi climatici proposti da Biden, volti a limitare l’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi Celsius dall’inizio della Rivoluzione Industriale.

Questi obiettivi oggi sembrano irraggiungibili. Il mese scorso l’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha stimato una probabilità del 70% che la media quinquennale della temperatura globale fino al 2029 superi gli 1,5 gradi Celsius.

IL CONGRESSO USA È UN TERRENO OSTILE PER L’AZIONE PER IL CLIMA

Nel frattempo, il Congresso è diventato un terreno più ostile per l’azione per il clima. A maggio i Repubblicani della Camera hanno votato per annullare gli incentivi per le auto elettriche e altre tecnologie energetiche pulite previsti dall’IRA di Biden, lo sforzo più significativo del paese per promuovere l’energia pulita e contrastare il cambiamento climatico.

La Corte Suprema ha aumentato gli ostacoli per le politiche climatiche, introducendo ulteriori sfide esistenziali per gli sforzi volti a utilizzare i poteri esecutivi per limitare le emissioni di gas serra. Nella sua sentenza del 2022 che ha annullato la norma sulle centrali elettriche dell’amministrazione Obama, la Corte ha affermato che agenzie come l’EPA necessitano dell’approvazione esplicita del Congresso prima di emanare normative che avrebbero avuto un impatto “importante” sull’economia (ma non ha definito con precisione cosa intenda per “importante”).

Nel 2024 la Corte ha smantellato un precedente decennale, noto come “dottrina Chevron”, che aveva concesso alle agenzie un ampio margine di discrezionalità nell’interpretazione di leggi vaghe. Molti sostenitori del clima ed ex funzionari democratici sostengono che tutte queste posizioni siano degli ostacoli, non delle barriere, sul tortuoso percorso verso la riduzione dei gas serra, e affermano che persino gli imprevisti normativi hanno fornito segnali ai mercati e alle imprese sulla direzione che la politica federale sta prendendo a lungo termine, spingendo il settore privato ad investire per rendere il sistema energetico nazionale più green.

GLI USA SONO MENO DIPENDENTI DAL CARBONE

Un sintomo è il forte calo della dipendenza degli USA dal carbone: il combustibile fossile più inquinante nel 2007 forniva il 48,5% della produzione di energia elettrica nazionale, e la percentuale nel 2024 è scesa al 15%. Lo scorso anno l’energia solare ed eolica combinate per la prima hanno superato volta il carbone.

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Freeman – che ora frequenta la Harvard Law School – ha affermato che le normative federali e le leggi statali che impongono l’uso di energie rinnovabili nel mix energetico hanno contribuito a giustificare gli investimenti delle utility nell’energia pulita e che questo, a sua volta, ha accelerato il calo dei prezzi dell’energia eolica e solare.

I sostenitori dell’energia pulita sottolineano questi più ampi cambiamenti del mercato, definendo inevitabile una rete elettrica più pulita.

LE AZIONI DI TRUMP SULLE CENTRALI ELETTRICHE E A CARBONE

Tuttavia, anche se queste tendenze economiche dovessero continuare, non avvicineranno gli Stati Uniti ai tagli necessari per evitare il surriscaldamento globale, come hanno concluso diversi studi sul clima. E la maggior parte del calo delle emissioni dal 2005 deriva dal passaggio dal carbone al gas, un altro combustibile fossile, reso economico e abbondante dal fracking. La norma di Biden sulle centrali elettriche, ora accantonata dall’EPA di Trump, avrebbe imposto limiti sia alle centrali a carbone che a quelle a gas, obbligandole a catturare i gas serra o a chiudere.

Evitare le normative potrebbe far sì che le centrali a carbone continuino a funzionare più a lungo del previsto per soddisfare la crescita della domanda prevista, immettendo nell’aria più anidride carbonica. L’amministrazione Trump ha persino cercato di esentare temporaneamente le centrali elettriche dalle norme sull’inquinamento atmosferico e sta cercando di utilizzare i poteri di emergenza per impedire la chiusura delle centrali a carbone.

LE CONSEGUENZE DI NON RIDURRE L’INQUINAMENTO DELLE CENTRALI ELETTRICHE

Senza norme federali che dicano il contrario, è probabile che i fornitori di energia aggiungano alla rete una maggiore produzione di gas naturale. Secondo gli scienziati, non ridurre l’inquinamento delle centrali elettriche significa che le temperature continueranno a salire e causeranno un aumento di alluvioni, ondate di calore, incendi boschivi, interruzioni della catena di approvvigionamento, carenze alimentari e altri shock che costano agli USA centinaia di miliardi di dollari ogni anno in danni materiali, malattie, morti e perdita di produttività.

Alcuni governatori statali, come le democratiche Kathy Hochul di New York e Gretchen Whitmer del Michigan, hanno promesso di agire autonomamente in materia di politiche climatiche, se necessario. Tuttavia, le analisi hanno dimostrato che è improbabile che le azioni statali da sole raggiungano le riduzioni di gas serra nella scala e nella velocità necessarie per evitare di incorrere negli effetti catastrofici del cambiamento climatico.

Il Sierra Club, ad esempio, ha contribuito alla chiusura di quasi 400 unità a carbone negli Stati Uniti dal 2010, attraverso la sua campagna “Beyond Coal”, che ha sostenuto le ragioni economiche contro la produzione di energia da combustibili fossili di fronte alle commissioni statali dei servizi pubblici.

 

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