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CSRD Integration: la strada per portare la sostenibilità nel cuore delle imprese


Dalla CSRD alla CSRD integration in Italia

L’indagine condotta da KPMG sulle prime rendicontazioni di sostenibilità pubblicate in Italia secondo gli standard ESRS offre una panoramica cruciale sullo stato della CSRD integration nelle aziende italiane. Analizzando un campione di 100 società, di cui 91 quotate e 38 appartenenti al FTSE MIB, operanti in diversi settori, la survey evidenzia come la sostenibilità stia entrando nel vivo delle strategie aziendali, ma sottolinea anche le significative sfide che le imprese devono affrontare per raggiungere una piena integrazione tra CSRD e business e per conciliare la compliance normativa con un’efficace comunicazione agli stakeholder e dare vita a una corporate governance e accountability realmente ispirata ai principi della sostenibilità.

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L’analisi approfondisce temi chiave come la doppia rilevanza, i piani di sostenibilità e i piani di transizione, mostrando i diversi livelli di maturità e l’eterogeneità nell’applicazione dei nuovi standard. L’evidenza più importante riguarda il fatto che la piena CSRD integration richiede un impegno deciso e strategico da parte dell’azienda e del sustainability management.

La CSRD integration e l’attenzione alla catena del valore

Un elemento importante evidenziato dalla survey di KPMG riguarda la crescente attenzione da parte delle imprese alla catena del valore. Tutte le società analizzate hanno identificato almeno un impatto, rischio o opportunità (IRO) riconducibile alle fasi a monte e/o a valle delle proprie attività. Questo è un passo fondamentale verso una completa CSRD integration che riconosce la responsabilità estesa dell’azienda.

Più attenzione alle performance ESG lungo le filiere

Tuttavia, il passo successivo e cruciale per rafforzare la CSRD integration sarà quello di strutturarsi adeguatamente per permettere la rilevazione e il monitoraggio effettivo delle performance ESG lungo le filiere. Questo richiede sistemi e processi che vadano oltre la semplice identificazione degli IROs.

Analisi di doppia rilevanza e CSRD integration

L’analisi di doppia rilevanza rappresenta un pilastro della CSRD integration, richiedendo alle aziende di valutare sia l’impatto delle proprie attività sul pianeta e sulle persone (rilevanza d’impatto) sia l’impatto dei criteri ESG sulla propria performance finanziaria (rilevanza finanziaria). Si leggano a questo proposito i servizi sull’analisi di materialità e sul ruolo della doppia materialità.

La totalità delle società analizzate riconosce come rilevanti i temi legati al cambiamento climatico

Sulla base delle evidenze della survey, si rileva una marcata eterogeneità nell’applicazione di questa analisi. Questa diversità è dovuta principalmente ai differenti livelli di granularità adottati dalle imprese nella definizione degli aspetti da sottoporre a valutazione. Ciò ha portato a risultati discordanti in termini di numero di IRO rilevanti identificati, con un range molto ampio che va da un minimo di 14 a un massimo di 122. Nonostante questa eterogeneità, un dato significativo per la CSRD integration è che la totalità delle società analizzate riconosce come rilevanti i temi legati al cambiamento climatico, alla gestione della propria forza lavoro e alla condotta aziendale.

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Impatti, rischi e opportunità (IRO) nella CSRD integration

Approfondendo il ruolo degli IRO rilevanti identificati nell’ambito della survey di KPMG, emerge che oltre la metà riguardano impatti diretti o indiretti. Di questi impatti, circa il 56% è di natura negativa, mentre i restanti, prevalentemente di carattere sociale, risultano essere positivi.

Serve una visione olistica della CSRD integrazione per bilanciare impatti positivi e negativi

Questo bilanciamento tra impatti positivi e negativi è un elemento chiave della CSRD integration che richiede una visione olistica. Per la maggior parte dei casi analizzati, l’analisi dei rischi ESG è stata integrata nei modelli aziendali di gestione del rischio, dimostrando un certo livello di CSRD integration a livello di risk management. Tuttavia, le opportunità ESG risultano ancora non sufficientemente valorizzate nei processi di pianificazione strategica. Questo indica una lacuna nella completa integrazione della CSRD con il business, poiché le opportunità ESG non vengono ancora pienamente sfruttate per creare valore a lungo termine (si legga a questo proposito il servizio su decarbonizzazione e competitività).

Piani di sostenibilità e target ESG

Un aspetto critico per la CSRD integration è l’effettiva integrazione dei piani di sostenibilità con le strategie di business complessive. Sebbene 80 società su 100 analizzate dichiarino di essere provviste di un piano di sostenibilità, solo il 37% ne evidenzia la piena integrazione con il piano industriale. Questo dato suggerisce che, per una parte significativa delle aziende, il piano di sostenibilità potrebbe essere ancora visto come un documento separato piuttosto che come parte integrante della strategia aziendale, limitando di fatto la CSRD integration. Inoltre, in relazione ai target ESG, è ancora elevata la quota di società che non ha definito obiettivi di miglioramento su almeno un tema rilevante. Questo pone l’accento sulla necessità di una maggiore sinergia tra il processo di pianificazione strategica e quello di rendicontazione di sostenibilità per una efficace CSRD integration.

Incentivi e target nella CSRD integration

L’inclusione di target ESG nei sistemi di incentivazione del management è riconosciuta come una leva fondamentale per assicurare il pieno coinvolgimento del vertice aziendale nella CSRD integration.

Il ruolo degli obiettivi ESG nella retribuzione variabile del top management

Dall’analisi di KPMG emerge che quasi la totalità delle imprese analizzate prevede il raggiungimento di obiettivi ESG nella retribuzione variabile del top management. Questo dato è un indicatore positivo della consapevolezza dell’importanza del commitment della leadership per la CSRD integration. In particolare, i target più diffusi legati agli incentivi sono quelli relativi alla riduzione delle emissioni di GHG e alla promozione della parità di genere. Queste tematiche sono trasversali alle imprese di tutti i settori analizzati, evidenziando priorità condivise nella spinta verso una maggiore CSRD integration.

Decarbonizzazione e piani di transizione: come armonizzarli nel segno dell’integrazione con il business

Sul fronte della decarbonizzazione, la rendicontazione dei piani di transizione secondo le previsioni dagli ESRS mostra livelli di maturità differenti tra le imprese. Solo 52 società analizzate hanno dichiarato un impegno formale verso il raggiungimento del Net Zero. Tra queste, solamente il 44% presenta un target Net Zero validato da SBTi (Science Based Target initiative). Questo indica che, sebbene l’impegno alla transizione energetica sia presente, il livello di dettaglio e la validazione esterna non sono ancora uniformi, rappresentando una sfida per la completa CSRD integration della strategia climatica.

Le sfide future

La survey di KPMG evidenzia che la sfida per le imprese italiane oggi è duplice nel percorso verso una piena CSRD integration. Da un lato, è fondamentale evitare una visione di breve termine che rischierebbe di rallentare i progressi già compiuti. Dall’altro lato, le aziende devono continuare a investire nella sostenibilità, integrandola in modo profondo nelle strategie di pianificazione, reporting e controllo. Questo implica non limitarsi alla sola compliance normativa imposta dalla CSRD, e alla capacità di seguire la normativa ESG, ma promuovere anche processi digitali e trasformativi che facilitino la CSRD integration a tutti i livelli.

CSRD integration come fattore chiave per la strategia di sviluppo

Lorenzo Solimene, Partner KPMG, ha sottolinea che“I risultati della nostra survey confermano che il cambiamento è in atto, ma evidenziano anche la necessità di un impegno ancora più deciso per trasformare la rendicontazione in un percorso strategico, pienamente integrato con le politiche di business. Un eventuale passo indietro da parte delle aziende rischierebbe di compromettere la loro credibilità agli occhi del mercato e degli stakeholder, dando l’impressione che gli impegni ESG dichiarati in passato fossero solo operazioni di ‘greenwashing’. Il coraggio di proseguire su questa strada, anche in un contesto globale meno favorevole, è oggi un indicatore chiave di coerenza manageriale, reputazione e leadership”. 

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