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Sampdoria, Albisetti: “Come cambia lo scenario finanziario tra la B e la C. Il potenziale ruolo di Banca Ifis”


di Roberto Albisetti*

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Proviamo a disegnare uno scenario reale, ma delicato, su come potrebbe cambiare  la società Sampdoria in serie C. Uno scenario da evitare a tutti costi, anzitutto per l’attuale azionista Gestio Capital ed il suo amministratore unico Matteo Manfredi. L’auspicio è che il play out alle porte possa essere “sfruttato” per scongiurare questa triste eventualità.

I conti sono più semplici quando si parla della squadra, che dovrebbe trasformarsi radicalmente in poche settimane. Se, come dice Manfredi, la Samp ha avuto in B un monte ingaggi di 20 milioni con una rosa di circa 30 calciatori, con ingaggi in media di 650.000 a testa, in C tutti gli stipendi superiori a 200.000 credo che spariranno, quindi i superstiti dell’annata “storica” 2024-25 saranno pochissimi e il monte ingaggi si ridurrà a circa un terzo.

In parallelo, i cartellini dei giocatori da vendere in estate, che non scenderanno in C, avranno una sensibile riduzione di valore, azzardo prezzi di saldo dei trasferimenti, come già successo con la retrocessione in B, che causeranno perdite sul bilancio 2025.

Piu complesso il ragionamento da affrontare quando abbiamo accennato nel corso dell’ultima puntata de Il Derby del Lunedì in onda su Telenord al potenziale interessamento di Banca Ifis come advisor, tenendo presente che una delle sue attività è trattare crediti deteriorati (detti NPL dalla sigla in inglese), con professionisti specializzati in comprare e gestire portafogli di crediti in sofferenza di imprese in difficoltà finanziarie.

Il valore del patrimonio della società Sampdoria in C subirà un tracollo, un tema che fa perdere il sonno a Manfredi e Tey. Per questo motivo, non credo che sia verosimile che Manfredi e Tey possano accettare ora di assumere una perdita consistente – oltre a perdere il controllo – se aprissero volontariamente all’entrata di soci investitori esterni a valutazioni da “investitori avvoltoi”, ossia molto basse (sebbene ce ne siano alcuni nel cielo blucerchiato) ovvero accettando di negoziare un aumento di capitale con un nuovo socio.

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Invece, uno scenario societario un po’ complesso ma realistico potrebbe svilupparsi in parallelo a causa dell’aumento di rischio della Samp in serie C, che preoccuperebbe molto i creditori del debito ristrutturato della Samp, chiuso nel 2023 con la omologazione della composizione negoziata. Il debito a bilancio della Sampdoria si era ridotto da circa 210 milioni a fine 2022 a 137 milioni a fine 2023, la società ha detto che parte della riduzione per 55 milioni è dovuta ai benefici della ristrutturazione (ossia i creditori hanno accettato un taglio, ossia una perdita, al valore del loro credito).

Con la sciagurata retrocessione in C, abbiamo già detto che la solvibilità della Sampdoria si abbasserebbe sensibilmente, perché crollerebbero tutti i ricavi (diritti tv, sponsors, player trading ed altro). Questo avrebbe un effetto immediato sulla valutazione della probabilità di insolvenza del debito ristrutturato della Samp: diminuendo il flusso di cassa, crescerebbe il rischio che non ci siano soldi sufficienti per pagare le rate in scadenza. Qui non si tratta di un problema legale: l’obbligazione contrattuale di onorare il debito ristrutturato rimane anche se cambia il business plan, è in dubbio invece la capacità di far fronte ai rimborsi del debito con il flusso di cassa, alla quale sinora Manfredi ha risposto che i soci risponderanno con aumenti di capitale, cosi come per il ripianamento delle perdite di gestione. Ma fino a che punto? In inglese si direbbe sborsare good money after bad money, buttare via quattrini investendo in una società in crisi.

In questo scenario si inseriscono due considerazioni. I creditori, in  particolare le banche e le finanziarie, con la Samp in C dovranno rivedere la classificazione di rischio del loro credito, già bassa per essere un credito ristrutturato; ciò significherebbe una riclassificazione ad alto rischio di default (ci risiamo) e un forte aumento degli accantonamenti. Questa situazione oggettiva potrebbe aprire l’opportunità per Banca Ifis (o altri intermediari finanziari di crediti deteriorati) di acquistare a sconto questi crediti e, dopo averli  acquisiti, iniziare una negoziazione con gli azionisti della Samp (il debitore) per chiedere la conversione del debito in azioni a prezzo profondamente scontato, minacciando di far fallire la società.

Esiste una condizione affinché questa operazione possa aver successo: il debitore (la Samp) non ha liquidità sufficiente e minaccia inadempimento perché i soci (Gestio) non ricapitalizzano. Sembra un deja vu. Il risultato di questa transazione sarebbe la diluizione degli azionisti (Gestio Capital) sino a perdere il controllo e per la società debitrice l’eliminazione di buona parte del debito ristrutturato dal bilancio, che ristabilizzerebbe gli indici patrimoniali.

Ecco quindi da dove potrebbero nascere le voci su Banca Ifis e potenziali investitori opportunisti che sarebbero interessati a entrare in un’operazione di cambio di controllo ostile agli azionisti di oggi. Queste operazioni sono frequenti, complesse e devono chiudersi rapidamente, quindi devono essere mantenute riservate.

Stiamo solo cercando di interpretare razionalmente quanto si stia muovendo intorno alla Samp. Mentre alla gente (e anche a noi quando indossiamo le vesti di tifosi) interessa soltanto che la squadra vinca domenica e non perda a Salerno. Manfredi lo sa.

* Roberto Albisetti, genovese, esperto di finanza e docente di economia all’Università. Ha lavorato in Sace a Roma con Mario Draghi poi alla Banca Mondiale di Washington. Nel corso della sua carriera di banchiere è stato membro di una ventina di consigli di amministrazione. Dopo una vita in giro per il mondo, da qualche anno è tornato a vivere nella sua città natale. E’ sampdoriano di Sampierdarena, opinionista ed editorialista di Telenord.

 

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