Analisi – Le Due Sessioni, tenutesi nella primavera del 2025 in Cina, hanno fornito una chiara articolazione delle priorità politiche e della direzione strategica del Partito Comunista che, sfruttando la complessità della situazione geopolitica attuale, sta consolidando il suo ruolo dominante rafforzando la sua influenza tecnologica, militare e diplomatica in molti quadranti, per forgiare un nuovo ordine internazionale.
LE DUE SESSIONI 2025
Le “Due Sessioni” (全国两会), che prevedono la contemporanea riunione del Parlamento cinese (APN) e del più rilevante organo consultivo politico, il Comitato Nazionale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CCPCC)) non rappresentano solamente un evento mediatico importantissimo, di cui vi riferiamo ogni anno, ma costituiscono ormai un nuovo rito, che ricorda, mutatis mutandis, la millenaria tradizione confuciana. La leadership onnicomprensiva del Partito Comunista Cinese (PCC), esaminati i risultati conseguiti riportati nel Rapporto sul Lavoro del Governo, della Corte Suprema del Popolo e della Procura Suprema del Popolo, ha annunciato i piani e le priorità future, idonee a disegnare le strategie di sviluppo economico e sociale e le nuove linee politiche, proiettando un’immagine di unità nazionale ancorata ad un diverso modello di governance. La RPC, caratterizzata da una struttura duale, che prevede la consultazione democratica nell’ambito di un processo decisionale centralizzato, integrato e coordinato tra potere centrale ed enti locali (cosa tutt’altro che semplice), riconosce ormai il ruolo delle imprese private nel tentativo di costruire un modello economico sempre più competitivo e interconnesso, realizzato soprattutto attraverso la Belt and Road Initiative, ricalibrata da un approccio più sfumato e strategico, ma ancora catalizzatore dello sviluppo infrastrutturale.
Fig. 1 – Il Presidente cinese Xi Jinping e il Premier Li Qiang presenziano all’apertura delle Due Sessioni, 5 marzo 2025
STRATEGIE POLITICHE E SOCIALI
I cinquemila delegati che si sono confrontati fissando il target di crescita al 5%, hanno evidenziato la necessità di mantenere un ritmo costante di espansione economica, alla luce delle incertezze economiche globali e dei potenziali cambiamenti nelle dinamiche del commercio internazionale, per superare la visione di una Cina considerata semplicemente la fabbrica del mondo. Il dato di crescita che, in esito all’ondivaga guerra sui dazi, ha oscillato fino al 4%, ha richiesto un “piano d’azione speciale” per l’impatto negativo sulle catene di fornitura ormai indissolubilmente intrecciate, attraverso stimoli fiscali, e un aumento della spesa pubblica, per creare nuovi posti di lavoro, a fronte del grave problema della disoccupazione giovanile, ma soprattutto per consentire uno sviluppo sempre più accelerato delle infrastrutture digitali.
Fig. 2 – Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump parla ai giornalisti nello Studio Ovale della Casa Bianca e annuncia una pausa di 90 giorni delle sue nuove tariffe per decine di Paesi, ad eccezione della Cina, 9 aprile 2025
LE NUOVE FORZE PRODUTTIVE DI QUALITÀ
Durante le due Sessioni sono state affrontate anche questioni sociali cruciali come l’assistenza sanitaria, l’istruzione e la cura degli anziani, collegate alle criticità demografiche, date dal permanere di bassi tassi di natalità e alle carenze del sistema pensionistico. Corollario di queste trasformazioni, che costituisce un dato non molto sottolineato ma di notevole importanza, è quello della modifica della Legge sui Delegati, volta a rafforzare il ruolo dell’ANP all’interno della struttura politica dominata dal PCC. Il focus degli sforzi del governo è concentrato sulle nuove forze produttive di qualità cioè le industrie strategiche emergenti come la bio-manifattura, la tecnologia quantistica, l’intelligenza artificiale (IA), le telecomunicazioni 6G e le imprese spaziali. Le strategie per rilanciare i consumi interni, che costituiscono il motore primario della crescita economica, sono declinate con la difesa dell’ambiente e le politiche di sviluppo sostenibile, mentre lo stesso Partito Comunista tesse alleanze con il gotha del capitalismo internazionale, a difesa della globalizzazione.
Fig.3 – Operai cinesi costruiscono sezioni dello scafo di una grande nave su un camion scala di un’impresa di costruzioni navali a Yantai City, nella provincia di Shandong, 4 giugno 2025
IMPLICAZIONI GEOPOLITICHE DELLE DUE SESSIONI 2025
E’ emerso nel periodo successivo alle due sessioni il tentativo di ridurre le vulnerabilità, di fronte all’evoluzione dello scenario economico e geopolitico globale, mirando ad una stabilità economica a lungo termine e migliorando la capacità di affrontare le sfide che si profilano all’orizzonte. La postura in campo internazionale sembra confermare l’approccio pragmatico proprio della diplomazia cinese, molto attenta a coniugare la sicurezza nazionale in termini di difesa (in esito ai rilevanti stanziamenti di bilancio) con la pressione sui rivali nelle aree contese del Mar Cinese Meridionale e su Taiwan, in un panorama complesso e potenzialmente avverso. La postura di potenza “responsabile” che promuove la transizione ecologica e digitale per supportare la globalizzazione e la cooperazione, sta offrendo alla RPC spazi inediti in un panorama sempre più eterogeneo, ma interconnesso, per plasmare l’immagine della Cina, a fronte della competizione strategica sempre più aspra con gli Stati Uniti, ai quali vuole sfilare il primato nel soft power.
Fig.4. – Il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi parla alla cerimonia di firma della Convenzione sull’istituzione dell’Organizzazione internazionale per la mediazione (IOMed) a Hong Kong, 30 maggio 2025
L’OFFENSIVA DIPLOMATICA
Il principale cambio di paradigma del governo di Pechino, che comporterà una trasformazione sostanziale dei suoi asset strategici, si può ravvisare nella vasta offensiva diplomatica volta ad estendere il proprio soft power, con la fervida attività della Shanghai Cooperation Organization (SCO), l’allargamento dei BRICS, la AIIB, la New Development Bank, con le quali sta catalizzando il Sud Globale. Un ulteriore tassello è stato fissato il 30 maggio 2025 con la firma, ad Hong Kong, da parte di 33 Paesi e con l’appoggio di oltre 20 Organizzazioni Internazionali, della convenzione che ha istituito l’Organizzazione internazionale per la mediazione (IOMed), allo scopo di forgiare un sistema di soluzione delle controversie internazionali che preveda la mediazione, senza procedere con cause e arbitrati. Questo traguardo rappresenta un vero successo per la Cina, in quanto dà forma concreta non solo ai forti richiami all’armonia, in un contesto win win, dell’amministrazione di Xi Jinping, ma rappresenta una sorta di rovesciamento delle tendenze, impresse dalla cultura occidentale, e racchiuse nel predominio della legge. La Cina riesce così, forse per la prima volta nella storia, a veicolare non solo in Oriente, ma ovunque il rigetto millenario per la norma giuridica, a favore di un modello radicato sulla mediazione, di fatto alternativo alla Corte Internazionale di Giustizia, che rappresenta un’altra visione di governance globale che ridefinisce radicalmente le modalità relazionali in cui si declinano le forme di potere, non solo cambiando gli assetti istituzionali, ma anche i codici culturali e le architetture normative del vigente ordine internazionale multipolare.
Elisabetta Esposito Martino
“US and China flags in Chinatown of New York” by inoldnews is licensed under CC BY
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