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Banca d’Italia: il 69% delle Banche LSI ha avviato iniziative ESG


Cresce l’attenzione delle banche più piccole verso l’ESG. Si nota un avanzamento dei piani d’azione per l’integrazione dei rischi climatici e ambientali (C&A) nelle Less Significant Institutions (LSI). La Banca d’Italia ha recentemente pubblicato un aggiornamento che evidenzia progressi, criticità e buone prassi adottate dagli enti bancari di piccole e medie dimensioni rispetto ai criteri ESG.  Con il 69% delle banche che ha già avviato attività per ampliare l’offerta ESG, la sostenibilità sta diventando una priorità strategica. Le LSI stanno infatti ampliando la loro offerta commerciale con nuovi prodotti finanziari sostenibili, come mutui green e prestiti per investimenti ecologici.

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Attualmente, il 27% degli interventi previsti è stato completato, con il 59% delle iniziative avviate nei tempi stabiliti. Tuttavia, circa il 14% delle attività presenta ritardi, in particolare nella costruzione di basi dati affidabili e nell’aggiornamento dei sistemi informatici. Circa il 90% degli intermediari ha già assegnato responsabilità in materia di rischi C&A agli organi sociali e ha avviato piani di formazione per migliorare la consapevolezza interna. 

Stato di Avanzamento delle Iniziative nelle Less Significant Institutions (LSI) 

Nel complesso, le Less Significant Institutions (LSI) hanno completato il 27% degli interventi previsti. Attualmente, il 59% delle iniziative è stato avviato nei tempi stabiliti dal piano d’azione e dovrebbe essere concluso entro il 2025, data fissata per l’allineamento definitivo alle Aspettative di Vigilanza. Tuttavia, si registrano ritardi su circa il 14% delle attività pianificate. 

Analizzando le diverse aree tematiche delle Aspettative, il grado di completamento più elevato si riscontra nelle attività relative ai profili di governo societario e organizzazione, con un tasso del 57%. Al contrario, i ritardi più significativi (25%) si concentrano sulla costruzione di una base dati completa e affidabile e sull’aggiornamento dei sistemi informatici necessari per un utilizzo efficace.

Integrazione dei rischi climatici e ambientali nella governance delle LSI

L’integrazione dei rischi climatici e ambientali (C&A) nella governance delle Less Significant Institutions (LSI) sta avanzando in linea con la pianificazione strategica. Circa il 90% degli intermediari ha già:

  1. assegnato responsabilità in materia di rischi C&A agli Organi sociali,
  2. adottato soluzioni organizzative per la gestione delle tematiche ESG, affidandole a comitati esistenti o strutture dedicate,
  3. avviato piani di formazione per migliorare la consapevolezza interna.

L’aggiornamento delle attribuzioni delle funzioni di controllo è stato finalizzato da circa il 60% delle banche, mentre l’introduzione dei fattori ESG nel sistema di reporting e nelle politiche di remunerazione procede con ritmi più lenti e dovrebbe completarsi nel corso del 2025.

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L’adozione di modelli di governance più strutturati è diventata una priorità per le LSI, con il Consiglio di Amministrazione (CdA) che gioca un ruolo chiave nel definire il risk appetite framework, integrando criteri ESG nelle politiche aziendali e nei limiti di rischio. Diverse LSI hanno iniziato infatti ad attribuire al CdA la responsabilità della gestione del rischio climatico e della finanza sostenibile. In alcuni casi, le istituzioni hanno istituito comitati endo-consiliari dedicati alla sostenibilità o rafforzato il ruolo del Comitato Controlli e Rischi e del Comitato Crediti nell’integrazione dei fattori ESG nelle valutazioni strategiche.

Un aspetto cruciale è anche la formazione del personale, che sta diventando un elemento centrale per garantire una gestione efficace e conforme alle normative europee.

Avanzamento nelle strategie aziendali  nelle LSI

La maggior parte delle banche conferma che l’integrazione delle tematiche green nella strategia aziendale sta procedendo secondo i piani, con solo il 13% del campione che segnala ritardi nell’implementazione delle iniziative ESG e nella definizione dei Key Performance Indicators (KPIs). Attualmente, il 69% delle banche ha avviato le attività necessarie per ampliare l’offerta commerciale ESG, mentre un ulteriore 18% ha già completato il processo. 

Simili percentuali si riscontrano nell’elaborazione dei KPIs aziendali, con il 15% delle istituzioni che ha definito indicatori chiave e il 72% che sta lavorando alla loro formalizzazione per monitorare l’andamento delle strategie sostenibili. 

Alcune LSI hanno sviluppato piani di transizione a lungo termine, accompagnando le imprese nel percorso di riduzione del rischio ambientale. Gli obiettivi di medio e lungo periodo sono stati incorporati nelle politiche di allocazione del credito, nel Risk Appetite Framework (RAF), nei piani strategici e nelle politiche di remunerazione, con l’integrazione di KRIs e KPIs specifici per la sostenibilità. 

Per favorire la sostenibilità, le LSI hanno ampliato la loro offerta commerciale con nuovi prodotti finanziari per clienti retail e corporate, come finanziamenti per immobili ad alta efficienza energetica, impianti fotovoltaici e mezzi di trasporto sostenibili. Alcuni intermediari hanno introdotto incentivi sui tassi di interesse legati al miglioramento dello score ESG del debitore o alla riduzione delle emissioni.

Data Governance e gestione dei rischi climatici nelle LSI

Le Less Significant Institutions (LSI) stanno potenziando la data governance per migliorare la gestione dei rischi climatici e ambientali (C&A). Solo il 7% ha completato la creazione di un database climatico, mentre il 22% segnala ritardi nei presìdi per verificare l’accuratezza dei dati esterni, utilizzati dal 45% in via esclusiva e dal 55% con rating automatico integrato da questionari qualitativi.

Per garantire la qualità dei dati ESG, alcune LSI hanno formalizzato policy di governo, con processi automatizzati e il coinvolgimento di Risk Management e Internal Audit. Altre hanno promosso formazione con i fornitori per perfezionare le metodologie di raccolta e analisi.

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La collaborazione con i fornitori IT sta accelerando l’integrazione dei fattori ESG nei Data Lake e nei modelli di rischio, con soluzioni avanzate come l’inserimento dei punteggi ESG nelle pratiche di fido e l’uso di strumenti proprietari per la valutazione del rischio climatico.

ICAAP, ILAAP e valutazione del capitale interno

L’integrazione dei rischi climatici e ambientali (C&A) nel Risk Appetite Framework (RAF) e nell’Internal Capital Adequacy Assessment Process (ICAAP) procede in larga parte secondo i piani, con oltre l’80% delle iniziative concluse o avviate regolarmente. Tuttavia, circa il 15% delle Less Significant Institutions (LSI) segnala ritardi nell’adeguamento del Resoconto ILAAP e del RAF.

Per quanto riguarda l’ICAAP, rispetto alla fine del 2023, è aumentato il numero di banche che considera i rischi C&A nella quantificazione del capitale interno in condizioni di stress, soprattutto nel rischio di credito e, in misura minore, in quello operativo e reputazionale.

Sul fronte dell’ILAAP, alcune LSI hanno incorporato nei propri modelli stime dei deflussi di cassa, valutando gli impatti sul liquidity coverage ratio (LCR) e facendo riferimento agli Climate Scenarios for Central Banks and Supervisors del Network for Greening the Financial System (NGFS). Inoltre, alcune istituzioni hanno avviato analisi sui depositi estinti per esplorare la correlazione tra rischio di liquidità e rischi ESG e stanno valutando potenziali limiti all’accesso al finanziamento BCE, in relazione alla disponibilità di collaterale green adeguato.

Le politiche creditizie stanno quindi evolvendo sempre di più per includere criteri ESG, con la definizione di prestiti sostenibili e limiti di concentrazione verso controparti ad alto rischio climatico. Alcune LSI stanno sperimentando correttivi ai parametri di perdita attesa, legati al rating ESG e all’efficienza energetica degli immobili a garanzia. L’adozione di queste buone prassi sta contribuendo a una gestione più efficace dei rischi climatici, migliorando la resilienza del settore bancario e favorendo una transizione verso modelli di business più sostenibili.

Rendicontazione ESG: trasparenza e conformità normativa

Un numero crescente di banche sta migliorando la comunicazione sulle proprie emissioni di tipo Scope 1, 2 e 3, integrandole nella relazione sulla sostenibilità, nella relazione sulla gestione all’interno del bilancio e nella dichiarazione non finanziaria (DNF). Inoltre, molte istituzioni stanno pubblicando sul proprio sito internet le linee guida adottate per ridurre l’impatto ambientale del business, aumentando la trasparenza verso gli stakeholder.

Alcuni intermediari, anticipando l’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) per il reporting successivo al 31.12.2025, hanno già avviato iniziative per adeguarsi ai nuovi standard, consolidando la propria strategia ESG e migliorando la qualità delle informazioni fornite.

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Sfide e prospettive future

In sintesi, le Less Significant Institutions (LSI) stanno compiendo progressi significativi nell’integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle loro strategie e operazioni. Sebbene ci siano ancora sfide da affrontare, come la necessità di dati più affidabili e metodologie standardizzate, l’impegno verso la sostenibilità e la governance responsabile sta diventando sempre più centrale.



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