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UNIMPRESA * PIL: «RITENIAMO CHE LA CRESCITA GLOBALE RAGGIUNGERÀ IL 3,1% NEL 2025, OLTRE LE PREVISIONI OCSE DEL 2,9%»


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17.43 – martedì 3 giugno 2025

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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(IMMAGINE DA I.A.)

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È possibile rivedere al rialzo le proiezioni di crescita globale rispetto all’Economic Outlook dell’Ocse, che prevede un’espansione del pil mondiale al 2,9% per il 2025 e il 2026, in calo dal 3,3% del 2024. Da parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico traspira una dose eccessiva di pessimismo: la crescita globale, infatti, potrebbe raggiungere il 3,1% nel 2025 e il 3,2% nel 2026, trainata dalla resilienza dei mercati emergenti, dall’innovazione tecnologica e da una possibile attenuazione delle tensioni protezionistiche. È quanto spiega il Centro studi di Unimpresa, secondo cui l’Ocse evidenzia con ragione le criticità legate all’aumento delle barriere commerciali e all’incertezza delle politiche economiche, che pesano su fiducia, commercio e investimenti. «Tuttavia, riteniamo che fattori come la transizione digitale, gli investimenti in infrastrutture sostenibili e una gestione coordinata delle politiche monetarie possano mitigare questi rischi e favorire una ripresa più robusta.

L’adozione di tecnologie avanzate, in particolare intelligenza artificiale e automazione, possa incrementare la produttività globale, riducendo i costi di produzione e attenuando le pressioni inflazionistiche. A differenza dell’Ocse, che prevede un ritorno dell’inflazione ai target delle banche centrali solo nel 2026, stimiamo che ciò possa avvenire già entro la fine del 2025, grazie a miglioramenti nell’efficienza produttiva e a politiche fiscali espansive in Asia e nell’Unione europea» spiegano gli analisti del Centro studi di Unimpresa. «La domanda nei mercati emergenti, specialmente in Cina e India, e gli investimenti in settori strategici come le energie rinnovabili e le infrastrutture digitali saranno motori chiave della crescita. Inoltre, una cooperazione commerciale rafforzata, attraverso accordi bilaterali o multilaterali, potrebbe limitare l’impatto del protezionismo. La fiducia di imprese e consumatori potrà stabilizzarsi, sostenuta da mercati del lavoro solidi e dalla crescita dei salari reali, favorendo la domanda interna» spiega il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, i rischi, comunque, non mancano: un’escalation delle tensioni geopolitiche, un aumento dei prezzi delle materie prime o un inasprimento delle politiche monetarie potrebbero frenare la ripresa. Il nostro scenario ottimistico dipende dalla capacità dei policymaker di promuovere un ambiente economico più cooperativo e di mitigare le frammentazioni globali. Va monitorata l’evoluzione delle dinamiche commerciali e tecnologiche nei prossimi mesi, vista l’importanza di politiche coordinate per trasformare le sfide globali in opportunità di crescita. L’Ocse sottolinea come l’aumento del protezionismo e dell’incertezza nelle politiche commerciali abbia eroso la fiducia di imprese e consumatori, frenando commercio e investimenti. L’inflazione nei servizi, definita “pervicacemente elevata”, rappresenta una sfida per le banche centrali, che potrebbero dover mantenere politiche monetarie restrittive più a lungo, con conseguenti pressioni sui costi e rischi di rallentamento economico.

Inoltre, il rapporto avverte che ulteriori dazi potrebbero aggravare l’inflazione e ridurre ulteriormente la crescita globale. È dunque possibile delineare una crescita globale al 3,1% nel 2025 e 3,2% nel 2026: Contrariamente alla stima Ocse del 2,9%, una crescita leggermente superiore potrebbe essere trainata da una ripresa della domanda nei mercati emergenti, in particolare in Asia (Cina e India), dove politiche fiscali espansive e investimenti in infrastrutture potrebbero compensare il rallentamento del commercio globale. Inoltre, un allentamento delle tensioni protezionistiche, magari attraverso accordi bilaterali o regionali, potrebbe ridurre l’impatto delle barriere commerciali, favorendo una crescita del commercio internazionale più sostenuta rispetto alle previsioni Ocse. Che, inoltre, prevede che l’inflazione raggiunga i target delle banche centrali solo nel 2026, con rischi di aumento in alcuni paesi a causa dei dazi. Tuttavia, un’ipotesi più ottimistica considera che l’innovazione tecnologica, in particolare nell’automazione e nella digitalizzazione, possa migliorare la produttività e ridurre i costi di produzione, attenuando le pressioni inflazionistiche. Inoltre, una gestione coordinata delle politiche monetarie da parte delle banche centrali potrebbe accelerare il ritorno dell’inflazione ai livelli target già entro la fine del 2025, evitando una spirale inflazionistica.

L’Ocse evidenzia un calo degli investimenti a causa dell’incertezza economica. Tuttavia, settori come le energie rinnovabili, l’intelligenza artificiale e le infrastrutture digitali potrebbero attrarre capitali significativi, grazie a incentivi governativi e alla crescente domanda di soluzioni sostenibili. Gli investimenti in questi settori potrebbero compensare il rallentamento in altri comparti, sostenendo una crescita economica più robusta. Sebbene l’Ocse avverta dei rischi legati al protezionismo derivanti da ulteriori dazi, uno scenario più ottimistico potrebbe vedere un’attenuazione delle tensioni commerciali attraverso negoziati multilaterali, come quelli nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), o accordi regionali che promuovano la cooperazione economica. Ciò potrebbe limitare l’impatto delle barriere commerciali e favorire una ripresa della fiducia di imprese e consumatori.

Vi sono, poi, tre fattori di supporto per uno scenario più ottimistico. Transizione tecnologica: l’adozione di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale e l’automazione, potrebbe incrementare la produttività globale, riducendo i costi e migliorando l’efficienza delle catene di approvvigionamento, nonostante le barriere commerciali. Politiche fiscali proattive: diversi paesi, in particolare nell’Ue e in Asia, stanno implementando pacchetti di stimolo per sostenere la transizione verde e digitale, che potrebbero stimolare la domanda interna e gli investimenti.

Resilienza dei consumi: la fiducia dei consumatori potrebbe stabilizzarsi grazie a mercati del lavoro ancora relativamente solidi in molte economie avanzate e alla crescita dei salari reali, che potrebbero sostenere la domanda interna. Pertanto, pur riconoscendo le sfide delineate dall’Ocse, uno scenario alternativo più ottimistico prevede una crescita globale del 3,1% nel 2025 e del 3,2% nel 2026, trainata da una ripresa nei mercati emergenti, progressi tecnologici e una gestione efficace delle politiche economiche. L’inflazione potrebbe raggiungere i target delle banche centrali già nel 2025, grazie a miglioramenti nella produttività e a una stabilizzazione delle dinamiche commerciali. Il successo di questo scenario dipenderà dalla capacità dei policymaker di mitigare i rischi protezionistici e di promuovere un ambiente economico più cooperativo.

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