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sostegno alla riforma dell’architettura finanziaria per lo sviluppo


Il Consiglio dell’Unione europea ha approvato il 26 maggio le conclusioni “Percorsi al progresso: massimizzare l’impatto per lo sviluppo sostenibile e la prosperità globale” in vista della Quarta Conferenza Internazionale sul Finanziamento dello Sviluppo (FfD4), che si terrà a Siviglia dal 30 giugno al 3 luglio.

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Il Consiglio esprime nelle premesse la propria preoccupazione per il profondo impatto dell’evoluzione del panorama globale, caratterizzato dalla proliferazione di conflitti e da crescenti tensioni geopolitiche, da attacchi alla cooperazione internazionale e allo sviluppo inclusivo e sostenibile, da interruzioni, crisi e conflitti persistenti, tra cui crescenti tensioni legate al commercio che mettono ulteriormente a dura prova il sistema commerciale multilaterale. Ciò alimenta l’incertezza economica, mette a dura prova la cooperazione multilaterale e mina la fiducia nel sistema finanziario internazionale, aumentando così l’imprevedibilità, la fragilità e la vulnerabilità nei finanziamenti per lo sviluppo sostenibile.

A fronte di queste preoccupazioni, il Consiglio ha ribadito l’impegno dell’Ue a favore del multilateralismo e di un ordine internazionale basato su regole, sottolineando il ruolo delle Nazioni unite nel raggiungimento della prosperità globale. Il Consiglio mette in chiaro espressamente il suo impegno nei confronti del Patto sul futuro, dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, gli obiettivi dell’accordo di Parigi, il quadro di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi e la resilienza, il quadro globale sulla biodiversità, la dichiarazione di Copenaghen sullo sviluppo sociale, la dichiarazione e la piattaforma d’azione di Pechino e il programma d’azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo.

Evidenziando la dimensione della sfida, rappresentato dal crescente divario finanziario globale già quantificato in 4.000 miliardi di dollari/anno (citando l’ultimo rapporto dell’Ocse che indica una crescita al 2030 a 6.400 miliardi di dollari/anno in assenza di riforme) per il conseguimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 nei Paesi in via di sviluppo, il Consiglio ha esortato la comunità internazionale ad affrontare le sfide della finanza globale e le questioni sistemiche che ostacolano i progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Richiamando nei principi diverse delle azioni incluse nel Patto sul futuro sottoscritto da tutti gli Stati membri dell’Ue a settembre 2024, il Consiglio ha messo in evidenza la forte necessità di riforme continue verso un’architettura finanziaria internazionale per lo sviluppo più inclusiva, efficiente e rappresentativa, chiedendo misure per scambio del debito con l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, strumenti finanziari innovativi e continui sforzi per onorare gli impegni in materia di Aiuto Pubblico allo Sviluppo, riforme del sistema fiscale internazionale per combattere i flussi finanziari illeciti, miglioramento della mobilitazione delle risorse private e garanzia che tutte le fonti di finanziamento contribuiscano efficacemente allo sviluppo.

Gli impegni dell’Ue per l’energia e clima si avvicinano all’obiettivo riduzione delle emissioni -55% al 2030

Il 28 maggio, la Commissione ha presentato una valutazione generale di tutti i piani nazionali integrati clima ed energia (Pnec), accompagnata da un documento di lavoro dei servizi della Commissione, con la valutazione individuale di 23 piani nazionali e di specifici orientamenti per facilitarne l’attuazione.

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La Commissione riscontra positivamente che gli Stati membri hanno colmato in modo significativo il divario rispetto al conseguimento degli obiettivi energetici e climatici per il 2030 rispondendo alle  del dicembre 2023, chiedendo comunque ulteriori sforzi riscontrando ancora inadeguati livelli d’ambizione e misure di supporto rispetto al quadro degli impegni assunti.

Gli impegni assunti dagli Stati membri determinerebbero una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 54% al 2030, avvicinandosi collettivamente all’obiettivo del -55 % delle emissioni, come previsto dalla normativa europea sul clima attuata attraverso il pacchetto di misure “pronti per il 55%”.  

Come messo in evidenza nella conferenza stampa dal Commissario europeo per il clima, l’azzeramento delle emissioni nette e la crescita pulita Wopke Hoekstra, l’Ue ha già ridotto le emissioni del 37% dal 1990. Confrontando il 2022 e il 2023, si nota una riduzione dell’8% solo in quell’anno, a conferma e accelerazione della tendenza. Ciò rappresenta un segnale forte sulla fiducia nel conseguimento degli obiettivi al 2030, grazie anche al supporto delle nuove iniziative di supporto alla decarbonizzazione avviate quali il patto per l’industria pulita e il piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili (vedi nostra rubrica del 4 marzo 2025). Hoekstra evidenzia anche l’importanza di fissare un obiettivo chiaro per la riduzione delle emissioni al 2040 per garantire prevedibilità alle azioni post-2030.

Secondo Teresa Ribera, Commissaria per una transizione pulita giusta e competitiva e vicepresidente della Commissione,  la Commissione può riaffermare l’impegno a restare in linea con gli obiettivi climatici in linea con l’accordo di Parigi e con la scienza, mettendo in evidenza come l’agenda verde e i percorsi di decarbonizzazione, stimolano investimenti e prosperità,  rafforzando la capacità di creare ricchezza. Allo scopo, una regolamentazione prevedibile e una chiara comprensione di dove vogliamo semplificare le cose e garantire stabilità e affidabilità agli investitori. Aggiungendo poi l’osservazione che nel frattempo il costo dell’inazione sta aumentando. Ogni disastro climatico a cui non siamo preparati colpisce più duramente. Impone costi maggiori alla nostra economia e crea maggiori danni sociali. Quindi, pensando alle perdite economiche legate al clima nell’Ue negli ultimi anni, abbiamo identificato almeno 163 miliardi di euro nel territorio europeo per il periodo 2021-2023.

Il Commissario all’energia Dan Jørgensen ha evidenziato quale punto di maggior criticità, come emerge dall’analisi dei Pnec, l’inadeguato livello d’ambizione delle misure per l’efficienza energetica.  poiché al momento lo sforzo collettivo ammonta a una riduzione della domanda dell’energia dell’8,1% rispetto l’obiettivo dell’11,7% entro il 2030.

Gli altri dati emergenti dalla valutazione della Commissione indicano ancora: per l’obiettivo delle rinnovabili un divario dell’1,5% rispetto al 42,5% minimo (con l’auspicio del 45%), per i settori coperti dal regolamento sulla condivisione degli sforzi un divario di circa 2% in meno rispetto all’obiettivo del 40%, grave deficit tra il 100-140% sugli obiettivi di stoccaggio di carbonio in natura (il cosiddetto Lulucf), inadeguata integrazione con misure d’adattamento ai cambiamenti climatici, necessità di maggiori impegni nell’adattamento delle infrastrutture per l’elettrificazione del sistema energetico e per l’integrazione dei mercati tra Paesi europei,  definizione di tabelle di marcia per l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, basi analitiche e quadri finanziari più solidi per le misure di giusta transizione e a supporto dei piani sociali per il clima, necessità di sviluppare la parte finanziaria dei Pnec come piani d’investimento per mobilitare finanziamenti pubblici e privati ​​per migliorare la certezza degli investitori, migliorare i processi di consultazione e partecipazione con maggior inclusività ed effettività.

Nella valutazione del Pnec dell’Italia, emergono scarti in negativo rispetto alla media dell’Ue. I dati della Commissione riportano che l’Italia prevede di ridurre le emissioni totali di gas serra (incluse le attività Lulucf, ovvero uso del suolo e foreste, ed esclusa l’aviazione internazionale) del 49% nel 2030 e del 60% nel 2040 rispetto al 1990. Rispetto al regolamento sulla condivisione degli sforzi lo scarto in negativo è di circa il 3%, il contributo delle energie rinnovabili al consumo finale lordo di energia è indicato pari al 39,4% entro il 2030 inferiore all’obiettivo preliminare del 40,5%, per il consumo di energia finale è evidenziato che l’obiettivo di 101.70 Mtep non è in linea con l’obiettivo assegnato dalla Commissione di 93.05 Mtep.

 

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Come si evince negli orientamenti specifici per l’attuazione del Pnec e nella precedente analisi del Pnec (vedi pp. 101-111 del documento di lavoro dei servizi della Commissione), anche per l’Italia valgono le valutazioni generali espresse sopra per tutti gli Stati membri. La Commissione evidenzia che le 20 raccomandazioni pubblicate il 18 dicembre 2023 sul Pnec dell’Italia sono state solo parzialmente prese in carico e affrontate, con l’eccezione delle raccomandazioni 2 e 16 rispettivamente sul piano delle tecnologie per la cattura del carbonio (Ccus) e sull’integrazione tra Pnec e Pnrr,  su cui riscontra adeguata risposta.

Eurobarometro: livello record di fiducia nell’Ue

L’ultimo sondaggio Eurobarometro, pubblicato il 28 maggio, rivela il più elevato livello di fiducia nell’Unione europea raggiunto in 18 anni (dal 2007) e il più forte sostegno mai espresso per l’euro: il 52% degli europei si fida dell’Ue ed esprime un sostegno senza precedenti alla valuta comune, sia nell’intera Ue (74%) che nella zona euro (83%).

Quasi nove europei su dieci (88%) concordano sulla necessità di una maggiore cooperazione basata su regole tra i Paesi e le regioni del mondo. Oltre otto intervistati su dieci (81%, la percentuale più elevata dal 2004) sostengono una politica di difesa e di sicurezza comuni tra gli Stati membri. La pace (41%, + 2 punti percentuali) continua ad essere il valore che meglio rappresenta l’Ue, seguita dalla democrazia (33%, – 2 punti percentuali) e dal rispetto dello Stato di diritto, della democrazia e dei diritti fondamentali (28%, nuovo elemento).

Il sondaggio conferma nella media il divario di fiducia tra Ue e istituzioni nazionali: il 37% (al pari per l’Italia) esprime fiducia nel proprio Parlamento nazionale e il 36% (34% per l’Italia) nel proprio governo. Resta alta la fiducia nelle istituzioni regionali e locali (61% media Ue e 49% Italia). Tra le istituzioni alta resta la fiducia nella polizia (74% media Ue, 70% Italia) inferiore nei sistemi giudiziari nazionale (58% media Ue, 52% Italia).

Da notare che, rispetto alla media degli Stati membri, per l’Italia la fiducia nell’Ue risulta inferiore di 4 punti percentuali (al 48%),  dato in peggioramento di 3 punti percentuali rispetto al precedente sondaggio (ottobre-novembre 2024) dove eguagliava la media dell’Ue. Scende di 3 punti percentuali rispetto al precedente sondaggio la fiducia nei partiti politici sia per l’Italia (22%) che per la media Ue (24%).

Resta alta (sia nella media Ue che per l’italia) la fiducia negli scienziati, negli insegnanti, nel personale sanitario con percentuali al di sopra, anche ampiamente, al 70%.

Dato significativo è la fiducia nei media, che sale di 4 punti percentuali rispetto al precedente sondaggio (ottobre-novembre 2024) sia in Ue che in Italia, restando comunque ben al di sotto del 50% (44% media Ue e 43% Italia), registrando per contro anche un aumento del 2% di quanti esprimono una tendenza alla sfiducia, in riduzione sul numero di chi non sa cosa rispondere.

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Altre novità

Tra le altre novità importanti della scorsa settimana, segnaliamo l’adozione da parte della Commissione della strategia per le start-up e le scale-up nel quadro della Bussola per la competitività e della Strategia per il mercato unico, e della Strategia per una regione del Mar Nero sicura, prospera e resiliente di particolare rilievo per rafforzare il ruolo dell’Ue in un contesto ad alta criticità geopolitica.

In data 27 maggio, la Commissione ha adottato anche la proposta per il Consiglio di approvare emendamenti al Pnrr dell’Italia accogliendo le richieste pervenute il 21 marzo 2025, avanzate sulla base di circostanze valutate come oggettive.

Il Consiglio dell’Ue ha adottato conclusioni sul rafforzamento della resilienza democratica dell’Ue, atti di particolare rilevanza anche in vista dell’adozione del quadro d’iniziative dello scudo per la democrazia (vedi terzo punto della nostra rubrica del 20 maggio 2025), ed ha approvato il programma di finanziamento di 150 miliardi di euro per la difesa “Safe” nel quadro delle iniziative del libro bianco per la difesa (vedi secondo punto della nostra rubrica del 25 marzo 2025).

 

di Luigi Di Marco

 

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Copertina: Luigi Di Marco



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