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Gb. Pubblicato il piano strategico per la “prontezza al combattimento”


di Giuseppe Gagliano

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Lo Strategic Defence Review (SDR) del 2025, pubblicato dal governo britannico otto la guida del primo ministro Keir Starmer, rappresenta un momento cruciale per la politica di difesa e sicurezza del Regno Unito. Questo documento, lungo 144 pagine e accompagnato da 62 raccomandazioni (tutte accettate dal governo) non è una semplice revisione tecnica delle capacità militari britanniche, ma un tentativo ambizioso di ridefinire il ruolo del Regno Unito in un mondo sempre più instabile. In un contesto geopolitico dominato dalla guerra in Ucraina, dalle tensioni con la Cina e da un’America che “adatta le sue priorità regionali” (come il documento diplomaticamente sottolinea), il Regno Unito si prepara a una postura di “prontezza al combattimento” (warfighting readiness). Ma dietro questa retorica di resilienza e leadership nella Nato, si nasconde una realtà più complessa: una nazione che cerca di mantenere la sua rilevanza globale nonostante risorse limitate, mentre si allinea sempre più strettamente agli Stati Uniti e all’Europa in una crociata anti-russa che ricorda i giorni più tesi della Guerra Fredda. In questo articolo, nello stile analitico e critico di Fulvio Scaglione, esploriamo i dettagli del SDR 2025, il suo contesto geopolitico e le implicazioni per il Regno Unito e il mondo.
Il SDR 2025 si presenta come una risposta a un panorama globale descritto come “più contestato e volatile” rispetto a quello delineato dall’Integrated Review del 2021 e dal suo aggiornamento del 2023. La guerra in Ucraina, che ha raggiunto il suo terzo anniversario il 24 febbraio 2025, rimane il fulcro delle preoccupazioni britanniche. La Russia è nuovamente identificata come la “minaccia più acuta e diretta” per la sicurezza europea, un ritornello che riecheggia non solo nei documenti britannici ma anche nelle dichiarazioni di figure come il senatore americano Lindsey Graham, il cui attivismo a favore di Kiev sembra trovare eco nella strategia di Londra.
Il documento, tuttavia, non si limita a puntare il dito contro Mosca. Descrive un mondo in cui le minacce si moltiplicano: dalla proliferazione delle tecnologie militari (droni, intelligenza artificiale, cyberattacchi) alle tensioni crescenti con la Cina nell’Indo-Pacifico, fino alle sfide poste da attori come l’Iran e la Corea del Nord. In questo contesto, il SDR 2025 adotta un tono più cupo rispetto ai suoi predecessori, sottolineando la necessità di un “approccio dell’intera società” (whole-of-society approach) per garantire la sicurezza nazionale. Una sezione particolarmente inquietante, a pagina 31, delinea i “potenziali effetti di una guerra sul modo di vita britannico”, evocando scenari di conflitto statale che potrebbero coinvolgere il Regno Unito come parte della Nato.
Il SDR 2025 si articola attorno a cinque obiettivi principali, che riflettono una visione strategica volta a rafforzare la capacità del Regno Unito di affrontare le minacce del futuro:

– Prontezza al combattimento: Il documento insiste sulla necessità di creare una “forza integrata letale” (integrated force), pronta a combattere in conflitti ad alta intensità. Questo include il rafforzamento delle difese nazionali e la modernizzazione delle forze armate per affrontare le minacce del futuro.

– Motore di crescita economica: La difesa viene presentata come un’opportunità per stimolare l’economia britannica, attraverso partnership con l’industria, riforme nella procurement militare e il sostegno alle imprese locali. L’obiettivo è chiaro: trasformare la spesa militare in un volano per l’occupazione e l’innovazione.

– Primato della Nato: Il SDR 2025 riafferma un approccio “Nato-first”, con un focus particolare sulla sicurezza europea. In un momento in cui gli Stati Uniti sembrano ridimensionare il loro impegno in Europa, il Regno Unito si propone come leader all’interno dell’Alleanza Atlantica, con un rafforzamento delle capacità nucleari e convenzionali.

– Innovazione ispirata all’Ucraina: Le lezioni apprese dal conflitto ucraino, in particolare l’uso di droni, dati e guerra digitale, sono al centro della strategia britannica. Il Regno Unito punta a integrare queste tecnologie per rendere le sue forze armate “più forti e più sicure”.

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– Resilienza nazionale: Il concetto di “sicurezza attraverso la resilienza” permea il documento, con un’enfasi sulla necessità di preparare la società britannica a crisi future, attraverso una maggiore partecipazione civile e una rinnovata “contratto” con chi serve nelle forze armate.

Questi obiettivi, pur ambiziosi, si scontrano con una realtà economica e politica complessa. Il SDR 2025 prevede un aumento della spesa per la difesa di 5 miliardi di sterline nei prossimi due anni, con 3 miliardi destinati al programma nucleare (inclusa la partnership AUKUS con Stati Uniti e Australia) e 2 miliardi per ricostituire le scorte di munizioni. Tuttavia, questo incremento è ben al di sotto dei 10 miliardi richiesti dall’ex ministro della difesa Ben Wallace e rimane lontano dagli obiettivi più ambiziosi di spesa per la difesa (3,5% del PIL richiesto dal segretario generale della NATO Mark Rutte o il 5% auspicato dal presidente americano Donald Trump).
La centralità della Russia come minaccia nel SDR 2025 non sorprende. Il documento riflette la postura aggressiva dell’Occidente nei confronti di Mosca, amplificata dall’Opération Web, l’attacco ucraino del 2025 contro cinque basi aeree russe che ha colpito bombardieri strategici Tupolev. Sebbene Kiev abbia rivendicato l’operazione come un successo autonomo, le ombre dell’OTAN e degli Stati Uniti sono difficili da ignorare. La presenza di Lindsey Graham a Kiev poche ore prima dell’attacco, insieme al suo incontro con Ursula von der Leyen a Bruxelles, suggerisce una coordinazione transatlantica che il SDR 2025 implicitamente avalla.
Il Regno Unito, in linea con questa strategia, ha intensificato il suo sostegno militare all’Ucraina, fornendo missili, droni e formazione. Ma questo impegno non è privo di rischi. Le sanzioni contro la Russia, sostenute da Londra e amplificate dal Sanctioning Russia Act di Graham, mirano a strangolare l’economia russa, ma hanno già provocato un aumento dei prezzi dell’energia in Europa, colpendo duramente i cittadini britannici. Inoltre, l’insistenza su una postura “NATO-first” rischia di alienare partner globali come l’India e la Cina, che continuano ad acquistare idrocarburi russi nonostante le pressioni occidentali.
Il SDR 2025 è un documento che riflette le ambizioni di una nazione che cerca di mantenere il suo status di potenza globale, ma anche le sue fragilità. Il Regno Unito si trova in una posizione delicata: da un lato, vuole essere il principale alleato degli Stati Uniti in Europa; dall’altro, deve gestire le aspettative di un’Europa che cerca maggiore autonomia strategica. La decisione di aumentare la spesa per la difesa al 2,5% del PIL entro il 2030 è un segnale di intenti, ma l’assenza di un impegno temporale preciso solleva dubbi sulla sua fattibilità, soprattutto in un contesto di difficoltà economiche interne.
Inoltre, il focus sulla “resilienza nazionale” e sull’innovazione tecnologica, pur lodevole, si scontra con anni di tagli alla difesa che hanno ridotto le capacità delle forze armate britanniche. Il SDR 2025 ammette che l’esercito sarà ridotto a 72.500 unità entro il 2025, un numero significativamente inferiore rispetto ai livelli pre-2010. Anche la Royal Marines, simbolo della tradizione militare britannica, subirà una riduzione, passando da 6.500 a 6.100 effettivi. Questi tagli, giustificati dalla necessità di modernizzazione, sollevano interrogativi sulla capacità del Regno Unito di sostenere un conflitto prolungato.
Il SDR 2025, con il suo linguaggio di “prontezza al combattimento” e la sua enfasi sull’OTAN, sembra preparare il Regno Unito a un ruolo di primo piano in una nuova Guerra Fredda. La centralità della Russia come minaccia, combinata con il sostegno incondizionato all’Ucraina e l’allineamento con figure come Lindsey Graham, suggerisce che Londra sia disposta a seguire Washington in una strategia di confronto diretto con Mosca. Ma questo approccio comporta rischi enormi. Le sanzioni proposte, come i dazi del 500% sui paesi che acquistano idrocarburi russi, potrebbero innescare una guerra commerciale con potenze come la Cina e l’India, destabilizzando ulteriormente l’economia globale.
Inoltre, l’insistenza su una “forza integrata letale” e sull’innovazione tecnologica ispirata all’Ucraina potrebbe portare a una corsa agli armamenti che il Regno Unito, con le sue risorse limitate, non è in grado di sostenere a lungo termine. La dipendenza dalle lezioni ucraine, pur strategica, evidenzia anche una scomoda verità: il Regno Unito, come gran parte dell’Occidente, sta delegando all’Ucraina il compito di testare le sue tecnologie e tattiche militari, con un costo umano e materiale che Kiev paga a caro prezzo.
Il Strategic Defence Review del 2025 è un documento che riflette le ambizioni e le paure di un Regno Unito in cerca di un posto nel mondo. Ma è anche un monito: in un’epoca di escalation globale, dove le potenze si affrontano attraverso guerre per procura e sanzioni economiche, la linea tra sicurezza e avventurismo diventa sempre più sottile. Come osservava un commentatore, “la storia non si ripete, ma spesso rima”. E il SDR 2025, con il suo linguaggio bellicoso e il suo allineamento con l’OTAN, sembra rima con i giorni più tesi della Guerra Fredda. La domanda che resta è se il Regno Unito, e l’Occidente con esso, sia pronto a pagare il prezzo di questa nuova stagione di confronto.



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