Il futuro è già qui, davanti ai nostri occhi. E quello dell’agricoltura è ancora più chiaro, sono infatti sempre più gli strumenti al servizio dell’agricoltore, ci sono software, sensori, droni, e oggi grazie alle nuove applicazioni dell’intelligenza artificiale è in atto una trasformazione, una vera e propria rivoluzione digitale ma anche della ricerca, grazie ad esempio alle biotecnologie.
Noi siamo ciò che mangiamo e ciò che mangiamo viene dal campo, è quindi necessario conoscere come il nostro cibo viene prodotto, tutto il lavoro che permette di portare in tavola i prodotti tipici del territorio italiano. Nasce così, per raccontare, promuovere e valorizzare il settore agroalimentare, Agrofutura, il Festival dell’Agricoltura del Futuro, organizzato da Qn Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino e La Nazione, che ha fatto la sua prima tappa a Bologna il 16 e 17 maggio scorsi, giornate scelte in ricordo degli eventi alluvionali di maggio 2023.
Droni e tecnologie al centro di Agrofutura
(Fonte: AgroNotizie®)
L’esordio a Bologna
Un evento diffuso nella città che ha visto come location principale Palazzo Pepoli, sede del Museo della Storia di Bologna. Qui si è svolta la Business Conference alla quale hanno partecipato istituzioni, aziende, accademici e professionisti per analizzare la situazione attuale e i prossimi sviluppi delle politiche nazionali, regionali e in Unione Europea, oltre a temi come le dinamiche della filiera, agritech e leadership femminile.
Palazzo Pepoli è stato anche il teatro di 16 laboratori pensati per avvicinare adulti e bambini a temi come biodiversità e impollinatori, didattica e orto, piante da frutto, funghi, acquaponica.
Seguendo il “green carpet” ecco che si trova in piazza Minghetti Casa Carlino, l’altro sito protagonista dell’evento, una “serra verde”, ecosostenibile, centro multimediale della kermesse, in cui si sono alternati talk, laboratori, video e interviste.
In contemporanea Agrofutura in città ha coinvolto ben 23 esercizi commerciali del centro di Bologna: i negozi hanno offerto degustazioni al Menu Carlino che ha valorizzato le specialità del posto.
La serra green Casa Carlino in piazza Minghetti a Bologna
(Fonte: AgroNotizie®)
Filiera, una parola cardine
Le imprese agricole si trovano ad operare in un contesto sempre più complesso, con eventi atmosferici che causano danni e costi sempre maggiori. Per restare competitivi servono risorse per continuare l’attività. Di accesso al credito e della redditività del settore si è parlato alla Business Conference del 16 maggio scorso con Marco Lazzari, responsabile del Servizio Agri Banking di Bper Banca.
Il settore bancario è molto attento alle dinamiche del comparto agroalimentare: come ha spiegato Lazzari “chi fa parte di una filiera di qualità ha un merito creditizio che già di per sé è importante. Dalle filiere di qualità viene prodotto cibo di qualità”.
Le componenti della filiera sono molto differenti ed è più semplice fare una valutazione creditizia per le aziende lavorazione e di trasformazione perché hanno attività che si basano su bilanci di esercizio.
Il discorso è molto diverso per le aziende agricole, che forniscono invece la materia prima. Il settore primario per oltre il 90-95% non ha a bilancio settori contabili, c’è quindi una difficoltà di valutazione.
L’agricoltore è un imprenditore a tutti gli effetti e per comprendere al meglio le sue esigenze, Bper Banca si è dotata di agronomi per i servizi dedicati, per confrontarsi con una maggiore facilità, per parlare la stessa lingua. “La banca ha tutto l’interesse a finanziare questo settore che è anche più resiliente di tanti altri, nonostante tutte le cose che accadono” ha aggiunto Lazzari.
C’è inoltre una predisposizione della banca a supportare l’imprenditore che investe in droni, sensori, tecnologie 4.0 e 5.0. “Ascoltiamo con molto interesse un imprenditore che entra in banca e chiede finanze per questo tipo di investimenti” per tecnologie fondamentali a raggiungere l’obiettivo dell’agricoltore: aumentare le rese e diminuire i costi.
Lazzari ha rivolto poi un invito a non lasciarsi scappare le opportunità offerte dalla coda del Pnrr, in particolare relativamente alla missione 2 della Rivoluzione verde e transizione ecologica “Noi abbiamo attivato politiche creditizie per le aziende che approcciano questi investimenti”. Inoltre tra ciò che viene guardato con più attenzione vi sono l’imprenditoria femminile e quella giovanile perché il giovane “spesso è un nativo digitale e porta con sé tutti i benefici dell’innovazione“.
Un momento dell’intervento di Marco Lazzari
(Fonte: AgroNotizie®)
La tecnologia, la chiave di volta
Le nuove generazioni sono sempre al centro del dibattito del settore primario: la sfida è far capire ai giovani che la vecchia immagine dell’agricoltura è ormai obsoleta, che ora chi studia Agraria si trova ad apprendere nuove tecnologie come l’agrivoltaico e la robotica.
E se tante sono le sfide che attendono il comparto, come il cambiamento climatico, l’uso di ancora troppa chimica, la sicurezza alimentare, l’aumento della popolazione mondiale da sfamare e come svecchiare il sistema, la risposta è solo una: la tecnologia. Lo ha detto senza mezzi termini il professore Giovanni Dinelli, direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università degli Studi di Bologna.
Giovanni Dinelli, uno dei relatori della Business Conference
(Fonte: AgroNotizie®)
Ma la tecnologia è già nel presente: “ci sono le nuove tecniche Tea, le biotecnologie, c’è l’agricoltura di precisione, e l’intelligenza artificiale che consente di anticipare la diagnosi di una patologia sulla coltura, è uno strumento importantissimo. C’è poi la blockchain per la certificazione, noi abbiamo tantissimi prodotti che sono Dop e Igp, il biologico, e la certificazione è ancora cartacea, quindi un sistema più facilmente falsificabile, con la blockchain c’è la possibilità di creare un sistema che diventa una garanzia anche per i consumatori”. E grazie alla tecnologia è inoltre possibile recuperare le tecniche tradizionali, come il sovescio che viene meccanizzato.
La vera sfida adesso, secondo Dinelli, è “portare tutto questo a terra, perché noi facciamo la sperimentazione ma bisogna poi portarla agli agricoltori“.
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