A livello internazionale, come è cambiato negli ultimi anni l’approccio allo spazio da parte delle agenzie spaziali occidentali e degli attori privati in Europa e Nord America?
C’è stato in questi ultimi anni un sensibile cambio di paradigma per quanto riguarda le attività spaziali, con il progressivo ingresso di soggetti privati che ha cambiato un po’ l’approccio e le modalità anche di carattere operativo. Faccio un esempio – non è l’unico – ma se guardiamo al settore dell’accesso allo spazio, negli ultimi decenni i due lanciatori europei che sono Ariane e Vega hanno grosso modo realizzato circa 300 lanci, che è un traguardo molto importante e ragguardevole. Ma negli ultimi due anni i lanci dei privati sono arrivati a circa 340, quindi sono opportunità in più di ampliamento del mercato che viene offerto dalla possibilità di diretto intervento di soggetti privati. Questo porta con sé una serie di conseguenze. La prima è quella che è necessario un contesto regolatorio assolutamente chiaro, trattandosi non solo di soggetti istituzionali che intervengono nelle attività. E su questa linea si muove perfettamente la legge sullo spazio che, per quanto riguarda l’Italia, in questo momento è in discussione al Senato della Repubblica dopo essere stata licenziata dalla Camera dei Deputati e che rappresenta un po’ il precursore di quello che sarà auspicabilmente a breve non più la legge sullo spazio europea, ma il cosiddetto Space Act europeo. Il secondo aspetto importante da prendere in considerazione è legato al fatto che il progressivo ingresso dei privati – e quindi da qui anche tutte le stime che leggiamo quotidianamente sulle evoluzioni della space economy – necessariamente richiede o porta con sé un approccio di carattere commerciale. Il tema della commercializzazione di prodotti o servizi non può essere trascurato e rappresenta anche la nuova motivazione di fondo per cui ci sono stime così elevate per lo sviluppo del settore spazio, nei sui vari domini da qui al 2030-2040 – dipende dagli istituti che elaborano le previsioni. Questo aspetto porta con sé un’ulteriore conseguenza: la necessità, più che l’opportunità, di ampliare la numerosità dei soggetti che intervengono in questo settore, coinvolgendo le cosiddette aziende non-space, per lo sviluppo di prodotti e servizi che possono essere di beneficio per tutti i cittadini. In ultimo c’è l’aspetto geopolitico che in questi ultimi periodi, soprattutto in questi ultimi anni, ha un po’, come dire, posto delle ulteriori aggiuntive condizioni per le attività anche delle agenzie. Attualmente – è così oggi, sarà così domani, sarà così nel futuro – l’impossibilità sostanzialmente di pensare che ci possano essere applicazioni non dual-use, quindi che abbiano sia una componente di carattere civile sia una componente invece a servizio delle attività della difesa.
Come vede l’Europa nello spazio tra 10 anni?
Siamo attualmente in un momento cruciale per quanto riguarda il futuro dell’Europa nelle attività spaziali. Nei prossimi mesi saranno prese delle decisioni molto importanti, sia a livello di Unione Europea, ma anche a livello di Agenzia Spaziale Europea, che in qualche modo condizioneranno quello che avverrà nel futuro. Certo è che l’Europa necessita da un lato di incrementare la propria autonomia e la propria resilienza. Nessun Paese europeo da solo può portare avanti in maniera compiuta le attività in questo dominio, per varie motivazioni – ad iniziare da quella economica, ma non sono le uniche – e quindi di conseguenza è assolutamente necessario uno sforzo che sia in qualche modo orientato a recuperare alcuni ritardi che sono innegabili. Molto dipenderà da quanto accadrà nei prossimi mesi. Noi siamo abbastanza confidenti, tutti noi stiamo cercando di fare la nostra parte, soprattutto anche ricordando che ci sono alcune aree in cui i programmi nazionali sono programmi di valenza, di importanza strategica, e che devono essere in qualche modo poi coniugati e inseriti nell’ambito di un quadro europeo.
Quali obiettivi prioritari per l’Italia nello spazio?
Gli obiettivi prioritari nello spazio per l’Italia sono molti, perché l’Italia è un’eccellenza con il suo ecosistema, fatto di imprese grandi, piccole, medie, start-up, istituti di ricerca, accademia, università, in tutti i domini dello spazio: dall’osservazione della Terra, all’accesso allo spazio, alle telecomunicazioni, alla navigazione, all’esplorazione umana e robotica, al settore della scienza. Per quanto riguarda le attività, anche quelle che sono ideate, progettate o implementate dall’Agenzia, abbiamo oggi un documento molto chiaro di riferimento che sono gli indirizzi di politica del Governo in campo spazio e aerospazio, che sono stati licenziati pochi mesi fa, in cui c’è un insieme di misure su cui concentreremo, di concerto con gli altri attori che operano nel settore spaziale, i nostri sforzi. Da un lato le attività di ricerca e innovazione, l’incremento della conoscenza, il supporto alle discipline STEM di cui abbiamo assolutamente necessità per cogliere le opportunità della space economy. Dall’altro, il sostegno all’ecosistema completo con una particolare attenzione, non esclusiva, al settore industriale, quindi al settore delle piccole imprese, delle PMI. Anche questo è uno degli argomenti che è inserito all’interno del disegno di legge spazio, attualmente in discussione, per favorirne la propria internazionalizzazione e quindi il grado di competitività. E dall’altro anche la opportunità e necessità di mantenere, così come nella tradizione italiana, rapporti bilaterali e multilaterali, con un forte ancoraggio a quelli che sono i nostri partner strategici in questo settore, a cominciare dagli Stati Uniti, ma con una grande attenzione anche ai Paesi dell’Africa – si pensi al Piano Mattei – o dell’America Latina. Tutto questo sarà articolato ed è già in par – te articolato attraverso una serie di azioni specifiche. Basti ricordare, per esempio, l’insieme dei programmi che sono sotto l’egida dell’Agenzia Spaziale Italiana che sono stati supportati dalle misure del PNRR Spazio. Mi riferisco alla nuova costellazione satellitare di osservazione della Terra che si chiama IRIDE, un segmento di eccellenza del settore italiano nei domini spaziali. Mi riferisco anche al tema delle space factory, quindi della digitalizzazione dei processi di fabbricazione, alle tematiche dell’in-orbit servicing, al tema rilevante della sorveglianza e difesa planetaria, quella che in gergo si chiama con l’acronimo SSA. Quindi tutta una serie di misure su cui noi abbiamo concentrato for – temente la nostra attenzione. Poi ci sono nuove misure che sono in fase di valutazione e studio, tra cui, ad esempio, il tema delle telecomunicazioni satellitari sicure. Tutto con l’obiettivo di far in modo che ci siano attività di programma che contemplino contestualmente anche il mantenimento di un’alta attenzione verso le attività di sviluppo, sia di carattere scientifico, che di carattere tecnologico che sono necessari al nostro Paese, al nostro ecosistema, per incrementare e mantenere la propria competitività a livello mondiale.
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