La Commissione europea ha pubblicato l’edizione 2024 del “Report on the Protection and Enforcement of Intellectual Property Rights in Third Countries”, Rapporto biennale sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale nei Paesi terzi, accompagnato dalla Counterfeit and Piracy Watch List, la watch list su contraffazione e pirateria, delineando una nuova mappa geopolitica dei rischi per gli asset immateriali europei. L’obiettivo è duplice: da un lato, identificare i Paesi in cui le carenze nella protezione della proprietà intellettuale causano il maggiore danno economico all’Ue; dall’altro, promuovere un’azione coordinata a tutela della competitività europea.
Nel contesto globale attuale, caratterizzato dalla crescita dell’economia digitale e dalla polarizzazione delle catene del valore, i diritti di proprietà intellettuale (IPR) sono divenuti un asse portante della sovranità tecnologica, della resilienza industriale e della capacità di innovazione europea.
L’impatto economico della violazione dei diritti di proprietà intellettuale
Secondo i dati più recenti della Commissione, le dogane Ue hanno sequestrato oltre 17,5 milioni di articoli contraffatti per un valore superiore a 811 milioni di euro. Ma il problema va ben oltre: secondo Europol, il commercio di merci contraffatte e piratate rappresenta il 2,5% del commercio globale, per un totale stimato di 461 miliardi di dollari. A essere colpiti non sono solo marchi e brevetti, ma anche il gettito fiscale, l’occupazione, la salute dei consumatori e l’ambiente, considerando che le organizzazioni criminali coinvolte eludono sistematicamente le normative ambientali.
La violazione dei diritti di proprietà intellettuale (PI) non rappresenta solo una questione giuridica, ma una vera e propria minaccia sistemica per l’economia, la sicurezza, l’innovazione e il benessere dei cittadini europei.
Le imprese europee – in particolare quelle che operano nei settori tecnologico, moda, farmaceutico ed elettronico – risultano tra le principali vittime, con impatti significativi su profitti, competitività e fiducia degli investitori
Ma il danno va oltre la dimensione economica. La pirateria e la contraffazione danneggiano direttamente:
- L’occupazione: l’erosione della quota di mercato delle aziende legittime porta alla perdita di migliaia di posti di lavoro qualificati in Europa
- Il gettito fiscale: le attività illecite sottraggono risorse cruciali ai bilanci pubblici, compromettendo servizi fondamentali
- La salute e la sicurezza dei consumatori: beni contraffatti – in particolare farmaci, cosmetici, dispositivi elettrici e alimenti – spesso non rispettano le norme europee e possono risultare dannosi o persino letali
- L’ambiente: le reti criminali che producono merci contraffatte tendono a eludere sistematicamente le normative ambientali, contribuendo all’inquinamento, allo smaltimento irregolare dei rifiuti e allo sfruttamento irresponsabile delle risorse.
L’interconnessione tra contraffazione e criminalità organizzata è sempre più evidente: numerose operazioni di polizia condotte nel 2023 e 2024 (tra cui Operation Fake Star e JAD PIRATES) hanno rivelato il coinvolgimento di reti transnazionali ben strutturate, in grado di sfruttare i canali del commercio elettronico e i porti europei per l’importazione di milioni di beni falsificati.
In risposta a questa minaccia crescente, la Commissione europea ha adottato nel marzo 2024 una raccomandazione strategica per rafforzare il contrasto alla contraffazione, che prevede un ventaglio di misure operative: dalla promozione di strumenti tecnologici per la tracciabilità, alla cooperazione con le piattaforme digitali, fino alla diffusione di best practices tra le imprese per aumentare la loro resilienza agli attacchi agli asset immateriali.
Il messaggio è chiaro: difendere la proprietà intellettuale significa difendere il cuore pulsante dell’economia europea. In un contesto globale dove la competizione si gioca sempre più sulla capacità di generare, proteggere e valorizzare innovazione, creatività e know-how, contrastare efficacemente la contraffazione e la pirateria è una priorità imprescindibile per il futuro dell’Europa.
Le “priority countries”: chi minaccia la proprietà intellettuale europea
Nel Rapporto 2024 sulla protezione dei diritti di proprietà intellettuale nei Paesi terzi, la Commissione europea ha aggiornato la mappa delle “priority countries”, ovvero le economie extra-Ue in cui le carenze normative e applicative in materia di PI causano il maggior danno economico agli interessi dell’Unione. La classificazione riflette sia la gravità delle violazioni sia il peso strategico dei Paesi in termini di interscambio commerciale e attrattività per le imprese europee.
Priority 1: Cina
La Cina si conferma come il Paese a più alto rischio (Priority 1), rappresentando oltre il 65% del totale delle merci contraffatte sequestrate alle frontiere Ue (56,83% dalla Cina continentale e 8,87% da Hong Kong). Nonostante alcuni progressi legislativi e di enforcement, le problematiche persistenti riguardano:
- L’alta incidenza di pirateria e contraffazione
- L’applicazione incerta e disomogenea delle leggi
- Le pratiche di protezionismo locale
- Il trasferimento tecnologico forzato, che penalizza soprattutto i settori ad alta intensità di know-how.
La Commissione riconosce gli sforzi del governo cinese, ma sottolinea l’urgenza di ulteriori interventi per garantire certezza giuridica, condizioni di mercato eque e una significativa riduzione delle violazioni IPR.
Priority 2: India e Turchia
India e Turchia restano inserite nella categoria Priority 2, a causa di gravi problematiche sistemiche, tra cui:
- Lunghi tempi di esame dei brevetti e marchi
- Mancanza di risorse nei rispettivi uffici IPR
- Debolezza delle sanzioni, inefficacia delle misure doganali ex officio
- Protezione inadeguata dei dati farmaceutici e dei segreti industriali.
In India, ad esempio, non è ancora prevista una protezione effettiva per i dati non divulgati relativi a prodotti farmaceutici per uso umano. In Turchia, invece, permangono criticità nella gestione dei diritti collettivi d’autore e nella cooperazione tra le autorità doganali.
Priority 3: Argentina, Brasile, Ecuador, Indonesia, Nigeria, Thailandia
Questi Paesi presentano criticità settoriali significative, pur non raggiungendo la stessa gravità sistemica di quelli inclusi nei livelli superiori. Tra le problematiche comuni emergono:
- Argentina: mancata adesione a convenzioni internazionali chiave, come il Patent Cooperation Treaty; sanzioni troppo basse per avere effetti deterrenti
- Brasile: tempi medi di esame dei brevetti di circa 7 anni, con assenza di meccanismi di compensazione; protezione debole delle varietà vegetali; enforcement doganale poco efficace
- Ecuador: protezione insufficiente delle indicazioni geografiche e dei diritti delle varietà vegetali, soprattutto nei territori indigeni
- Indonesia: criteri di brevettabilità restrittivi per i farmaci; mancanza di strumenti per la protezione efficace del know-how aziendale
- Nigeria: enforcement carente, mancanza di infrastrutture adeguate per gestire casi IPR nei tribunali; merci contraffatte spesso reimmesse nel mercato anziché distrutte
- Thailandia: lunghissimi ritardi nelle procedure brevettuali (fino a 10-12 anni), cooperazione inadeguata delle piattaforme online nella lotta alla contraffazione
Tutti questi Paesi condividono debolezze sistemiche nella governance della PI: limitate risorse pubbliche, formazione insufficiente del personale giudiziario, scarsa consapevolezza tra i consumatori e assenza di sanzioni efficaci.
Questa classificazione orienta l’intervento strategico dell’Ue, sia in termini di diplomazia commerciale, sia di assistenza tecnica, sia di azioni multilaterali presso WTO, WIPO e altri organismi. Il riconoscimento di un Paese come “priority” comporta maggiore pressione negoziale e tecnica, finalizzata a stimolare riforme legislative, migliorare l’enforcement e armonizzare gli standard normativi a livello globale.
Inoltre, rappresenta uno strumento prezioso per le imprese europee – soprattutto le PMI – nel valutare i rischi commerciali, definire strategie di protezione preventiva e attivare percorsi di registrazione e difesa dei propri asset immateriali.
Il ruolo geoeconomico della PI
Le industrie ad alta intensità di IPR rappresentano oltre il 47% del PIL Ue e generano più dell’80% delle esportazioni europee. A livello aziendale, le imprese titolari di diritti di PI hanno una produttività per addetto superiore del 41% rispetto alle altre. Per le PMI, tale vantaggio si alza al 44%. Di qui la rilevanza strategica del tema: proteggere la PI non è più una funzione difensiva, ma uno strumento di politica industriale, crescita sostenibile e attrattività degli investimenti.
Questo differenziale si traduce anche in una maggiore capacità di innovare, accedere ai mercati esteri, ottenere credito e proteggere know-how e reputazione. In un sistema globale dove la competizione avviene sempre più sul terreno degli intangibili, la PI diventa una condizione abilitante per scalare nella catena del valore.
Leva per competitività, resilienza e attrazione di capitali
La proprietà intellettuale (PI) è oggi molto più che una dimensione giuridica o un presidio normativo: rappresenta un asset strategico per la sovranità industriale e digitale dell’Unione Europea. I dati contenuti nel rapporto congiunto EUIPO-EPO (European Union Intellectual Property Office e European Patent Office) e ripresi dalla Commissione nel Third Country Report 2024 parlano chiaro: le industrie IPR-intensive, ossia quelle che fanno uso sistematico di brevetti, marchi, design, copyright o indicazioni geografiche, generano il 47,1% del PIL dell’Ue e l’80,5% delle esportazioni complessive.
Dalla difesa alla strategia industriale: un cambio di paradigma
Nel contesto della doppia transizione digitale e green, la proprietà intellettuale assume un ruolo proattivo, divenendo uno strumento di politica industriale a tutti gli effetti. Non si tratta più solo di proteggere diritti esistenti, ma di:
- Guidare la standardizzazione tecnologica (es. brevetti essenziali nei settori 5G, AI, IoT)
- Incentivare l’innovazione sostenibile, premiando soluzioni circolari o a basso impatto
- Rendere scalabili le tecnologie deep-tech tramite licenze intelligenti e modelli open IP
- Attrarre capitali internazionali, grazie a un sistema di tutela trasparente e affidabile.
Da questo punto di vista, la PI si configura come una piattaforma abilitante per la sovranità economica, non solo perché difende l’ingegno europeo, ma perché attrae investitori, partner tecnologici e imprese estere interessate a collaborare in un contesto regolatorio certo e avanzato.
Una risorsa geopolitica per la resilienza strategica
La crisi delle catene globali del valore, l’escalation delle dispute commerciali e il riemergere del protezionismo hanno reso evidente un principio fondamentale: controllare e valorizzare gli asset immateriali è decisivo per la resilienza del sistema produttivo europeo. I diritti di PI non proteggono solo prodotti, ma anche capacità tecnologiche, identità culturale, leadership industriale.
In questo quadro, la tutela internazionale della PI diventa una questione geopolitica, che coinvolge le sfere del commercio, della diplomazia, della sicurezza economica. L’Ue – dotata di una delle legislazioni più avanzate al mondo – ha il dovere e l’opportunità di trasformare questa leadership normativa in soft power economico.
Diplomazia economica e strumenti multilaterali
La Commissione ha intensificato la cooperazione internazionale attraverso dialoghi bilaterali, accordi commerciali con clausole rafforzate su PI e programmi tecnici come IP Key, AfrIPI, CarIPI e SCOPE IPR. Tali iniziative mirano a elevare gli standard normativi, facilitare l’accesso delle imprese europee ai mercati emergenti e promuovere convergenza regolatoria.
A livello multilaterale, l’UE è attiva in seno al WTO, WIPO, OECD e partecipa a operazioni congiunte (come JAD PIRATES e Operation Fake Star) per contrastare il traffico illecito alle frontiere. Inoltre, la Commissione sostiene strumenti volontari come il Memorandum of Understanding sulla pubblicità online e la raccomandazione UE 2024 per la lotta alla contraffazione, che rafforzano il coordinamento con le piattaforme digitali.
L’architettura esterna della strategia europea per l’IPR
Nel contesto globale attuale, dove la proprietà intellettuale (IPR) è divenuta una leva strategica per la competitività industriale, la Commissione europea adotta un approccio multilivello alla sua tutela, che coniuga diplomazia economica, cooperazione normativa, azioni di enforcement transfrontaliero e partenariati tecnico-operativi. La dimensione esterna della politica europea per la proprietà intellettuale rappresenta una delle direttrici chiave per contrastare le minacce globali alla legalità e promuovere un ordine commerciale fondato su regole e trasparenza.
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Dialoghi bilaterali e accordi commerciali con clausole PI vincolanti
La Commissione ha intensificato negli ultimi anni il ricorso a dialoghi strutturati con i principali Paesi terzi individuati nella Watch List (tra cui Cina, India, Brasile, Turchia, Indonesia), volti ad affrontare le carenze nei rispettivi sistemi di enforcement e armonizzazione. Questi incontri sono spesso accompagnati da meccanismi di follow-up tecnico e audit congiunti per verificare l’attuazione delle misure concordate.
All’interno degli accordi commerciali preferenziali, l’UE ha introdotto clausole rafforzate su proprietà intellettuale, che includono impegni su durata di protezione, data exclusivity nel settore farmaceutico, sistemi efficaci di opposizione ai marchi registrati in malafede, enforcement alle frontiere e responsabilità degli intermediari online. Tali clausole costituiscono non solo vincoli giuridici, ma anche leve di pressione diplomatica nei negoziati multilaterali.
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Programmi tecnici di capacity building: IP Key, AfrIPI, CarIPI, SCOPE IPR
Accanto all’azione negoziale, la Commissione ha attivato e finanziato diversi programmi regionali di assistenza tecnica, con l’obiettivo di rafforzare le capacità istituzionali e normative dei Paesi partner:
- IP Key (Asia, Cina, America Latina): promuove l’armonizzazione delle normative e la formazione di giudici, doganieri, esaminatori PI
- AfrIPI: opera in tutta l’Africa sub-sahariana per sostenere la creazione di uffici PI, la digitalizzazione dei registri e la sensibilizzazione delle PMI africane
- CarIPI: si concentra sui Paesi dei Caraibi, integrando proprietà intellettuale, sviluppo sostenibile e valorizzazione delle indicazioni geografiche
- SCOPE IPR: rafforza le capacità investigative e giudiziarie dei Paesi dell’Asia orientale nella lotta ai crimini transnazionali legati alla contraffazione.
Tutti questi programmi hanno una forte componente di supporto alle PMI europee che operano nei mercati di riferimento, fornendo strumenti di allerta, consulenza legale e accesso a network locali di enforcement.
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Partecipazione attiva nei fora multilaterali globali
L’UE è protagonista nei principali consessi internazionali che definiscono le regole dell’IPR:
- WTO (TRIPS Council): promuove l’uso coerente degli accordi TRIPS come standard minimo per tutti i membri dell’OMC
- WIPO: sostiene l’adozione di trattati su design industriale, varietà vegetali, copyright digitale, e partecipa al Standing Committee on the Law of Trademarks, Industrial Designs and Geographical Indications
- OECD: contribuisce agli studi economici sul commercio di falsi, come l’ultimo report EUIPO-OECD sull’origine delle merci contraffatte e sui modelli di consumo illegale
- UNODC ed Europol: l’UE coordina operazioni transfrontaliere di law enforcement, come JAD PIRATES e Operation Fake Star, che hanno portato al sequestro di milioni di beni falsificati e alla chiusura di reti criminali nel commercio digitale e fisico.
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Strumenti volontari e soft law per rafforzare la cooperazione pubblico-privato
Oltre alle misure vincolanti, la Commissione promuove strumenti di cooperazione volontaria, riconosciuti come best practice internazionali. Tra questi:
- Il Memorandum of Understanding (MoU) sulla pubblicità online, che coinvolge advertiser, piattaforme e detentori di diritti nel monitoraggio delle inserzioni che finanziano contenuti piratati
- Il MoU sul commercio online e il protocollo EUIPO sulle aste digitali, che definiscono linee guida per la prevenzione e rimozione di offerte di merci contraffatte sulle principali piattaforme e-commerce
- La Raccomandazione UE 2024 per la lotta alla contraffazione, che invita gli Stati membri ad adottare strategie nazionali integrate, con un focus sull’enforcement digitale, il ruolo proattivo degli intermediari e l’uso dell’intelligenza artificiale per l’identificazione dei falsi.
La politica europea per la protezione della proprietà intellettuale nei Paesi terzi si configura oggi come un ecosistema multilaterale e multilivello: dalla diplomazia economica ai programmi di cooperazione tecnica, dall’enforcement doganale alle operazioni interforze, fino alla collaborazione volontaria con gli attori privati. In un’economia globalizzata dove la leadership si gioca anche sugli intangibili, l’UE si propone come attore normativo globale nella definizione di un ordine internazionale fondato su regole trasparenti, tutela della legalità e promozione della creatività.
Implicazioni per le imprese: una guida per la gestione dei rischi
Il rapporto 2024 fornisce raccomandazioni operative e alert specifici per le PMI europee più esposte a rischi nei mercati terzi. Viene incoraggiato il monitoraggio attivo dei marketplace, la registrazione internazionale di marchi e brevetti, l’uso di strumenti di tracciabilità e la cooperazione con le autorità doganali locali.
Le segnalazioni contenute nella Watch List diventano un supporto fondamentale per eventuali azioni giudiziarie, interventi diplomatici o strategie di protezione preventiva, e contribuiscono a sensibilizzare anche i consumatori sui rischi derivanti da acquisti presso canali illeciti.
Una guida strategica per la gestione dei rischi IPR nei mercati terzi
Nel contesto delineato dal Third Country Report 2024, le imprese europee – e in particolare le PMI – si trovano sempre più esposte a rischi sistemici connessi alla violazione dei diritti di proprietà intellettuale nei mercati extra-UE. L’approccio della Commissione europea mira a trasformare il documento da semplice fotografia dei rischi a strumento operativo di risk management, promuovendo azioni preventive, coordinamento istituzionale e consapevolezza strategica.
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Prevenzione e monitoraggio proattivo
La Commissione invita le imprese a monitorare attivamente marketplace fisici e digitali nei Paesi a rischio, individuati attraverso la Watch List. Questo include sia piattaforme e-commerce che mercati all’ingrosso locali, spesso usati per la distribuzione di beni contraffatti. È raccomandato l’uso di strumenti di brand protection digitale, sistemi di image recognition e soluzioni di intellectual property intelligence per tracciare, segnalare e bloccare offerte fraudolente.
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Registrazione internazionale e tutela formale dei diritti
Uno dei principali errori strategici da parte delle PMI consiste nel non registrare i propri marchi, design e brevetti nei mercati esteri, lasciando così vulnerabili gli asset immateriali. Il rapporto raccomanda l’utilizzo di meccanismi multilaterali come:
- Il Sistema di Madrid (per la registrazione dei marchi)
- Il Sistema dell’Aia (per i disegni industriali)
- Il Patent Cooperation Treaty (PCT) per i brevetti.
La Commissione sottolinea come l’assenza di una registrazione locale possa impedire anche l’attivazione di misure doganali e giudiziarie in caso di infrazione.
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Tracciabilità e tecnologie di enforcement
Le imprese sono incoraggiate ad adottare soluzioni di tracciabilità dei prodotti (blockchain, codici seriali univoci, tecnologie RFID) in grado di certificare l’autenticità della merce lungo la catena di distribuzione. L’uso di certificati digitali e smart tag può essere particolarmente efficace nei settori del lusso, farmaceutico, agroalimentare e moda, tutti notoriamente ad alto rischio di contraffazione.
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Interazione con autorità doganali e piattaforme
Il documento evidenzia l’importanza della collaborazione con le autorità doganali nei Paesi partner. Alcuni Stati terzi dispongono di meccanismi di IPR recordation (registrazione doganale dei diritti) che permettono di attivare il sequestro automatico delle merci sospette. Tuttavia, come segnalato per Paesi come Indonesia e Nigeria, questi sistemi possono essere frammentari, costosi o limitati ai soli attori locali. La Commissione raccomanda alle imprese europee di familiarizzare con tali sistemi e, ove possibile, di istituire una presenza legale nei mercati critici.
Nel contesto digitale, si raccomanda il ricorso agli strumenti di notifica e rimozione (notice-and-takedown) previsti dalle piattaforme, benché l’efficacia vari significativamente da Paese a Paese. Per tale ragione, la Commissione sostiene accordi volontari multilaterali con gli operatori digitali per facilitare la collaborazione con i titolari dei diritti.
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Azioni legali e diplomazia commerciale come supporto all’enforcement
Le informazioni raccolte nella Watch List sono utilizzabili dalle imprese non solo per attivare azioni legali nei confronti di violatori locali, ma anche come evidenze nei contenziosi internazionali o strumenti di pressione diplomatica, specie in contesti di accordi bilaterali o arbitrati commerciali. La Commissione incoraggia le PMI ad avvalersi delle reti diplomatiche, delle delegazioni UE e dei desk PI locali istituiti in collaborazione con EUIPO, WIPO o camere di commercio internazionali.
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Sensibilizzazione dei consumatori e reputation management
Il documento pone infine l’accento sulla centralità del consumatore nella lotta alla contraffazione. I comportamenti d’acquisto sono influenzati da prezzo e accessibilità, ma anche da fiducia e trasparenza. Le imprese sono invitate a investire nella comunicazione della qualità, nell’educazione alla legalità digitale e nella costruzione di community fedeli alla marca. In questo senso, l’adozione di logiche di tracciabilità aperta e storytelling dei prodotti autentici diventa un alleato anche reputazionale.
L’identità competitiva dell’Europa
Il Third Country Report e la Watch List 2024 non rappresentano solo strumenti di denuncia delle criticità nei mercati terzi, ma un framework operativo per la mitigazione dei rischi IPR da parte delle imprese europee. In un mondo sempre più interconnesso, dove le barriere alla contraffazione si spostano dal doganale al digitale, la capacità di integrare strategie legali, tecnologiche e relazionali diventa una priorità per l’internazionalizzazione sicura e competitiva delle imprese UE.
Il contrasto a contraffazione e pirateria non è più una materia marginale o tecnica. È una questione centrale per la sicurezza economica, l’identità competitiva dell’Europa e la difesa dei suoi valori fondanti: innovazione, qualità, tutela del lavoro e sostenibilità.
Il Third Country Report 2024 e la Watch List rappresentano strumenti cruciali per guidare la politica commerciale europea, proteggere le eccellenze industriali del continente e sostenere l’autonomia strategica europea nell’era digitale.
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