Mentre il Governo annuncia l’uso massivo dell’intelligenza artificiale per incrociare dati, effettuare controlli predittivi sui contribuenti e rendere più efficiente l’azione della pubblica amministrazione, tre norme attualmente in vigore ci riportano prepotentemente a un’epoca che poco ha a che vedere con la trasparenza, la razionalità e la giustizia di un sistema evoluto. Il paradosso è evidente: da un lato si promette un sistema fiscale e giudiziario basato sull’algoritmo, sulla velocità e sull’equità dell’analisi predittiva, dall’altro si impongono norme opache, retroattive e gravemente inique, che penalizzano chi opera in buona fede e, anzi, spesso è vittima dell’inefficienza dello Stato.
Le tre contraddizioni che ci riportano al medioevo giuridico includono l’impossibilità di compensare crediti fiscali per chi ha debiti erariali iscritti a ruolo e scaduti superiori a 100.000 euro. “Questa norma – spiega il dott. Carlo Carmine, dell’Osservatorio Nazionale Imprese e Fisco e co-fondatore di CFI Crisi Fiscale d’Impresa – introdotta con la Legge di Bilancio 2024 e in vigore dal 1° luglio 2024, impedisce in modo assoluto e indiscriminato di utilizzare qualsiasi credito fiscale maturato tramite F24. Nemmeno il “delta” (la parte eccedente del credito rispetto al debito) è più utilizzabile, violando il principio di proporzionalità e aumentando la crisi di liquidità di imprese e professionisti”. Quindi se “apprezziamo l’iniziativa del Dipartimento delle Finanze, l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per ottimizzare l’analisi delle dichiarazioni dei redditi è senza dubbio un passo positivo verso un fisco più efficiente – ha aggiunto – è fondamentale che l’applicazione dell’AI non si fermi qui”
Un’altra stortura riguarda l’impossibilità di impugnare l’estratto di ruolo anche in presenza di cartelle prescritte. Il contribuente – prosegue Carlo Carmine – “pur avendo evidenza di cartelle esattoriali notificate oltre cinque o dieci anni fa – e dunque prescritte – non può, salvo alcune eccezioni, impugnare l’estratto a meno che non subisca prima un’azione esecutiva come pignoramento, fermo o ipoteca”. Questa norma, sottolinea Carmine, “è stata applicata retroattivamente, colpendo migliaia di ricorsi presentati legittimamente quando la giurisprudenza della Cassazione a Sezioni Unite riteneva l’estratto impugnabile, rappresentando una negazione del diritto di difesa in palese contrasto con i principi costituzionali e della CEDU”.
Infine, non esiste alcuna responsabilità della Pubblica Amministrazione per i ritardi nei pagamenti. Ogni anno migliaia di imprese e professionisti vantano crediti certi e liquidi verso lo Stato che restano non pagati per anni, creando situazioni finanziarie drammatiche. Eppure, “non esiste alcuna norma che preveda la responsabilità della PA per i danni causati da tali ritardi – ha proseguito – né esimenti per il contribuente che, a causa di questi, non riesce a versare imposte e contributi nei termini. Un imprenditore può così fallire per non aver versato 100.000 euro, pur avendo un milione di credito IVA e quattro milioni da incassare dalla PA”.
Nel solco di un percorso di innovazione tecnologica che CFI – Crisi Fiscale d’Impresa porta avanti da anni,“abbiamo recentemente consolidato una collaborazione con Leonardo Rizzo, esperto di analisi dati e coautore di una ricerca dell’Università Bocconi che ha previsto l’elezione di Papa Leone XIV grazie a modelli avanzati di network analysis – ha aggiunto Carmine – insieme abbiamo realizzato un software esclusivo, oggi già pienamente operativo e utilizzato quotidianamente dai nostri professionisti, che rappresenta una vera rivoluzione nella gestione della crisi fiscale d’impresa”. Questo sistema intelligente consente di analizzare automaticamente l’intera posizione debitoria di un’azienda, incrociando cartelle, avvisi bonari, estratti di ruolo e crediti fiscali, per ricostruire in modo chiaro, affidabile e aggiornato quanto realmente dovuto. Dove prima servivano giorni di lavoro manuale, controlli incrociati e analisi frammentarie, oggi bastano pochi clic. “Il software ha permesso a CFI di ottenere una riduzione dei tempi operativi di oltre il 99%, liberando risorse preziose e velocizzando enormemente il processo decisionale”, ha specificato Carmine di CFI.
A questo si aggiunge una drastica riduzione del margine di errore, grazie a controlli automatici, logiche predittive e una struttura pensata per garantire precisione in ogni fase dell’analisi. Non si tratta solo di tecnologia, ma di un alleato strategico per gli imprenditori, che oggi possono affrontare anche le situazioni più complesse con una visione chiara, strumenti concreti e il pieno controllo della propria posizione fiscale. “Dobbiamo garantire che questa tecnologia sia uno strumento bidirezionale,” ha concluso il co-fondatore di CFI, “se da un lato aiuta lo Stato a raccogliere e analizzare dati per fini fiscali, dall’altro deve essere usata per monitorare e migliorare l’operato della stessa Pubblica Amministrazione a beneficio di tutti.” Con questa innovazione, CFI conferma la sua missione: portare l’intelligenza artificiale dove serve davvero, a fianco delle imprese, per trasformare la crisi in un’occasione di rinascita e consapevolezza.
Verso quale giustizia fiscale vogliamo andare? Se l’intelligenza artificiale può e deve aiutare a rendere più coerenti le decisioni dei tribunali, ridurre le difformità tra primo grado, appello e Cassazione, e individuare con maggiore precisione situazioni di rischio o evasione sistemica, allora non può convivere con norme inique, retroattive e scoordinate, che colpiscono il contribuente onesto più dell’elusore seriale. La vera sfida non è “solo” tecnologica, ma giuridica, culturale e sistemica. Serve un nuovo paradigma normativo che non usi l’IA come strumento di controllo unilaterale, ma come leva per una giustizia più giusta, più equa, più umana. Medioevo o intelligenza artificiale? La risposta non può che essere nelle leggi, non solo nei software.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link