L’angel investing in Italia sta attraversando una fase di trasformazione profonda. Un tempo riservato a una ristretta cerchia di imprenditori esperti, oggi questo mercato si sta progressivamente allargando a manager, professionisti e perfino volti noti dello sport e dello spettacolo.
Una nuova fase per l’angel investing in Italia
Un’evoluzione spinta da nuovi strumenti digitali, da una maggiore cultura dell’investimento in startup, anche se ancora non sufficiente rispetto ai paesi nord europei ed anglosassoni, e – elemento chiave del 2025 – da un’importante leva fiscale: le nuove agevolazioni per chi investe in startup innovative nei primi tre anni dalla costituzione.
Secondo i dati dell’Italian Business Angels Network (IBAN), nel 2023 sono stati investiti circa 80 milioni di euro da parte degli angel italiani in oltre 150 deal. Una cifra in crescita rispetto agli anni precedenti, ma che impallidisce rispetto ad altri mercati europei: basti pensare che in Francia il mercato supera i 300 milioni e nel Regno Unito si attesta oltre i 2 miliardi. Tuttavia, i segnali del 2024 e del primo trimestre 2025 (con dati non ancora ufficializzati) parlano chiaro: l’Italia si sta muovendo con decisione verso un allineamento agli standard europei, anche grazie alla digitalizzazione degli strumenti di investimento.
I protagonisti storici dell’angel investing italiano
L’angel investing italiano ha radici consolidate. Due sono le associazioni storiche che hanno segnato l’evoluzione del settore: Italian Angels for Growth (IAG), nata nel 2007 e oggi con oltre 300 membri attivi, ha investito più di 40 milioni di euro in oltre 80 startup, e il Club degli Investitori di Torino, che riunisce oltre 200 imprenditori, manager e professionisti con più di 50 milioni di euro investiti in 70 società (fonte: IAG e Club degli Investitori).
A fianco di queste, si sono sviluppati network locali e verticali come BAN Firenze, Angels4Impact, Angels for Women e numerose realtà regionali che contribuiscono a rafforzare il tessuto dell’early stage italiano anche in partnership con acceleratori e incubatori.
Incentivi fiscali e impatto sul mercato early-stage
Dal 1° gennaio 2025, è entrata in vigore una nuova misura di incentivazione fiscale che potrebbe dare una scossa importante al mercato italiano degli investimenti early-stage. La normativa prevede una detrazione IRPEF del 65% per chi investe in startup innovative con meno di tre anni di vita. Questo significa che chi investe, ad esempio, 10.000 euro, può ottenere un credito d’imposta fino a 6.500 euro, rendendo l’investimento decisamente più attraente anche in termini di rischio-rendimento.
Questa misura si affianca al già esistente incentivo del 30% per le startup con più di tre anni, ma introduce un focus strategico sulle startup più giovani e ad alto potenziale, con l’obiettivo di aumentare la propensione all’investimento privato e favorire la nascita e lo sviluppo delle imprese del futuro.
Il ruolo dello smart money nell’ecosistema startup
Ma cosa rende un angel investor così importante per le startup? La risposta è lo smart money: capitale accompagnato da competenze, network e supporto attivo. Gli angel, soprattutto quelli con esperienza imprenditoriale o settoriale, possono aiutare i founder a validare modelli di business, costruire relazioni strategiche e prepararsi a round successivi.
In un’epoca in cui il capitale è (relativamente) abbondante, la vera differenza la fa la qualità di chi entra nella cap table. Sempre più founder, infatti, non cercano solo fondi, ma alleati con esperienza e relazioni. È qui che l’angel investing può davvero fare la differenza rispetto ad altri strumenti come i prestiti bancari, i grant o persino alcuni fondi VC generalisti, e molto spesso il network e le competenze possono servire anche ad incrementare le vendite e chiudere importanti partnership strategiche.
Piattaforme digitali e democratizzazione dell’investimento
Piattaforme come Doorway, Club Deal Online e Akka Italia hanno introdotto un nuovo modello ibrido che fonde equity crowdfunding, selezione professionale dei deal e community. Gli investitori accedono tramite iscrizione a club esclusivi, spesso con ticket minimi compresi tra i 5.000 e i 10.000 euro, e possono partecipare a round in startup già validate e strutturate.
Questo approccio, già diffuso in mercati come Francia e Spagna, consente una maggiore accessibilità e al tempo stesso una maggiore qualità nell’offerta. Esempi come quello di Giorgio Chiellini – ex calciatore e ambassador di Akka – stanno contribuendo a rendere popolare l’investimento in startup anche tra chi non ha background finanziari, ma cerca nuove modalità di impiego dei propri capitali.
Questa trasformazione, alimentata dalla narrazione positiva di testimonial e ambassador, sta portando centinaia di nuovi investitori a confrontarsi con l’ecosistema dell’innovazione. L’idea che con 10.000 o 20.000 euro si possa contribuire allo sviluppo di un’azienda deeptech, green o digital che cambierà un settore sta diventando sempre più concreta e diffusa.
Ovviamente questo processo dovrà essere sempre più accompagnato da un importante sforzo verso la formazione e l’educazione finanziaria negli investimenti in questa asset class, che come si sa è molto rischiosa e soprattutto illiquida e proiettata nel medio lungo termine.
L’evoluzione digitale dell’angel investing in Europa
La tecnologia dunque sta giocando un ruolo decisivo nel ridefinire il modello di angel investing. Grazie a piattaforme digitali sempre più evolute, i processi di selezione, due diligence, investimento e gestione post-deal sono diventati più rapidi, trasparenti e accessibili. L’adozione di infrastrutture tecnologiche consente oggi ai club di angels, come già successo con Luiss Alumni 4 Growth e Club Deal Online, di collaborare in modo più efficiente, co-investire con fondi VC e coinvolgere i propri membri su dealflow esclusivi e professionali.
All’estero, modelli come quello di Dozen Investments in Spagna – che ha partecipato ai primi round dell’unicorno Glovo – o Seedblink in Romania e Olanda – che offre operazioni di secondario e bridge round in syndication con fondi – stanno dimostrando che la sinergia tra angel investing e crowdfunding regolamentato può dare vita a un nuovo ecosistema d’investimento. In queste strutture, i ticket di ingresso possono essere ancora contenuti, ma la qualità delle operazioni e la solidità della compliance sono da investitori professionali.
Questa convergenza tra innovazione, digitalizzazione e community investing apre scenari nuovi per l’angel investing europeo e italiano, rendendo questa asset class sempre più accessibile, scalabile e ad alto impatto.
Il modello americano come ispirazione per l’Italia
Negli Stati Uniti, l’angel investing è ormai una componente fondamentale dell’ecosistema startup. Da anni è diventata una vera e propria “moda” tra imprenditori di successo, founder di scaleup o professionisti del tech, che decidono di reinvestire parte del capitale guadagnato in nuove iniziative imprenditoriali. Spesso si tratta di investimenti con ticket contenuti – 5.000 o 10.000 dollari – ma ad alto valore strategico.
Molti founder scelgono di supportare startup in settori adiacenti o completamente diversi dal proprio, contribuendo con know-how, contatti e soft skills. Questa forma di smart investing non solo accelera la crescita delle giovani imprese, ma crea veri e propri circoli virtuosi all’interno dell’ecosistema. È un approccio che genera contaminazione positiva e contribuisce a formare una cultura imprenditoriale forte e solidale: un modello che l’Italia e l’Europa stanno iniziando a guardare con crescente interesse.
Prospettive di crescita per l’angel investing in Italia
L’Italia ha ancora molta strada da fare per raggiungere i numeri di Francia, Germania e UK, ma il trend è ormai tracciato. L’ingresso di nuovi investitori, l’evoluzione delle piattaforme digitali e la spinta degli incentivi fiscali rappresentano un’opportunità irripetibile per far crescere un tessuto di angel investing diffuso e capillare.
In parallelo, ci si aspetta una maggiore collaborazione tra operatori pubblici e privati per favorire percorsi di formazione, matching e investimento che rendano questo segmento ancora più accessibile. L’angel investing non è più un gioco da super esperti: è una leva strategica per far nascere, crescere e scalare le imprese del futuro.
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