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incontro sospeso e rinviato. Insoddisfatti i sindacati. Operai bloccano la Statale Appia


Se ne riparlerà lunedì o, molto probabilmente, martedì della prossima settimana. Il vertice di Palazzo Chigi sull’ex Ilva è durato appena due ore, giusto lo spazio per rendersi conto che dal governo non arrivavano le risposte e i chiarimenti che i sindacati si aspettavano.

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«Il tavolo non è andato bene, abbiamo chiesto garanzie ma non ci sono state risposte adeguate, per questo abbiamo deciso insieme di aggiornare il tavolo», questo il laconico commento del segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, all’uscita di Palazzo Chigi.

Le richieste di Fim, Fiom, Uilm, Usb e Ugl metalmeccanici sono, quindi, rimaste inevase almeno per il momento. Per cui per saperne di più sulla cassa integrazione dopo l’incidente all’Afo 1, sui tempi e le condizioni della cessione degli stabilimenti del gruppo alla compagine azera di Baku Steel, sul ruolo dello Stato nella decarbonizzazione e nella futura società, sul piano di ripartenza e sulla richiesta di unificazione delle due amministrazioni straordinarie (Acciaierie d’Italia in as e ex Ilva in as), occorrerà attendere lunedì 26 o martedì 27 maggio quando i sindacati saranno di nuovo convocati dal governo. Giusto il tempo di permettere al governo di approfondire le questioni poste e al fine di trovare le migliori soluzioni per i lavoratori e gli stabilimenti dell’ex Ilva.

Quella del 21 maggio è stata, comunque, una giornata difficile. Mentre a Roma il tavolo tecnico si riuniva, nelle città sedi di stabilimenti ex Ilva scattava lo sciopero di quattro ore dei lavoratori diretti e indiretti. A Taranto il presidio si è concentrato davanti l’ingresso della direzione generale di AdI per poi spostarsi sulla statale Appia rimasta bloccata, con gli inevitabili disagi per gli automobilisti, per circa un’ora e mezza, dal momento che, sempre in segno di protesta, alcuni lavoratori si sono sdraiati sull’asfalto. Blocco poi rimosso una volta arrivata la notizia che, nel frattempo, l’incontro di Roma si era concluso.

Vertice che ha visto la partecipazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, dei ministri alle Imprese e made in Italy, Adolfo Urso, del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, dei tre commissari straordinari di AdI in as (Giancarlo Quaranta, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli), del consigliere per le relazioni con le parti sociali, Stefano Caldoro, Invitalia e i segretari generali di Fim, Ferdinando Uliano, Fiom, Michele De Palma, Uilm, Rocco Palombella, Usb, Francesco Rizzo e Sasha Colautti, UglM, Daniele Francescangeli, e di Federmanager, Gherardo Zei.

In apertura di seduta il sottosegretario Alfredo Mantovano ha fatto presente che «le variabili sono tantissime e una parte dipende dalle scelte del governo: io confido – ha aggiunto – sul fatto che se ciascuno fa la sua parte fino in fondo la situazione non è ancora definitivamente compromessa ma questo deve avvenire da parte di tutti».

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Mantovano ha poi sottolineato l’importanza del tavolo di oggi mercoledì 21 maggio teso a condividere «come affrontare l’emergenza e condividere una prospettiva possibile con le mille incertezze e le mille variabili» e senza nascondersi dietro un dito ha sottolineato la drammaticità del momento, «certamente uno dei più drammatici se non il più drammatico in assoluto da quando abbiamo iniziato a vederci».

Ma alla preoccupazione il sottosegretario alla presidenza del Consiglio non ha fatto seguire la rassegnazione. «Non rifuggiamo le responsabilità», ha detto aggiungendo: «qui noi ci assumiamo fino in fondo la responsabilità di governare questa crisi. Dobbiamo individuare delle vie d’uscita».

Poi il riferimento al precedente socio privato (ArcelorMittal), «che non aveva scelto nessuno di noi (il riferimento è al governo Renzi che condusse le procedure di assegnazione dell’ex Ilva, ndc) ma che ci ha lasciato – ha puntualizzato Mantovano – un’eredità pesante che stiamo provando a gestire in materia soprattutto di sicurezza degli impianti».

Mantovano ha, infine, assicurato che c’è stata la continua ricerca di fonti finanziare per andare avanti così come ci sono stati «più interventi legislativi e più azioni di confronto con le istituzioni comunitarie e c’è stata una costante sollecitazione degli altri soggetti che hanno voce in capitolo per il rispetto dei tempi pur nel necessario e rigoroso mantenimento dei parametri, penso innanzitutto all’autorizzazione ambientale».

Dal canto suo, la ministra del Lavoro, Calderone, ha annunciato un imminente nuovo tavolo al  suo Ministero per aumentare i numeri della cassa integrazione.

 

Le dichiarazioni dei sindacati

De Palma (Fiom): “Lo Stato deve garantire la continuità dell’azienda”

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«Lo Stato deve garantire la continuità dell’azienda. Questo per noi è un punto fondamentale». È quanto ha dichiarato, a conclusione dell’incontro con il governo tenutosi nella giornata del 21 maggio a Roma, il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma.

Stato, ha aggiunto De Palma, che «deve garantire gli investimenti che servono per il processo di decarbonizzazione, deve garantire i livelli occupazionali. Questi – ha aggiunto il segretario generale Fiom – sono sempre stati i nostri punti di riferimento».

E a proposito del bando per la cessione degli stabilimenti ex Ilva De Palma ha sottolineato come non abbia prodotto risultati. «Quello che non può succedere – ha concluso – è che si finisca in una situazione drammatica e che nessuno garantisca la continuità produttiva dal punto di vista finanziario. Garanzia, torno a ripeterlo, che per noi è data dallo Stato».

 

Uliano (Fim): “Indispensabile la continuità lavorativa”

«La continuità lavorativa è indispensabile perché comunque l’Autorizzazione integrata ambientale, se va bene, arriverà alla fine dell’anno. Sul rigassificatore, vedendo le elezioni regionali che si faranno tra settembre e ottobre, non pensiamo che ci saranno risposte chiare», è stata la considerazione fatta dal segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano.

«Questi due elementi – ha aggiunto – sono centrali rispetto al progetto di decarbonizzazione. Elemento che, da quello che abbiamo capito oggi, servono anche al soggetto privato, ovvero Baku, per capire qual è la proposta oggettiva. Non hanno quantificato l’aspetto finanziario però è indispensabile da questo punto di vista – ha concluso Uliano – che il governo, sentendo i commissari straordinari, faccia tutte le verifiche per poterci dare le risposte che aspettiamo da tempo. Il tema è che non ci arriviamo a Baku se non c’è l’elemento finanziario che vada oltre il mese di giugno e ci traghetti almeno fino a dicembre».

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Palombella (Uilm): “Ci aspettiamo risposte concrete dal Governo nell’incontro della prossima settimana”

«L’incontro con il Governo a Palazzo Chigi non è stato positivo perché non abbiamo ricevuto risposte concrete sui temi che abbiamo posto. Nonostante questo abbiamo ritenuto di aggiornare il tavolo con un nuovo incontro all’inizio della prossima settimana, alla luce anche degli approfondimenti che farà il Governo sulle questioni poste, per riprendere e continuare la discussione al fine di trovare le migliori soluzioni per i lavoratori e gli stabilimenti dell’ex Ilva».

Così il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. Il sindacalista ha poi aggiunto che con la transizione ai forni elettrici «avremo  inevitabilmente esuberi, per questo serve una legge speciale per la gestione dell’occupazione, prepensionamenti e strumenti di risarcimento per tutti i lavoratori diretti, dell’appalto e in Ilva as».

Per il segretario generale Uilm, infine, la nazionalizzazione, con lo Stato che prende il controllo diretto di un’azienda strategica come l’ex Ilva, «è l’unica soluzione per avviare definitivamente la decarbonizzazione, rilanciare l’azienda e salvaguardare la siderurgia».

 

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Rizzo e Colautti (Usb): “Trattativa con Baku sbilanciata. Serve il coraggio della nazionalizzazione”

Ferma la posizione espressa da Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell’esecutivo confederale Usb, secondo i quali non si può continuare «a rincorrere l’ipotesi Baku Steel, subordinando le scelte industriali, ambientali e sociali agli interessi di chi potrebbe subentrare, mentre intanto centinaia di lavoratori degli appalti sono già stati lasciati a casa e il rischio di perdere ulteriori posti di lavoro diventa realtà ogni giorno. Questa vertenza, che riguarda migliaia di famiglie tra diretti, cassintegrati e appalti, ha bisogno di un’unica strada: quella della nazionalizzazione».

Per i due sindacalisti, infatti, lo Stato deve avere il coraggio «di intervenire direttamente: non solo per garantire la continuità degli impianti e la manutenzione tecnica ma anche per riattivare un piano serio di decarbonizzazione, e soprattutto per tutelare l’occupazione e i diritti di chi lavora. In questa cornice, abbiamo ribadito la necessità di tirare dentro anche il gruppo Sanac, oggi a rischio dopo una lunga serie di gare andate a vuoto: la filiera pubblica della siderurgia va ricostruita nel suo insieme, a partire dai settori strategici».

Sul piano delle tutele sociali, Rizzo e Colautti hanno chiesto strumenti straordinari quali un ammortizzatore universale «che includa anche i lavoratori dell’appalto, oggi esclusi, e garantisca integrazioni salariali e anticipi adeguati alla gravità della situazione». Punto sul quale, concludono, «abbiamo registrato comunque la disponibilità della ministra Calderone ad aprire un confronto su strumenti straordinari, anche di accompagnamento all’uscita per prepensionamento per i lavoratori più anziani e sulla possibilità del riconoscimento del lavoro usurante».



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