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Pininfarina, la svolta: «Fra tre anni metà dei ricavi da architettura e design non-auto. In Cina si deve investire»


di
Alessandra Puato

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L’azienda festeggia i 95 anni e ormai lavora su treni, aerei e navi, grattacieli e torri di controllo, cucine e salotti, reattori nucleari «Davanti alle crisi bisogna focalizzarsi su pochi elementi identitari», dice il ceo Sergio Angori

Pininfarina festeggia i 95 anni con un evento il 22 maggio al Mauto di Torino, il Museo nazionale dell’automobile, durante un’intera Pininfarina Week, e imbocca la fase 3 come un’azienda nuova: sempre centrata sul design made in Italy, ma con produzione diversificata e mercati internazionali. «I 95 anni sono un’occasione per guardare avanti, l’azienda si è evoluta, valorizziamo sempre più il nostro marchio anche fuori dal tradizionale automotive», dice Silvio Angori, amministratore delegato dal 2009, laurea in Fisica teorica. Dopo gli inizi con la famiglia e la svolta azionaria con l’ingresso del gruppo indiano Mahindra nel capitale al 76% nel 2016, ora la società fondata da Battista detto Pinin Farina nel 1930 lavora su treni, aerei e navi, grattacieli e torri di controllo negli aeroporti, cucine e salotti, parquet e tappeti, reattori nucleari. Il giro d’affari, che nel 2024 è stato di 91,9 milioni di euro (+1,4% dal 2023), dipende ancora dall’automotive, che oggi pesa il 75% e ormai in azienda chiamano mobility (c’è dentro anche l’auto a pannelli solari Aptera, presentata al Ces 2025), ma l’obiettivo di portare la quota al 50%, con il resto coperto da settori come l’architettura o il design di prodotto, è ritenuto raggiungibile.

Gli obiettivi, l’anniversario

«Contiamo di arrivarci entro il 2028 — dice Angori —. Sette anni fa il settore non auto ci portava ricavi per sei milioni, oggi a pari perimetro sono 25, circa il 26% del giro d’affari. È un settore redditizio. L’architettura è in forte crescita e pesa più della metà. Il resto viene da design di prodotto e royalty». Perciò stupisce relativamente che Angori, nell’introduzione del libro di Luca Dal Monte «Pininfarina 95-Timeless Beauty» edito da Giorgio Nada, che verrà presentato il 22, scriva così: «Il mio sogno è che Pininfarina possa arrivare a disegnare i moduli abitativi per gli essere umani del pianeta Terra che si stabiliranno, un domani, sulla Luna».
Ora l’amministratore delegato del gruppo che ha lavorato molto sulle alleanze sottolinea la presenza, il 22 maggio, di partner come Gurcan Karakas, amministratore delegato della casa turca Togg, e di Jesse Chao di Hon Hai Technology Group, cioè gruppo Foxconn, colosso tech di Taiwan per cui Pininfarina ha progettato un crossover elettrico. Ma ci sarà anche Stefano Buono, cofondatore e ceo di Newcleo, altro partner esempio della fase di diversificazione.




















































Biennale e nucleare di ultima generazione

Il gruppo piemontese ha presentato alla Biennale di architettura 2025, con Fincantieri e proprio Newcleo, un reattore nucleare di ultima generazione («Bello, perché vogliamo umanizzare la tecnologia», dice Angori, che si definisce neopositivista). Inoltra ha disegnato la livrea delle Frecce tricolori. È sua la skyline dei grattacieli Iconic Residences a Dubai per il costruttore Mered (ma firma anche grattacieli in Brasile, Argentina, Messico). Ed è suo il disegno per l’ex Manifattura Tabacchi di Torino, in via di riqualificazione come polo universitario (ha vinto il concorso con Eutropia Architettura e, fra gli altri, Weber Architects). Poi ci sono gli arredi e i complementi casa con partner come Snaidero e la brasiliana Florense (cucine), Calligaris (tavoli) e Reflex (poltrone), Higold (mobili da giardino), Corà (parquet), Sahrai (tappeti).

 

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I contratti sulla «mobility»

Dal settore mobility, inteso ora come mobilità del futuro (per esempio con le case trasformabili e trasportabili), continuano però ad arrivare contratti, malgrado le difficoltà del mercato. Dopo quello con Mercedes da 90 milioni dell’anno scorso, per sviluppare la due posti Purespeed in 250 esemplari, c’è l’ultimo delle scorse settimane da 70 milioni «con un grande costruttore di auto». Nome riservato, ma si esclude la Cina, dove pure Pininfarina è forte con una quarantina di addetti al design sul posto, sui circa 220 totali. Ormai i clienti dell’azienda sono al 60% in Asia e Americhe, al 40% in Europa e Medio Oriente, soltanto il 5% è in Italia.
«In passato abbiamo investito fra il 2 e il 3% dei ricavi, contiamo di continuare su questa linea — dice Angori —. Di fronte alle crisi bisogna valorizzare gli elementi distintivi dell’azienda. Per assurdo, molte imprese quando sono in difficoltà cercano di fare cose radicalmente diverse dal passato. E non riescono. Vanno invece potenziate le caratteristiche storiche, le identità. Battista Farina diceva che concepiva le sue auto guardando come il vento modella la neve d’inverno e le dune nel deserto. Questi sono gli elementi distintivi di Pininfarina che ora trasferiamo anche nell’architettura. Siamo un’azienda vessillo del made in Italy, manterremo questo tratto». Poi, certo, sulle scadenze tassative sull’auto elettrica, per Angori, si è esagerato: «La neutralità tecnologica è essenziale. Cancellare di colpo una tecnologia è sbagliato».

I conti

In un mercato dell’automotive segnato da annunci di riduzioni d’organico, la trimestrale di Pininfarina approvata il 12 maggio ha visto il margine operativo lordo scendere a -200 mila euro, dal dato positivo per un milione del primo trimestre 2024, e la perdita netta del periodo salire a -3 milioni dai -600 mila euro del gennaio-marzo dello scorso anno, ma l’azionista ha assicurato il supporto finanziario e le previsioni sono di ripresa.
«Storicamente il primo trimestre è sempre stato il più debole per noi — dice Angori —. Prevediamo un 2025 in crescita rispetto al 2024, ci aspettiamo una seconda parte dell’anno buona. Mahindra ci sostiene. Ci sono le condizioni per richiedere l’uscita dalla grey list di Consob».
È previsto per la fine di quest’anno il ripagamento del debito da 12,8 milioni a quattro banche, Intesa Sanpaolo, Bnl Bnp Paribas, Bper Banca e Selmabipiemme Leasing.

L’Oriente, la Borsa

Sia nel 2024 sia nella trimestrale è cresciuto il giro d’affari dell’America e di Shanghai. Non è un caso. «Il mercato del design si sta restringendo in modo importante in Occidente — dice il ceo — perché le case automobilistiche hanno investito molto sulla creazione di propri centri stile. Immaginavano nuovi prodotti che non ci sono stati. Noi non abbiamo mai smesso di investire sulla Cina. Abbiamo continuato a presidiare quel mercato dove abbiamo ormai 70 persone. Questo ripaga l’azienda».
Con un flottante intorno al 21% e l’azionista privato Alfonso Prascina sopra il 5%, in Borsa il titolo oscilla con scambi limitati (+13% in sei mesi, dati al 15 maggio, 0,76 euro), ma non è in agenda il delisting.
«Gli azionisti considerano la Borsa il miglior modo per certificare il valore di un’azienda», dice Angori, che suggerisce: «Andrebbe incentivato l’avvicinamento a Piazza Affari di molti più investitori non istituzionali».


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