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La scommessa di Salvini, dal Ponte alle Olimpiadi


È stato  convertito in legge il Decreto Infrastrutture 2025, un provvedimento che ambisce a diventare uno dei cardini della politica economica del governo Meloni in materia di trasporti, sostenibilità e sviluppo. Il testo, tuttavia, non ha mancato di sollevare perplessità tra esperti, opposizioni e addetti ai lavori, soprattutto per alcune scelte di indirizzo e per la mancanza di una cornice programmatica strutturata.

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Ponte sullo Stretto, tra accelerazioni e dubbi

Il decreto dedica ampio spazio al rilancio della società Stretto di Messina S.p.A., chiamata a realizzare l’ormai storico progetto del collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia. Le novità più rilevanti riguardano le semplificazioni procedurali: sarà infatti possibile approvare il progetto esecutivo per fasi costruttive, una misura che secondo il governo dovrebbe garantire maggiore rapidità nella realizzazione dell’opera.

Il Consiglio dei Ministri ha inoltre riconosciuto il progetto come di “rilevante interesse pubblico”, legandolo a ragioni di sicurezza, salute e tutela ambientale. Una dichiarazione che ha suscitato reazioni contrastanti.

«Parlare di tutela ambientale in riferimento a un’opera che impatta in modo così massiccio su ecosistemi delicatissimi è quantomeno paradossale», ha commentato il deputato Angelo Bonelli (AVS). Al contrario, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini difende il progetto: «Dopo 50 anni di chiacchiere, finalmente si passa ai fatti. Il Ponte sarà simbolo di efficienza e unità nazionale».

Attualita’

10 Gennaio 2024

 

Ristrutturazione dei debiti

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Concessioni autostradali: verso più trasparenza?

Altro punto centrale del decreto è la riforma dei piani economico-finanziari delle concessioni autostradali. L’intento è quello di assicurare maggiore trasparenza e sostenibilità, anche alla luce delle criticità emerse negli ultimi anni. Si pensi al caso Autostrade per l’Italia dopo il crollo del ponte Morandi.

L’intervento normativo dovrebbe facilitare l’aggiornamento dei PEF, consentendo agli operatori di garantire investimenti certi sulla manutenzione e sull’ammodernamento delle tratte. Resta però aperto il nodo della regolazione tariffaria e dell’equilibrio tra interessi pubblici e privati.

Ferrovie e risorse idriche, accelerano i cantieri

Il decreto prevede anche misure per velocizzare i lavori di ammodernamento delle grandi dighe e degli invasi, in linea con gli obiettivi del PNRR. Sul fronte ferroviario, si punta sull’implementazione del sistema europeo ERTMS, per una gestione più efficiente e sicura del traffico su rotaia.

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Secondo Ferrovie dello Stato, l’Italia sarà tra i primi Paesi europei a digitalizzare l’intera rete nazionale entro il 2036. Il decreto dovrebbe consentire una significativa accelerazione nella realizzazione del piano.

Internazionalizzazione e strategia africana

Sul piano economico, il governo stanzia ulteriori 150 milioni di euro per il 2024 sul fondo SIMEST, con l’obiettivo di favorire la proiezione internazionale delle imprese italiane, in particolare verso il continente africano. Un orientamento in linea con la strategia del “Piano Mattei”, più volte richiamato dalla premier Giorgia Meloni come asse di cooperazione bilaterale.

«Con questo decreto, sosteniamo concretamente le aziende che investono in innovazione e sviluppo sostenibile fuori dall’Europa, creando opportunità strategiche anche per l’Italia», ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Ambiente e decarbonizzazione: nasce il Comitato CCS

Il testo prevede inoltre una riorganizzazione della governance nazionale in materia di cattura e stoccaggio della CO₂. Nasce il Comitato CCS, incaricato di valutare i progetti relativi al sequestro geologico delle emissioni, in vista del completamento della transizione energetica e dell’integrazione nel sistema ETS europeo.

Una mossa che, secondo il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, «segna un passo avanti verso la neutralità climatica, pur mantenendo un equilibrio tra innovazione e sostenibilità industriale».

Focus regionali: Liguria, Erzelli e cultura

Il decreto interviene anche su scala locale, con risorse destinate al potenziamento delle infrastrutture in Liguria e al completamento della Scuola Politecnica di Genova presso il parco scientifico-tecnologico degli Erzelli. Non manca un’attenzione al settore culturale, con misure per rafforzare la governance della Fondazione Petruzzelli di Bari.

I grandi eventi sportivi

Il decreto stanzia fondi per garantire la continuità dei Gran Premi di Monza e Imola fino al 2032. Per il 2025 sono previsti 5,25 milioni di euro, mentre dal 2026 al 2032 saranno assegnati 5 milioni di euro all’anno. Questi fondi saranno destinati all’Automobile Club d’Italia (ACI), l’ente responsabile dell’organizzazione delle tappe italiane del campionato di Formula 1. L’obiettivo di questo investimento, che ammonta complessivamente a 40,25 milioni di euro, è quello di sostenere eventi considerati strategici non solo dal punto di vista sportivo, ma anche per il turismo e la promozione internazionale dei territori coinvolti.

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Inoltre, il decreto inietta una decisa accelerazione alla realizzazione delle opere necessarie per ospitare i Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano-Cortina 2026. Il provvedimento prevede un investimento complessivo di 827,88 milioni di euro destinati a infrastrutture sportive, viarie e logistiche, con una programmazione finanziaria che si estende fino al 2032.

Il piano infrastrutturale comprende 94 interventi, di cui 45 dedicati direttamente alle competizioni sportive, tra cui la realizzazione del Villaggio Olimpico di Milano, situato nell’area dello Scalo Romana, che ospiterà circa 1.400 atleti e sarà successivamente riconvertito in studentato e housing sociale, la costruzione dell’Arena Santa Giulia, destinata a ospitare le gare di hockey su ghiaccio e, dopo i Giochi, eventi sportivi e culturali, e l’ammodernamento delle infrastrutture esistenti a Cortina d’Ampezzo, tra cui la ristrutturazione del trampolino olimpico del 1956 e la creazione della Medal Plaza.

Le ombre: assenza di una visione strategica

Ma non mancano le critiche. In sede parlamentare, la Commissione Trasporti della Camera ha sottolineato la mancanza di una pianificazione di lungo periodo. Con la soppressione del Piano generale dei trasporti, viene meno — secondo i tecnici — l’inquadramento sistemico delle grandi opere.

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L’Allegato Infrastrutture al Documento di economia e finanza, che dovrebbe indicare le priorità strategiche, è risultato assente sia nel DEF 2024 che in quello più recente. «Il rischio è di procedere per interventi spot, senza una visione integrata del sistema-Paese», avvertono alcuni analisti del settore.

Quindi, il Decreto Infrastrutture 2025 rappresenta senz’altro un tentativo organico di rilancio del settore, con interventi mirati in ambiti nevralgici. Ma tra grandi opere controverse, equilibri finanziari delicati e un quadro programmatico da chiarire, la vera sfida sarà trasformare le intenzioni in risultati tangibili.

(foto ANSA)





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