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Infrastrutture digitali, ambiente e inclusione: Inwit racconta il suo business “intrinsecamente” sostenibile


Trasformazione digitale, trasformazione sostenibile: il binomio che descrive la vision strategica di Inwit, che fa della sostenibilità la bussola del proprio business. Vision confermata dal Bilancio Integrato 2024, un documento che va ben oltre la rendicontazione formale per configurarsi come “manifesto” aziendale, in cui performance economiche, ambientali e sociali si intrecciano in un quadro coerente e trasparente.

 

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Michelangelo Suigo, Direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità delinea i punti salienti della strategia di Iinwit sul fronte Esg e non solo.

Il Bilancio Integrato 2024 di Inwit compie un passo avanti, rafforzando il legame tra performance economiche, ambientali e sociali. Qual è il valore di questo documento nel percorso dell’azienda?

Il Bilancio Integrato è oramai da tempo una sorta di manifesto dell’azienda perché racchiude il nostro impegno sui temi Esg, fotografandolo a tutto tondo, e al contempo le informazioni sul nostro business, nel quale la sostenibilità è pienamente integrata. Un documento che ci permette di raccontare chi siamo, come operiamo e quali sono i nostri obiettivi ovvero dove ci impegniamo ad arrivare. È sicuramente uno strumento di grande trasparenza combinando dati finanziari, aspetti ambientali, sociali e di governance, e quelli industriali per rappresentare al meglio la nostra strategia aziendale che – ricordiamolo – sempre è orientata al successo sostenibile in linea con il codice di corporate governance di Borsa Italiana.

Quali risultati evidenziereste tra quelli raggiunti nel 2024 sul fronte Esg?

Sicuramente tra i target più importanti raggiunti c’è la carbon neutrality per le emissioni CO2 Scope 1 e 2 in una logica di mitigazione “beyond value chain”, contribuendo al finanziamento di progetti di azione climatica a livello globale. O ancora l’ottenimento dello score “A” nel Cdp Climate Change, che premia la nostra strategia climatica, arricchita nel 2024 dalla pubblicazione del nostro primo Climate Transition Plan. Inoltre, il 2024 ha visto la conferma della nostra inclusione nel Ftse4Good e l’ingresso nell’indice Euronext Mib Esg di Borsa Italiana, il primo indice Esg dedicato alle blue-chip italiane, pensato per individuare i grandi emittenti italiani quotati che presentano le migliori pratiche di sostenibilità.

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Sul fronte infrastrutture invece?

Anche in questo caso parliamo di risultati importanti. Con oltre 25mila torri e più di 650 coperture multi-operatore per location indoor Das (Distributed Antenna System), Inwit è tra le prime digital infrastructure company e la prima tower company italiana. Abbiamo attivato oltre 58mila contratti di ospitalità, di cui 740 nel primo trimestre 2025, con un rapporto di oltre 2,3 operatori per sito, tra i livelli più elevati del settore in Europa. Numeri, questi, che danno il polso di quanto crescita e sostenibilità camminino insieme.

Stando ai dati del Bilancio Integrato, il tenancy ratio ha toccato il 2,35. Perché è un indicatore così strategico?

Perché, indicando quanto una torre venga “utilizzata” da diversi operatori, riflette perfettamente l’efficienza del nostro modello di business basato sulla condivisione, che noi amiamo definire “intrinsecamente sostenibile”. Un modello di business in grado di generare, lungo tutta la filiera, efficienza industriale, efficienza economica, efficienza sociale ed efficienza ambientale. Mi spiego: più clienti su ogni sito significa ottimizzazione dei costi, minore impatto ambientale e maggior valore per gli stakeholder. Le nostre infrastrutture, in una logica neutral host, sono utilizzate contemporaneamente da più operatori, il che consente di evitare la duplicazione delle stesse, minimizzando l’impatto paesaggistico e garantendo un risparmio netto in termini di consumo di suolo, materiali ed energia.

Inwit, come appena sottolineato, si definisce una digital infrastructure company. In che modo la sostenibilità è diventata parte integrante della strategia aziendale?

Certamente il nostro approccio di “condivisione” degli asset è il pilastro su cui si regge questa definizione. Ma dietro quell’approccio c’è un set di valori che mira a perseguire un successo sostenibile: è intrinseca al nostro dna aziendale la volontà di generare un impatto positivo in una prospettiva di lungo periodo per tutti gli stakeholder e contribuire a crescita, sviluppo sociale ed economico dei territori in cui Inwit opera e degli attori che ne compongono la catena del valore. Tutto questo si è poi concretizzato nel sistema di governance.

In che modo?

Dal 2020 è stato costituito il Comitato Sostenibilità, un comitato endoconsiliare, e abbiamo creato un presidio organizzativo dedicato all’interno della Direzione External Relations, Communication & Sustainability. Inoltre, le tematiche Esg sono integrate pienamente nel framework procedurale aziendale e rafforzate attraverso l’implementazione di sistemi di gestione afferenti ai temi di sostenibilità, in termini di qualità, ambiente, energia, salute e sicurezza e parità di genere. In questo percorso si inserisce anche l’ottenimento, ultima in ordine di tempo, della certificazione del Sistema di Gestione Anticorruzione secondo la Iso 37.001. Si tratta di un sistema con cui Inwit indirizza i comportamenti delle persone che operano al proprio interno e, indirettamente, anche dei suoi interlocutori esterni.

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Nel Bilancio si parla di “doppia materialità”: di cosa si tratta e che novità introduce?

È un vero e proprio cambio di paradigma: perché valutiamo ogni tema sia sulla base del suo impatto ambientale e sociale sia rispetto al potenziale impatto economico finanziario. È un esercizio richiesto dalla nuova direttiva europea, la Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive), che noi abbiamo deciso di anticipare, pur non essendo, ad oggi, obbligati a farlo. Siamo convinti che questa scelta ci aiuterà a rendere ancora più robusta la nostra strategia – immaginiamo e auspichiamo – e più efficace la comunicazione verso investitori e verso tutti gli stakeholder. Una bussola per il nostro business sostenibile.

Inwit ha di recente aggiornato il Piano al 2030: quali le priorità delineate sul tema sostenibilità?

Intanto, ricordo che il Piano di Sostenibilità è parte pienamente integrante del Piano industriale, quindi non è un percorso parallelo, distante, ma anzi è un pilastro strategico della strategia industriale. In questo senso continuiamo a lavorare sui 3 pilastri Esg: ambiente (E), sociale (S) e governance (G). Sul fronte Environment continueremo a investire, come fatto finora, in energia da fonti rinnovabili, sia tramite acquisto sia autoproduzione, come principale leva per il raggiungimento del nostro target Net Zero al 2040, ossia l’azzeramento delle nostre emissioni CO2 dirette e indirette. Il Business Plan 2025-2030 prevede poi l’installazione di circa 60 MW di potenza da fotovoltaico, tramite circa 400 nuovi impianti di medie dimensioni. Per l’area Social, il nostro focus rimane sulla digitalizzazione delle aree socialmente arretrate e in digital divide, e sulle nostre persone, in termini di sviluppo, benessere e inclusione, mentre per la Governance il nostro modello è chiaramente orientato al successo sostenibile.

Infine, quale ruolo può giocare Inwit nell’Italia che vuole accelerare sulla trasformazione digitale?

Io credo che Inwit stia già giocando un ruolo centrale, di abilitatore di innovazione digitale delle comunità contribuendo a ridurre le barriere infrastrutturali territoriali e a garantire pari opportunità nell’utilizzo della rete e nello sviluppo di una cultura dell’innovazione e dell’inclusività. Con il Piano Italia 5G del Pnrr, ad esempio, portiamo le nostre torri, equipaggiate con il 5G degli operatori, in ben 1.385 aree a fallimento di mercato, dove la connettività mobile non era disponibile e non sarebbe rientrata nei normali piani di investimento degli operatori di telecomunicazione. Siamo capofila con Tim e Fastweb+Vodafone di questo progetto che, entro giugno 2026, permetterà di ridurre il digital divide nei territori interessati. Ad oggi abbiamo già realizzato 230 torri in aree in digital divide e siamo in linea con gli obiettivi prefissati dal Piano, ma è necessario che si proceda speditamente con il rilascio delle autorizzazioni. A tal fine, è fondamentale che vengano recepite dalle amministrazioni locali le semplificazioni già adottate a livello nazionale da Governo e Parlamento. Infatti, a livello locale ancora troppi regolamenti comunali non consentono un passo adeguato nella realizzazione delle infrastrutture, limitandone la localizzazione in aree non utili al fine della copertura come, paradosso, cimiteri o discariche. Per raggiungere questi obiettivi di copertura, è dunque, essenziale il supporto di sindaci e amministratori locali. Abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con Uncem (Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti Montani), grazie al quale stiamo lavorando in maniera proficua con il suo Presidente Marco Bussone per migliorare la connettività dei territori. Un altro protocollo è stato sottoscritto con Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Infratel e il Dipartimento per la Trasformazione Digitale. Con il Dipartimento della Presidenza del Consiglio abbiamo incontrato oltre 600 tra Sindaci e Assessori dei comuni interessati per la presentazione del Piano Italia 5G del Pnrr. Alla base c’è sempre un approccio ispirato alla collaborazione. Oltre alla consapevolezza che le nostre infrastrutture digitali e multi-operatore, i progetti di smart city e smart infrastructure sul territorio hanno un ruolo chiave per la digitalizzazione dell’Italia. Tutto ciò lo facciamo con un modello condiviso, efficiente e sostenibile, dietro le quinte, abilitando i servizi degli operatori telco, e non solo, con i nostri investimenti e i nostri asset. Per questo diciamo che “dietro la connettività c’è Inwit”.



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