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Intervista | combinato strada-rotaia anche per le piccole imprese


Lo sviluppo del trasporto combinato strada-rotaia non accompagnato è favorito da alcuni contributi pubblici e dal potenziamento di alcune tratte ferroviarie, che permette il passaggio di semirimorchi alti fino a quattro metri. Aiuta anche la tecnologia, che offre sistemi per caricare i semirimorchi sui treni anche senza sistemi di sollevamento. Ma esistono ancora ostacoli, connessi soprattutto al livello di organizzazione che questo trasporto richiede. Infatti, le imprese di trasporto devono avere dei trattori stradali e autisti nei vari terminal ferroviari per svolgere la tratta stradale dei semirimorchi. In mancanza di veicoli propri, le aziende devono trovare fornitori di autotrasporto nelle varie località che servono. Una situazione difficile per le piccole e medie imprese di trasporto, che finora ha impedito a molte di loro di accedere a questa modalità.

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Se però si vuole sviluppare il combinato strada-rotaia bisogna superare questo limite e c’è chi lo sta facendo, mettendo a disposizione la propria competenza nel settore. Tra questi incontriamo Alexander Gieren, un italo-tedesco che ha lavorato a lungo in Italia e che vanta una lunga esperienza nell’intermodalità maturata in aziende del calibro di Ambrogio Intermodal, Arcese, Fercam, P&O Ferrymasters e Nothegger. All’inizio del 2021, Gieren ha deciso d’intraprendere l’attività autonoma, fondando in Germania la società Agieren, che ha proprio lo scopo principale di sostenere le piccole e medie imprese a entrare nel mondo dell’intermodalità.

“La missione è colmare il divario di conoscenza e mentalità che spesso frena le piccole e medie imprese”, spiega a TrasportoEuropa. “Queste aziende, abituate al trasporto su strada con istruzioni semplici da punto A a punto B, si trovano di fronte alla complessità dell’intermodalità che richiede almeno tre diversi operatori: per il primo miglio, la ferrovia e l’ultimo miglio. Agieren funge da facilitatore, mettendo in contatto queste aziende con operatori ferroviari e dell’ultimo miglio affidabili. Offriamo una consulenza che va dai sei ai dodici mesi, con video-chiamate settimanali per guidare le imprese passo dopo passo verso l’autonomia nel mondo dell’intermodalità. Le mettiamo in contatto anche con società estere per questioni logistiche come parcheggi e riparazioni”.

I suoi principali clienti sono i trasportatori: “Mettiamo il caso di un trasportatore tedesco che vuole entrare nel mercato italiano, magari concentrandosi sul Veneto, ma non ha una rete di clienti. In questo caso, noi gli forniamo un’analisi dei potenziali clienti per settore merceologico e ci occupiamo delle chiamate a freddo per conto suo, arrivando a parlare con i decisori del settore trasporti. Una volta raggiunto l’interlocutore giusto, lo mettiamo in contatto con il commerciale del nostro cliente. Offriamo anche un servizio di commerciale attivo per clienti esteri che vogliono espandersi in Italia, telefonando a clienti italiani a nome e per conto del nostro cliente”. Vale anche il contrario, perché la conoscenza delle lingue e dei trasporti italiano e tedesco del suo fondatore permette ad Agieren di operare nei due Paesi.

La squadra di Agieren è formata da quattro persone, che seguono Romania, Bulgaria, Grecia, Turchia, Italia, Germania e Benelux. Ma oltre alle questioni strettamente operative, quali sono le maggiori difficoltà delle piccole e medie imprese incontrano nell’avvicinarsi all’intermodalità? “La maggiore è la mancanza di chiarezza e la minore forza contrattuale rispetto alle grandi aziende nei confronti delle ferrovie. Spesso i piccoli vengono penalizzati a livello di priorità e quindi percepiscono la strada come un’alternativa più affidabile. Paradossalmente, il piccolo imprenditore vede nell’intermodalità il vantaggio di poter raddoppiare il numero di semirimorchi in circolazione con lo stesso numero di autisti, ma lo svantaggio è ancora legato al tipo di servizio, non ancora pienamente equiparabile allo stradale”.

Agieren risolve anche il il principale ostacolo operativo: avere un servizio di trazionismo ai terminal di partenza e di arrivo. “È vero. La paura di affidare il proprio semirimorchio a trazionisti sconosciuti all’estero è un freno. Noi di Agieren presentiamo ai nostri clienti almeno due o tre trazionisti per ogni terminal ferroviario, selezionati in base alla nostra esperienza passata e con una bassa percentuale di danni e incidenti. Rassicuriamo i clienti sulla professionalità dei trazionisti, ma rimane indubbiamente una delle maggiori preoccupazioni”.

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Un altro supporto della società riguarda la ricerca dei carichi di ritorno: “Questo è un problema esistente sia nell’intermodalità che nel trasporto puramente stradale, soprattutto per un paese esportatore come l’Italia. Lo sbilanciamento tra import ed export è una costante. Proprio per questo, offriamo anche un supporto commerciale mirato a trovare carichi di rientro, soprattutto per i flussi da Germania, Belgio e Paesi Bassi verso l’Italia”.

Per quanto riguarda il futuro dell’intermodalità, Gieren vede soprattutto il trasporto ferroviario non accompagnato di semirimorchi, per il quale ora esistono anche soluzioni di carico sui carri senza gru. “In questo caso, consiglio inizialmente ai clienti di noleggiare semirimorchi gruabili per i primi mesi di consulenza, evitando investimenti iniziali”. La cassa mobile richiede invece una struttura logistica più complessa, anche da parte del destinatario.

Infine c’è la questione importante dei costi, perché tradizionalmente l’intermodalità è vista come più costosa del tutto strada. Per Gieren, questo è un pregiudizio: “L’intermodalità porta vantaggi economici con determinati tipi di merci, anche se è vero che non tutte si prestano al trasporto ferroviario per via delle tempistiche. Tuttavia, il vantaggio principale per un trasportatore stradale è la possibilità di raddoppiare come minimo i carichi in circolazione, aumentando il fatturato anche a parità di costo per singolo viaggio. Sebbene la ferrovia sia ancora percepita come complessa da gestire e quindi le aziende preferiscano la strada per l’immediatezza, a lungo termine l’intermodalità paga. Inoltre, la crescente carenza di autisti rende l’intermodalità una soluzione sempre più interessante, offrendo agli autisti impieghi più locali e una migliore qualità della vita”.

Michele Latorre

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