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Il Papa Americano deve pagare le imposte anche agli Stati Uniti?


L’elezione del primo Papa americano della storia, Leone XIV, apre scenari inediti: da cittadino USA, dovrà pagare le tasse anche all’IRS? Tra stipendi pontifici, fringe benefit e obblighi dichiarativi, il caso solleva interrogativi affascinanti sul rapporto tra fede e fisco.

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Tassazione del Papa Americano: uno sguardo al caso Leone XIV e il fisco statunitense

imposte papa americanoIl presente articolo ha come oggetto un fatto di attualità, la recentissima elezione del nuovo Papa, Leone XIV, il Cardinale Americano Robert Francis Prevost.

Robert Francis Prevost è un Cittadino Americano ed anche Peruviano che si trova nella inusuale situazione di essere il primo Pontefice Americano della Storia.

Da più parti sono sorte domande connesse con la tassazione del nuovo Papa in quanto Cittadino Americano: dovrà il Papa pagare imposte anche agli Stati Uniti d’America?

Vediamo di capire meglio questa curiosa situazione.

 

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Le imposte sullo stipendio del Papa americano

Come noto, tutti i Cittadini Americani devono dichiarare e tassare il proprio reddito negli Stati Uniti, indipendentemente dalla loro residenza fiscale.

Ciò vale anche per i preti e gli appartenenti al Clero: lo stipendio che un Prete, Vescovo o Cardinale Americano dovesse percepire per il suo ruolo, va dichiarato non solo nel Paese di residenza fiscale (Italia, Francia, Germania, Perù, etc.) ma anche negli Stati Uniti.

Ciò, però, non vuol dire che ci sia una doppia tassazione: ci sono infatti due metodi per evitare un doppio tributo fiscale.

Il primo metodo consiste nel Credito d’Imposta Estero, il cosiddetto Foreign Tax Credit: le imposte che un Cardinale Americano dovesse già aver pagato nel Paese di Residenza fiscale possono essere detratte dalle imposte da pagare in America.

Il secondo metodo per evitare la doppia tassazione è quello della cosiddetta FEIE, la Foreign Earned Income Exclusion: questa norma, di diritto interno Americano, prevede che i redditi di lavoro prodotti all’estero da parte di un Cittadino Americano che sia residente fiscale estero, non siano sottoposti a tassazione in America per una soglia che per il 2025 è fissata in 130.000 dollari.
Pertanto, un Cardinale Americano residente in Italia che percepisce un reddito di 60.000 dollari, non sarebbe assoggettato ad alcuna tassazione in America in quanto il suo reddito è sotto la soglia di esenzione della Foreign Earned Income Exclusion.

Facciamo presente che questi due metodi possono ben lavorare assieme: laddove non sia applicabile la FEIE, può entrare in gioco il Credito d’imposta Estero.

Ora, la prima domanda da porci è la seguente: il Papa percepisce uno stipendio?

La risposta a questa domanda è generalmente positiva, benché sia necessario fare una serie di interessanti precisazioni.

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In generale, ogni Papa può definire lo stipendio che percepisce, essendo il Capo dello Stato del Vaticano, ed accentrando su di sé tutti i poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario.

La tradizione Pontificia prevede uno stipendio di circa 2.500 euro al mese per i Papi:

Papa Francesco ha però deciso di rinunciare completamente a questo stipendio.

Pertanto, nel caso del nuovo Papa Americano Leone XIV, avremo due possibilità alternative:

  1. se egli manterrà lo stipendio di circa 2.500 euro mensili, tale somma annualmente ammonterà a 30.000 euro, che è ben sotto la soglia della FEIE: teoricamente, questo stipendio non dovrebbe essere sottoposto a tassazione in America.
  2. se egli, invece, rinunciasse allo stipendio, come ha fatto Papa Francesco, allora il problema nemmeno si porrebbe, dato che egli non avrebbe da dichiarare alcun reddito.

Ora, sull’alternativa a) c’è da fare un’importante precisazione: dal punto di vista operativo, l’esenzione prevista dalla FEIE non si applica se il reddito che percepisce il Cittadino Americano è pagato da un Governo Estero. Pertanto, se seguiamo strettamente la norma Americana, avremmo che gli eventuali 30.000 dollari di stipendio Papale non sarebbero esentati da tassazione in America.

Poco male, potremmo dire: sappiamo infatti che, anche se non è applicabile la FEIE, può entrare in gioco il Credito d’imposta Estero: qui, però, nasce un secondo e più insormontabile problema: non esiste alcuna Convenzione contro le doppie imposizioni tra lo Stato del Vaticano e gli Stati Uniti d’America.

Ricordiamo, infatti, che Papa Leone XIV non è residente fiscale in Italia, bensì presso la Città del Vaticano.

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Pertanto, in assenza di un accordo Convenzionale, non è possibile utilizzare il meccanismo del Foreign Tax Credit e ci potrà essere una doppia tassazione.

Di fatto, però, non si tratta di una vera “doppia” tassazione, quanto di una sola tassazione Americana: infatti presso la Città del Vaticano, non ci sono imposte sul reddito per gli appartenenti al Clero, Papa incluso, ovviamente.

Pertanto, al nuovo Pontefice Leone XIV non rimangono che due strade praticabili:

  • rinunciare allo stipendio;

oppure

  • percepire lo stipendio e poi fare una dichiarazione (Tax Return) in America in cui egli dichiara per intero il suo reddito e vi paga le imposte Americane.

Dunque, a meno di specifiche esenzioni che sono sempre ammissibili per casi particolari come per alcuni capi di Governo, parrebbe che l’IRS non possa, a norma di legge, non sottoporre a tassazione il nuovo Papa sul suo eventuale stipendio da Pontefice.

 

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La problematica dei fringe benefit: il Papa può pagare imposte su vitto e alloggio forniti dal Vaticano?

Il tema del pagamento di imposte Americane su di eventuali Fringe Benefit percepiti dal Papa Leone XIV è un tema particolarmente curioso ed affascinante, dato che, come ben sappiamo, il Papa non deve spendere alcunché né per il suo vitto, né per il suo alloggio, né per viaggi, vestiti e spese di salute.

Ora, possiamo domandarci se tale situazioni configurino l’emersione di specifici Fringe Benefit.

Il caso più evidente: l’alloggio

La prima annotazione da fare è che NON si può, in tal caso, applicare la cosiddetta Foreign Housing Exclusion

La Foreign Housing Exclusion, infatti, esclude dalla tassazione Americane le somme che un eventuale dipendente ricevesse dal suo datore di lavoro per trovarsi casa nel nuovo Paese estero dove va a lavorare.

Questa specifica esclusone, però, si può applicare solo per quei dipendenti che ricevono una specifica parte della loro remunerazione di lavoro dipendente per le spese abitative, ma non si applica se il “Datore di Lavoro” (che in questo caso è lo Stato del Vaticano) provvede alla stessa dimora, come nel caso del Papa.

In realtà ci sono molti motivi per ritenere che l’alloggio Papale non sia configurabile come un Fringe Benefit, dato che la residenza a San Pietro è strettamente connessa con il ruolo di Pontefice ed è perciò connaturata con il suo ruolo istituzionale. In particolare, è da far notare che tale residenza è, di fatto, obbligatoria per il Papa.

Diverso potrebbero essere il trattamento degli altri Fringe Benefit come il vitto, il costo per i viaggi, i vestiti ed i costi per la Salute: però, nonostante alcuni sostengano che tali Fringe Benefit siano da calcolare all’interno della Tax Return Americana del Pontefice, risulta altamente improbabile che l’IRS possa aprire un accertamento fiscale nei confronti di Papa Leone XIV per questi profili reddituali.

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Il modello FBAR e i conti correnti del Papa al Vaticano

Da ultimo, affrontiamo il caso dell’obbligo di reporting connesso alla normativa FATCA, riguardante i conti correnti esteri che i Cittadini Americani devono riportare nel modello FBAR.

Dunque, nel caso in cui Papa Leone XIV avesse a disposizione un proprio conto corrente bancario presso la Città del Vaticano, egli sarebbe tenuto a darne comunicazione all’Amministrazione Americana tramite il modello FBAR.

Ciò è particolarmente importante dato che anche la Città del Vaticano ha aderito alla normativa FATCA, già nel 2015.

Conseguentemente, laddove la somma massima all’interno di un certo anno fiscale superasse i 10.000 dollari, Leone XIV dovrebbe compilare il Form FBAR come usualmente fanno tutti i Cittadini Americano detentori di un conto corrente all’estero.

Non è, comunque, escluso che l’IRS mandi una lettera privata al Papa chiarendo alcune dinamiche connesse con tali aspetti dichiarativi, sia reddituali sia connessi con l’FBAR: l’elezione di un Papa Americano ha portato una nuova sfida anche dal punto di vista fiscale.

 

NdR: potrebbe interessarti anche…Mancata dichiarazione di conti bancari esteri all’IRS Americano

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Enrico Povolo

Giovedì 15 maggio 2025



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